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Animo – Storia dell’ottava vita di un gatto ribelle

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La campagna di crowdfunding è terminata, ma puoi continuare a pre-ordinare il libro per riceverlo prima che arrivi in libreria

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Consegna prevista Ottobre 2024
Bozze disponibili

Nella zona in luce dell’Aldilà dei gatti si hanno tre possibilità per reincarnarsi sulla Terra e spendere là altre sette vite o se trovarsi senza via d’uscita nella misteriosa zona in ombra dell’Aldilà.
Per addestrarsi a tornare sulla Terra, la puma Fata è la leader che conduce gli allenamenti di Cat-Fit, durante i quali spicca la presenza di una bambina alla cui vista Animo cade in preda ad emozioni apparentemente immotivate.
Animo è un gatto molto astuto che però non sa mai che scelta fare. A confonderlo è anche il fatto che dal momento in cui i gatti tornano sulla Terra perderanno la memoria delle loro vite passate.
In un viaggio dentro e fuori di sé, Animo conoscerà l’esistenza delle sue vite passate trovandosi ad affrontare emozioni che non pensava di avere mai assaporato prima.

Perché ho scritto questo libro?

Ho scritto questo libro per elaborare un lutto amoroso, convinto che scrivere e leggere fiabe sia terapeutico ad ogni età.
La storia si basa infatti sul tema dell’importanza di fare scelte nella propria vita, mostrando come esperienze traumatiche (nel caso di Animo legate al tema dell’abbandono) limitano la nostra capacità creativa.
Una storia scritta per dare più gioia ai bambini e ai bambini interiori degli adulti, e quindi per dare più amore alla mia anima più pura!

ANTEPRIMA NON EDITATA

 

ANIMO

Storia dell'ottava vita di un gatto ribelle

Questo libro è dedicato a tutti i piccoli e i grandi

che non sanno che direzione dare alla propria vita.

E visto che ho un carissimo amico sempre confuso

tra scelta e destino,

questo libro è dedicato in particolare a lui,

che si chiama Daniele Giacometti,

e al quale voglio un gran bene.

1.

Quando si trovò al cospetto del muro nero, Animo interruppe la sua fuga. Da lì era impossibile continuare. E poi adesso era abbastanza lontano dalla città dei puma. Era solo. Finalmente nessuno l'avrebbe annoiato con le solite frasi: “Dai, Animo, tornare a vivere sulla Terra non è poi così male…” e altre banalità simili.

Il gattino si stiracchiò per bene, le zampette che mostravano artigli luccicanti ad afferrare il terreno. Poi si diede una scrollata, come per levarsi di dosso tutte quelle immagini che gli avevano fatto decidere di non partire per la Terra, e di restare lì. Nell’Aldilà dei Gatti. In quello strano universo che nessuno sa che esiste e dove le anime dei gatti spendono la loro ottava vita.

Quand’ecco che, all’improvviso: “Ancora qui, bello mio?” La voce stridula di un grosso gatto nero senza ombra e che si mimetizzava con i confini del muro fece saltare per aria Animo, che per un attimo drizzò tutto il pelo della schiena fino a sembrare un gatto con una cresta punk ma dallo sguardo terrorizzato.

Quando Animo riconobbe il gatto nero, abbassò il pelo e tirò un sospiro di sollievo: “Seconda volta che ti vedo e seconda volta che mi fai prendere un colpo per lo spavento! Non puoi essere un po' più delicato a comparire?”

Il grosso gatto nero scoppiò in una risata che mostrava i suoi affilati denti bianchi: “Per salutarti come desideri, dovrei venire lì e darti il benvenuto con una carezza, Animo. Ma, come già sai, io posso al massimo salire in cima a questo muro, ma non mi è permesso di venire nella parte di mondo dove stai tu.”

“Me l'hai detto anche l'altra volta, ma ancora non capisco il perché!”

“Perché per me significherebbe morire.”

“E come mai?”

“Perché per noi gatti neri non c’è giustizia e devo stare oltre questo muro.”

