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Paese Roma

Barese, giornalista e autrice di un fantastico romanzo dal titolo Come ho abbracciato la mia ombra, Alessandra Nenna, già conosciuta dal grande pubblico con il pamphlet Scusi, il treno si prende alla stazione?, la ritroviamo in un romanzo che colpisce nel profondo, che scava fino ad arrivare nei meandri dell’anima fino a toccare e smuovere […]

Barese, giornalista e autrice di un fantastico romanzo dal titolo Come ho abbracciato la mia ombra, Alessandra Nenna, già conosciuta dal grande pubblico con il pamphlet Scusi, il treno si prende alla stazione?, la ritroviamo in un romanzo che colpisce nel profondo, che scava fino ad arrivare nei meandri dell’anima fino a toccare e smuovere le ombre, quelle ombre che tutti abbiamo e che facciamo fatica ad accettare. Non è assolutamente un saggio psicologico, ma un romanzo che indaga dentro, attraverso il confronto dei vari personaggi. Pensiamo solo alla protagonista, una fotografa e immaginiamo cosa può succedere quando si immerge nella camera oscura? Scopriamolo insieme all’autrice.

Alessandra, raccontaci un po’ di più del tuo romanzo, di com’è nata l’idea, com’è stato il processo creativo che ha accompagnato la scrittura del tuo romanzo? L’idea iniziale è nata da un’immagine. Ho visualizzato un uomo che dormiva pancia in giù e una donna all’estremità del letto che lo fissava con il respiro quasi strozzato. Ho desiderato sapere di più di quella donna. Cosa l’aveva portata a quella condizione.

Un titolo così evocativo, cosa hai voluto significare con questo? L’ombra è un archetipo da sempre prestato dalla psicologia alla narrativa. Pensiamo a Dr. Jeckyll e Mr. Hyde di Stevenson. Abbiamo tutti dentro di noi una parte di timori, istinti repressi o ereditati, aspetti meno nobili che giudichiamo “cattivi” perché non allineati alla morale della società in cui viviamo. Mi piaceva tentare di contribuire a mostrare l’altra faccia di questa “bruttezza” che a volte significa solo svelare l’esistenza di un bambino (o bambina) interiore che piange rannicchiato in un angolo buio e ha, appunto, solo voglia di essere abbracciato.

Il tema della fotografia accompagna non solo la narrazione, ma anche proprio il percorso esistenziale di Nicole. Ci puoi raccontare di come si intreccia questo mondo e la scelta di ambientare il romanzo fra Bari e Milano. La fotografia è Nicole. Pensiamo allo sviluppo classico di una fotografia che prevede l’immergersi nella camera oscura per portare fuori dal negativo l’immagine che sarà poi stampata. È il medesimo processo che compie la protagonista. Naturalmente lei lo fa in modo inconsapevole. Diventa fotografa perché è figlia di un reporter e in quel mondo ci è nata. La scelta di ambientare il romanzo in due luoghi ha una motivazione “tecnica” e una di sottotesto. La spiegazione tecnica è creare per Nicole un mondo straordinario, qualcosa che la faccia forzatamente spostare dalla propria zona di confort. La seconda motivazione è dovuta al voler costruire un doppio non solo per i personaggi, ma anche nelle ambientazioni. Milano rappresenta il luogo opposto al Sud dove la protagonista è nata e vissuta, ma anche un nord dell’anima, come evoluzione di sé.

Nel titolo si parla di ombra, qual è l’ombra con cui si scontra Nicole? Se dicessi quale ombra combatte Nicole svelerei l’essenza di tutto il romanzo. Una risposta che trovo adeguata è che l’ombra, anche nelle nostre singole vite, rappresenta quel male, quegli accadimenti che viviamo come una punizione dall’alto e su cui non interroghiamo le nostre responsabilità. Niente accade per ferirci davvero.

La fotografia per Nicole oltre alla passione è un lavoro, un lavoro che non decolla, cosa manca alla protagonista per fare sì che riesca a raggiungere il successo? Manca il credere in sé stessa. Una disistima che è anche la scusa migliore per non prendere decisioni nuove, non desiderare, nell’accezione del significato che ne dà Igor Sibaldi e che ormai ho fatto mio: pensare che le stelle non abbiano in serbo per noi qualcosa di meglio.

Nicole è circondata di personaggi, che sono fondamentali nel suo percorso, raccontaci un po’ di più di loro. Tra i personaggi principali c’è Ettore, il fidanzato di Nicole. La esalta o svaluta a seconda dei suoi sbalzi d’umore. C’è poi Giulia, la mamma di Nicole che vive a Milano e con cui ha un rapporto contrastato. Nicole vive i consigli della madre come un giudizio, come se facesse continuamente il punto tra la propria vita e quella di Giulia e ne uscisse sempre sconfitta. C’è Piero, il cugino di Nicole con cui ha un rapporto simile a un fratello. Piero rappresenta un vero e proprio specchio per Nicole. Entrambi un po’ crocerossini, riescono a guardare le falle nella vita dell’altro, ma non nella propria. Una figura importante e di cui mi piace dare un accenno è il personaggio di Nella, madre di una cara amica di Nicole che diventa per lei una figura accudente che riempie emotivamente la distanza geografica dalla madre naturale. Per Nicole è un polo su cui riversare ogni attenzione, distogliendola dalla propria vita, perché la donna è afflitta da una malattia degenerativa. I personaggi sono diversi ed è impossibile fare un elenco. Alcuni sono complessi quanto la protagonista, altri sono inseriti con l’obiettivo di alleggerire la lettura. Posso rassicurare su un aspetto: ciò che muove tutta la narrazione è l’amore. Declinato nelle amicizie, nelle scelte professionali, tra genitori e figli e anche verso i fidanzati insopportabili.

Ettore, oltre che fidanzato di Nicole, potrebbe rappresentare quell’ombra da abbracciare? Ettore ha di certo un peso determinante in alcune scelte che la protagonista farà, direi suo malgrado. Più che rappresentare l’ombra ne è una espressione. L’oscurità, a cui con troppa fretta attribuiamo un’accezione negativa, è solo qualcosa che non è ancora emerso, non abbiamo portato alla luce. Non degli altri, ma di noi stessi. Ciascuno di noi ha un valore che si compone di bene e di male. Il male a volte è perfino necessario, ma solo iniziando a usare parole diverse per esprimerlo possiamo comprenderlo e integrarlo. Questo processo, in maniera sorprendente, ha l’effetto di liberarci. Perfino da una percezione di noi che ci vuole solo bravi, onesti e puri.

Quanto ti rivedi nella protagonista? Per molto tempo ho fatto fatica a credere in me stessa e nella riuscita di questa pubblicazione. Perché a volte, proprio come accade alla protagonista, raccontarci una triste storia passata permette di temporeggiare nelle retrovie anziché avanzare a passo deciso e compiere quel piccolo miracolo che è trasformare la nostra vita nel capolavoro che abbiamo immaginato prima di arrivare qui.

Eleonora Francescucci

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