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La pubblicità è nata con il libro

Vi abbiamo spesso raccontato come nasce un libro, ma come nasce la pubblicità dei libri?

Durante Bookcity 2019 l’offerta di eventi è stata davvero molto varia e valida. Oltre ai nostri incontri abbiamo fatto un salto a “La pubblicità è nata con il libro“, una presentazione tenuta da Ambrogio Borsani, autore del saggio di Neri Pozza “La claque del libro“, Roberta Cesana e e Mauro Novelli, professori dell’Università Statale di Milano.

Forse non tutti sanno che la pubblicità non è affatto un’invenzione recente; infatti la primissima pubblicità di cui si ha notizia risale addirittura al 1469, quando Peter Schöffer, prima collaboratore e poi antagonista del più noto stampatore Gutenberg, ebbe l’idea di accompagnare l’uscita dei nuovi volumi sul mercato con dei volantini promozionali.

Questi volantini, circolando molto facilmente di mano in mano, ebbero il merito di far nascere il concetto di pubblicità. Non stupisce che i pionieri di questa pratica, ora estremamente diffusa, siano stati proprio gli stampatori: infatti il vantaggio di possedere degli strumenti per le stampe, consentì ai proprietari delle botteghe di produrre senza costi aggiuntivi dei materiali di estrema utilità e di rapida diffusione. A causa della loro natura effimera, è quasi impossibile ritrovare una copia originale dei magici foglietti, che venivano trattati esattamente come trattiamo noi oggi i volantini promozionali.

Molto più semplice e agevole, invece, è la ricerca delle cartoline pubblicitarie che utilizzavano gli autori del Settecento, Ottocento e Novecento: pare che molti nomi celebri della letteratura avessero l’abitudine di diffondere notizie più o meno vere, dalla forte carica emotiva, in concomitanza con l’uscita sul mercato dei loro romanzi. Un esempio? La falsa notizia della morte di D’annunzio a causa di una caduta da cavallo, seguita dopo qualche giorno dalla prima edizione di “Primo vere“.

Veri elementi da museo, invece, rimangono le pubblicità futuriste di Depero che, in linea con il manifesto futurista, considerava la pubblicità una forma d’arte.

Meno rari sono i testi d’autore che contengono l’antenato del product placement: all’interno delle descrizioni, di tanto in tanto, venivano nominate le marche di prodotti che utilizzavano i personaggi. Oppure, non con qualche protesta da parte degli autori, venivano posizionati inserti pubblicitari tra i capitoli dei romanzi. Questa pratica, con la diffusione del cinema e delle star hollywoodiane, si è poi spostata sempre di più sul grande schermo.

Appurata la natura poco durevole della pubblicità cartacea, negli anni 2000 l’evoluzione promozionale si è affacciata prima sui blog e poi sui social network, in qualche caso capaci di spingere la vendita di un romanzo fino alla comparsa nelle classifiche.

Le tracce fisiche per gli studiosi del futuro saranno probabilmente poche, in compenso quelle virtuali saranno moltissime!

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