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Il volo dell’Aquila – Alla ricerca della montevarchinità

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L’Aquila 1902 di Montevarchi è la società sportiva più antica della Toscana, nonché l’autentico cuore pulsante di una cittadina di circa venticinquemila abitanti. 

Prima dei diritti televisivi, dei contratti con cifre fantasmagoriche e degli sponsor c’era solo la passione calcistica, alimentata dalla voglia di riunirsi sotto gli stessi colori. Perciò che cos’è la montevarchinità? Questo neologismo identitario, che non si riduce solo al paese in questione, ma che può essere declinato in altre città italiane, non è altro che il riconoscersi in qualcosa, un sentimento di collettività e appartenenza. 

Dalle vicissitudini societarie agli aneddoti dei tifosi, passando per le storie tramandate di generazione in generazione e le leggende da bar, l’Aquila 1902 Montevarchi ha tinto di rossoblù, e continua a farlo, i cuori di una cittadina intera.  

 

PREMESSA

No, Montevarchi può essere un esempio, ma non l’esempio. Montevarchi la utilizziamo come generica rappresentazione della provincia italiana e del suo modo verace di vivere un senso di comunità anche attraverso la squadra cittadina. Si parla di un comune che non raggiunge i venticinquemila abitanti, da inserire in un contesto di vallata che sarebbe il Valdarno Superiore. Tra Firenze, Arezzo e Siena, nel centro dell’Italia, in posizione strategica tra le città d’arte toscane. Una valle dove una cittadina termina all’iniziare dell’altra, che guardata nel complesso propone numeri ed espansione da grande città, ma all’interno della quale sopravvivono identità differenti. Talvolta rivalità campanilistiche, non solo a livello sportivo (anche se poi, se dal calcio non si parte per tutti, per la maggioranza vi si sfocia).

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Parlare di montevarchinità, e delle storie più o meno affascinanti o rappresentative che legano i montevarchini ai colori rossoblù dell’Aquila 1902, è chiaramente singolare. Ma probabilmente spendibile in centinaia di altre realtà simili, all’interno del cosiddetto Stivale.

Raccontarlo in un certo modo significa cercar di fare emergere uno dei tanti angoli resistenti di genuinità e passione collegate al gioco del pallone; nessuno ha la pretesa di definirlo “unico”, né “superiore” per intensità ed importanza rispetto ad altri.

Si tratta solo di un’altra testimonianza. 

Una forte storia sportiva (si parla del club più antico della Toscana), tramandata di generazione in generazione e in grado di alimentarsi, nonostante le mutazioni che hanno investito il mondo del calcio negli ultimi trent’anni.

Da qualche parte – e fortunatamente non in pochi angoli – a prescindere dalle categorie o dai blasoni, esistono tifoserie che si approcciano ancora alla domenica sportiva con l’entusiasmo che fu dei propri padri; cittadine in cui per molti, il morale del lunedì mattina viene determinato dal risultato della squadra di calcio.

In un tempo in cui si usano spesso a sproposito (e talvolta per rappresentare concetti elitari, esagerati o comunque escludenti) parole come “identità”, “orgoglio” e “tradizione”, circoscritte anche a piccoli universi grandi quanto un quartiere di una metropoli, ma che trovano rappresentazione reale e universale nel potere aggregativo che detiene un pallone e ventidue giocatori a corrervi dietro.

Senza che questi siano top player dai contratti multimilionari. 

Ogni atleta – qualsiasi sia il suo feedback o velleità – può vivere la sua stagione da eroe, portato in trionfo da un paese intero. È successo e succederà ancora, a Montevarchi come in tante altre realtà dell’estrema provincia.

Vivendo di memoria, rammentando il passato, guardando comunque al futuro con la speranza di ritrovare momenti simili per emozione, malgrado lo scorrere del tempo.

PREFAZIONE

“La montevarchinità”, questa sconosciuta.

