Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Lungo il confine

Svuota
Quantità

Al confine tra Stati Uniti e Canada, lo spietato fuorilegge Reznor prepara un assalto a una diligenza insieme a un gruppo di giovani banditi alla ricerca di gloria e ricchezza. Nel frattempo, il promettente agente della Pinkerton Robert Grissom raggiunge le aspre terre di frontiera seguendo le tracce del fuorilegge.

Un’estenuante caccia all’uomo metterà tutti a dura prova e costringerà ciascuno a combattere la propria battaglia sull’incerto crinale che separa il bene dal male, il passato dal presente e la vita dalla morte.

Capitolo I. Faraday

Butch si lamentò senza che Faraday lo degnasse di uno sguardo: «Stento a credere che tu possa metterci così tanto».

«Ci metto il tempo che serve.»

«È quasi mezz’ora che hai in mano quel bicchiere, e non sei neppure arrivato a metà.»

«Me lo sto gustando. Questo è quanto.»

«Sei proprio strano.»

«Non dobbiamo sposarci, Butch. Lavoriamo insieme. E questo sarà un colpo come un altro.»

«Non proprio. Tu la conosci, questa gente?»

«Perché dovrei?»

«Sei quello più famoso, fra noi.»

«Sono quello di cui si parla di più, almeno da queste parti.»

«È la stessa cosa.»

«Se lo dici tu, Butch.»

«Allora, li conosci?»

«Chi?!»

Continua a leggere

Continua a leggere

«Reznor e i suoi.»

«Ti ho già risposto, mi pare.»

«Mi pare di no.»

«Cristo, Butch, sei più scemo dei maiali che aveva mio padre.»

«I maiali non sono scemi, Faraday.»

«Dici sul serio? Ci hai parlato spesso?»

«I miei li allevavano. Sono come i cani.»

«Certo. Soltanto che loro sono maiali.»

«Li conosci, o no?!»

«Sei senza speranza, cazzo. Solo di fama, il che non significa un cazzo.»

«Cosa intendi?»

«Hai presente White Sands?»

«Quel posto dimenticato da Dio sotto le montagne?»

«Sì, proprio quello.»

«Non ho capito.»

«Tranquillo. Questione di velocità.»

«Di estrazione?»

«No. Di cervello.»

«Che succedeva a White Sands?»

«Appunto. Dicevano che ammazzavo i bambini.»

«Ed è vero?»

«Testa di cazzo, certo che no! Io non ammazzo i bambini.»

«Che ne so di che fai quando non lavoriamo insieme?!»

«Sai una cosa, Butch?»

«Dimmi tutto.»

«Se avessi saputo che sarebbe stato così difficile, avrei chiesto più soldi.»

«Non credo che te li avrebbero dati.»

«Lo so bene, questo.»

«E allora perché…»

«Lasciamo perdere. Lasciami finire il bourbon, per favore.»

«Come vuoi. Ma lasciati dire una cosa, Faraday.»

«Sono tutto orecchi.»

«Non è bello per niente parlare con te.»

«Davvero?»

«Davvero. Fai sentire sole le persone.»

«Forse voglio solo essere lasciato in pace.»

«O forse sei solo uno stronzo.»

Butch sollevò non senza fatica la massa voluminosa dei suoi centoventi chili, stringendosi nelle spalle, e si mosse con la sua andatura vagamente claudicante verso la porta del capanno. Dal camino il fumo serpeggiava, nero, verso il cielo plumbeo di quel tramonto di fine settembre.

Se lui o Faraday avessero avuto qualche interesse a cercarlo, avrebbero notato che il sole non si sarebbe potuto vedere, celato da quella pesante coltre di nubi fitte. Pareva quasi che l’inverno volesse già scavalcare la stagione delle foglie cadenti, e mentre sul calendario i giorni che li separavano dal colpo cedevano il passo come la luce rosicchiata dalla notte, l’impresa che li aspettava una volta ultimato il lavoro si prospettava ben più ardua di quanto avrebbero potuto pianificare.

Questo, Reznor e i suoi, che pure erano rapinatori di fama nazionale, non potevano saperlo, ma per loro, che in quelle regioni erano nati e cresciuti, l’inclemenza e la ferocia della natura erano una realtà fin troppo consolidata. Nessuno, a ogni modo, avrebbe detto nulla, o contestato il piano, o i tempi della sua realizzazione. Erano tutti persuasi che il destino dovesse essere l’arbitro supremo delle loro esistenze, e certo una settimana prima o dopo non avrebbe cambiato il fatto che nessuno di loro sarebbe invecchiato combattendo la terra gelata dei campi d’inverno o osservando dal portico i nipoti giocare nell’erba.

Così, Faraday aveva deciso di riguadagnare almeno parte del tempo che non gli sarebbe stato concesso godendosi il suo bourbon avvolto nel bavero del cappotto, a ogni tramonto o turno di guardia che gli permettesse di stare solo o immaginare d’esserlo. Un’operazione che non gli era mai costata grande sforzo.

Il vento freddo che arrivava sibilando dai monti che si stagliavano all’orizzonte gli scompigliava i capelli biondo cenere, che danzavano come puledri imbizzarriti fin sotto i glaciali occhi cui doveva parte della sua dubbia fama. Una lunga cicatrice gli percorreva il viso, dalla tempia destra fino alla mandibola, malcelata da una barba incolta, dura e ispida, in grado di rendere più giustizia ai suoi ventisei anni rispetto ai lineamenti delicati. Se qualcuno l’avesse guardato in un momento come quello, non avrebbe trovato niente sul fondo delle pozze gelide che celavano la sua anima: pareva non ci fosse nulla, neppure le montagne, davanti a lui. Lo sguardo di Faraday puntava all’orizzonte, penetrando come un proiettile tutto quello che si frapponeva tra quell’istante e quello che poteva immaginare, ammesso che quelle vitree, glaciali finestre aperte sul mondo potessero celare intenti che andassero oltre la mera sopravvivenza o quegli istanti passati a sorseggiare lentamente il bourbon che, massaggiatagli la lingua, scendeva lungo l’esofago scaldandolo fino al cuore.

Sospirò, rassegnato alla notte che cominciava a calare sulla pianura. Accennò un sorriso, certo che nessuno potesse vederlo. Scrollò il bicchiere vuoto, lo asciugò con la manica del cappotto e lo ripose con cura in una sacca appoggiata accanto alla sedia dalla quale si era appena alzato. Se la buttò a tracolla, e le fibbie cozzarono con la latta di una fiaschetta in cui si rimestava l’alcol.

Con la destra placò lo sciabordio, scosse la testa, si portò i capelli oltre la fronte e rientrò nel capanno.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

Commenti

Ancora non ci sono recensioni.

Recensisci per primo “Lungo il confine”

Condividi
Tweet
WhatsApp
James Ford
Nasce diverso tempo fa tra le pianure del Nord. Si dedica alla scrittura fin da bambino, passando dalle poesie ai racconti, dalle sceneggiature di fumetti alla critica cinematografica: questi percorsi lo riconducono alla sua passione ancestrale per il western, che rappresenta un vero e proprio ritorno a casa. "Lungo il confine" è il suo primo romanzo.
James Ford on InstagramJames Ford on Wordpress
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors