Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Anche i figli son persone

Svuota
Quantità

Angela, Luciano, Elisa, Edoardo e Rachele sono cinque fratelli che, ognuno a modo suo, si sono affacciati alla vita e ne sono rimasti scottati. Ciascuno ha un dolore segreto con cui deve scendere a patti per poter ritrovare l’equilibrio. Perché la sofferenza, la paura, la nostalgia e la mancanza non se ne vanno mai davvero. Fanno parte della vita, come ne fa parte la felicità, e bisogna affrontarle. Ma con l’aiuto reciproco sarà tutto più facile, e i cinque fratelli riscopriranno se stessi, cambiati e rinnovati dalle proprie esperienze.

0. NELA

Ornella all’anagrafe, ma da sempre tutti la chiamano Nela. Il giorno in cui è nata c’era un gran baccano.

Suo padre non entrò nella stanza in cui la madre, senza soffrire troppo, la partorì. Fu la sesta figlia, l’ultima.

I suoi fratelli erano molto più grandi di lei, non fu difficile capire che non era stata una gravidanza desiderata.

Il padre morì quando aveva due anni; Nela aveva solo una foto di lui, la stessa della tomba al cimitero. La madre mancò quando di anni ne aveva appena undici. Nemmeno il tempo di finire le scuole dell’obbligo ed era già orfana.

Continua a leggere

Continua a leggere

Nela ricordava una donna stanca, a tratti assente con gli occhi, chissà dov’era il suo sguardo, nel passato? O già oltre? Non si capiva, a volte non parlava per tutto il giorno, e ogni movimento era lento, più delle lancette del vecchio orologio in cucina.

Al suo funerale, una vecchia del paese, una delle tante completamente coperte da vestiti neri e col rosario tra le mani rugose, si rivolse a Nela riferendole con tono accusatorio che dal giorno in cui era nata sua madre aveva cominciato a morire, piano piano.

Il giorno in cui Nela salutò per sempre sua madre, accolse il suo primo senso di colpa.

Quindi rimase sola, undicenne, inconsapevole di tutto, nel senso più terribile del termine. Fino a quel momento la sua vita era stata fatta di scuola e faccende domestiche, giochi con le amiche del cortile e pranzi domenicali di famiglia. Il quotidiano era il risvegliarsi al mattino e passare nella stanza di sua madre a controllare se stesse bene. L’indomani che avrebbe fatto? Chi avrebbe controllato?

Fortunatamente la sorella maggiore le diede un tetto.

Cominciò così una nuova vita, con due cugini teppisti, le facevano sempre dispetti, litigavano spesso e a volte la picchiavano come se fosse stata un maschio.

La sorella di Nela, che per età anagrafica poteva essere sua madre, la visse come una croce da portare al cospetto di Dio, in modo tale da assicurarsi la grazia divina, credo.

Lo zio invece era gentile, era il suo rifugio. Fu l’unico sorriso che si portò via da quella casa.

Ancora prima di entrare nella piena adolescenza Nela sentì l’esigenza di salvarsi da quella situazione. Scappare non poteva, dove poteva andare? Quindi strinse i denti. Aveva una zia, si chiamava Angela, sorella minore della madre. Aveva una piccola bottega di generi alimentari, non era sposata e viveva da sola. Nela passava tanto tempo da lei dopo la scuola, quasi tutti i giorni, a volte si fermava anche a dormire; la sorella ne era solo che contenta.

Imparò a stare con la gente, quasi tutto il paese passava a comprare qualcosa dalla zia. Nela la guardava con ammirazione, la zia era sempre gentile con lei. Anche quando avrebbe meritato un ceffone, lei le parlava, magari con un tono autorevole, ma non la picchiava mai.

Era diventata così il suo riferimento; una volta adulta, Nela avrebbe voluto essere come lei, ma poi un giorno s’innamorò. Ennio non piaceva alla zia Angela, che alla nipote non disse mai il perché. Nela invece adorava il suo sorriso e la sua espressione quando si emozionava e di riflesso si grattava il gomito sinistro. Amava anche altro di Ennio, infatti dopo poco tempo lo sposò.