Oggetto di discussione, invocazione, concetto indefinito e spesso indefinibile. Strabordato ormai in ogni aspetto della vita sociale e sportiva di Montevarchi. Stando all’uso che se ne fa è una parola non poi così sconosciuta, visto che nel tempo e nelle occasioni ne hanno parlato e ne parlano un po’ tutti. Dai vecchi che oziano ai tavolini dei bar, ai ragazzini che ti guardano diffidenti e non capiscono bene di cosa tu stia parlando, fino ai politici di ultima generazione, ansiosi di accreditarsi come unici depositari di una mitica identità perduta.

Spesso a casaccio, a volte come una provocazione, mai in modo abbastanza esaustivo.

“Alla montevarchina”, insomma: tutto e il contrario di tutto.

Ma cos’è, dunque, questa benedetta “montevarchinità”?

Questo libro prova a dare una risposta, volutamente parziale, e lo fa nel modo più naturale e fedele possibile: con il racconto, spesso raccolto in maniera diretta, di chi ha vissuto il calcio cittadino (o del “paesino”, come in queste pagine si scoprirà che qualcuno ci aveva definito) e con la memoria di chi ha partecipato in prima persona a eventi spesso epocali per la vita sportiva di Montevarchi. Storie di personaggi sul terreno di gioco o sui gradoni, divisi da una rete spesso troppo precaria per contenere una passione sanguigna come quella che Montevarchi e i montevarchini hanno per i propri colori. 

L’amore per la maglia rossoblu ha dato vita a momenti mitici e mitizzati ormai conosciuti da chiunque possa vantare un qualche rapporto con questa città. Storie di eventi che hanno travalicato le mura dello stadio e costituiscono ormai parte attiva nella formazione dell’identità sociale e personale non solo di chi a Montevarchi è nato e cresciuto, ma anche di tutte quelle persone che hanno avuto modo di vivere a contatto con chi può dirsi montevarchino, non solo sportivi o appassionati di calcio. Momenti passati alla storia, raccontati e tramandati come ogni tradizione che si rispetti.

La nostra storia e la nostra identità, ovviamente. 

Di sicuro la montevarchinità è anche, ma non solo, questo: passione, storia, identità. 

E come tutte le passioni, si scrivono quasi sempre fuori dalle righe. 

Per questo non è mai facile raccontarle. 

Ma le storie, chi le fa? Le fanno le persone, ovviamente. 

Gli eventi, i tempi.

Gli eroi, i geni, sicuramente. Ma anche le furberie, il lampo o l’intuizione di un attimo. 

Facce più o meno conosciute, a volte mitizzate.

Ecco, potremmo dire che questo è un libro che parla di facce, che racconta le facce di chi ha vissuto gli episodi e i momenti circoscritti alla storia dell’Aquila Montevarchi. 

La faccia immortalata in un fortunato bianco e nero di un pomeriggio di novembre a Marassi, o quella di un biondino incredulo in un altrettanto improbabile novembre al Franchi più di trent’anni dopo. 

Le facce di chi era partito in treno per seguire i propri colori in queste partite già di per sé storiche, e si è poi ritrovato a far parte di eventi epocali, vittorie incredibili. 

Le facce stravolte di chi ha vissuto la rimonta di Montevarchi – San Donà, altro evento in cui la rete di divisione tra campo e gradoni non è bastata a contenere questa passione e ci siamo ritrovati a rotolarci in campo, increduli, sotto la pioggia.

Perché le passioni questo fanno, quando fanno il loro lavoro: liberano, abbattono reti e steccati. Vogliono esserci. Vanno oltre. Mica sempre per abbracciarci. A volte, anzi, spesso anche per l’esatto contrario. E per come vediamo noi il mondo, per fortuna è stato così. Altrimenti staremmo qui a ricordare cosa, quanto è bello il prato del Brilli Peri?

E le facce, spesso, ritornano. Come quella di Lupo Balleri, che troppo lontano da Montevarchi mica ci poteva stare. 

O la faccia seria ed emozionata di Vittorio Firli, che per decenni ha tenuto in vita il marchio dell’Aquila 1902 con orgoglio e cura, in silenzio, come si custodisce un patrimonio prezioso da tramandare a chi verrà dopo di noi, e potrà valorizzarlo quando ne avrà bisogno.

Ecco, di sicuro la montevarchinità è anche questo: un filtro con cui si guarda il mondo e si vivono la vita e lo sport, quando vanno meravigliosamente a braccetto. Di sicuro riguardo al pallone. Soprattutto al Brilli Peri.

