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In un minuto terribile, Vincenzo Cilento cambia per sempre la sua vita e quella di sua moglie. In un minuto folle, Vincenzo Cilento non è più solo l’instancabile e fantasioso imprenditore di Castello sullo Ionio, ma si trasforma in un assassino. Una volta in carcere, in un’antica fortezza sospesa sul mare, viene coinvolto dal direttore della prigione in un progetto visionario, in attesa che il processo decida la sua sorte. Il delitto d’onore di Vincenzo Cilento diventa così una lente d’ingrandimento, che rivela le ipocrisie e le contraddizioni di quell’Italia di inizio Novecento che vuole andare incontro alla modernità.

PRIMA PARTE

CAPITOLO PRIMO

Con espressione imbarazzata, Peppino fece il suo ingresso in tipografia, si asciugò i palmi sudati delle mani sui fianchi della giacchetta, poi guardò per terra e principiò a emettere un suono, come un colpetto di tosse, quasi uno schiarimento di voce. Si capiva che non portava buone notizie. Rimasi in attesa guardandolo. Finalmente si decise, alzò la testa e disse: «Don Vincenzo, c’è un problema. Il maestro Liguori dice che domani non può venire».

«Come sarebbe non può venire? Me l’aveva assicurato.»

«È vero, ma gli si sono rotte le lenti, dice che senza non può suonare.»

Mentre nelle orecchie risuonavano le parole di Peppino, mi sembrò di sentire il rumore degli occhiali che si infrangevano sul pavimento, assieme al mio progetto. Trattenni il fiato nelle guance, guardai il soffitto, sacramentai, poi mi ripresi.

«Pazienza. Si sono rotte le lenti. Ma, al dunque, sul pianoforte i tasti neri e i tasti bianchi lì stanno e non si muovono. A che gli servono gli occhiali?»

«Don Vincenzo, che vi posso dire? Così mi ha detto di dirvi il maestro. Che lui i pezzi li legge sullo spartito e in effetti – se posso permettermi – per quello le lenti servirebbero pure.»

Lo fulminai con lo sguardo, lui abbassò gli occhi.

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«Ma che spartito d’Egitto! Lui deve fare solo un commento sonoro alle immagini dello schermo, deve andare a braccio!»

Peppino si era preso coraggio e rintuzzò: «Ma lo schermo lo dovrà pure guardare, il poveretto, per capire che succede. E se non ci vede!».

«Uuuh, quante complicazioni. Lo dicesse che non ha voglia di lavorare. E, comunque, queste lenti non si possono accomodare?»

«Nonsi, si frantumarono proprio e per rifarle ci vogliono almeno venti giorni, non le fanno qui in paese.»

«Lo so io che cosa si sono frantumati, ma non voglio essere volgare. E, quindi, io ora come faccio? Chi lo suona il piano durante la proiezione? Dimmi, dove lo trovo io adesso un altro, così, su due piedi? Mi ci voleva anche questa. Senti, forse facciamo prima a trovare un altro paio di lenti in prestito per il maestro. Chiediamo al medico. Anzi, meglio, chiediamo al barbiere, che lui se li ricorda quelli che portano gli occhiali. Forza, fai una volata al salone di Carmelo, chiedigli chi porta gli occhiali e prenditi un appunto, che poi ti scordi. È quasi la mezza. Io vado a pranzo. Ci vediamo qui alle tre, che c’è ancora un sacco di lavoro.»

Con una punta di mal di stomaco, mi incamminai verso casa ingrugnito, sperando che Giulia mi avesse preparato almeno qualcosa di buono da mangiare e che non la trovassi di malumore.

Posato il cappello in ingresso, fiutai l’aria per indovinare la pietanza, ma dalla cucina non arrivava alcun odore di cibo. Lei, seduta in poltrona in sala, con le gambe accavallate, sfogliava una rivista illustrata.

«Hai saputo l’ultima novità?» le faccio. «Il maestro Liguori ha rotto gli occhiali e dice che domani non potrà suonare. Capitano tutte a me.»

«Quanto te la prendi, vedrai che tanto il film lo guardano ugualmente.»

«Sì, sì, ma senza la musica non è lo stesso. E poi abbiamo scritto nella locandina che la musica c’è.»

«E tu metti un disco e hai fatto la musica.»

«E già, ma non è la stessa cosa. Domani sera verranno molte persone per la prima volta a vedere il film, gente importante, che figura ci faccio?»

«Non mi dire. E chi sarebbero queste persone importanti? Sentiamo.»

«Quando inizi a fare così già si capisce che mi vuoi canzonare. Ma perché, secondo te non ci sono persone importanti a Castello?»

«E certo che ci sono. Chi viene? Il vescovo, il prefetto, il barone?»

«Senti, mettiti in testa questa cosa: il cinema sarà una svolta, è lo spettacolo del futuro. Il cinema piace a tutti, ai ricchi e ai poveri, e io sono il primo e ancora l’unico impresario di cinematografo a Castello sullo Ionio.»

«Appunto. E allora di che ti preoccupi?»

«Invece mi preoccupo, perché, siccome mi piace fare bene il mio lavoro, voglio che la gente esca soddisfatta dalla sala e che ci torni spesso. Perché se ne parlano male, della mia sala, vedrai che quelli che possono se ne andranno a vederlo a San Nilo, il cinematografo, dalla concorrenza. Hai capito, adesso?»

«Perché, a San Nilo hanno il pianista?»

«Se non c’è lo metteranno, stanne certa, e io non voglio che si dica che i nobili e i benestanti preferiscono la sala di San Nilo alla mia. Ciò detto, che hai preparato per pranzo?»

«Io, niente.»

«Come sarebbe a dire niente? Oggi non si mangia? Siamo in quaresima?»

«Ho detto a Teresina di cuocere un po’ di verdura, poi c’è del formaggio. E dei pomodori.»

«Ma come, solo verdura e formaggio? Ma i maccheroni?»

«Non ho avuto tempo.»

«Addirittura?»

«Eh!»

«In tutta la mattinata?»

«Proprio!»

«E, tanto per capire, cos’hai avuto di tanto importante da fare?»

«Sono stata appresso ad Annetta, che mi ha assillata tutto il tempo.»

«Ah, è colpa di Annetta. E che problemi ha la bambina, che richiedevano la tua presenza costante?»

«Senti, adesso quello che fa lo spiritoso sei tu.»

«Scusami, Giulia, sono un po’ nervoso, oltre che affamato.»

«Lo vedo ma, come tu sai, io non sono cuoca.»

«Questo lo sapevo.»

«Appunto. O forse hai pensato che mi sarei trasformata per magia in una donna di casa, tutta cucina e ricami? Tu lo sai che non erano questi i patti. Io non sono come queste donne di qua, tutte casa e chiesa e pettegolezzi nel vicolo.»

«Senti, Giulia, non ricominciamo con questa storia pure oggi. Anzi, guarda, domani sera è anche un’occasione mondana, devi venire a vedere la pellicola nuova. C’è una coppia di attori formidabili: Lyda Borelli e Mario Bonnard.»

«Ecco! Mario Bonnard, lui sì che è un uomo affascinante.»

«Perfetto, allora tu ti prepari come sai fare e vieni, così ti presento le signorine Malagrinò e anche la moglie dell’avvocato Nicastro e, se verrà, come mi ha promesso, pure la baronessina Saluzzo.»

«Mi piacerebbe, ma poiché, come dici, è un’occasione così mondana, non ho un vestito adatto.»

«Ma, Giulia, come sarebbe non hai un vestito adatto? Quello azzurro è così bello, stai benissimo. E poi hai l’occasione di mettere quelle gioie che ti ho appena regalato.»

«No, quello ormai l’ho messo troppe volte, non posso andare in giro sempre con lo stesso vestito, altrimenti diranno che ho solo quello.»

«Giulia, non ti ci mettere anche tu adesso, per l’amor di Dio.»

«Potresti comprarmi un vestito nuovo. Vero, Vincenzo, che me lo vuoi comprare? Guarda che bei modellini questi qui, sulla rivista. Anzi, questo su Regina non è delizioso?»

«Belli, tutti belli. E io vorrei comprartelo, il vestito nuovo, certo, ma adesso non è un momento adatto per queste spese. Ho dovuto firmare cambiali che mi duole ancora la mano per far partire questa iniziativa e finché non comincia a rendere dobbiamo stare calmi.»