La zia Angela non venne al matrimonio; la cosa fece molto male a Nela che mise il dolore sotto il tappeto del “va tutto bene” perché voleva essere felice a tutti i costi.

Era partita per emulare sua zia Angela, zitella emancipata, e finì moglie e poi madre, per ben cinque volte.

1. ANGELA

Angela ha sempre corso tanto e di continuo. Non stava mai ferma già da piccola, correva come una forsennata ovunque si trovasse, fosse stato il salone o i prati dove giocava con i suoi fratelli e gli altri bambini. Quando imboccava una discesa e perdeva l’equilibrio, ruzzolavano a terra, lei e i suoi bellissimi ricci ingovernabili. Le sue cadute portavano sempre sbucciature di gomiti e ginocchia, con pianti che sfociavano poi in risate piene di vita e voglia di rivincita su quelle discese impervie. Caparbia, sì, lo era già allora, pur essendo così piccola, quando si è in quella fase della vita in cui il carattere di una persona prende forma, ci si plasma alla vita che ci circonda. Be’, lei era ed è tutt’oggi una persona sicura di sé e di ciò che vuole. Questa sua parte caratteriale era un suo aspetto molto marcato che le condizionò inevitabilmente tutto il resto: il suo quotidiano, dalle scelte banali a quelle più serie e più importanti della sua vita. Muoversi spinti solo dal proprio volere è pericoloso, perché bisogna tener conto anche di quello degli altri, altrimenti le sorprese, quelle brutte, sono dietro l’angolo.

Non appena Angela prese confidenza con le discese, le cadute diminuirono drasticamente, i pianti svanirono lasciando spazio ai sorrisi soddisfatti del successo. Fu in quel momento che scoprì una cosa nuova, le salite, e si trovò molto a suo agio nell’affrontarle e, come sempre, nel superarle.

2024-02-16

Evento

Biblioteca di Suello (LC)
Prima presentazione del romanzo "Anche i figli son persone"
2023-03-31

Aggiornamento

A volte ci si prepara accuratamente per un appuntamento ma poi tutta questa preparazione va a rotoli per un sorriso o una frase. Sembrerebbe una disfatta, ma per me è un'emozione meravigliosa che ci sbatte addosso adrenalina pura. Ora Luciano vi spiegherà meglio:

Si sedettero mentre Paola continuava il suo monologo mattutino, della sveglia scarica, di sua mamma petulante, degli esami da preparare, di quella amica stronza, della gonna che non aveva trovato della sua taglia, troppo grande naturalmente; ed altre faccende che Luciano non riusciva ad afferrare, un po’ per la velocità dell’esposizione, un po’ perché nella testa cercava di mettere in ordine i passi del suo piano che, alla sola vista della “iena”, si erano mischiati ed ingarbugliati come una matassa impazzita. In tutto quel maremoto di parole, Luciano si perdeva negli occhi blu ed i biondi capelli dorati dell’affascinante logorroica che finalmente gli disse:
«Che fame! cosa prendi? Io cappuccino e brioches liscia, chiedi tu?»
Con fermezza e presa di posizione da buon maschio alpha di questa “cippa” Luciano ribattè
«Faccio io! ….vuoi il cacao?»
«Sì bravo!» rispose Paola con un sorriso che poteva benissimo sciogliere i ghiacciai più massicci della Groenlandia.
Al tavolo il tempo scorreva lento, accompagnato da una musica melodica che aleggiava ad alto volume solo nella testa di Luciano rincoglionendolo. Dietro il bancone c’era una barista super attiva, che viaggiava a cento all’ora come le parole di Paola, tra il fare, il pulire, il sistemare e il servire ogni cosa, stava pure alla cassa, e non perdeva un colpo. Filava tutto liscio, un mostro di bravura, se la mansione di cameriera fosse stata disciplina olimpica, questa ragazza sarebbe stata da podio. Luciano a fatica si guadagnò un posto buono al banco per poter ordinare, senza ottenere attenzione. Quasi si stizzì e se ne voleva andare, ma pensò che non fosse il caso perché era quello il locale adatto per il suo scopo, era quello il momento giusto, doveva solo stare più calmo e ponderare bene le parole che si era messo in mente, dirle bene e correttamente, poi quello che sarebbe successo nessuno al momento poteva saperlo. Doveva agire adesso, possibilmente con la colazione in mano. Provò a chiamare la barista, ma il rumore dei piattini, delle tazzine, della macchina del caffè e le conversazioni degli avventori con le loro grasse risate sovrastavano la sua richiesta.
«Scusa, scusa posso ordinare?».
Poi la barista si voltò verso di lui con uno scatto, guardandolo profondamente negli occhi tanto che il povero Luciano si sentì quasi nudo.
«Prego, dimmi!»
E lì niente più musica, niente più rumori, niente più avventori e tavolini, niente più freddo mattutino. Solamente tepore in petto e negli occhi l’immagine ripetuta lentamente, come una moviola, della cameriera che si girava verso di lui. Quel volto candido rimase indelebile nella testa di Luciano, prendendo il posto del suo tanto diabolico, quanto sconfusionato, piano “acchiappa Paola”. E lui come un tonto non rispose subito.
«Cosa prendi?» Incalzò la barista
«Due cappuccini e due brioches!»
«Lisce le brioches?»
«Ca-ca-o!» rispose Luciano aggiungendolo all’ordinazione, ma solo fra sé e sé aggiunse.
«Meravigliao!».
2023-03-25