Per questo, quando Davide ci ha chiesto di scrivere la prefazione del suo libro, abbiamo risposto subito con entusiasmo. Prima di tutto perché è uno della Sud, uno di noi, mosso da passione autentica, che si è approcciato a questo lavoro con la curiosità di chi vuole scavare per scoprire le proprie radici. E poi, sicuramente, anche perché per noi che ogni domenica sventoliamo – o per essere più coerenti con questi tempi bizzarri sarebbe più adeguato dire “sventoleremmo” – quelle bandiere e quei colori, parlare del Montevarchi e di tante partite, episodi e giocatori è un invito a nozze.

Ma è così dappertutto, si dirà. Ogni città ha i suoi eroi sportivi, i suoi momenti da ricordare. Poter fare i gradassi e dire che siamo, sono, migliori degli altri. Sai che novità.

Certo, verissimo. E per fortuna che ognuno ha i suoi miti, le sue storie. E allora, cosa c’è di così diverso nella montevarchinità?

C’è che a noi, a noi che piace ammantarci di montevarchinità, alla fin fine, beh… a noi di essere migliori degli altri mica ce ne importa nulla. Anzi. Ovviamente, in campo vorremmo sempre vincere, ma qui il discorso esce dai cancelli dello stadio e si allarga fino a illuminare, ancora, altre facce. Facce meno famose ma altrettanto conosciute, gente di paese, si sarebbe detto un tempo. Nella montevarchinità rientrano a pieno diritto tutti quei personaggi improbabili, quegli stratagemmi, quella vita vissuta che se non ci fosse stata… forse sì, staremmo a parlare solo del prato del Brilli Peri. 

Che noia, vero? 

A dispetto di chi vaneggia, spesso a fini elettorali, che la montevarchinità sia rievocare un inesistente passato mitico di superiorità quasi etnica, noi possiamo ribattere con una serie di piccinerie, furberie e piccole disonestà che non sarebbero vanto per nessuno al mondo. Per noi sì, però. Identità popolare a tutto tondo, storie di strada prese sempre con leggerezza e anche orgoglio, che a essere pesante ci pensa già la vita e tanta gente che ride troppo poco.

Fortune e miserie di ogni montevarchino, che alla domenica si fondono con le cadute e le risalite della squadra di calcio più amata.

In ogni modo, in questo libro si parla soprattutto di giocatori, perché gli eroi son tutti giovani e belli, direbbe Guccini. E ugualmente belli e importanti per noi sono anche quei “giocatori d’azzardo e puttane” che stanno nelle storie di questo paese. In piena dignità e riscatto.

Meninos de Rua ante litteram. Non a caso la fanzine della Curva Sud si chiamava così, già tanti, troppi anni fa.

Le radici di un popolo stanno in se stesso sempre.

Perché quello che per altri può essere un insulto (“ciclisti!”) per noi è il più bello dei complimenti. Primi in Toscana. Ma forse no. È uguale. 

Valli a capire questi Montevarchini.

E allora la montevarchinità può essere anche questo, e questo sì, è diverso: la consapevolezza di venire da una storia lunga, , di passioni, imprese e bellezza, ma è anche trovarsi a proprio agio in un passato di storie e situazioni che altri definirebbero non molto edificanti e dimenticherebbero volentieri. 

Per noi, invece, sono il motivo più bello per poter sorridere di noi stessi e abbracciarci per quello che siamo, nel bene e nel male.

La rete che va giù, ancora una volta, e rimescola tutto.

E tutti diventiamo eroi giovani e belli.

Perché noi siamo Montevarchini. E alla fin fine, c’importa una sega.

