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Se la vita fosse un prisma, i colori che da esso nascono quando la luce lo colpisce sarebbero i bambini: diversi per colore e intensità, ma con la stessa urgenza di sopravvivere. Questa è la storia di due bambini, due opposti che si completano, un bianco e un rosso che si mescolano per formare un prisma nero sgretolato dall’eccesso. La vita di Greta e Michael si unisce in un vortice di solitudini, rabbia e voglia di provare sensazioni totalizzanti. Una storia dominata dagli eccessi, tra alti che sembrano non arrivare mai e bassi che durano un’eternità. È la storia di due colori diversi ma compatibili, che danno vita a un terzo colore, più brillante, che può essere salvato con l’amore che a loro è mancato.

INTRODUZIONE

Esistono molti mondi, molte vite, molte relazioni condizionate dalla diversità insita in noi, un prisma di ambivalenze sconnesse tra di loro, ingiustizie che non verranno mai colmate o sanate dal tempo, rimarranno così fino allo spegnimento dell’ultima candela, se mai per qualcuno ce ne sarà una o ce n’è mai stata. Vite opposte, persone opposte, bambini con le stesse identiche e universali esigenze, ma opposte. Cresciuti nello stesso mondo, ma in modo inequivocabile.
Da una parte ci sono piccoli adulti di due anni che hanno l’opportunità, ma che per loro è normalità, di divertirsi in piscina e in una Jacuzzi calda con l’idromassaggio nel retro di un hotel a cinque stelle. Bambini viziati da genitori che nella vita hanno avuto tutto, ma non l’amore da poter trasmettere alle creature più spettacolari e sincere del pianeta, trasformandoli così in piccole vipere assetate di un non è mai abbastanza che sempre avranno e, se mai un no li travolgerà, punteranno così tanto i piedi e strilleranno fin quando, per magia, quel no diventerà un sì.

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I capricci sono assicurati se un gelato non arriva nell’esatto momento da loro richiesto, non i bambini sani, bensì quelli macabri, quelli da strilli isterici che se a due anni sono così, all’età di venti si trasformeranno in polvere d’angelo che scorrerà nel sistema nervoso fino a spegnere loro la brillantezza dello sguardo, dilatando talmente tanto le pupille che il blu, il verde, il castano che li caratterizzava verrà eclissato da quella luna nera. Tutto questo perché non si sono mai accontentati, hanno voluto sempre più cocaina da sniffare per colmare quella mancanza di amore che ha caratterizzato le loro infanzie, molteplici, diverse, ma al contempo così simili.
“Esistono altri adulti in miniatura e sono quei bambini che un fato sfortunato ha voluto che avessero la mamma sedicenne tossicodipendente, soffocata da una vita troppo cruenta, un pane vecchio, secco e troppo duro che taglia il palato. L’altra figura genitoriale è un padre concentrato nell’unico intento di vendere polvere d’angelo a quegli ex bambini del sempre sì, ne voglio ancora. Figli che non si sono mai sentiti piangere per un capriccio, nemmeno sano, solo un sibilo lamentoso, trattenuto nel cuore, per accennare la fame, il sonno, la sete o il bisogno di essere cambiati. Sono gli stessi bambini che se hanno un gelato lo fanno durare per ore e ore e sorridono per le successive settimane, fino al momento in cui quel dolce diventa caldo come l’acqua di quella Jacuzzi che mai vedranno.
Mi immagino così quei bambini, che si accontentano di una macchinina giocattolo per staccarsi dall’intero universo marcio che li circonda; umili, seduti su un passeggino colmo di amore e speranze in uno squallido e inadeguato bar nel centro della città, accompagnati dalla loro mamma che finge di stare bene, circondata da ragazze che si credono donne vissute pronte a dispensare consigli su come crescere un figlio. Come se loro lo sapessero, come se loro fossero madri da anni, già al settimo figlio; invece sono tutte bambine che credono che la vita sia una partita e se qualcosa non va bene si risolve tutto cliccando il tasto reset. Non hanno ancora capito che quel tasto non esiste e che ci sono azioni che portano a delle conseguenze, che possono essere per sempre, come lo può essere un figlio, oppure una raglia di cocaina o una siringa di eroina di troppo che fa arrestare i battiti del cuore. Un per sempre pesante, contrariamente a quel per sempre che gli innamorati si dicono a quell’età, senza soffermarsi troppo, che in modo leggero porterà via loro una parte, per sempre.
Ho parlato di bambini, adulti in miniatura, ma questa storia contiene due nomi: quello di Michael e di Greta.
Ti starai chiedendo: chi sono?
Michael e Greta sono due bambini, sono io, sei tu, sono loro, sono la rappresentazione di una vita qualunque che, se si fosse potuta guardare dall’alto come solo un narratore onnisciente può fare, si sarebbe potuta descrivere così: un prisma nero sbriciolato dall’eccesso.

2022-02-28

Aggiornamento

Ciao a tutti! Vi invito a dare un’occhiata al mio libro! È un progetto al quale sto lavorando da tanti anni, con tante lacrime, risate, sudore, forza, gratitudine.
2022-02-18

Aggiornamento

Siate audaci. Abbiate il coraggio di scegliere il vostro colore, di non cadere nell’oscurità del mero nero. Abbiate la fiducia di uscire dal vortice, di non accontentarvi di stare nel centro dell’uragano solo perché pare ci sia una finta tranquillità.

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Arianna Francesca Tanzariello
Nata nel 1999 a Udine, studia Comunicazione e Relazioni pubbliche e vive in Lombardia. Ha sofferto di disturbi del comportamento alimentare, bullismo, autolesionismo e tentato suicidio, ma dopo due ricoveri è riuscita a tenerli sotto controllo e ora vuole essere d’esempio per chi soffre e si sente solo in un mondo in bianco e nero.
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