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Viaggio al centro della birra

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L’aspetto, l’aroma e il gusto possono dire molto di una birra, ma non tutto. Per conoscere intimamente una birra bisogna viaggiare, raggiungere il luogo in cui è nata, abbeverarsi alla fonte, conoscere le persone che l’hanno creata e ascoltare la loro storia.

Quarantadue giorni di viaggio, trenta birrifici visitati, diecimila chilometri percorsi on the road, da New York City a Los Angeles. Una luna di miele diversamente romantica, un’avventura straordinaria a caccia di birre artigianali made in USA.

Un po’ diario di viaggio, un po’ guida al vostro prossimo viaggio birrario a stelle e strisce.

NEW YORK

Prima volta alle prese con un volo intercontinentale, superata con il massimo dei voti. Tornare con i piedi per terra dopo ben due giorni di viaggio è galvanizzante. Parto in treno dalla Calabria, dal profondo Sud Italia, salutando amici e parenti con una scorta di panini per l’intero anno a venire. «Metti che il viaggio ti sciupi…» mi dice la suocera. «E poi, chissà cosa mangiano ’sti americani» sottolinea. Meglio allora fare scorta,non si sa mai…

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Da Lamezia Terme a Roma viaggiamo su di uno sgangherato Intercity –il leitmotiv della mia luna di miele è stato risparmiare, sempre e comunque. Partenza col botto: pernotto all’interno dell’aeroporto di Fiumicino, avendo come giaciglio un materassino gonfiabile diversamente comodo e avvolto dal calore del sacco a pelo, un classico esempio di campeggio urbano; il primo di una lunga serie indimenticabile. Per la schiena, soprattutto.All’alba del giorno dopo ci imbarchiamo sull’aereo per laNorvegia, dove facciamo scalo a Oslo per nove noiosissime ore; questo e altro, pur di beneficiare dei vantaggi di un volo Oslo-New York City (aeroporto JFK) alla ridicola cifra di centoquaranta euro. Con la complicità del fuso orario, le otto ore di volo si sono magicamente trasformate in due di orologio, rendendomi di fatto un “viaggiatore nel tempo” – l’orario di New York è sei ore indietro rispetto a quello italiano. Questo mi consente, col favore della notte, della stanchezza accumulata durante il tribolato viaggio e della proverbiale leggerezza dei panini calabresi, di sprofondare in un sonno ristoratore, cominciando il primo giorno in America all’insegna della freschezza. Con buona pace del temibile jet lag. C’è solo un piccolo problema: i panini sonogià finiti. E adesso?

Food tips: Burger Joint e il panino dei ricchi
Quale miglior modo di assaporare New York City se non assaggiando il suo celebre street food? Burger Joint vanta il miglior hamburger della città. Buono è buono, per carità, ma ci vuole ben altro per stupire un esigente palato italiano. La vera sorpresa è il locale, soprattutto come trovarlo: è privo di insegne, nascosto dietro le tende della reception di un hotel di lusso (Le Park Meridien) e ubicato in un corridoio angusto e oscuro. Si dice che anche ai ricchi piaccia mangiare zozzo, lontano dalle luci dei riflettori. Fidatevi: più invisibili di così è impossibile.

Dove:119 W 56th St, New York, NY 10019
Viaggiare lentamente consente di apprezzare meglio e da più angolazioni quanto scorre di fronte agli occhi; altresì è necessario per assaporare appieno il gusto della località visitata. Difatti, dopo due giorni trascorsi macinando chilometri in giro per l’immensa Manhattan, trascinato da indomito entusiasmo e smania di collezionismo, compenso il terzo giorno con una pausa defaticante all’insegna della cultura presso la Public Library, del verde di Bryant Park e del dolce vagabondare senza meta.Sorvolo sui dettagli della mia visita a New York City, di fatto circoscritta alla sola Manhattan. La Grande Mela offre tante cose, praticamente di tutto, anche in fatto di cibo. Rimango incantato proprio dal suo carattere “raccogli-tutto”. Le strade sono un emporio di profumi a cielo aperto, solo che, al posto delle soavi e femminee fragranze, regnano profumi decisi e virili. È come andare a una fiera gastronomica: fritti d’ogni sorta su oli di fattura sconosciuta; hot dog abbracciati da panini che tutto contengono fuorché farina; carne arrosto, cucina indiana e altre amenità che è meglio ignorare. Inspiro forte e mi sento a casa, come ogni mattina quando il mio cervello riceve le coccole rincuoranti dell’aroma del primo caffè. I profumi che avverto sono chimici, palesemente artefatti e letali per un naso curioso. Le tentazioni sono tante ed è dura tenere a freno la fame nervosa, ma vado avanti, convincendomi che non vale la pena sporcarsi la coscienza e ungersi il fegato. Solo l’atavica sete mi spinge a non indugiare oltre, ne sento il richiamo da prima della partenza. Adesso che sono finalmente giunto nel continente americano, quella lontana e indistinta eco è diventata un’irresistibile malia. Tesoro, aspettami. Sto arrivando!

