Questa storia é frutto della fantasia, sebbene sia ispirata alla realtà. L’intento è mettere in luce le problematiche della società contemporanea e le reazioni del singolo individuo, promuovendo la forza di volontà e la tenacia nel vivere. Ogni azione personale, infatti, può contribuire a cambiare leggi, situazioni e, in ultima analisi, la vita di molte persone.
Un altro aspetto che desidero sottolineare è che ognuno di noi è il protagonista della propria vita. In questo romanzo ci sono molti personaggi, e ciascuno di loro è protagonista a modo suo.
Infine, ma non meno importante, è fondamentale affrontare la vita con un atteggiamento positivo: quando tutto sembra perduto, c’è sempre un arcobaleno che spunta all’orizzonte.
Perché ho scritto questo libro?
Fin da piccola ho avuto il sogno di trasmettere le mie emozioni in un libro ma non ho mai avuto la tenacia di continuare a scrivere . Mi sono sempre occupata sempre degli altri e poco di me stessa. Ho deciso di prendere in mano la mia vita, non trascurando nessuno, e mi sono dedicata alla stesura di questo breve ma intenso racconto. In contemporanea alla frequenza del corso di scrittura, ho buttato giù qualche idea. Questa storia l’ho sentita dentro di me.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Gaia accettò il consiglio dei genitori di farsi seguire da una brava psicologa, consapevole di non riuscire a reagire da sola.
Anche se aveva sempre cresciuto i bambini senza aiuto, la delusione e la consapevolezza di essere ora davvero sola, fecero crollare tutte le sue certezze sul significato e l’importanza dell’amore. Sebbene il suo rapporto fosse finito da tempo, la delusione si manifestò in modo consapevole e doloroso. All’inizio gli incontri con la psicologa avvenivano due volte la settimana. Carla, la terapeuta, riuscì a farla sentire subito a suo agio. Seduta di fronte a lei la osservava e l’ascoltava con attenzione. Carla sapeva ascoltare con il cuore, e in Gaia vedeva un dolore profondo, una ferita aperta. Carla le parlò con la sua solita voce calma:
-
- “So come ti senti, come se tutto fosse troppo difficile. Ma ogni volta che vieni qui, vedo in te una forza che forse tu ancora non riconosci.”
- Gaia abbassò lo sguardo: “Non so come fare,” mormorò.
- “Certe volte penso di non essere abbastanza…per loro, per me stessa. La mia vita è come un vuoto che non so riempire.”
Carla fece una pausa, lasciando che quelle parole risuonassero. Poi disse:
“Sai, Gaia, il dolore per una perdita può essere come un mare in tempesta. E quando ci troviamo in mezzo a quelle onde, pensiamo di essere soli, di non farcela. Ma non è così. E io credo che tu abbia già in te la forza per ritrovare te stessa, ma dobbiamo imparare a vederla insieme.”
Gaia la fissò con gli occhi pieni di lacrime. Si sentiva vuota.
- “In questo momento,” continuò Carla con una dolcezza infinita, “è importante che tu ti conceda il permesso di soffrire, di sentirti così.”
- “Ma, allo stesso tempo, devi ricostruire a piccoli passi. I tuoi figli ti amano e tu devi imparare a volerti bene.”
- “Non so da dove iniziare,” disse con un dolore che la paralizzava.
- “Inizia dalle piccole cose. Ogni giorno cerca un piccolo momento per te, fai qualcosa che ti piace, che ti fa star bene. Non cercare di essere perfetta. I tuoi figli vogliono una mamma felice, non perfetta, che torni ad essere presente nelle loro vite.”
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Alla fine di ogni seduta la salutava con un sorriso che faceva sentire Gaia compresa. Gli incontri continuavano ogni settimana, anche se non era sempre facile. Carla si rivelò un aiuto davvero prezioso. Alla fine riuscì a trovare uno spiraglio di luce. Alcuni giorni era stanca di combattere, ma dopo l’incontro con Carla, che la sosteneva, riusciva a riprendersi. Gaia, imparò, piano piano a perdonarsi, a comprendere il suo valore, e di prendersi cura di sé stessa e dei suoi figli. Con il tempo, riuscì a sorridere di nuovo, e riscoprire chi era e quali erano i suoi ruoli. Aveva imparato a vedere la sua forza, e, anche se la strada era ancora lunga, non si sentiva più sola. Dopo un paio di mesi, Carla invitò Gaia ad uscire qualche sera insieme come amiche, dopo aver scoperto, durante le sedute, di avere alcune passioni in comune, tra cui il cinema. Gaia riprese in mano la sua vita acquistando fiducia nelle sue capacità e iniziando a lavorare nell’hotel di suo zio, grazie anche al supporto dei genitori che si occupavano dei bambini quando non erano a scuola.
Betty, la figlia più grande, frequentava la scuola con Mattia il figlio di Carla. Di tanto in tanto i due passavano il pomeriggio insieme per fare i compiti o semplicemente per giocare.
Arrivò dicembre e il lavoro di Gaia all’hotel aumentò, grazie a vari convegni che l’albergo ospitava avendo a disposizione un grande salone per incontri professionali.
Questo le ricordò l’incontrò con suo marito. Si sentiva stressata e triste, anche perché era il primo Natale che avrebbe passato da sola con i bambini. A capodanno sarebbe rimasta sola poiché i bambini lo avrebbero festeggiato con il padre.
- “Gaia, allora, alla fine cosa fai per Capodanno? Ho ricevuto un invito per il 31. Vorresti accompagnarmi?” – le propose Carla.
- “Niente di speciale! Resterò a casa, non ho molta voglia di festeggiare.”
- “Ma dai non puoi rimanere chiusa in casa la sera di Capodanno.”
- “Non lo so…non sono dell’umore, ultimamente.”
- “Capisco, ma magari ti distrai e un po’ di compagnia ti farebbe bene. Lo so non è stato un periodo facile, ma sarebbe bello iniziare l’anno nuovo insieme, no?”
- “…Va bene. Forse hai ragione. Ti faccio compagnia.”
Lei avrebbe lasciato il piccolo Mattia con Andrea, che non si sentiva ancora pronto per i festeggiamenti a causa della recente morte della madre.
All’inizio, entrambe un po’ tristi, riuscirono a distrarsi con del buon cibo e una piacevole musica di sottofondo. Quasi alla mezzanotte, il locale si riempì di allegria e di musica a tutto volume. Il cielo si illuminò di fuochi d’artificio, e brindarono al nuovo anno proponendosi di viverlo in modo più positivo.
Mentre tutti rientrarono dentro per ballare, loro decisero di rimanere fuori.
La musica era attutita dalle finestre chiuse. L’aria frizzante era piacevole. Rimasero per un po’ in silenzio, immerse ciascuna nei propri pensieri.
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