“Infatti questa è proprio un'ingiustizia – gli fece eco Animo – E perché non posso venire io di lì invece?”

“Forse un giorno ci verrai, caro mio. Ora, come sai, ti è proibito.”. Gli rispose il grosso gatto nero e privo di ombra, sogghignando.

“E del mondo di lì non posso sapere proprio niente?”

“No.”

Il gatto senza ombra scrutò per bene gli occhi del gattino: “Però sicuramente puoi sapere quello che ti aspetta nella tua parte: prepararti per spendere altre sette noiosissime vite sulla Terra.”

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Animo abbassò lo sguardo, e anche i suoi lunghi baffi parvero curvare verso il terreno e non più verso il cielo. Poi Animo gettò lo sguardo oltre il gatto nero, dove il buio avvolgeva ogni cosa.

“E puoi dirmi invece come è vivere in tutto quel buio?”

“Fammici pensare”. Il gatto senza ombra prese a grattarsi i baffi, mentre Animo senza rendersene conto iniziò a fare delle piccole fusa, come quelle che i gattini riservano a chi porta loro le crocchette. “Ci ho pensato: no.”

Animo sbuffò, senza più echi di quelle fusa di pochi attimi prima: “Ma puoi dirmi almeno come ti chiami?”

Il grosso gatto nero scoppiò a ridere, con gli affilati denti bianchi che illuminavano un poco tutto il buio intorno a lui, e in quel bagliore si sentirono i puma guardiani che chiamavano Animo per farlo tornare alla città.

“Noi gatti dell’ombra non possediamo più alcun nome, e nessuno ci chiama.” Sussurrò il gatto nero.

Animo urlò ai puma: “Arrivo, arrivo tra un attimo.” Senza mai staccare gli occhi dal gatto privo di ombra. “Va bene, ti chiamerò Gattaccio, e sono felice di darti un nome visto che è la seconda volta che ci incontriamo.”

Gattaccio scoppiò a ridere, illuminando con i suoi canini qualche mattone del muro nero, con Animo che correva in direzione della città dei puma, irradiata come al solito dalla fortissima luce di infinite stelle.

 

 

2.

“Faresti bene a stare attento, Animo. Non perderti più!” brontolò un puma guardiano che Animo non conosceva.

Il gattino abbassò le orecchie e miagolò le sue scuse. Soddisfatto, il guardiano fece un cenno ai suoi compagni e ordinò: “Torniamo alla Città!” 

Scortato dai puma guardiani, Animo oltrepassò il confine del regno del buio. Si trovò quindi nel regno della luce, dove abitano i gatti in attesa di reincarnarsi e i puma neri, che dei gatti sono gli insegnanti e li preparano a tornare sulla Terra. Lì il cielo è sempre azzurro, e in quell’azzurro risplendono tantissime stelle luminose.

I gatti del regno di luce hanno un’ombra, al contrario di quelli che abitano il regno buio. Ma l’ombra non è la stessa per tutti: ogni volta che un gatto spreca una possibilità per tornare sulla Terra, la sua ombra si rimpicciolisce, fino a svanire completamente. Se il gatto perde tutta la sua ombra, si troverà d'improvviso nella metà buia dell’Aldilà dei Gatti, e non potrà mai uscirne.

Quando Animo arrivò in quello strano posto, aveva un'ombra tanto grande da lasciare tutti sbalorditi, e infatti venne chiamato Animo.

E, nonostante avesse appena sprecato la seconda possibilità di tornare sulla Terra, il gattino portava ancora un'ombra che tutti invidiavano, seppure visibilmente ridimensionata.

Nel tragitto verso il regno della luce, i puma gli ricordarono in continuazione di non sprecare un’ombra tanto bella. Animo diceva che sì, sarebbe stato attento, e che no, non l'avrebbe proprio sprecata, nossignore. Però fu sollevato quando finalmente i puma lo accompagnarono nel giardino dove era solito giocare e, dopo essersi scambiati un segno militare, lo lasciarono in pace.

Animo si rotolò nel manto erboso, cullato da una brezza stupenda che fischiava le sue melodie tra i fili d'erba, illuminato come sempre dal sole e dalle stelle. 

