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Quello che vuoi che sia

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Zoe vive a New York e da quando ha perso la sua migliore amica, ogni cosa sembra sospesa tra il vuoto e la ricerca di un nuovo senso. Su incoraggiamento dei genitori, inizia un percorso di terapia, ma è una fuga improvvisa a Central Park a cambiare tutto.

In un intreccio di incontri inaspettati, amori che bruciano e curano, e segreti che affiorano piano, Zoe dovrà imparare a riconoscere il confine sottile tra distruzione e rinascita prima di scoprire che, a volte, per tornare a respirare bisogna lasciarsi cadere.

Capitolo uno

È una rossa giornata autunnale. Il sole gioca a nascondino e il vento balla tra le foglie, che sono tutto un fruscio.

Di qui a poco il cielo inzupperà d’acqua le peonie appena piantate di Jacqueline, la strada appena asfaltata e il gatto dei vicini, che nelle ore pomeridiane sonnecchia sempre sui gradini della loro abitazione.

Non me ne importa più di tanto, così indietreggio dalla finestra e mi abbandono sulla notte stellata della mia trapunta.

Mi rigiro tre o quattro volte, scosto il piumone, ma non mi ci rintano sotto.

Alzo lo sguardo e mi limito a fissare il soffitto. È bianco, troppo bianco per i miei gusti, e mi ripropongo di verniciarlo di azzurro prima o poi. D’altronde, meglio tardi che mai, giusto?

Scarabocchio progetti nella mente e nel frattempo allungo una mano verso il cuscino con il ricamo che dice: Enjoy the simple things in life. Non so bene cosa intendesse chiunque l’abbia scritto e, soprattutto, se ci sia riuscito; intendo a godersi le piccole cose della vita. A ogni modo, me lo porto al petto e lo stringo forte. Provo a chiedergli affetto, oppure rabbia; qualsiasi cosa, purché mi faccia sentire viva.

«Avanti.»

Sulla soglia di camera mia c’è Jacqueline, con i suoi capelli biondi raccolti in uno chignon e la sua espressione dolce, segnata da alcune rughe.

È con noi da quando sono piccola. Praticamente, sono cresciuta insieme a lei: mi ha insegnato a preparare la glassa per i cupcakes, a sbucciare una pesca con coltello e forchetta (che per quanto possa sembrare stupido, è difficile da morire) e a colorare senza sconfinare i bordi della figura.

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«Zoe, tra poco sarà pronta la cena.»

Le offro un sorriso fievole e, prima che lei possa domandarmi un allarmato “tutto bene?”, mi siedo a gambe incrociate, un po’ aggrovigliata, e mollo la presa sul cuscino.

«Quando arrivano i miei?»

«Tra poco dovrebbero essere a casa.»

«Ok, cinque minuti e scendo.»

Jacqueline è guardinga. Se la conosco bene, adesso si trova in una di quelle situazioni in cui non sa se ascoltare la voce della preoccupazione oppure sopprimerla. Alla fine, però, incassa e lascia la stanza, mentre io sospiro a fondo, quasi a buttare fuori l’ossigeno di un intero polmone.

Aspetto fino a quando il suono dei suoi passi si affievolisce, diventando un’eco lontana, e gattono verso l’altro lato del letto. Mi accovaccio sul suo profilo e faccio scivolare una mano sotto le coperte che ricadono fino a terra. Razzolo un po’ e quando trovo la busta che ci tengo nascosta la strattono via.

Non me la ricordavo così pesante; evidentemente, non mi ricordavo nemmeno quanti articoli avessi scansionato al Gristedes.

Tiro fuori una merendina e comincio a scartarla, vorace. Ne assaggio un morso e, tutto a un tratto, una danza di sapori mi pervade: sento il caramello, le mandorle tostate e il cioccolato al latte. A questo boccone ne segue un altro e un altro ancora; perché ne voglio un altro e un altro ancora.

Poi non riesco più a fermarmi; d’altronde, lo faccio per lei. Meg se n’è andata e questo è come un banchetto in suo onore, oppure uno strano effetto collaterale della sua perdita. O, semplicemente, un modo per anestetizzare questo dolore senza fondo.

Era la mia migliore amica e ora è morta. Forse si è reincarnata o forse adesso sta nel limbo, incapace di decidere se sia meglio passare un aldilà scapestrato all’insegna di risse fra i dannati oppure sereno e privo di colpi di scena in paradiso. Ho comunque la vaga impressione che abbia scelto la seconda opzione, ma soltanto perché credeva che Michael Jackson fosse finito dritto lì dopo la sua morte, a cantare una delle sue hit.

