Nel suo villaggio, dalle sembianze rurali, non c’erano stregoni ma solo una Strega che si occupava di trovare oggetti particolari e guarire ferite che avrebbero potuto essere mortali. Si chiamava Prunilla. Donna severa e puzzolente, con i capelli grigi e gli occhi rossi a causa del fumo dei fasci d’erba che era solita raccogliere nelle notti di luna piena e che bruciava su ciocchi ardenti per preparare pozioni magiche.
Le sue orribili caratteristiche non si fermavano solo al fatto che emanasse un odore ripugnante e fosse paurosa da vedersi, possedeva pure un naso lungo, delle labbra sottili ed era priva di denti. Su una guancia aveva una verruca grossa come il nocciolo di un’albicocca, completamente ricoperto da irti peli.
Prunilla sapeva di non essere ben accetta nel castello di Karsten, ma comunque decise di farvi una capatina. Il castello, ben tenuto ma cupo nella sua imponenza, svettava dalla cima del monte più alto. Vi abitavano tutti i briganti meno importanti del regno di Karsten.
I briganti, all’arrivo della orribile Strega Prunilla, si misero a tremare terrorizzati perché temevano che potesse maledirli con qualche sortilegio.
«Bene, vedo che non sono stata invitata!» Ringhiò cupamente la Strega.
«Gettate fuori dalle mie mura questa ignobile donna» ordinò Karsten.
«Non disturbarti nel farmi accompagnare fuori da questo luogo, sappi però che questa notte nascerà tuo figlio, che in giovane età si innamorerà di Grethe, figlia di Olar, vostro temuto rivale!» disse Prunilla.
A quel punto, la Strega fece un giro su se stessa e puntando il lungo dito adunco verso il pavimento, scrisse con la magia le lettere A e G.
La scritta rimase incisa sulla pietra emanando una forte luce verdognola.
La notte in cui nacque Arnor una furiosa tempesta di neve si abbatté sulla montagna, rendendola ancora più incantata, quasi magica.
Strani esseri cercavano rifugio nelle loro tane. Avevano accumulato tanta stanchezza e adesso era finalmente giunto il momento di andare in qualsiasi anfratto potesse dare loro riparo. Avevano raccolto tante provviste e quindi avrebbero potuto dormire il lungo sonno invernale. Solo le Strigi, le cui fattezze erano simili a grandi rapaci, volavano nel cielo carico di neve, emettendo un assordante strido simile a quello delle aquile. Erano insopportabili e risultavano sciocche.
Il villaggio dove era nato Arnor, chiamato Noth Hiert, si trovava sulla sommità del monte Kjell. Nella foresta che lo circondava, le Strigi cattive trovavano il loro rifugio.
Berta giaceva sul letto, spossata dai dolori provati per la nascita di Arnor. Accanto, senza perderla di vista, si trovava suo marito Karsten, alto e magro con un mento sfuggente e una chioma di lunghi capelli corvini. Le sue sottili labbra non lasciavano trasparire nessun tipo di sentimento. Severo e taciturno, era rispettato perché lavorava il ferro con grande abilità. Il brigante aveva una pelle biancastra ed era poco aggraziato nei movimenti. Indossava sempre tuniche di color senape o blu con pantaloni di panno nero. Non poteva fare a meno di portare con sé il tascapane per mettere dentro i furti più preziosi. Solo nei giorni festivi indossava tuniche a scacchi, di color blu e nero quando era in vena buona, altrimenti, se era di giornata pessima, rossa e nera.
Berta, non sopportando i versi striduli emessi dalle Strigi che volavano continuamente intorno al castello, chiese al marito di fare qualcosa perché la smettessero di strillare.
«Manda via quelle Strigi cattive, voglio cantare ora che è nato nostro figlio!»
A quel punto Karsten prese la fionda e con una mira eccellente colpì le perfide creature, ma le Strigi erano abili nel nascondersi quindi, schivando le altre pietre, si misero a urlare: «Cacciaci, ma il tuo piccolo erede è brutto perché figlio della neve e del ghiaccio, nemici della foresta!».
Nel castello, intanto, fervevano i preparativi per festeggiare il nuovo nato che avrebbe portato gioia e prolungato la discendenza dei Karsten.
***
In un altro castello poco distante, la moglie di Olar, capobrigante e rivale di Karsten, diede alla luce una bambina, alla quale venne affibbiato il nome di Lovisa.
Il padre rimase deluso, perché sperava in un figlio maschio. Dopo aver riflettuto a lungo decise che l’avrebbe istruita per diventare una perfetta brigantessa.
Nel castello di Karsten in festa, i briganti guardavano il minuscolo Arnor. Erano alquanto preoccupati perché il piccolo appariva molto debole e decisamente malaticcio.
Chiacchieravano tra loro e il padre, sentendoli, li redarguì, dicendo loro: «Siete degli idioti, è solo un neonato! Farò di lui un brigante forte e coraggioso».
Gli uomini allora decisero di tacere e intonarono le loro goliardiche ballate bevendo e saltellando per tutta la notte.
Se il regno di Karsten era in festa, quello di Olar batteva la fiacca.
«Una femmina è nata e una femmina dobbiamo tenerci!» continuava a ripetere Olar.
La moglie cercava di consolarlo: «Aspetta, vedrai che saprò darti un altro erede maschio!».
Purtroppo la promessa non venne mantenuta. Nei successivi anni la consorte diede alla luce due altre femmine. Olar non si aspettava un simile sgarro dalla sorte. Forse qualcuno aveva maledetto lui e la sua dinastia. Infatti, si ricordò che una colomba bianca era apparsa davanti alla finestra della loro camera da letto, mentre Iselin, la moglie, partoriva. Poteva essere un segno malefico?
Preso dalla rabbia, Olar decise di recarsi nella foresta per uccidere l’ultima nata alla quale avevano dato il nome di Grethe. Ma nello stesso istante in cui sguainava la spada, la bianca colomba che li aveva seguiti in volo si trasformò come d’incanto in una bellissima Fata e con un solo gesto spezzò la spada di Olar.
Il brigante, credendo che fosse un chiaro segno del destino, fece ritorno al suo castello, tenendo in braccio la minuscola Grethe. Un unico timore lo assillava: sarebbe stato difficile crescere tre mocciose?
Dal momento in cui nacquero, dopo aver lanciato il proprio anatema incidendo sulla pietra le due iniziali, la strega Prunilla non smise di seguire la crescita di Arnor, di Grethe e delle sorelle Kassandra e Lovisa.
Continuò a raccogliere oggetti che i briganti abbandonavano lungo le strade dopo avere saccheggiato interi villaggi e si perdeva nella foresta alla continua ricerca di erbe medicamentose. In una notte di plenilunio, la strega venne assalita da uno stormo di Strigi che, bloccandola a terra con i loro lunghi artigli, le strapparono il cuore.
Prunilla non restò a lungo sul terreno coperto di foglie e muschio, perché un lampo di luce incandescente scaturito dal nulla la incenerì in pochi istanti.
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