Animo stava cercando di acchiappare un filo d'erba particolarmente lungo, che però si spostava veloce a causa del vento.

“Animo!”

Il gattino, come una molla, saltò con tutte e quattro le zampette tese. Si voltò e scoprì chi l’aveva fatto sobbalzare. Era la puma Fata, che scoppiò a ridere, muovendo su e giù le spalle morbide. 

Vedendola ridere, Animo si corrucciò. Fu così allora che Fata, a passo felpato, gli si avvicinò e gli diede una leccatina sul musetto, per poi chiedergli come fosse possibile che si spaventasse tanto facilmente.

“Forse perché non ho mai avuto un fisico troppo forte con cui proteggermi!” Rispose Animo.

“Ma se sei agilissimo! Di che hai paura?”

“Io? Niente… Però anche prima Gattaccio mi ha spaventato salutandomi.”

“Gattaccio?” Gli chiese la sua maestra con il muso stupito. Poi, all’improvviso, intuì a chi si stesse riferendo Animo: “L'hai visto ancora?”

“Sì, per la seconda volta…”

“E ti ha proposto di raggiungerlo sopra al muro stavolta?”

“No, puoi stare tranquilla, Fata.” Sospirò il gattino: “Tanto lo so che non ti fiderai mai di me e neppure di lui.”

Fata osservò il gattino, con uno sguardo delicato e deciso: “Animo, io mi fido di te più di quanto tu ti fidi di te stesso. E proprio per questo ho mandato i puma guardiani a cercarti. Devo chiedertelo: perché anche stavolta hai scelto di sprecare una possibilità di tornare sulla Terra?”

Animo non rispose. Ma subito gli tornarono in mente quelle immagini che come in un incubo lo fecero scappare velocemente. Quando stava per salire sulla navicella in direzione della Terra, infatti, aveva avvertito un rumore così forte che aveva chiuso gli occhi. E in quell’istante si era trovato in un sogno, con lui, povero gattino in mezzo alla strada, che guardava la sua padroncina allontanarsi in macchina.

“A che pensi, Animo?”

Il gattino aprì gli occhi: “Io? No, a niente!”

Fata non gli credette, ma non voleva invadere i pensieri del gattino. E gli si avvicinò, dandogli un’altra leccatina, stavolta sulla fronte, poi sulle orecchie, poi sulle guance. E iniziò a pulirgli tutto il musetto.

Fu però quando si avvicinò alla fronte che Animo chiuse gli occhi, per permettere al puma di continuare a lavarlo. Ma non appena li chiuse gli parve di ripiombare nel sogno di prima, vedendosi ora mentre correva verso la macchina dove sedeva la sua padroncina, di cui intravvedeva i lunghi capelli neri svolazzare per il vento dei finestrini. Ma la macchina andava veloce veloce e Animo si fermò, esausto, e sentì spezzarsi il cuore. Gli cadde una lacrima. Lacrima che destò subito l’attenzione di Fata, che lo stava leccando proprio in quel punto.

“Ti ricordi cosa ci insegna il nostro libro sacro, Animo?”

Con la zampetta il gattino si asciugò velocemente la guancia bagnata dalla lacrima. Poi scrutò negli occhi Fata, inclinando leggermente il volto: “Sì, dice che… MIAO!” E scoppiò a ridere.

Fata, velocissima, con una zampa catturò il gattino 

“Oh, adesso lasciami!” Protestò Animo.

Anche il puma scoppiò a ridere, ma senza lasciare la presa: “Prima rispondi alla mia domanda!”

“E va bene! Insegna cosa succede a noi gatti dopo che moriamo!” Fece per staccarsi dalla presa, ma la zampa di Fata era troppo grande. “Quando morite? Cioè?” Lo incalzò la sua maestra.

“Dai Fata! E va bene, cioè quando perdiamo anche la settima vita!”

“E cosa succede?”

“Che ne abbiamo un’altra, l’ottava, ma sicuramente non c’è scritto che io debba passare la mia ottava vita sotto le tue zampe!”

