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Ombre su Eldorien

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Su Eldorien, la libertà è solo un ricordo. I Demoni che hanno conquistato il pianeta governano da secoli con pugno di ferro, le persone non hanno più nomi ma codici, e un computer decide il loro destino. H7 ha sempre seguito le regole, ma tutto cambia quando inizia a sognare un paio di occhi verdi che non riesce a dimenticare ed è costretta a saltare in un dipinto per sfuggire alle guardie dei Demoni. E il mondo che scopre al di là cambierà tutto. H7 dovrà scegliere: tornare nell’ombra o combattere per la luce. Con l’aiuto di un gatto parlante, Dei creduti sopiti e un misterioso Demone che sembra volerla proteggere, si unirà a una Resistenza che non ha smesso di sperare.

Un’avventura fantastica tra amicizia, coraggio e ribellione. Per chi sogna un mondo più giusto e ha il coraggio di cambiarlo.

1. Il Pianeta delle Pietre

H7 si svegliò di soprassalto. Giaceva sul letto, gli occhi sbarrati e il cuore palpitante. Gli artigli dell’incubo le graffiavano ancora la mente. Era sembrato così reale, così vivido. Il sangue le ronzava nelle orecchie mentre cercava di ritornare alla calma.

La stanza era avvolta nell’oscurità, interrotta solo dalla luce fioca proveniente dalla finestra socchiusa. Un’atmosfera di quiete regnava nell’aria, disturbata solo dal suo respiro affannoso.

Si sedette sul letto e strinse le coperte attorno a sé come se volesse proteggersi da qualcosa di oscuro e inafferrabile. Ancora stordita dall’esperienza, si alzò lentamente dal letto e lasciò che i suoi piedi nudi toccassero il pavimento freddo. Si avvicinò alla finestra e la spalancò. L’aria fresca della notte invase la stanza.

Mentre fissava quel cielo senza stelle, si sforzò di non pensare al brutto sogno appena fatto, ma quegli occhi le si erano impressi dentro.

Dovevano essere solo sogni, si disse, cercando di convincersi che non c’era nulla da temere. Ma nel profondo del suo cuore sapeva che qualcosa di più oscuro era in agguato, qualcosa che si nascondeva nell’ombra e che minacciava di emergere dal buio dei suoi incubi.

Non era la prima volta che lo sognava, anzi, quegli occhi verdi non se li sarebbe mai potuti dimenticare. Ma come faceva a sognare una persona mai vista?

Era la mattina del suo diciassettesimo compleanno.

Indossò una tuta comoda e corse in cucina, non vedeva l’ora di scartare il suo regalo. Per fortuna era domenica e non sarebbe andata a scuola.

La madre stava pulendo la cucina, mentre il padre era seduto al piccolo tavolo grigio chiaro.

«Eccoti! Tanti auguri, tesoro. Ecco un pensiero per te.» Il padre le porse un pacchettino regalo avvolto in della carta blu opaco.

La ragazza scartò il dono ed esclamò: «Non ci credo, siete riusciti a procurarvi una Gazzetta Proibita! Grazie mille!».

La madre le fece cenno con la mano di abbassare il tono della voce. «Abbiamo rischiato molto per procurarcela, ma sappiamo quanto sia importante conoscere il vecchio mondo e restare aggiornati.»

H7 non vedeva l’ora di leggerla. Si legò i lunghi capelli neri in due trecce e si immerse nelle pagine.

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La Gazzetta Proibita era scritta dalla Resistenza, un gruppo di ribelli, il fulcro della speranza. Era venduta in sordina al mercato sottoterra ogni tre mesi e promuoveva atti di ribellione, incoraggiando la popolazione a resistere contro l’oppressione.

H7 viveva su Eldorien, un pianeta circondato da un’aura nebbiosa intrisa di poteri malvagi che sembrava avesse offuscato anche la mente dei suoi abitanti. Gli esseri umani venivano obbligati a lavorare per mantenere attivo il sistema di rifornimento della Grande Clessidra, dove i Demoni producevano magia.

Nessuno sapeva quale fosse la base segreta della Resistenza, ma correva voce che si trovasse nelle vecchie e inutilizzate metropolitane.

Le prime pagine del giornale parlavano di antiche festività che non conosceva, Natale e Halloween. Proseguendo nella lettura, la sua attenzione venne catturata dalla foto di una bestia pelosa con quattro zampe.