27 giugno 2020

Aggiornamento

01 luglio 2020

Aggiornamento

Mentre stai guidando allegro e spensierato ti chiama Radio 105 per chiederti il perché di un viaggio di 42 giorni negli USA attraverso 30 birrifici.
Ho risposto così:
https://www.facebook.com/simumatti/posts/1526895634160120
19 giugno 2020

Aggiornamento

Intervista per La Matrioska blog
Quando il matrimonio naufraga... in un mare di birra! La storia dei calabresi Matteo e Simona
È stato durante il ricevimento di nozze che Matteo e Simona - di Catanzaro lui, di Brancaleone lei - hanno comunicato ad amici e parenti la loro intenzione di intraprendere una luna di miele che li avrebbe visti gironzolare per il mondo, mano nella mano, per un anno intero. "Vogliamo conoscere le meraviglie del mondo - hanno annunciato - per poter raccontare ai nostri figli una bella storia”. Presto la luna di miele si trasforma in un viaggio nel viaggio, un po' pianificato, un po' improvvisato. Vediamo perché insieme a Matteo.
Nel settembre del 2017 tu e tua moglie decidete di partire, zaino in spalla, alla volta del mondo. 14 paesi visitati, tra cui gli Stati Uniti. Qui, però, la luna di miele rischia di naufragare. Perché? Cosa ti salta in mente?
Ognuno di noi ha i suoi scheletri nell'armadio. Io invece ho un barilotto di birra. Scherzo, anche se in passato mi è capitato di averlo veramente, in fermentazione per giunta! Ma veniamo a noi.
Piccole o grandi che siano le nostre passioni ci seguono ovunque andiamo, anche in viaggio. Impossibile separarsene. Viaggiare con lo zaino sulle spalle costringe a trasportare il minimo indispensabile, pertanto ho dovuto rinunciare a molte cose. La fotocamera professionale, per esempio. Ma potevo visitare gli Stati Uniti, patria della rivoluzione della birra artigianale, senza averne un assaggio? Bevi che ti bevi, la cosa è sfuggita di mano e ho finito con visitare 30 birrifici. Naufragare, sì, ma in un mare di birra!
Come hai fatto a organizzare questo viaggio al centro della birra continuando a far credere a tua moglie che foste in luna di miele?
In realtà lei è stata resa partecipe fin da subito. Certamente mi sono preso una bella responsabilità. Fidati, è stata dura creare un "viaggio nel viaggio", tra loro anche piuttosto diversi. Sono dovuto scendere a compromessi. Credo sia questione di rispetto, come nella vita di tutti i giorni: tu fai un favore a me, io offro una birra a te. Così vincono tutti. Facile no?
Gli Stati Uniti sono il regno della birra artigianale, una babele di bontà in cui è difficile orientarsi. Nel definire il tuo itinerario senza perdere la bussola delle priorità da cosa ti sei lasciato guidare?
Dici bene. Il fenomeno della birra artigianale è decisamente giovane al confronto con la storicità della birra europea. Ma gli americani prendono le cose sul serio e quel che arriva dagli Stati Uniti fa tendenza. Vuoi una cosa o l'altra gli USA sono diventati la culla della rinascita del fenomeno artigianale.
Disegnare un itinerario che non risultasse un orribile scarabocchio mi sembrava inizialmente impossibile. Ero tra incudine e martello: da una parte la necessità di mantenere ritmi allegri senza sentire il fiato sulle spalle, dall'altra la necessità di presentarsi ai birrifici, di fatto aziende, con professionalità e decoro. E puntualità. Per i dettagli potrei scrivere un libro... Come? Sì, è vero, l'ho fatto. Qui mi limito ad anticipare che sono riuscito a far combaciare due agende, combinando un fitto programma di appunti quasi quotidiani alla visita di città, parchi nazionali e le numerose meraviglie made in USA.
La costruzione dell'itinerario è stata fatta un passo alla volta. Prima ho fissato il trio delle meraviglie New York City-Chicago-Los Angeles. Poi ho aggiunto i parchi nazionali ed è venuta fuori una mezza idea del percorso attraverso 14 stati federati. A quel punto ho ripreso in mano il vecchio database di birrifici presenti sul suolo americano (circa 10.000!), ho depennato quelli situati fuori mano e, tra quelli rimanenti, ho fatto una cernita preferendo quelli di strada o quasi. Ho fatto numerose rinunce ma come giustamente dici anche tu è questione di priorità e la mia era sopravvivere. Alla sete e al mastino al mio fianco.
Il fatto che questo libro esista è la prova tangibile che la luna di miele si è conclusa bene e senza danni per il sottoscritto. Fiuuu!
Alla fine quanti birrifici hai visitato?
Trenta birrifici. Trenta diverse storie, innumerevoli birre bevute. La maggiore soddisfazione è stata trovare la chicca sperduta. È facile raccogliere informazioni sui migliori birrifici artigianali americani, più difficile riuscire a procacciarsi una visita. Ma la vera difficoltà consiste nello scovare la perla rara nell'oceano della birra artigianale americana. E in questo ammetto di essere stato bravo e fortunato.
Sei riuscito a coinvolgere tua moglie in questo viaggio dentro il viaggio?
Qui passa il messaggio che Simona è stata semplice spettatrice dell'intero viaggio. Ti dico invece che è stata protagonista e principale beneficiaria di tutta la mia fatica. Perché io sono un bevitore atipico: assaggio e basta. Infatti mi definisco l'onta dei bevitori birrari. Potrei assaggiare 10, 20, 30 birre diverse in un giorno. Ma assaggiare equivale a un sorso e 30 assaggi corrispondono a un paio di bicchieri. È la tecnica di sopravvivenza che ho sviluppato per sopravvivere a sessioni di degustazioni cominciate anche alle 8:00 di mattina, oppure a giornate con visite a cinque birrifici di seguito.
Ma gli sprechi non mi appartengono e a casa Malacaria vige una sola regola: non si butta via niente. Per fortuna mia moglie è buongustaia e ha dato soddisfazioni a me e ai birrai. Se poi parliamo di romanticismo posso raccontarti di notti in tenda sotto il firmamento nel Grand Canyon, a temperature sottozero, congelati. Un romanticismo non convenzionale il nostro, ecco tutto. Da questa avventura è nato un libro. L'hai scritto da sobrio?
Sì, l'ho scritto da solo. Ah, da sobrio? Avevo capito male... Certo che sì! Considera che l'ho scritto durante il recente lockdown, che per me è stato come una prigionia casalinga. Dopo i primi giorni trascorsi a occuparmi di cucina, altri di attività sportiva, sono arrivato al punto di dovermi inventare qualcosa per preservare la salute mentale. Ho quindi ripreso i vecchi appunti di viaggio e ho dato loro una messa a posto, tirando fuori uno pseudo-libro.
È stata Simona a convincermi a proporlo a un editore, sostenendo che fosse un bel testo. Questo non le ha impedito di smontarlo pezzo per pezzo, facendomi anche abbastanza male. Però le sono doppiamente grato perché adesso ho tra le mani un testo di cui sono fiero e che spero di vedere in libreria grazie alla campagna di crowdpublishing che lo riguarda.
Mi hai chiesto se l'ho scritto da sobrio. La risposta quindi è sì ma non garantisco che i contenuti lo siano.
Hai menzionato il crowdpublishing. In cosa consiste?
È una grande opportunità perché consente di pubblicare un libro senza sostenere costi di stampa, i cosiddetti “contributi” che altri editori chiedono, tagliando le gambe ad autori emergenti.
La pubblicazione avviene alla stessa stregua di ogni libro. L’autore lo invia alla casa editrice, che ne valuta attentamente il contenuto. Se ritiene il testo degno e meritevole lancia la campagna di crowdpublishing, che consiste nella raccolta di un certo numero di preordini prima di andare in stampa. Dopodiché il libro riceve tutte le cure del caso: editing, revisione, progetto grafico, esportazione nei formati digitali, stampa. Una volta stampato viene distribuito sia online che nelle librerie.