Aggiornamento

Quarta pillola. Ve lo ricordate il giorno in cui vi siete accorti di non essere più piccoli? Di quando avete cominciato a vedere il proprio corpo in un altro modo? A tutti sarà successo, anche a Rachele, in un modo, come dire...beh cominciate a leggere questo piccolo estratto. Con una fretta incomprensibile rifiutò il passaggio in macchina verso casa proposto da Simona preferendo fare due passi. Non distava molto casa sua, dieci minuti a piedi erano sufficienti. In quei pochi minuti Rachele prese piano piano coscienza dell’accaduto: quella carezza così intima e quel bacio rubato da “ko tecnico” l’avevano sconvolta tantissimo, avevano aperto in lei valvole che rilasciarono nel suo corpo un flusso di emozioni potentissimo. Ma lo shock più grande fu in bagno, allo specchio, dove conobbe la nuova Rachele, la donna. I suoi occhi erano diversi, non più la bambina innocente e pura, ma una donna giovane ed attraente. Quell’intimità e quel bacio erano desiderati ma non voleva ammetterlo a se stessa, li subì, non avrebbe mai preso l’iniziativa di sua spontanea volontà. A quel pensiero, mentre anche il suo passo cambiava, i suoi fianchi si addolcivano e tutto il suo corpo diventava armonico come una sinfonia classica. Di riflesso cominciò a sorridere, sorrise a se stessa, aveva la piena presa di coscienza di scaturire desiderio, di piacere, si sentiva come un frutto proibito e la cosa cominciò ad intrigarla molto.
2023-03-18

Aggiornamento

Terza pillola. Te lo ricordi il tuo primo bacio? A chi lo hai dato? com'è stato? Chissà come sarà andata ad Edoardo.
...Ma, calato il silenzio tra di loro, prese piede l’imbarazzo. Erano già talmente vicini da poter sentire i propri respiri aumentare, ma ancor di più potevano sentire il reciproco disagio e la vergogna per quella situazione. Fu forse quella condivisione di sensazioni che diede coraggio ad Edoardo, allungò la sua mano fino a prendere quella di Marianna che era un po’ sudata, poi la strinse piano.
«E adesso? Che si fa?» pensò Edoardo.
Passarono alcuni minuti, di silenzio, di prima intimità, qualcosa doveva pur succedere, stava passando troppo tempo e la testa di Edoardo cominciò a frullare.
«La bacio, la bacio la bacio la bacio……se non lo faccio pensa che figura di merda che farò…»
«All’uno la bacio», «tre, due, …»
...
2023-03-11