«Certo, dobbiamo stare calmi. E si capisce, ma io calma non sono, caro il mio impresario. Mi avevi promesso mari e monti. Mi hai giurato che mi avresti portata a visitare i bei posti, la costiera. E invece sono qui, imprigionata in questo paese, con tua madre e tua sorella che mi trattano come una forestiera di passaggio.»

«Giulia, anche oggi ricominci con la solita solfa. Cosa credi, che non piacerebbe anche a me partire per un bel viaggetto, tu e io? E lo faremo presto, prestissimo. Però adesso lasciami respirare e fammi mangiare qualcosa, se no non ce la faccio a stare in piedi. Ti prego.»

«Certo, ti lascio respirare, come no. Allora vado a respirare anch’io, vado a prendere una boccata d’aria in balcone.»

«Brava, sì, ma non ti sporgere troppo dalla balaustra, che quel bellimbusto non farebbe in tempo a prenderti al volo, se caschi di sotto.»

«Quale bellimbusto? Di cosa stai parlando?»

«Giulia, Giulia… Tu lo sai, il paese è piccolo, la gente mormora.»

«Parla chiaro, Vincenzo, non ti seguo…»

«Il bellimbusto, lo studente, il giovane Nucera. Continuano ad arrivarmi voci, nonostante lo abbia ammonito di non ronzarti intorno come un moscone, che ti fa le poste, che si mette in finestra per salutarti.»

«Vincenzo, ma che dici. Domenico è un galantuomo, una persona a modo. E io mi comporto bene. Del resto, come potrei…»

«Ecco, brava, comportati bene e non dare più confidenza a quel cicisbeo. Ricordati che hai una figlia.»

«Non c’è bisogno che me lo ricordi.»

«E un marito, signora Cilento.»

«Neppure questo riesco a dimenticare.»

«Va bene, anche oggi abbiamo santificato il pranzo. Allora sarà meglio se ritorno alla sala. Ma poi Annetta dov’è, che non la vedo?»

«A casa di tua madre. Gioca con la bambina che abita sotto.»

«Allora più tardi magari passo a prenderti, col fresco, e facciamo una passeggiata, prendiamo una granita. Che ne dici?»

«Forse, vedremo. Se non mi viene mal di testa.»

Alla fine, invece, il mal di testa era venuto a me, che lo stomaco ce l’avevo vuoto e la testa mi girava.

2022-07-10

Aggiornamento

Raggiunte le 200 copie. Ringrazio tutti quelli che mi hanno supportato. In corsa per il prossimo obiettivo.
2022-06-07

Aggiornamento

Carissimi sostenitori e carissime sostenitrici, sono lieto di comunicare che a sole due settimane dal lancio della campagna abbiamo raggiunto il 90% dell'obiettivo. Questo mi fa ben sperare circa il taglio del traguardo in tempi altrettanto brevi. Un grazie sentito a tutti/e voi. Fausto Tarsitano
2022-06-23

Aggiornamento

Questo sono io. :-)

Commenti

  1. Cesare Gigli

    (proprietario verificato)

    Fausto scrive in maniera coinvolgente trame mai banali, e in grado di far riflettere. Così come i suoi racconti, questo romanzo catturerà il lettore sia con la trama, sia con lo sfondo, sia con i significati che emergeranno potentemente dalle pagine di questa opera. Ciò che Fausto ci narra è un’Italia meravigliosamente aspra, e pragmaticamente visionaria. Ossimori sono in apparenza.

  2. Katja Bes

    (proprietario verificato)

    Fausto è un intellettuale e un indagatore di vite vissute, scrive meravigliosamente e questo romando ne sarà conferma. Chi lo conosce già lo sa, molti hanno già letto i suoi racconti, sempre in bilico tra accuratezza verista e visione del cuore e riconoscono i suoi personaggi, realistici e umanissimi da apparire vivi e tridimensionali. Non esiste un vero motivo per rinunciare a prenotarne (almeno) una copia e condividere il piacere con molti altri lettori.

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Fausto Tarsitano
è nato a Cosenza nel 1965. Ha compiuto gli studi universitari a Roma, laureandosi in Giurisprudenza, dove ora esercita la professione di avvocato. È sposato e padre di due figli. Ha iniziato a scrivere racconti nel 2019, alcuni pubblicati sulla rivista MagO’ di Scuola Omero. Alle 21:00 precise è il suo primo romanzo.
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