L’articolo leggeva: Duecento anni fa, esistevano degli animali detti da compagnia. Il cane era un mammifero appartenente alla famiglia dei canidi, camminava a quattro zampe e aveva una coda. Ne esistevano diverse razze, alcune grandi, altre piccole, alcune dal pelo lungo e altre cortissimo. Segue una foto molto rara di un cane chiamato Bovaro del Bernese con il suo padrone. I cani aiutavano l’essere umano a cacciare, radunare il gregge e sorvegliare le abitazioni. Questi animali non erano autosufficienti: dovevano essere portati all’esterno per espletare i loro bisogni e riforniti di acqua e cibo, al contrario dei gatti, una specie più indipendente. Abili cacciatori di topi e uccelli, i gatti avevano anche loro quattro zampe e una coda, ma erano più piccoli e agili. Mammiferi appartenenti alla classe dei felidi, si arrampicavano nei posti più alti ed erano molto affezionati alla loro famiglia.

H7 passò la giornata a leggere. Era incredibile scoprire come vivevano i loro antenati secoli prima. Possedevano una condizione che loro non avevano mai conosciuto: la libertà. Quando terminò la lettura, piegò la Gazzetta e la nascose all’interno della federa del cuscino.

Se le guardie avessero scoperto che in casa tenevano un simile giornale, avrebbero portato i suoi genitori nelle Gabbie Penzolanti. Al centro della città, infatti, oscillavano tre gabbie sospese che potevano contenere ciascuna un centinaio di persone. I prigionieri restavano lì per giorni con indosso solo la loro misera uniforme e con il rischio di ammalarsi gravemente, sotto il sole cocente e grandinate violente. Si veniva rinchiusi nelle gabbie se si mancava di rispetto alle guardie o se si violavano le leggi dei Demoni. Il loro vicino di casa raccontava sempre una brutta esperienza del suo passato: era stato sorpreso a leggere un libro di cucina. Lo studio di libri non forniti dalle guardie era infatti altamente proibito; gli abitanti erano tenuti a vivere nella più totale ignoranza. La guardia più temuta della città, la Serpe, lo aveva sbattuto in una delle gabbie. Era il capo delle guardie, senza compassione per nessuno, a sua volta comandato dai tre malvagi Demoni Nyro.

I più anziani dicevano che un tempo erano esistiti degli animali chiamati cinghiali, e che le guardie avevano il viso simile, con due enormi zanne all’insù ai lati della bocca e il collo tozzo, quasi inesistente.

Quella notte H7 cadde in un sonno profondo, pensando al bellissimo regalo dei suoi genitori.

* * *

La notte passò tranquilla, senza incubi, e l’alba si manifestò con sorprendente velocità.

H7 indossò le scarpe e il cappello nero. L’uniforme era come sempre impeccabile, pulita e stirata alla perfezione, così come comandavano le guardie. Fece scorrere il dito sopra il simbolo cucito sul lato sinistro della giacca, una clessidra rossa, marchio dei Demoni ed emblema della rovina dell’umanità, del regresso della società e della schiavitù.

Uscì dalla sua camera, pronta per affrontare un nuovo giorno a scuola. Raggiunse i suoi genitori in salotto e li salutò con un abbraccio.

«Ciao, mamma. Grazie ancora del regalo che tu e papà mi avete fatto. È stato incredibile scoprire così tante cose sul nostro passato. Quanto vorrei vivere come i nostri antenati.»

Le labbra della mamma si incresparono verso il basso, nemmeno lei aveva mai vissuto ciò che veniva raccontato nei libri e nei giornali. La madre non rispose, ma le fece una carezza.

«È arrivato l’autobus, tesoro» disse il papà, che stava per uscire con la sua valigetta grigia in mano.

«Vado subito, ci vediamo stasera. Vi voglio bene.» La ragazza chiuse la porta di casa e si diresse verso l’autobus. Si sedette al solito posto, su uno dei sedili consunti e di sicuro non profumati, e guardò il padre camminare verso il treno come ogni mattina. Testa bassa, sguardo vuoto rivolto verso il marciapiede, indossava un’uniforme nera e rossa con la medesima clessidra cucita sul colletto.

La guardia mise in moto il mezzo e partì, lasciandosi dietro una densa spirale di fumo.

La pancia le brontolava per la fame. Non si poteva mangiare quando e ciò che si voleva, per cui la colazione veniva servita dalle guardie ogni mattina.

La guardia in questione diede a ogni studente un sacchetto contenente una bottiglietta d’acqua e la solita, insipida e dura barretta energetica fatta di Otsap, il loro pasto giornaliero che nessuno sapeva cosa contenesse. Sembrava di mangiare della gomma, ma almeno lo stomaco smetteva di brontolare.

B3, il suo migliore amico, le si avvicinò furtivo. Era un ragazzo di media statura come lei, con i capelli neri come la notte e la pelle pallida. «Ehi, H7, sono riuscito a procurarmi un’arancia. Buon compleanno.» Le porse il frutto di nascosto.

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Sara Todesco
È nata in un borgo di scacchi viventi e sogni antichi. Ama cucinare, i viaggi e i castelli. Ha sempre scritto per sé, finché una storia ha chiesto di uscire: si tratta di “Ombre su Eldorien”, destinata a chi guarda il mondo con occhi sempre curiosi.
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