Aggiornamento

Seconda pillola. Il colpo di fulmine esiste? Non esiste? Vi è mai capitato? Secondo me è magia pura, quando si è vulnerabili a questo meraviglioso inciampo. ...il treno arrivò alla stazione di Monza e Federica, con la stessa fretta e goffaggine che la contraddistinsero nella partenza, fece per scagliarsi verso l’uscita. Nella fretta le cadde il portafoglio dalla borsa, ed in un movimento simultaneo le due nuove amiche si chinarono per raccoglierlo, ognuna ignara che lo stesse facendo anche l’altra. Quando involontariamente le mani si toccarono, le due alzarono gli occhi ed i loro sguardi s’incrociarono, quella prima scintilla nata al tatto diventò un fuoco indomabile, caldo ed avvolgente alla vista. Sbigottite balbettarono entrambe delle scuse, poi Federica, con quel poco di ragione che le rimase in zucca si accorse del rischio di rimanere bloccata sul treno ed in un baleno scese e subito si voltò verso il finestrino. Elisa era già lì, con la meraviglia dell’amore nel volto e la mano appoggiata sul vetro, come se volesse riprendere Federica e stringerla a sé. Federica alzò la sua mano in segno di saluto ed il treno riprese la sua marcia. Quello era stato il più bel paesaggio che Elisa aveva potuto ammirare dal finestrino del treno, Federica era la sua Ibiza...
2023-03-07

Aggiornamento

Ciao, ho deciso di regalarvi delle pillole sui personaggi, cominciamo con Angela, la più piccola dei fratelli. Saranno pillole esaustive? Forse la prima impressione su una persona non rispecchia la persona che è veramente, oppure si, chi può saperlo. Rimane la curiosità, quella droga che ci fa nascere in testa domande e a volte ci fa fare gli sbagli più meravigliosi della nostra vita. ...Oggi Angela è così, in continua sfida con qualcosa o con qualcuno, piena di obbiettivi e progetti, pianifica, affronta e supera, come in una catena di montaggio. Ha passato le fasi della vita a pieni voti, tutto al primo colpo, la scuola prima, con una laurea in Ingegneria Civile, ed il lavoro dopo, aprendo uno studio associato d’Ingegneria. Le amiche storiche da tutta la vita con le quali sparlare su tutto e tutti, e l’amore con basi solide. Programmare, razionalizzare un sentimento? Angela lo faceva, anche bene a detta sua. E chi poteva darle contro? Nessuno, assolutamente nessuno. Tutto filava liscio nella sua vita, tutto ben oliato, viveva col fidanzato in un appartamentino appena fuori Lecco, un buon lavoro gratificante sia professionalmente che economicamente, un bravo fidanzato accuratamente scelto e degli ottimi amici di cui fidarsi. La vita sociale era ben organizzata, quasi senza intoppi e cambi di programma, le vacanze prenotate per tempo in modo da risparmiare e scegliere la location migliore. Insomma, una noia mortale sulla carta, ma estremamente dinamica e appassionante nel reale...
18 February 2023

Lecco TODAY

Su Lecco Today si parla dell'esordio letterario di Andrea Stefanoni e del suo romanzo in campagna di crowdfunding, Anche i figli son persone. Ecco l'articolo completo.

Commenti

  1. Giuseppe Livoni

    (proprietario verificato)

    Il primo libro scritto da Andrea mi è piaciuto. È riuscito a con la giusta suspense e spalmando nei vari capitoli le giuste informazioni, a far comprendere la vera natura e i problemi dei vari personaggi.

Aggiungere un Commento

Condividi
Tweet
WhatsApp
Andrea Stefanoni
nasce a Lecco ma cresce e vive nella Brianza lecchese. Nel capoluogo di provincia ci arriverà negli anni a venire e diventerà un suo posto del cuore grazie allo studio e allo sport. “Anche i figli son persone” è il suo romanzo d’esordio.
Andrea Stefanoni on FacebookAndrea Stefanoni on Instagram
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors