Vent’anni fa, Maria Teresa Maggio è scomparsa nel nulla. Oggi, la piccola Anna Petralia viene trovata morta in circostanze misteriose. Due storie lontane nel tempo e nello spazio, ma legate da un filo invisibile che solo Angel Messina, giornalista razionale e scettica, può seguire. Quando voci e visioni iniziano a tormentarla, Angel si ritrova a indagare oltre i confini della logica, tra segreti sepolti, omertà e paure. Con l’aiuto di pochi alleati e una determinazione incrollabile, dovrà affrontare il male, scavare nel passato e portare alla luce verità che nessuno vuole vedere.
Un thriller che mescola mistero e soprannaturale, dove la giustizia si intreccia al coraggio e la verità, per quanto incredibile, trova sempre il modo di emergere.
Prologo
Sabato 2 ottobre 2004 ore 6, Sica, Sicilia
Il sole iniziava a fare capolino accarezzando con i suoi flebili raggi le casette addossate l’una sull’altra come un antico presepe. Lui la sorreggeva da sotto un’ascella, con un braccio dietro la schiena perché lei non riusciva a stare in piedi da sola.
La giornalista li osservava appostata in un angolino del pianerottolo esterno di un’abitazione. Non riusciva a dimenticare la scena tragica a cui aveva assistito poco prima dentro quella casa: il dettaglio di un ghigno di rabbia e di sdegno e le mani di un uomo che prima stringono i lembi di un foulard e poi lo avvolgono al collo della donna. Le mancava l’aria, il battito era accelerato, ma non poteva intervenire per aiutare la vittima.
Sabato 2 ottobre 2004 ore 7, Cigala, Sicilia
Il cigolio di un grande cancello. Poi un’auto entra in un cortile. L’uomo tira fuori dalla macchina la donna e guarda in direzione di una botola a terra. Alza gli occhi verso un balcone e scruta con attenzione per vedere se c’è qualcuno. Apre la botola e scaraventa dentro la donna con rabbia.
«Se avesse saputo che era il suo Paradiso in terra avrebbe scelto sicuramente un altro posto.»
Giovedì 21 novembre 2024 ore 9:30, Sancace, Sicilia
«Purificati, purificati.» Le parole appena sussurrate dalla donna che aveva di fronte suonavano terribili. Pronunciate con tono amorevole, davano però l’impressione di celare qualcosa di orrendo. In quella stanza circondata da bambole si avvertiva il Male.
In una posa che ricordava la Pietà di Michelangelo, la donna teneva sollevata la testa di una bambina agonizzante, distesa in posizione supina sugli ultimi gradini di una scala in legno.
La giornalista osservava tutto, impietrita. Il sangue non scorreva a fiotti, ma era ben visibile un rivolo sulla tempia destra della bambina. Anche se la ferita non sembrava profonda, la piccola stava morendo. Le labbra tremule sibilavano qualcosa. Nel suo sguardo languido si percepiva dolore e, al tempo stesso, una nota di stupore.
Giovedì 21 novembre 2024 ore 17:30, Pineta di Sacro Re, Sancace, Sicilia
«Purificati, purificati» sussurrava la donna. Ora si trovava all’aperto, in una pineta. La giornalista la osservava mentre sistemava la bambina su una panchina, prestando molta attenzione a darle una postura composta. La piccola era bellissima. Sembrava fatta di porcellana. Il viso angelico appariva sereno. Non c’era più dolore in lei ed era stupenda con quell’abito, tanto elegante da sembrare una sposa.
«Sei stata purificata. Adesso sei pronta per ricongiungerti con Lui» disse la donna, assumendo un’aria soddisfatta. Poi si allontanò in compagnia di un uomo più vecchio che piangeva sommessamente.
La giornalista continuava a osservare tutto con la massima attenzione, cercando di memorizzare i dettagli, così come aveva imparato a fare in tanti anni di lavoro.
“Purificati, purificati.” Le parole le rimbombavano in testa, mentre restava a osservare la bellezza innocente della bambina abbandonata sulla panchina come fosse una bambola.