Curva Sud Montevarchi

2021-10-27

Aggiornamento

Manca pochissimo alla chiusura del crowdfunding, e cogliendo l'occasione per ringraziare tutti per il supporto dimostrato nel raggiungimento del goal, la domanda sorge spontanea: perché non provare anche con l'overgoal? Fino al 2 novembre, 30% di sconto utilizzando il codice "VOLO" al momento del preordine!
2021-09-25

Aggiornamento

Ci sono mille ragioni per non dimenticare Antonio Arcadio, quando si parla di storia dei colori rossoblù. Anche perché a più riprese ne è stato assoluto protagonista. Dopo le 16 reti per la promozione in C1 del 1995, ritornerà in campo nella stagione 2003/04 (dopo aver assaggiato la serie A ed aver disputato stagioni di successo in serie B), per sposare il nascente progetto dell’Aquila post radiazione a seguire. Stavolta dalla panchina. Sotto la sua guida, la squadra vince il campionato di Seconda Categoria nel 2012/2013, dando il la a quella cavalcata che riporterà il Montevarchi fino alla Lega Pro. Ma la rete più emblematica firmata da Totò, resta quella della sfida/spareggio con il Sandonà: stagione 1994/95, penultima giornata, con gli aquilotti sotto per due reti a zero alla fine del primo tempo, capaci di ribaltare il risultato nella ripresa sotto un diluvio battente. Il sorpasso ad opera di Ermini – che significa sostanzialmente promozione - avviene all’ottantasettesimo: tutto intorno a lui è il delirio, ma c’è un giocatore in campo che appare deciso a lasciare il proprio sigillo sulla partita, nonostante tutto. Ed è proprio lui. In una gara tanto rocambolesca quanto storica, Arcadio riesce a trovare la forza per chiuderla a pochi secondi dal fischio finale, spinto probabilmente da un’elettricità nell’aria difficile da raccontare con le parole. Lo fa con una rincorsa incredibile su un lancio lungo, in un campo allentato dalla pioggia copiosa, prima di depositare alle spalle del portiere avversario il gol dell’apoteosi: è vittoria per quattro a due, e la promozione sembra già in tasca. Quel gol, oltre che raccontato ne #IlVoloDellAquila, è stato ridisegnato anche nel fumetto “come l’onda in mezzo al mar, ad opera di Francesco Benucci e Gianluca Borgogni, e presente all’interno del volume.
2021-09-21

Aggiornamento

Aprile 2015. Dopo radiazione societaria, rifondazione e ripartenza dalla Seconda Categoria, l’Aquila Montevarchi 1902 si trova ad un passo dall’ennesima promozione, puntando al ritorno in Serie D. Al bomber Federico Cuccoli – tra le altre cose, appassionato surfista – manca una sola rete per raggiungere il gol numero 40 in maglia rossoblù: una cifra tonda che marchierebbe a vita il legame con la gloriosa squadra montevarchina, abbracciata in anni difficili quanto entusiasmanti per i tifosi. La rinascita dalle proprie ceneri, un cammino che qualche anno più tardi avrebbe riportato la città nella terza serie nazionale. La sfida decisiva è al Brilli Peri, contro il Pratovecchio. Cuccoli parte dalla panchina, come spesso gli capita, ma riuscirà comunque a centrare il bersaglio letteralmente “surfando” la Curva Sud . Come immortalato nella splendida foto sottostante.
2021-09-20

Aggiornamento

Si parla de Il Volo dell'Aquila nel numero di Settembre del mensile Valdarno Oggi
2021-09-13

Aggiornamento

Il Volo dell'Aquila Il 1984 non è soltanto l’anno che dà il nome al celebre romanzo di George Orwell. La Apple lancia il primo Macintosh, al cinema si consuma il sodalizio tra Sergio Leone ed Ennio Morricone con “C’era una volta in America”, Bruce Springsteen pubblica “Born in the USA” ed i Red Hot Chili Peppers debuttano con il loro omonimo album d’esordio. Anche l' Aquila 1902 Montevarchi non può essere da meno, ed inanella una stagione storica, quella della “doppietta” con la conquista del campionato e della Coppa Italia di Serie D, a suon di gol firmati dal bomber Giorgio Garozzo. La storia di questa squadra e molto altro, ne Il Volo dell'Aquila.
2021-09-07

Aggiornamento

Foto dalla prima presentazione del crowdfunding de Il Volo dell'Aquila, ospiti dell'associazione MAHmutt di Montevarchi, in occasione delle festività patronali. Da sinistra: Andrea Balsimelli della Curva Sud, autore della prefazione - Davide Torelli, autore del volume - Francesco Benucci di Big Ben Studio, sceneggiatore del fumetto "come l'onda in mezzo al mar", contenuto nel volume.
2021-09-02

