Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Quello che vuoi che sia

Copia di 740x420 (83)
100%
250 copie
completato
7%
139 copie
al prossimo obiettivo
Svuota
Quantità
Consegna prevista Dicembre 2025

È una rossa giornata autunnale quando i genitori di Zoe decidono che per lei è arrivato il momento di riprendere in mano le redini della sua vita con l’aiuto di uno psicologo. Ma chi ha voglia di confidare le proprie fragilità ad uno sconosciuto? La risposta per Zoe è facile: scappare. Così prende a girovagare per Central Park, dove un incontro inaspettato cambierà tutto. Conoscerà infatti Lola, una ragazza travolgente che la trascinerà nella sua cerchia di amici. Tra questi spiccheranno due ragazzi dal fascino unico e irresistibile: Jake, con la sua presenza rassicurante, e Trev, magnetico e imprevedibile come un concerto sotto la pioggia. Nel frattempo, Zoe accantonerà le proprie resistenze e si affiderà al Dott. Green per ritrovare un suo equilibrio. Tuttavia, quando sembra che i tasselli della sua vita si stiano finalmente riallineando, una dura verità la attenderà dietro l’angolo. L’amore dà o toglie? Soprattutto, è possibile ritrovare la propria strada dopo che ci siamo persi?

Perché ho scritto questo libro?

Questo libro è cominciato per caso, per poi diventare quello “spazio” in cui mi sono sempre concessa di dare libero sfogo alle parole, che spesso filtriamo nella quotidianità. Prima della trama e dei personaggi è stato il titolo quello ad essermi ben chiaro: “Quello che vuoi che sia”. Il mio intento era infatti quello di scrivere un libro che potesse essere letto su più livelli: può essere una storia d’amore, oppure uno spunto per “andare oltre” e vedere quali corde riesce a farci risuonare.

ANTEPRIMA NON EDITATA

Il Dreaming of Spain si trova all’incrocio con la 66th St. É un locale non troppo spazioso, con le pareti pitturate di rosso mattone ed un grande bancone su cui continuano a scivolare boccali straboccanti di San Miguel.

Il signor García è un uomo dalla pelle olivastra e il flamenco nel sangue. Quando Lola mi presenta, lui allunga le braccia in avanti e mi stritola in quello che vuole essere un abbraccio caloroso.

«Gli amici di Lola sono i benvenuti! Mi casa es tu casa»

Quando mi lascia andare si rivolge direttamente a Lola che, appoggiata al bancone, fruga nella borsa: «Come stanno i tuoi, Lola?».

«Eh? Oh… Alla grande signor García!» indaffarata, scarta una gomma alla cannella e si fa auto-canestro in bocca, dimenandosi esultante in una sorta di ballo della vittoria.

«Bene, salutameli»

«Sarà fatto» garantisce lei, con un cenno della mano da sissignore.

Questo pomeriggio il locale non è esageratamente affollato e, verso il tardi, la clientela inizia a scemare.

Continua a leggere

Continua a leggere

Fra una mancia e l’altra Lola viene a sedersi al mio tavolino, nell’angolo in fondo.

«Questo posto è perfetto: nessuno ti importuna ed è abbastanza buio, perciò tu vedi loro, ma loro, dopo la terza birra, non vedono più te» ripete puntando il dito verso un gruppo di uomini di mezza età abbastanza sbronzi da potersi squadrare le scarpe per ore.

«Vado un attimo in bagno» la avviso.

«Ok, prima porta a destra, ma tanto lo sai già. Ci sarai andata almeno dieci volte da quando siamo qui!»

«Ehi!»

Per tutta risposta, lei continua a ridacchiare alle mie spalle.

Il bagno ha una scarsa illuminazione e, di certo, i pannelli scuri non sono stati la mossa vincente.

Mi sciacquo i polsi sotto il getto di acqua fredda e mi pizzico le guance, pentendomi di essere uscita di casa senza nemmeno un filo di blush o del correttore.