Capitolo 1
«Cerca la fonte di Cigala. Recati là. Dai le spalle al mare. Poi guarda alla tua sinistra. Io sono lì. Cercami.»
Angel si voltò anche se sapeva benissimo che in casa non c’era nessun altro. Il cuore le batteva forte. Sentiva una fitta nel petto e respirava a fatica. Doveva assolutamente sforzarsi di prendere ampi respiri. Quella voce dentro la sua mente la turbava e la inquietava. Non sapeva spiegarsi di cosa si trattasse. Poi, d’un tratto, silenzio.
Aveva ancora la pelle d’oca, ma decise di non dare peso alla cosa. Pensò di essere troppo stanca in quel periodo. L’inchiesta ambientale che stava seguendo per il giornale la stava assorbendo del tutto, non c’era da meravigliarsi se la sua mente stressata le giocava strani scherzi. Riprese a spolverare canticchiando vecchie canzoni e la giornata andò avanti tranquilla, come se niente fosse.
Alle tre di notte si decise ad andare a dormire, chiudendo controvoglia il giallo che stava leggendo.
«Mi ha nascosta là.»
Aprì gli occhi di scatto.
«Mi ha gettata via. Cerca la fonte di Cigala. Dai le spalle al mare e poi volgi lo sguardo sulla tua sinistra. Sono sempre stata lì. Trovami.»
No, quello non era per niente un sogno. E lei non stava affatto dormendo. Si girò e rigirò nel letto senza trovare riposo. Tutte le posizioni erano scomode, tremendamente disagevoli. Cosa le stava accadendo? Pensava a quella voce. Non si dava pace.
Chi sei? Cosa vuoi da me?
Le sembrava di impazzire. Interrogava quella voce parlando tra sé e sé, sentendosi ridicola ai suoi stessi occhi.
È tutto così assurdo! Come faccio a capire se esisti davvero o sei solo nella mia testa?! E perché mai ti sto parlando?!
Per riuscire a venirne a capo doveva affidarsi al raziocinio, com’era solita fare.
Tutto questo deve per forza avere una spiegazione logica. Devo solo capire dove cercarla.
Prese un respiro profondo, chiuse gli occhi e la sua mente era come svuotata. Poi, improvvisamente, la soluzione le sembrò a portata di mano. Poteva iniziare verificando l’esistenza o meno della fonte. Il pensiero andò al suo collega Giorgio Caccamo, che viveva non lontano da Cigala ed era un esperto di quei luoghi. Nessuno meglio di lui avrebbe saputo dirle se c’era davvero una fonte da quelle parti. Decise che si sarebbe tolta lo scrupolo e così avrebbe accantonato questa storia, che non doveva essere null’altro se non il frutto del troppo lavoro e della stanchezza accumulati.
Era in piedi dalle sei e quaranta, ma aspettò che si facessero le nove prima di chiamare il suo amico, che a differenza sua era un dormiglione.
«Ciao Giorgio, ti chiamo per verificare un racconto che mi hanno fatto su Cigala. Niente di che comunque» gli disse per non incuriosirlo più di tanto. «Vorrei sapere se c’è una fonte.»
«Sì che c’è» le rispose lui con la voce ancora impastata di sonno. «È in spiaggia.»
Un fremito gelido la avvolse. Gli aveva chiesto della fonte, ma non pensava affatto di ricevere un riscontro nella realtà.
«Davvero? Non ne ho mai sentito parlare…»
«Probabilmente perché non c’è niente di importante da sapere.»
«Ho capito. Scusa se ti ho svegliato per così poco.»
«Non preoccuparti, dovevo comunque alzarmi per occuparmi di alcune cose per il prossimo numero del giornale. Vedrai che sarà una bomba!»
«Allora non ti faccio perdere altro tempo. Solo un’ultima cosa, sai per caso di qualche leggenda locale legata alla fonte?» chiese Angel.
«Nessuna leggenda. La fonte sta lì. Tutto qua. Un giorno è venuta fuori chissà da dove tutta quell’acqua e la sorgente sta là tuttora, placida e tranquilla, coperta con delle pedane di legno.»
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