Fata rise così tanto che per Animo fu più facile liberarsi dalla presa.

Tutto insabbiato, il gattino sedette subito per ripulirsi il volto con le zampe.

“Esattamente, Animo. So che sei al corrente di tutto ciò, ma te lo ripeto perché è importante che te lo ricordi: quando l'ottava vita finisce, voi gatti vi reincarnate sulla Terra, e non appena vi mettete piede, vi dimenticate tutto, perfino voi stessi. Tanto che poi il conto delle vite torna daccapo: riparte dalla prima per finire con l'ottava e così via all'infinito, o quasi. Se invece l'ottava vita dei gatti continua per sempre, lì sono guai. E io, Animo, non voglio che te ne succedano.”

Animo intanto passò a pulirsi la pancia: “Sì, lo so che vuoi solo il meglio per me.”

“Ma ti dimentichi forse che voi gatti avete tre possibilità per reincarnarvi, dopo le quali sarete condannati a vivere all'infinito nel regno del buio, come è successo a Gattaccio!”

Animo continuava a pulirsi la pancia, senza prestare attenzione alle parole di Fata, che gli diede una spintarella con il muso: “Animo, lo sai che ora ti rimane solo una possibilità per reincarnarti?”

“Come? Sono scappato una volta sola!”

“Sì, ma la prima volta non ti sei proprio presentato! Dunque con l'occasione persa di ieri adesso ti rimane solo una possibilità.”

I due felini si guardarono negli occhi. La coda immobile di Fata, e quella infastidita di Animo che sbatteva su e giù.

E Fata gli chiese: “Ma perché non vuoi tornare sulla Terra?”

“Perché non so se è la cosa giusta per me… E non voglio perdere la memoria!”

“Ma lo sai che, se non ci vai, sarai destinato al buio!”

“Sì, ma non so come sia vivere nella zona buia…”

“Nessuno può saperlo, Animo, ma posso darti un consiglio? Sai che noi Puma abbiamo tanta esperienza e tanti suggerimenti da dispensare!”

Il gattino si sdraiò sul giardino, e Fata continuò: “Non dovresti scegliere cosa fare in base alle altre alternative. Quindi non pensare se vuoi tornare sulla Terra in base a quello che potresti fare qua. Piuttosto ascolta quello che la tua anima ti dice.”

2024-04-17

Aggiornamento

Sono felicissimo di annunciare che con 10 giorni di anticipo sono state vendute le 200 copie!

Ne sono entusiasta, grazie a tutti per il sostegno!

Per i restanti 10 giorni ci sarà uno sconto al 30% con il codice ANIMO30!

Arrivare a 250 in questi ultime due settimane sarebbe un sogno!

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Ho letto per ora solo la bozza non editata, ma l’ho già adorato. È una storia dolcissima e molto piacevole da leggere, sia per adulti che per bambini, che trasmette un valore importantissimo: il coraggio di amare. Il coraggio di scegliere di amare, nonostante le paure e le sofferenze. Aggiungo una chicca: davvero geniale il mondo dell’aldilà felino creato da Rumi!

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Rumi N. Crippa
Ufficialmente mi chiamo Nicola, ma per tutti sono Rumi, che è il nome spirituale adottato in uno dei moltissimi ritiri di meditazione e ricerca interiore a cui ho partecipato in giro per il mondo!

Vivo a Tenerife come nomade digitale: di lavoro mi occupo di scrittura, e specialmente di scrittura-terapia, tenendo corsi online e dal vivo su come utilizzare la scrittura per vivere in modo più consapevole e con un maggiore contatto con il proprio bambino interiore.

Ho 32 anni e nonostante abbia un sito e utilizzi tanto Instagram in verità dentro mi sento poco incline alla tecnologia e per questo vivo in natura, con il mio amato e terribile gatto Ichnusa (non pensare male: sono quasi astemio, e si chiama così perché l'ho incontrato quando vivevo in Sardegna). Amo i miei amici, gli abbracci e la musica latina o indi triste alla Brunori, Dente o Calcutta.
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