Il punto, però, è che la religione, qualunque essa sia, non ti insegna come reagire a queste cose, neanche come piangere, ma solo come sperare. Ed è un po’ inutile, perché chi soffre non ne vuole sapere di nulla.

Chi soffre ha bisogno di soffrire, ha bisogno di versare tutte le lacrime e sferrare mille pugni al muro fino a sfracellarsi le nocche.

Solo poi diventa in grado di sperare.

Apro il mio quinto Snickers e lo divoro all’istante.

Meg si faceva sempre un’orrida tinta rosso fuoco e portava i capelli in una treccia. Quando non aveva abbastanza tempo li raccoglieva di fretta in un ammasso informe, tenuto insieme dal mollettone e da chissà quale forza elettrostatica.

Amava fare progetti, ma sapeva che le cose non sarebbero mai e poi mai andate come aveva premeditato.

Andava matta per i colori pastello, sì, tipo quelli che trovi in ospedale nel reparto di pediatria, ma si vestiva sempre di nero. Il massimo che poteva concedere era blu scuro o viola; scuro anche quello.

Le piaceva parlare, tanto, e a momenti non la fermavi neanche con una mela in bocca.

Era come una sorella per me e ora sono di nuovo figlia unica.

Preferivo quando eravamo in due.

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Commenti

  1. Martina Gnerre

    Un progetto che incuriosisce fin dalle prime righe della presentazione. Sembra toccare corde profonde, con uno stile che promette emozioni e riflessioni. Complimenti all’autrice per il coraggio e la sensibilità con cui ha dato vita a questa storia.

  2. Piera Scampuddu

    Mi sono imbattuta per caso in “Quello che vuoi che sia” e, dopo aver letto la trama, ho capito che sarebbe stata un’avventura in cui volevo imbattermi. In questo momento vivo nella Grande Mela proprio come la protagonista di questo racconto, gli incontri casuali, gli sguardi rapidi e sfuggenti, possono sconvolgere la tua quotidianità e travolgere la tua vita. Non vedo l’ora di leggere questo libro che tocca temi per me importantissimi.

  3. Salvo Ezi Cimino

    La trama ha tutte le carte in regola per essere tra i libri più belli che leggerò quest’anno! Non vedo l’ora di riceverlo, ho grandi aspettative!

  4. (proprietario verificato)

    Leggere storie di vita ambientate nella mia New York mi fa rivivere esperienze e momenti incredibili. In particolare penso che gli incontri che si fanno in quella città la rendano davvero il luogo più vivo e magico del mondo. Per questo e per la sensibilità nello sguardo di chi racconta storie come questa so che leggendo riderò, piangerò, mi perderò e mi ritroverò in queste pagine.

  5. Margherita Giorgini

    (proprietario verificato)

    Gli incontri casuali che cambiano il corso della vita mi hanno sempre affascinata, così come le storie che si prestano a più livelli di lettura. Inoltre, c’è qualcosa di irresistibile in personaggi come Lola, che trascinano con sé nuove esperienze e prospettive. Questa sinossi mi ha colpita subito, e non vedo l’ora di immergermi nella storia di Zoe.. già so che divorerò questo libro!

  6. (proprietario verificato)

    Non vedo l’ora di leggere il primo romanzo di Alma Iris, una trama intrigante con un background psicologico che fa riflettere su dinamiche attuali che ci capita di vivere tutti i giorni

  7. Lisa Mandini

    La descrizione di Quello che vuoi che sia mi ha catturata sin da subito in quanto sembra una storia capace di intrecciare emozioni profonde, crescita personale e quell’irresistibile magia degli incontri inaspettati.
    Non vedo l’ora di scoprire il viaggio di Zoe, di conoscere i personaggi che la accompagneranno e di lasciarmi trasportare nelle atmosfere di Central Park. Non vedo l’ora di riceverlo e immergermi nella lettura!

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Alma Iris
È lo pseudonimo di una giovane scrittrice che coltiva da sempre la passione per i romanzi rosa. Vive con la sua inseparabile cagnolina, Frida. Ha svolto il percorso di studi in ambito umanistico a Milano, città dove oggi esercita la sua professione nel settore della salute.
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