Un intreccio di destini in cui donne e uomini feriti dalla vita imparano a ricostruirsi e a riscoprire la forza di andare avanti.
Gaia affronta la solitudine e il dolore del tradimento, Carla lotta per vivere pienamente la sua identità e il desiderio di maternità, Federica cerca di spezzare la catena della violenza, Andrea si misura con il lutto e la fragilità. Le loro strade si incontrano, si sostengono e si intrecciano in una storia che parla di resilienza, amore, amicizia e rinascita. Un romanzo intenso e corale che illumina le ombre della società contemporanea, ricordando che, anche nei momenti più bui, può sempre spuntare un arcobaleno all’orizzonte.
Prima parte
1.
Era il 23 dicembre. La stanza, addobbata per il Natale, aveva qualcosa di magico. Dopo il periodo buio che entrambe le donne avevano passato, ora potevano considerarlo un vero Natale. Nel suo significato più profondo, rappresentava la loro rinascita. Avrebbero affrontato altre battaglie, ma dopo averne superate tante, non avevano più paura. La luce si diffondeva nella stanza e oltre. I bambini giocavano insieme a un gioco di società. Ai piedi dell’albero di Natale c’era un cagnolino di piccola taglia, dal manto color crema.
«Gaia, scendo a buttare l’immondizia» disse Carla.
«Scendo con te» rispose Gaia e ne approfittò per fumare una sigaretta.
Lungo le scale, una luce e un silenzio magico. Mano nella mano le due ragazze ne approfittarono per darsi un bacio…
Uscite dal portone, l’aria era fredda e la strada deserta. Avvicinandosi al cassonetto sentirono un gemito.
«Sarà un gatto affamato!» disse Gaia, abbassandosi su una cesta abbandonata.
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Un piccolo fagottino, avvolto in una soffice copertina azzurra come il cielo, la fissava con due enormi occhi spalancati, dello stesso intenso azzurro.
«Gaia, vieni a vedere!» disse Carla emozionata. Raccolse il fagottino e lo strinse al petto con un gesto materno.
Gaia si avvicinò, osservò prima il fagottino, poi incrociò lo sguardo di Carla, lucido di lacrime. A giudicare dall’aspetto, il piccolo era vestito con cura e sembrava di ottima salute. Eppure… perché era stato abbandonato? Chi poteva averlo lasciato lì?
Si guardarono intorno per vedere se ci fosse qualcuno, ma non c’era nessuno. Salirono in casa e i bambini si avvicinarono tutti eccitati, pensando che fosse un altro regalo per loro.
«Che piccolo, mamma! Lo teniamo?» disse Betty felice.
Carla e Gaia si guardarono negli occhi, senza sapere cosa rispondere.
Carla spiegò che avevano trovato quel bambino e l’avevano portato a casa per aiutarlo, per prendersi cura di lui.
«Forse non ha nessuno. Ora gli faremo compagnia e gli daremo un po’ di affetto. Io e la tua mamma troveremo sicuramente la soluzione migliore. Per ora facciamolo sentire al sicuro. Lo porteremo in ospedale per assicurarci che stia bene.»
Stavano per uscire dalla porta quando qualcuno suonò il campanello…
Era Federica!
2. Gaia
Gaia aveva due figli, Betty e Tommaso. Il marito l’aveva lasciata, una storia banale come tante altre: una sbandata per un’altra donna o almeno così sembrava. Gaia aveva frequentato la scuola alberghiera e aveva conosciuto suo marito quando, dopo il diploma, aveva iniziato a lavorare nell’albergo di suo zio. Eugenio era lì per accompagnare un amico medico, un cardiologo, per un convegno. Gaia si occupava delle stanze e prestava molta attenzione al suo aspetto fisico. Essendo della Bilancia, possedeva un certo fascino naturale. Lei credeva agli oroscopi e vedeva il suo amore per l’estetica riflettersi in tutte le fasi della sua vita. Le sue mani erano sempre curate, il rossetto non doveva mai mancare, e un velo di cipria addolciva il suo viso. I capelli erano raccolti perfettamente e il suo portamento, insieme a uno sguardo diretto e sicuro di sé, catturava l’attenzione.
Questi aspetti avevano fatto innamorare Eugenio di lei, della sua sicurezza e della sua dolcezza.
Un anno dopo, la loro relazione venne ufficializzata con il matrimonio e, nove mesi, dopo era nata Betty. Le notti insonni avevano reso Gaia nervosa, ed Eugenio, spesso fuori per lavoro, al suo ritorno trovava un’atmosfera pesante che lo spingeva a fuggire via.
La situazione si era aggravata con la seconda gravidanza. Gaia, già esausta per le notti insonni, aveva affrontato una gravidanza difficile. Il suo corpo era al limite delle forze. Tommaso era nato in una fredda notte di dicembre, a pochi giorni dal Natale. Lei non riusciva a gestire tutta quella responsabilità da sola, non aveva neanche tempo per prendersi cura di sé. Amava cucinare, inventare nuovi piatti, ma aveva perso anche questo interesse per mancanza di tempo.
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