Claudio Giunta risponde ad alcune domande sulla sua passione per il Nord estremo e condivide con noi alcune foto del suo viaggio alle isole Solovki.
Come e quando è nata la tua passione per il Nord, ti piaceva già da piccolo?
In parte credo che sia semplicemente un aspetto della mia vocazione al solipsismo. A me non dispiace stare con gli altri, ma per poco tempo. Mi piace, ho bisogno di stare per conto mio a lungo, e il Nord, dico il Nord vicino al circolo polare, è ovviamente più solitario del Sud. Credo che la prima scintilla sia stata quella. E poi mi piacciono i posti semplici, con una storia e una cultura meno dense di quelle dell’Italia o dell’Europa continentale – di questa cultura mi sono occupato e mi occupo in continuazione, perciò quando viaggio cerco il contrario: la natura non (o poco) antropizzata. E sì, mi piaceva già da piccolo. Sull’atlante De Agostini i paesi circondati da cornicette e traiettorie che annunciano viaggi futuri sono soprattutto i paesi scandinavi, l’Islanda, la Groenlandia…
Ti sei mai interessato di esplorazioni polari e se sì quali erano i tuoi eroi preferiti?
Non troppo, non sono un aspirante esploratore, sono un aspirante viaggiatore comodo. Mi piace fare un po’ di fatica, ma non troppa: la sera, al rientro nell’igloo, voglio la doccia bollente. E non mi piace correre rischi, e non è che ammiri incondizionatamente quelli che li corrono (con un’eccezione, almeno: la spedizione austro-ungherese che arrivò alle isole di Francesco Giuseppe, a nord della Russia, negli anni Settanta dell’Ottocento: la racconta Christoph Ransmayr in un libro molto bello, Gli orrori dei ghiacci e delle tenebre). Ma poi YouTube ha cambiato tutto, e adesso in effetti passo delle mezze ore a vedere i vecchi filmati in bianco e nero delle spedizioni al Polo Nord e al Polo Sud. Ma mi sa che quello che mi commuove non sono il Polo Nord e il Polo Sud: è il bianco e nero.
Dante parla mai del Nord e in quali termini?
Parla dell’estremo Nord ma quello che dice lo ricava dai libri che ha letto – gli storici e i geografi latini, gli enciclopedisti medievali. Di suoi viaggi a nord delle Alpi non c’è testimonianza sicura. Qualcuno ha detto che il suo inferno assomiglia molto all’Islanda, e dunque dev’esserci stato. Ma ovviamente sono balle.
Quali altri autori italiani o stranieri secondo te hanno scritto cose particolarmente interessanti sul Nord?
Oh, ce ne sono tanti. A parte il libro di Ransmayr consiglierei, fra tutti, Arctic Dreams di Barry Lopez (in italiano l’hanno intitolato Artico. L’ultimo paradiso) e Arctic Voices di Subhankar Banerjee. E ci sono molte cose belle nell’antologia La sfinge dei ghiacci. Gli italiani alla scoperta del Grande Nord curata da Franco Brevini per Hoepli.
Film sul Nord che consigli?
Senza pensarci troppo, e saltando le ovvietà. Un horror svedese che s’intitola Lasciami entrare. Una serie norvegese che s’intitola Lilyhammer e che è una specie di spin-off dei Sopranos. Una serie TV danese che s’intitola The Bridge. Tutti i filmati sull’Islanda che si trovano su YouTube. Tutti.