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Tutto quello che una campagna di crowdfunding non è

Il crowdfunding in editoria si è rivelato uno strumento particolarmente efficace. Ecco le sei caratteristiche che, a nostro avviso, sono irrinunciabili perché la campagna sia utile al libro e ai lettori.

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Da aprile 2014 , quando abbiamo iniziato questa meravigliosa avventura che è bookabook, vi raccontiamo le potenzialità del crowdfunding in editoria. Allora eravamo i soli ad essere disposti a investire tempo e risorse sul binomio crowdfunding e libro. Oggi, dopo il successo delle Favole della buonanotte per bambine ribelli, nato proprio grazie a questo metodo, e quello di alcuni nostri titoli come Papà, van Basten e altri supereroi, l’interesse attorno al tema è aumentato notevolmente.

Il crowdfunding del libro – o meglio crowdpublishing – è cresciuto e noi non possiamo che esserne felici. 

Ecco le sei caratteristiche che, a nostro avviso, sono irrinunciabili perché il crowdfunding sia utile al libro e ai lettori:

 

1- Divieto di auto-acquisto delle copie per gli autori

L’obiettivo di una campagna è quello di creare un effetto passaparola che coinvolga a poco a poco sempre più lettori. Se l’autore può autoacquistare copie il meccanismo si distorce, non funziona, fino a mancare completamente il suo scopo. E il divieto di autoacquisto deve essere diretto e indiretto, vale a dire che piattaforma ed editore devono intervenire ad annullare, previo rimborso, gli ordini fatti da autore e persone a lui vicine che possano rappresentare solamente una scorciatoia verso il goal.

2- Evitare di chiedere con insistenza ad amici e parenti di acquistare copie

Intendiamoci, nulla di male che tra i primi lettori ci siano anche le persone vicine all’autore: amici, colleghi, fan (per chi ha già un piccolo seguito) e persino parenti. A patto che siano persone realmente interessate, coinvolte e coinvolgibili nella vita del libro, durante la campagna e, soprattutto, una volta che il libro sarà pubblicato. Il successo di una campagna di crowdfunding (e più in generale di un libro) deve essere costruito sul passaparola dei lettori.

3- Il crowdfunding NON è una raccolta fondi

Qui il tema si fa complesso: la modalità di crowdfunding che, a nostro avviso, funziona di più per l’editoria è il pre-ordine. In questa modalità il goal della campagna è calcolato in numero di copie e non in quattrini da raccogliere. L’accento si pone così sul coinvolgimento delle persone. Certo, i pre-ordini hanno anche lo scopo di rendere sostenibile la pubblicazione di un libro, ma il vero obiettivo deve essere costruire interesse e comunità attorno a un progetto editoriale.

4- Orientarsi ai lettori

La campagna non deve essere fatta dall’editore. Questo non significa che l’editore deve essere assente o peggio ancora disinteressato, deve fornire all’autore tutta l’assistenza tecnica, strategica e grafica per poter costruire una comunità. Ma soprattutto l’editore può e deve mettere i lettori a proprio agio offrendo un ambiente sicuro, coinvolgente e, possibilmente (almeno noi lo facciamo, ma non è un obbligo morale), pre-selezionare i manoscritti. Il lettore durante la campagna non si assicura solo di leggere prima degli altri un libro nuovo, ma sceglie di avere un rapporto diretto e immediato con l’autore e con il progetto editoriale. E con gli altri lettori, quando possibile. Lo strumento più adeguato per farlo non è lo spam o l’advertising massivo (su social network o altro).

5- Lettore è chi il lettore fa

Non esistono lettori pionieri, che si alzano la mattina e scandagliano le piattaforme di crowdfunding alla ricerca matta e disperatissima di una campagna di crowdfunding a cui aderire. Per dirla con Cohen di Indiegogo: “Le persone su Indiegogo (e su tutte le piattaforme di crowdfunding, aggiungiamo noi) non sono trendsetter, ma trendfollower. Non arrivano sulla piattaforma perché hanno visto una cosa che gli piace: è il fatto che piaccia a molte altre persone la ragione per cui la vogliono anche loro”.

Qualsiasi piattaforma, qualsiasi casa editrice che vi “venda” un pubblico di lettori, probabilmente mente. Una piattaforma seria e una casa editrice seria sanno che esistono lettori, molti per fortuna, disposti a provare l’esperienza di crowdfunding e, se si trovano bene, a ripeterla nel tempo. Ma non per questo sono “lettori acquisiti” o sono meno esigenti o pre-ordineranno qualsiasi proposta.  

6- La campagna di crowdfunding non è un successo garantito

Il mondo editoriale può essere impenetrabile per un autore esordiente. E non solo per lui. Centinaia di soggetti sono pronti a spillare quattrini agli autori vendendo sogni irrealizzabili. Il crowdfunding, invece, è un’opportunità reale (almeno se si rispettano i punti precedenti). Un’opportunità che, in quanto tale, non è una strada per tutti o una garanzia di successo. Si può andare incontro a molte delusioni: a partire dalla bocciatura in fase di selezione, passando per il disinteresse dei lettori. Qualora succeda, non bisogna perdersi d’animo e cogliere la sfida per migliorare il proprio lavoro e la propria relazione con i lettori.

Il team di bookabook
Amiamo leggere e scoprire nuovi talenti. Crediamo nella forza del crowdfunding unita alla ricerca della qualità propria dell'editoria tradizionale. Digitale o profumo della carta? Tutti e due!
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