Aggiornamento

Domenica mattina, Piazza dello Sferisterio a Montevarchi. Ore 11. Presentazione del crowdfunding de Il Volo dell'Aquila con MAHmutt (https://www.facebook.com/Mahmuttmultiarthub/)
2021-08-30

Aggiornamento

Domenica 5 settembre presentiamo il crowdfunding all'interno degli eventi circoscritti alla festa del Perdono a Montevarchi. Nello spazio dedicato all'associazione MAHmutt, in Piazza dello Sferisterio antistante al Politeama. Iniziamo alle ore 11.
2021-08-25

Aggiornamento

A Montevarchi, appena imboccata Via Roma, da qualche anno esiste e resiste una mostra/museo di cimeli legati alla squadra. Il risultato del lavoro insistente dell'associazione Memoria Rossoblù: Storia dell'Aquila Montevarchi, che racchiude centinaia di appassionati con l'obiettivo di tramandare quella passione e quel senso di appartenenza cittadina che sta alla base de "Il Volo dell'Aquila - alla ricerca della montevarchinità". In arrivo un video trailer per raccontare l'esperienza, e spiegare ancora un pò cosa si cela dietro all'opera, a sostegno di questo crowdfunding.
2021-08-24

Aggiornamento

All'interno de #IlVoloDellAquila, come già detto, troverete l'inserto fumettistico "come l'onda in mezzo al mar", sceneggiato da Francesco Benucci di BIG BEN Studio e disegnato da Gianluca Borg Borgogni. Nella storia raccontata, vengono ridisegnati tre gol storici nella storia dei rossoblù, e si tratta - da quel che ne sappiamo - del primo fumetto sull' Aquila 1902 Montevarchi. Qui ve ne offriamo un'anteprima: di che goal si tratta, secondo voi?
2021-08-23

Aggiornamento

.....ed a proposito di arbitri, berignolo e soprattutto #Montevarchinità. Conoscete la storia del gemellaggio cittadino tra il Comune di Montevarchi e la ridente cittadina francese di Saint Genis Laval? Il 26 giugno del 1966 un folto gruppo di francesi sedeva molto vicino al campo, ospiti d’onore per la partita tra l’ Aquila 1902 Montevarchi contro il Cecina : una partita decisiva per le sorti della stagione, non esattamente ben arbitrata dal giudice di gara. Un gol avversario fantasma (e convalidato) ed un paio di rigori sacrosanti non fischiati, generano il delirio al #BrilliPeri…. Per scoprire come è andata a finire – soprattutto rispetto all’incolumità degli inconsapevoli gemellati francesi – potete soltanto sostenere il crowdfunding de #IlVoloDellAquila. E preacquistare la vostra copia!
2021-08-20

Aggiornamento

“Arbitro, c’è il berignolo….” Una frase che fuori dall’area di #Montevarchi potrebbe apparire senza significato, ma che da anni si sente riecheggiare al #BrilliPeri. Destinatario, ovviamente, il giudice di gara oppure i suoi colleghi assistenti. Colpevoli di arbitraggi poco favorevoli per i colori rossoblù. All’interno de #IlVoloDellAquila, la storia che si cela attorno a questa espressione, cercando di capire quando e come si è creata la leggenda dell’arbitro che finisce “nel berignolo”, almanacco alla mano. Foto presa in prestito dall'archivio di Memoria Rossoblù: Storia dell'Aquila Montevarchi, scattata dal maestro Massimo Anselmi Mostra meno
2021-08-16

