Berlino, 10 gennaio 2017, anniversario della morte di David Bowie. Un morto impiccato, Karl, un’indagine per omicidio chiusa in fretta con l’arresto dell’amante del defunto. Lui la picchiava, lei si è vendicata. Il social media manager Andrea Straniero e il suo amico avvocato Sandro, però, conoscono la ragazza e sanno che è innocente. Per scagionarla, arrivano a Kyoto sulle tracce della ex moglie di Karl fuggita da Berlino. Dice di sapere chi è il colpevole: è attendibile una donna che lascia indizi su Instagram postando biglietti dei biscotti della fortuna cinesi? Intanto, nella periferia est di Berlino, si afferma il misterioso Nazikommunist Partei, mentre a Roma scoppia una misteriosa epidemia: le persone vengono travolte da raptus violenti che sfociano in risse e massacri, per poi tornare calme, ragionevoli e incapaci di motivare il loro comportamento. È tutto collegato? Toccherà ad Andrea sbrogliare la matassa e sventare un complotto che rischia di mettere il mondo a ferro e fuoco.
I. KARL BIEDECKER
*suggestione sonora:
The Cure – Kyoto Song
Mi chiamo Karl Biedecker. Sono appeso per il collo nel bagno di un residence di Moabit, Berlino. Forse è la fine che merito, forse ho sbagliato tutto. Gli istanti che precedono la morte sono rapidi, dolorosissimi flashback della mia vita. Il trailer allucinato di un film senza lieto fine. C’è mio padre che nel novembre 1989 – avevo sedici anni e vivevo a ovest – mi racconta in diretta la caduta del Muro. La storia che entra nelle vite di tutti noi, l’evento che ha indirettamente dato il via alla letale carambola che mi sta uccidendo.
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Naoko, abbracciami un’ultima volta, ti prego! Mia moglie… la mia ex moglie. Ecco la prima volta che l’ho vista sulla S-Bahn a Warschauerstraße: era un sogno con gli occhi man-dorla. Dio, quanto ti ho amato, piccola mia, almeno quanto tu mi odi adesso! La nostra vita serena nel profondo est di Berlino a Kaulsdorf-Marzahn, le passeggiate mano nella mano nei parchi che costellano di verde il plattenbau sovietico. E Jeremias, orfano di padre a sette anni: non potrò mai vederlo crescere. Sorridi! Papà ti vorrà sempre bene anche se tu lo stai già dimenticand… non ce la faccio più… mi manca l’aria. Non merito di morire. No, lui non voglio vederlo! Olaf no! Mi ha trasformato in picchiatore, assassino, spacciatore. Avevo bisogno di soldi, quel bastardo del mio capo non mi pagava più, non bastavano i pochi clienti che sottoscrivevano le polizze. Ho incontrato Olaf e mi ha rovinato la vita. Grazie a lui ho perso l’amore di Naoko e Jeremias, sono diventato una bestia, un violento. I soldi facili, le svastiche, le falci e i martelli disegnati su quel muro sverniciato, la DDR, i neonazisti, il Partei, il sangue degli immigrati, dei barboni che ho pestato a morte sotto effetto della cocaina. L’abisso. Merito di morire. Le lacrime mi rigano il viso, ne avverto a malapena il sapore salato sulle labbra, sto soffocando. Come sono lontani i tempi in cui vincevo il torneo di golf a Pankow. La statuetta-premio ha troneggiato in tutti i soggiorni delle case che ho abitato. Anche qui al residence Obst. Forse non è nemmeno un caso che chi mi ha impiccato mi abbia prima stordito proprio con quella. Un colpo secco alle spalle, prima di riempirmi di botte, svenuto, e appendermi nel bagno. Il cervello trasmette ancora un’immagine sfocata: Annalisa. L’ultima donna che ho amato. I suoi capelli rossi, il sorriso intenso, l’attrazione fisica, l’amore ritrovato. Poi di nuovo la rabbia. E la vodka, la droga, la gelosia. Io che la picchio proprio in questa stanza, lei che scappa. Le forze mi abbandonano, i flashback sono annacquati, il respiro affannoso si spegne insieme ai battiti del mio cuore. Ho un solo occhio aperto, il mio tempo è finito. La mia parabola discendente si chiude così. Merito di morire.
Addio, Karl.
Giorgio Donato (proprietario verificato)
Chiunque bazzichi sui social, assista a una tribuna politica, ascolti un telegiornale, si interroghi su cosa muove i conflitti di interesse, cosa animi la rabbia delle persone, farebbe bene a buttare un occhio su questo testo vivace e serrato che attraverso un espediente ci racconta un po’ di più della società di oggi (e forse della società in generale) e della facilità con cui la gente può essere manipolata.
Gaballo disegna la storia dei suoi protagonisti attraverso un occhio molto privilegiato, portandoci nella loro testa e accompagnandoci in un viaggio dai ritmi serrati tra Berlino, Giappone (o era Cina?) e Roma.
Da leggere tutto d’un fiato e…attendo il prossimo capitolo
Simone Gaballo
61 copie in 3 giorni è un ottimo inizio! Grazie a tutti.
Il prossimo obiettivo sono le 100 copie entro il 15 gennaio. Possiamo farcela!
Simone Gaballo
La playlist legata al libro è disponibile qui: https://open.spotify.com/playlist/3nvUyvKNFm67OI3DntpgYj?si=fc3c9be7c1444ef7