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Come si sceglie il titolo di un libro?

Il titolo di un libro è importantissimo, probabilmente è il primo elemento con il quale il lettore entra in contatto. Va quindi scelto con grande attenzione, soprattutto se l'altro elemento testuale, il nome dell'autore, ai più non evoca piacevoli ricordi di lettura. In altri termini, se siete degli autori esordienti, dovrete affidarvi soprattutto al titolo per catturare l'attenzione del lettore.

La prima regola è che… non esistono regole. Non fraintendetemi, il titolo in un libro è importantissimo. Probabilmente è il primo elemento con il quale il lettore entra in contatto (“Ti consiglio TITOLO”, “Hai letto TITOLO?”, “TITOLO ha vinto il prestigioso premio letterario Tal dei tali”) e quasi certamente è l’ultimo elemento a cadere vittima di quel bizzarro gioco di dissolvenza della memoria chiamato tempo (“Ah certo, TITOLO l’ho letto anni fa, solo non mi ricordo granché”).

Va quindi scelto con grande attenzione, soprattutto se l’altro elemento testuale, il nome dell’autore, ai più non evoca piacevoli ricordi di lettura. In altri termini, se siete degli autori esordienti, dovrete affidarvi soprattutto al titolo per catturare l’attenzione del lettore.

Un trucco – un po’ abusato a dire il vero – è scegliere un titolo che in qualche modo sia un omaggio a un titolo noto. Può contenere un elemento parodistico oppure semplicemente un richiamo.
Qualche anno fa, a un festival di corti indipendenti, ricordo di aver visto Ultimo tango a Rozzano. Non c’era Marlon Brando e il Naviglio non è la Senna (e no, non c’era neanche il burro se è per questo), ma di quella rassegna è l’unico titolo che ricordo. Se Storie per bambini che hanno il coraggio di essere unici di Ben Brooks e proposto in edizione italiana da Salani vi suona in qualche modo non troppo distante da Storie della buonanotte per bambine ribelli, bestseller planetario, qui in Italia pubblicato da Mondadori, non è una fortunata coincidenza ma il tentativo di rivolgersi allo stesso pubblico.

Ci sono titoli indimenticabili che si limitano al nome di un personaggio molto forte o poco più: Le avventure di Pinocchio, Lolita, i vari Harry Potter, solo per citarne alcuni. Altri lunghi e iper descrittivi, capaci da soli di proiettare il lettore nelle atmosfere del libro. Avete presente La notte dei desideri, ovvero Il satanarchibugiardinfernalcolico Grog di Magog di Michael Ende? Ecco, letto il titolo saprete già se il libro fa per voi o meno.

Altro trucco è dare una forte contestualizzazione geografica o metropolitana al libro. Trilogia di New York è un esempio fin troppo facile, ma senza andare oltre oceano anche Milano calibro 9 e Arrigoni e il delitto di via Brera rendono bene l’idea. E si potrebbe riempire una biblioteca di titoli “territoriali” dal successo più o meno notevole.

Se, come detto, non ci regole, certo ci sono dei piccoli accorgimenti. È infatti molto raro che un titolo possa rivolgersi a tutti i lettori, indiscriminatamente. Per vostra e nostra fortuna è altrettanto raro – o addirittura impossibile – che un libro possa rivolgersi a tutti i lettori senza fare distinzioni per gusti letterari ed età. Quindi la prima cosa da fare è sicuramente individuare il pubblico di riferimento del vostro libro (cosa che, vi assicuro, sarà fondamentale anche per tutti i passaggi successivi della lavorazione di un testo).

Ora che avete scoperto che la vostra fatica si rivolge alle ragazze tra i 18 e i 24, formazione liceale, con una preferenza territoriale nella provincia di Udine, non vi resta che trovare un titolo che parli a loro. Magari non solo a loro, ma soprattutto e prima di tutti a loro.

E non disperate. Con tutta probabilità dovrete litigare con l’editor, l’ufficio marketing, la distribuzione, l’editore e la vostra anima gemella che vorranno cambiare in modo radicale e sfrontato quel titolo che vi sembrava così accattivante, chiaro e ammiccante al giusto pubblico. Non disperate, dicevo, perché probabilmente hanno ragione loro.

NB: c’è modo e modo di fare riferimenti e omaggi. Esiste una linea sottile che non deve essere superata. Ma se proprio volete superarla, superatela alla grande, perché potrebbe rendere immortale il vostro lavoro. Chi si ricorderebbe (seppur vagamente) oggi di Alien 2 – Sulla Terra, pellicola diretta da Ciro Ippolito, se non fosse stato per la querelle, vinta peraltro dal regista italiano, con la 20th Century Fox per la somiglianza, ritenuta da loro eccessiva, con il titolo del capolavoro di Ridley Scott?

Giulia Corazza
Milanese doc da circa 30 anni, mi sono laureata in Scienze politiche, perché volevo scrivere dell’attualità, e in Editoria perché, alla fine, ho preferito leggere e lavorare con la finzione, in tutte le sue romanzesche forme.
Ho vissuto a Milano e Genova, la mia seconda casa, e da quasi tre anni lavoro come editor a bookabook.
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