Aggiornamento

A volte faceva allenare i suoi giocatori la sera, quando era già calato il sole, e lo stadio di Montevarchi non era illuminato. In quegli anni l’inquinamento luminoso circostante era notevolmente inferiore ad oggi, ed era presumibilmente complesso riuscire a vedere la porta, dopo il crepuscolo. Era in quelle condizioni che Lupo esortava i suoi attaccanti a tirare da fuori area, oppure a battere dei calci di rigore: se avessero gonfiato la rete praticamente ad occhi chiusi, avrebbero avuto meno problemi nel farlo la domenica seguente. Altre volte, a fine allenamento, Lupo accompagnava alcuni dei suoi ragazzi a recuperare i palloni dispersi chissà dove attorno al rettangolo di gioco del Brilli Peri. La porta degli spogliatoi era piccola e stretta, e spesso le condizioni di visibilità erano limitate dal buio che stava sopraggiungendo, come sopra. In qualsiasi posizione fossero –ovunque avessero recuperato una delle sfere disperse durante la seduta- la sfida stava nel centrare con un tiro quella minuscola porta di ingresso. Inutile dire che, con i piedi buoni che si ritrovava, spesso quella gara la vinceva proprio lui. Chi era Costanzo “Lupo” Balleri e cosa ha rappresentato per Montevarchi in veste di giocatore prima, e di allenatore poi? Per scoprirlo, basta acquistare #IlVoloDellAquila, sostenendo la campagna di crowdfunding!
2021-08-09

Aggiornamento

Quale dei gol storici dell’Aquila rappresenta di più l’essenza della #Montevarchinità? Quello di Pietro Bencini al Marassi di Genova, per un clamoroso successo fuori casa ai danni dei blasonati genoani negli anni’70? Oppure la rete di Marco Cellini all’Artemio Franchi di Firenze, con la quale l’Aquila espugna il bunker dell’allora Florentia Viola, nient’altro che la Fiorentina momentaneamente in C2 dopo le note vicissitudini societarie? O ancora, che ne dite della rincorsa incredibile di Antonio Arcadio, sotto la pioggia di Montevarchi nella storica sfida contro il Sandonà? Quella in cui i rossoblù riescono a rientrare da uno 0-2 registrato nel primo tempo, per vincere in rimonta segnando la bellezza di 4 reti e strappando più di mezzo biglietto per la promozione in serie C1? Non solo troverete queste storie raccontate ne #IlVoloDellAquila, ma per la prima volta potrete osservarle filtrate dalla nobile arte del fumetto, grazie alle 7 tavole disegnate da Gianluca Borg Borgogni e sceneggiate da Francesco Benucci di Big Ben Studio. Il primo fumetto di sempre sull’Aquila Montevarchi 1902, che trovate in coda al volume, acquistabile - sostenendo la campagna di crowdfunding – qui: https://bookabook.it/libri/ilvolo-dellaquila
2021-08-02

Aggiornamento

Chi sono questi personaggi? E cosa c'entrano con la #montevarchinità ? Piccolo indizio: all'interno de #IlVoloDellAquila, troverete anche 7 tavole fumettistiche disegnate da Gianluca Borg Borgogni e sceneggiate da Francesco Benucci di BIG BEN Studio , dal titolo "Come l'onda in mezzo al mar". Il primo fumetto sulla storia dell' Aquila 1902 Montevarchi!

Commenti

  1. Moreno Celentano

    Libro che sembra molto interessante. Conosco l’autore come cronista sportivo in ambito cestistico e i suoi scritti sono fra i migliori in quell’ambito. Sono curioso di leggerlo in questa sua incursione nel calcio di provincia. L’argomento mi sembra stimolante per capire un mondo che ci sembra restato lontano, ma che nelle retrovia, riguarda un po’ tutti, sportivi e non. Penso che sia proprio un discorso di anima, quello che pervada l’opera. Molto azzeccata anche l’idea di inserire una parte a fumetti che, a quello che ho capito, va a completare il tutto. Sicuramente dà completezza anche di fruizione a tutto il libro e lo rende piacevole a più strati. I disegni nell’anteprima sono molto convincenti. Spero che questo lavoro abbia successo e lo sosterrò volentieri.

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Davide Torelli
Nasce a Montevarchi (in Toscana) il 29 gennaio del 1984. Si laurea all’Università degli Studi di Firenze in Media e Giornalismo, collaborando con numerose testate di informazione locali, sia cartacee sia online. Appassionato di pallacanestro da sempre, fonda il canale YouTube “BIG3”, scrivendo contenuti per siti del settore come trueshooting.com.
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