In questo momento il mio libro è in fase di raccolta ordini, sia in formato digitale che cartaceo, che possono essere effettuati al seguente link:
https://bookabook.it/libri/viaggio-al-centro-della-birra/
Ti invito, e invito tutti i lettori, a dare un’occhiata e leggere sinossi e anteprima. Mi piace dire che se vi scappa il risolino vuol dire che il libro merita una chance, visto che è scritto con lo stesso stile narrativo.
A chi si rivolge?
Molti mi hanno chiesto perché da un viaggio fosse nato un libro sulla birra. La verità è che si tratta di un libro sui viaggi in cui la birra è leitmotiv.
Innanzitutto il titolo "Viaggio al centro della birra". Il fatto che la prima parola sia "viaggio" la dice lunga sui contenuti. Si rivolge a viaggiatori, birrofili e curiosi. Al suo interno è possibile trovare:
- 42 giorni di viaggio raccontati passo dopo passo,
- consigli di un epicureo su cosa e dove mangiare oppure NON mangiare,
- stratagemmi per risparmiare,
- tappe imprescindibili per chi visita gli USA,
- visite a 30 birrifici e relativi assaggi.
Non è quindi solo un libro di birra. È piuttosto il racconto di un'avventura scanzonata con intingolo di pane liquido.
Anche la Calabria negli ultimi anni è stata toccata dall'onda lunga del fermento birraio artigianale. Secondo te la nostra regione ha probabilità di successo in questo settore?
Il fenomeno è ormai diffuso lungo tutto lo stivale e non c'è verso di fermarlo. Neppure in Calabria. Semplicemente qui arriva in seconda battuta, quando altrove è già argomento noto se non addirittura superato. È quanto ho riscontrato durante il viaggio: gli Stati Uniti &esportano& la birra artigianale, in termini di prodotto ma anche di concetto, e ci vuole tempo perché arrivi in Italia. A occhio e croce ci sono tre anni di differenza, con le dovute eccezioni. Questo per il settentrione e le regioni più virtuose d'Italia.
La Calabria arriva dopo, però ci arriva. Certamente posso dire per esperienza personale che, pur a macchia di leopardo, la birra artigianale calabrese esiste ed è anche di qualità. Si tratta solo di superare il ritardo fisiologico. E di viaggiare, conoscere e poi portare a casa.
Scriverai un libro per far conoscere anche questo piccolo universo?
Iniziamo a pubblicare il primo. Per scrivere il secondo c'è sempre tempo.
21 giugno 2020

Evento

Diretta Facebook
Cari lettori, sostenitori e curiosi,
siete tutti invitati alla diretta Facebook di domenica 21 giugno 2020, ore 18:00, sulla pagina SimuMatti: https://www.facebook.com/simumatti
Per partecipare basta accedere alla pagina all'orario indicato e cercare il video della diretta in cima.
Si parlerà del viaggio negli Stati Uniti, di come è nato questo libro, dei suoi contenuti ma anche perché ho scelto la soluzione crowdpublishing e in cosa consiste.
Se avete domande risponderò in diretta. E se farete i buoni vi leggerò anche qualche spezzone del libro. Forse.
Vi aspetto!
Domenica 21 Giugno, ore 18:00, sulla pagina facebook SimuMatti.

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Matteo Malacaria
degustatore e giudice birrario qualificato, scopre la sua vocazione nel 2012, assaggiando la prima birra artigianale. Da quell’incontro nasce il blog Birramoriamoci.it, dove racconta le sue esperienze birrarie in Italia e nel mondo. Ha fatto della sua passione una professione, qualificandosi come beer sommelier, collaborando con associazioni e magazine birrari. Oggi viaggia tra libri e fornelli, affinando l’arte dell’abbinamento tra birra e cibo.
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