Lancio un’ultima occhiata allo specchio: cavolo, la mia carnagione è davvero chiara. Lola, invece, ha la pelle ambrata ma, dopotutto, non c’è che da aspettarselo. É come un milkshake crema e cioccolato: padre inglese e madre dominicana.

Quando torno al tavolo la ritrovo lì seduta, con le gambe incrociate a piegarsi in due dalle risate con alcuni ragazzi. Non appena Lola mi vede, un po’ titubante si alza di tutta fretta e mi viene incontro. Mi si piazza dietro la schiena, mi appoggia le mani sui fianchi e, spingendomi in avanti, mi introduce ai suoi amici: «Lei è Zoe».

«Ciao, sono Mitch» mi saluta un ragazzo dai capelli verdi e la pettinatura stravagante. Porta un piercing al sopracciglio e abbonda di tatuaggi.

«Ehi, piacere. Nate»

Nate è un biondino dagli occhi limpidi quanto il mare ghiacciato dell’Alaska. Indossa una camicia bianca sbottonata sul petto e una felpa grigia.

Il terzo ragazzo opta per un secco «Jake», ma lo addolcisce subito con l’accenno di un sorriso. È un tipo particolare e i suoi occhi neri lo rendono ancora più indecifrabile.

«Allora… Come vi conoscete?»

Inizia il terzo grado, penso.

Lola prende a raccontare il nostro incontro, o meglio “scontro”; dipende dal punto di vista. Dopodiché, gli altri iniziano a parlare dei fatti propri, includendomi nella conversazione come se ci conoscessimo da tempo.

Nate prova a razzolare qualche spunto dai gossip di sua sorella e dalle voci che girano su alcuni suoi amici ma, come un disco rotto, continua a tirar fuori la rissa di un certo Ian a casa di Jake.

«E, poi, quello si è girato e gli ha tirato un cazzotto e…»

«Sta’ zitto Nate. Non è andata così» protesta Jake, contrariato.

Mitch si lascia sfuggire un gemito dalle labbra e subito un ghigno divertito gli fa capolino sul viso: «Amico, eri ubriaco marcio! È tanto se ricordavi il tuo nome».

«Voi due non eravate da meno!»

«Effettivamente…» Mitch sferra una gomitata amichevole a Jake, che ricambia con più foga.

«Per non parlare di Lola…» aggiunge Nate, scoccandole un’occhiata.

«Ehi, non è vero!» sussulta lei, con voce stridula.

Si leva un boato di disapprovazione generale e Lola è obbligata a confessare: «Ok, ok… Forse ho bevuto qualche bicchiere di troppo ma, ehi, chi siete voi per giudicare?».

Nate la spintona leggermente e poi riprende: «Comunque, stavo dicendo che…».

Si blocca.

Tutti seguiamo con lo sguardo il punto in cui si è imbambolato: un ragazzo è appena entrato nel locale, lasciando sbattere la porta dietro di lui. Un po’ mi intimidisce da quanto è alto.

Ha i capelli bruni e le labbra serrate, a forma di cuore.

Ora sta puntando dritto verso di noi.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

Commenti

Ancora non ci sono recensioni.

Recensisci per primo “Quello che vuoi che sia”

Condividi
Tweet
WhatsApp
Alma Iris
Alma Iris è lo pseudonimo di una giovane scrittrice italiana, nata a ridosso del Natale. Il perché di questo nome? Vi do un indizio: ogni storia dipende dagli occhi con cui la si vive. Nella vita quotidiana o nei libri che divoriamo la vista è infatti il senso principale che ci accompagna. Con i nostri occhi, aperti o chiusi che siano, siamo in grado di esplorare, assaporare, sorprenderci, emozionarci. Ed è proprio questo ciò che ricerco nella lettura e che vorrei trasmettere con le mie parole, che provo sempre a scegliere con cura perché, come dice mia madre, “alla fine, se ci pensi, bene o male, le storie sono tutte uguali. Ciò che fa la differenza è come le racconti”.
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors