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In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo

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Smemorato, perduto, morto o in fuga? Nessuno sa cosa sia successo ad Antonio Di Pinto, agricoltore biscegliese ultrasessantenne scomparso all’improvviso.
Mentre le indagini ufficiali procedono a rilento, la famiglia si raccoglie in un’attesa composta, ma disperata.
Per scoprire che fine ha fatto l’uomo che moglie, figlie, sorelle, nipoti e operai credono di conoscere è necessario riportare le lancette dell’orologio a molti anni prima. Nella Milano degli anni Sessanta, Antonio è Antonino, un piccolo uomo di appena dieci anni mandato a guadagnarsi il pane nel capoluogo lombardo. Tra le luci della città, la fatica del lavoro e il freddo pungente gli fanno compagnia i sogni di gloria. Uno su tutti: diventare un grande campione di ciclismo come Fausto Coppi.
In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo è ispirato a più storie vere.

1 . L A POTATURA È ESSENZIALE PER LA VITA DELLA PIANTA
22 luglio 2010, Bisceglie
«Andó! Andónie!» urlava il ragazzo curdo in dialetto biscegliese.
Le due erano passate da un pezzo e gli operai di Antonio
Di Pinto erano ancora in campagna, storditi dal sole, dalla
lunghissima mattinata di lavoro, ma soprattutto dalla scomparsa
di Antonio. Soras, il Vecchio, Vitino e Donato avevano
setacciato il terreno senza successo. A volte capitava che
Tonino si ostinasse in una potatura o in un innesto particolarmente
complessi isolandosi dal resto del gruppo, ma all’orario di pranzo riappariva sempre.
«E senza di lui ce ne dobbiamo andare?» chiese Vitino.
Nonostante fossero cognati, Vitino e Antonio si scornavano
spesso e volentieri. C’era sempre bisogno di un intermediario
che traducesse all’uno le intenzioni dell’altro. Si
trattava di fraintendimenti ridicoli per tutti tranne che per
loro due. Le uniche cose che li accomunavano erano l’età e
l’amore per Rita, moglie di Vitino e sorella di Antonio.Continua a leggere
Continua a leggere

Vitino ripeté la domanda indirizzandola a Giulio, l’operaio
più anziano della squadra, che aveva un’età indefinita tra i
settanta e i centocinquanta anni. La sua pelle era spessa,
rugosa e puntellata di macchie solari, e aveva giusto un paio di
molari ancora buoni. Molto probabilmente avrebbe avuto bisogno di
occhiali da vista: ogni volta che guardava qualcosa o
qualcuno assottigliava lo sguardo assumendo un cipiglio minaccioso,
ben lontano dal suo carattere docile e rassegnato.
Pur essendo in pensione da molto tempo, aveva ancora voglia di
sudarsi il piatto di minestra, perciò continuava a stare
al fianco di Antonio, silenzioso al punto da sembrare muto.
Lo chiamavano tutti il Vecchio, ma lui non se la prendeva: si
sentiva decrepito.
«Ce n’emma scé a fórze!» rispose in modo sbrigativo, gettando
Vitino nel panico.
Il cognato di Antonio, che a causa di una violenta couperose
aveva le guance perennemente rosse e dava sempre
l’impressione di essere stato preso a sberle da poco, avvampò
ancora di più: bastava un’emozione qualsiasi a incendiargli
la faccia.
«Ma dove cazzo è andato a finire?» si lagnò, dandosi una
sonora pacca sui pantaloni impolverati. L’idea di andarsene
senza Tonino gli sembrava una follia: era sul punto di mettersi
a piangere.
Il Vecchio sollevò le spalle e occupò uno dei quattro sedili
posteriori del camioncino rosso che Antonio usava per
portarli dal paese alla campagna: gli uomini lasciavano i loro
mezzi in uno slargo nei pressi di un benzinaio nel vecchio
rione Losapio, appena fuori Bisceglie.
Benché fosse agitato tanto quanto Vitino, Donato si sentì
in dovere di dire qualcosa di tranquillizzante. Purtroppo la
frase stridette come gesso su una lavagna bagnata.
«Forse se n’è andato solo solo.»
«Oh! Veramente stai a dire?» sbottò Soras. «Te lo vedi ad
Antonio che si mette sopra alla strada, sotto a ’sto sole, e se
ne torna a Bisceglie a piedi?»
Il ragazzo era arrivato da Agdam, città di Nagorno-Karabakh,
una delle sette province dell’Azerbaijan sud occidenta
le, nel 1992, all’età di quattro anni, con i suoi genitori
e il fratello minore Egîd. I Bakiman avevano abbandonato Agdam
durante l’esodo che l’aveva resa definitivamente una città
fantasma. Dopo un breve soggiorno a Brindisi, la famiglia si
era trasferita a Bisceglie, e lì era rimasta. Soras aveva appena
compiuto diciotto anni quando suo padre morì: diventare
l’uomo di casa non era stato un problema e, se pure lo fosse
stato, il ragazzo non l’aveva dato a vedere. Adorava la madre e
il fratello, e avrebbe sopportato qualsiasi cosa pur di cancellare
dai loro volti sofferenza e patimenti.
Antonio gli aveva dato il suo primo vero lavoro e lo aveva pagato
come tutti gli altri operai nonostante all’inizio il
ragazzo non distinguesse un ciliegio da un mandorlo. Anche
per questo Soras gli era più che affezionato: la sua era una
sorta di devozione che lo induceva alla totale obbedienza. Il
suo atteggiamento remissivo non lusingava affatto Antonio
che, al contrario, avrebbe di gran lunga preferito inventiva,
passione e curiosità. “Tu vuoi la luna, papà: accontentati di
un operaio abbastanza giovane da avere ancora dei denti suoi
in bocca, dieci diottrie per occhio e un bel sorriso su una faccia
niente male” lo rimbeccava la più grande delle sue figlie
ogni volta che lo sentiva lamentarsi di Soras. “Andare a lavorare
in campagna deve essere un vanto, non un ripiego: tu lo
sai quanti ragazzi ho istruito e avviato per poi sentirmi dire
che avevano trovato di meglio? O che alzarsi alle quattro e
mezza del mattino non è vivere? Roba da pazzi! Nessuno ha
più voglia di faticare: è questa la verità. La campagna non ha
futuro” imperversava lui senza requie. Aver avuto tre figlie
femmine non lo rendeva ottimista: nessuno avrebbe portato avanti
la sua azienda nel momento in cui non ci fosse più
stato lui; o, peggio ancora, quando gli fosse mancata la forza
per lavorare otto ore filate, con il solleone o con il gelo, come
un giovanotto.
«Non lo possiamo lasciare qua» decise Soras.
Donato accusò il colpo. Non aveva abbandonato Antonio
nemmeno una volta da quando lo conosceva, ed erano passati
tantissimi anni dalla loro prima stretta di mano. Allora
Donato era fulvo, giovane e timoroso. Ora i suoi capelli erano
giallini: era come se il tempo si fosse divertito a scolorirglieli
anziché sbiancarglieli. L’operaio aveva passato la sessantina,
e con la vecchiaia aveva imparato a non farsela addosso dalla
paura di fronte a fatti inspiegabili come quello, ma l’affetto
che provava per Tonino non era mai mutato.
Soras lo guardava con l’ostinazione tipica dei giovani che
pretendono risposte a domande che di risposte non ne hanno.
Non facili, perlomeno. Donato gli voltò le spalle e imitò
il Vecchio salendo sul camioncino, ma prima di mettersi
alla guida si girò ancora una volta per scrutare il vigneto in
cerca di un’ombra, registrando ogni suono, avido di un pretesto
qualsiasi che giustificasse l’ennesimo giro di ronda. La
campagna non rispose all’appello, e l’uomo si sentì crollare
la terra sotto i piedi. Infine, non sapendo cosa fare né cosa
dire, occupò il posto del guidatore, quello di Tonino, e mise
in moto il Fiat Daily 35C9.
Vitino si infilò le mani nei capelli ispidi come setole e le
lasciò lì, incastrate, mentre mormorava qualcosa che nessuno
aveva voglia di capire: rimase imbambolato per qualche
istante, poi si arrese e salì sul furgoncino. Soras mandò al
diavolo se stesso e lo imitò, troppo arrabbiato per piangere e
non abbastanza per opporsi alla decisione del gruppo.
Il camioncino attraversò a passo d’uomo il tratturo che
divideva in due porzioni la grande proprietà Di Pinto: la
prima era coltivata a vite, la seconda ad alberi da frutto. Il
cassone sobbalzò nelle solite buche: si trattava di rumori fa
miliari ai quali, di solito, nessuno badava. Gli uomini tesero
le orecchie e aguzzarono la vista come mai avevano fatto
prima. Attenti a ogni possibile sfumatura. A ogni dettaglio.
Esaminarono il terreno a destra e a sinistra esplorando ora
il tendone, ora il pescheto prossimo alla raccolta. Ancora il
tendone e poi il ciliegeto. In religioso silenzio. Nonostante
avessero cercato Antonio dappertutto, si sentivano in colpa,
come se si stessero arrendendo troppo in fretta.
«Aspe’, fermati!» esclamò improvvisamente Soras, mettendo
una mano sulla spalla del guidatore.
Donato non aspettava altro e obbedì: la brusca frenata
fece alzare una nube di polvere che avvolse il camioncino
come l’effetto speciale generato da una macchina del fumo
artificiale. Il motore non tenne il minimo e si spense: si sentirono
le cicale frinire e il tramestio di una motozappa in
lontananza.
«Che è? L’hai visto?» domandò Vitino in un sussurro.
«Deve essere la signora a dirci cosa dobbiamo fare» rispose
il ragazzo, cercando il cellulare nel marsupio che por
tava attaccato alla cintura.
Donato non replicò. Era giusto. La scelta toccava a Lunetta.
La telefonata durò un’eternità. Più andava avanti, più
le frasi di Soras perdevano chiarezza: quando divennero un
barbugliamento incomprensibile, più simile al curdo che
all’italiano, il Vecchio gli tolse il cellulare di mano.
«Signo’, lui qua non gi sta. Vi stiamo a riportare il furgone.
Chiamate ai garabbinieri.»
Ci fu un attimo di smarrimento, poi Donato riaccese il
motore e imboccò la strada provinciale 35: nessuno aprì più
bocca fino al rione Losapio. Soras pensò a suo padre per tutto il tragitto.

19 Maggio 2019

La Stampa – Verbania, Cusio, Ossola

Su La Stampa una intervista alla nostra autrice Malusa Kosgran in occasione della sua presentazione alla libreria Grossi. A questo link l'articolo completo.    
03 maggio 2019

Aggiornamento

Livio Partiti intervista Malusa Kosgran che racconta i dietro le quinte di In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo ne Il Posto delle Parole. Qui l'intervista Livio Partiti intervista Malusa Kosgran
06 Maggio 2019

Il posto delle parole

Livio Partiti intervista Malusa Kosgran che parla del suo In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo. Qui il link dell'intervista da ascoltare.
26 aprile 2019

evento

Francesco Brescia e Maristella Lupone intervistano in diretta Malusa Kosgran nella trasmissione radiofonica "Che Succede in Città" (Radio Centro Bisceglie): buon ascolto! Clicca qui Francesco Brescia e Maristella Lupone intervistano in diretta Malusa Kosgran
22 aprile 2019

Aggiornamento

Mariana, libraia indipendente milanese nota come La Ladra di Libri (libreria Covo della Ladra) ha scelto di consigliare In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo nella puntata del 22 aprile 2019 :) libreria Covo della Ladra
20 aprile 2019

Radio Lombardia

A Radio Lombardia, durante il programma Lombardia in Libreria condotto da Paola Farina, l'intervista a Malusa Kosgran in occasione dell'uscita del suo libro In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo. Potete ascoltare l'episodio a questo link.
15 aprile 2019

Cult, Radio Popolare

All'interno del programma Cult di Radio Popolare la giornalista Ira Rubini intervista Malusa Kosgran in occasione dell'uscita del libro In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo. Potete ascoltare la puntata a questo link. (fino al minuto 17.00)  
10 maggio 2018

BisceglieLive.it

Si parla di "In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo" su "BisceglieLive.it".
Leggi l'articolo di Francesco Sinigaglia qui!  
28 aprile 2018

Tele Dehon

Francesco Saverio Rossi, telereporter del tg di Tele Dehon, intervista Malusa Kosgran ospite, con In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo, dell'evento organizzato dall'Associazione biscegliese Progetto Uomo. Clicca qui per vedere l'intervista!
26 aprile 2018

Aggiornamento

Che cos'è il crowdpublishing? L'autrice Malusa ha provato a spiegarlo con un video ai sostenitori di In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo.
06 aprile 2018

I Like It Magazine

Sul n. 3 di "I like it magazine" nella rubrica "What's up" di Sacha Lunatici si parla di In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo! :) Potete leggere l'articolo a questo link!
01 aprile 2018

Articolo su “La Diretta 1993”

Un bell'articolo di Mario Lamanuzzi su "La Diretta 1993" che parla della serata di presentazione di In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo, tenutasi il  31 marzo nella Sala degli Specchi a Palazzo Tupputi, Bisceglie.
28 marzo 2018

Recensione e intervista su Recensionilibri.org

https://www.recensionilibri.org/2018/03/intervista-a-malusa-kosgran-autore-de-in-attesa-degli-altri-trasmettiamo-musica-da-ballo.html dot_com.jpg
31 marzo 2018

Evento

Bisceglie Sabato 31 marzo, dalle 19.30 alle 22.30, il Prof. Giuseppe Losapio dialogherà con Malusa Kosgran autrice del romanzo “In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo”. Alla presentazione - che si svolgerà nella Sala degli Specchi di Palazzo Tupputi in via Cardinale Dell'Olio, 30 a Bisceglie - parteciperanno gli allievi della Fondazione Musicale Biagio Abbate di Bisceglie. Reading a cura di Antonio Todisco. Selezionato dalla casa editrice milanese Bookabook, il romanzo “In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo” è protagonista di una campagna di preordini finalizzata alla pubblicazione e distribuzione dell’opera in tutte le librerie italiane. L'evento è patrocinato dal Comune di Bisceglie ed è aperto al pubblico. locandina_tupputi_low.jpg
21 Febbraio 2018
Ecco a voi una bellissima intervista a Malusa Kosgran, autrice di "In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo" su "vercelli21". Buona lettura! https://bit.ly/2Hvewe1
27 Febbraio 2018
Ecco per voi un bellissimo segnalibro realizzato da Malusa Kosgran, autrice di "In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo"! segnalibro
02 Marzo 2018
Fatevi trasportare dalla bellissima voce di Salvatore Marci, attore teatrale di Molfetta (Bari), il quale racconta la campagna di crowdfunding di Malusa Kosgran, l'autrice di "In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo"! Buon ascolto, cari lettori!
05 Marzo 2018
Toni Bonji, personaggio televisivo e comico, ci racconta "In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo" di malusa Kosgran in un bellissimo video. Buona visione!

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Questo libro racconta un pezzo di storia che è ancora presente non solo nelle famiglie della città di Bisceglie, ma del sud. Basta cambiare i cognomi e i luoghi e tutte le famiglie meridionali potranno trovare, indubbiamente, nonni, zii, cugini che sono emigrati in una milano qualsiasi per fare fortuna. E, qualche volta, tornare, come nel caso dei miei nonni. Il piccolo Antonino viene spedito a Milano in cerca di fortuna, ma oltre che farla il nostro protagonista si interroga su “cosa” sia la fortuna. E ci pensa, riflette, chiede ai grandi, perché gli sembra che il significato di fortuna e emigrazione debba avere una radice – e forse anche un destino – comuni. I titoli dei capitoli, poi, sono un’intuizione brillante che non posso svelare, un racconto nel racconto che si svela alla fine, leggendo l’indice di un fiato. E’ un libro malinconico, divertente e che mi piace definire “romanzo storico” della mia città.

  2. Malusa Kosgran

    Grazie, Paola. Mi fa molto molto piacere che il libro ti sia piaciuto!

  3. Paola Mazzocchi

    (proprietario verificato)

    Incuriosita ho iniziato a leggerlo. In pochi giorni. Una scrittura bella, scorrevole, che ti porta a vivere le vicende narrate abilmente.
    Ho amato tutto di questo libro: le atmosfere di una Milano anni 60 alle prese con l’emigrazione dal sud e l’integrazione non sempre facile, una Milano e modi di vivere che sembrano ormai lontani; ho amato la caparbietà del piccolo Antonino. Ho apprezzato lo stile dell’indice…e solo alla fine ne ho capito appieno il significato.
    Malusa ha disegnato così bene i personaggi, e l’ambiente in cui vivono, che mi è sembrato di averli conosciuti tanto da “partecipare in prima persona” al finale molto molto bello.

  4. Riccardo Murari

    (proprietario verificato)

    Una storia semplice, il racconto di tante vite attorno al personaggio principe, Antonio; tutti i personaggi sono concreti, vividi, riconoscibili in tante persone accanto a noi ogni giorno. La scrittura è precisa, dettagliata, piena di particolari che consentono di vedere le immagini: avrò a lungo negli occhi lunetta che affronta la tramontana poggiata su un muretto. Decisamente, vale la pena leggere questo romanzo, o meglio, questa storia

  5. Malusa Kosgran

    Ciao! Grazie per la tua curiosità!
    “Nata a Milano in provincia di Bari” non è un errore: è un’indicazione! Se sei pugliese ma vivi a Milano, saprai che la comunità di biscegliesi (e pugliesi in generale) in Lombardia è molto forte, soprattutto a Milano. La mia famiglia fa avanti e indietro da Bisceglie a Milano da almeno tre generazioni, io stessa ho vissuto tanti anni nella prima, quanti nella seconda città; per questo Milano è “diventata” una provincia barese. 😉
    Un abbraccio e buona lettura!

  6. del libro ho sentito molto parlare ed essendo pugliese che vive a Milano, ha catturato subito la mia attenzione. Credo che presto lo leggerò. Ad ogni modo correggerei la biografia dell’autrice “nata a milano, provincia di bari” 😀

  7. (proprietario verificato)

    Piacevolissima lettura !
    Una storia avvincente, ritmata da una scrittura incalzante ed un linguaggio essenziale e, a tratti, simpaticamente dialettale. Passato e presente che s’intrecciano in temi molto attuali, quello dell’emigrazione e dell’integrazione. I personaggi sono coinvolgenti e ben costruiti. Difatti mi é dispiaciuto lasciarli, mi ci ero affezionata 😊
    Lungo tutta la narrazione, la scrittice non si tradisce, riuscendo a custodire il mistero sulla scomparsa di Antonino..benché abbia provato ad indovinarlo, l’epilogo mi ha lasciata piacevolmente stupita, magico come la nostra terra (eh già, sono anch’io di Bisceglie)
    Non vi resta che immergervi anche voi nella lettura, non ve ne pentirete affatto !!

  8. (proprietario verificato)

    L’ho finito; l’ho finito con un sorriso di compiacimento e di gioia per te Malusa: hai scritto una storia bella, senza tempo e, se non fosse per la precisa geografia della narrazione, direi anche senza luogo. È una storia che scorre lieve ma poi come un rivolo carsico si invagina nelle profondità delle introspezioni dei personaggi. Ha le aspettative “moralistiche” del romanzo di formazione ma il lettore si accorge, quasi inconsapevolmente, di essere trascinato nel gioco degli incompiuti, nella semina delle tracce, nella delineazione di profili psicologici veri e compartecipati, il tutto in contesti sociali e ambientali che il lettore sente di vivere e di abitare anche e soprattutto grazie a dialoghi che non lasciano spazio alla disattenzione e che descrivono in maniera davvero sensoriale le relazioni, semplici o intrecciate, fra i vari personaggi, comprimari e assolutamente riconoscibili nelle loro individualità. Il ritmo e la tensione narrativa, placida ma sostenuta e senza “buchi”, soddisfano il lettore più smaliziato e critico e danno la netta impressione che Malusa sia una scrittrice già matura e da seguire con attenzione.
    Che dire, il libro mi è piaciuto davvero: storia originale e scritta decisamente bene e non priva di ”minima moralia” che, lo credo fortemente, la narrativa deve sempre offrire al lettore.
    Da ultimo, grazie di cuore Malusa anche per il credito finale (assolutamente inaspettato!) che anche a me hai riservato.
    Ad maiora! (e compratevi il libro!).

  9. (proprietario verificato)

    Mamma mia, che bellissima storia!
    Io sono di Bisceglie, e di libri di storia ne hanno scritti un sacco e una sporta, ma sulla storia dei biscegliesi mai!

    Allora, si tratta di un giallo misterioso che a un certo punto cambia improvvisamente registro tornando all’Italia del dopoguerra fino al boom italiano, tra Bisceglie e Milano (che mi è piaciuta tantissimo perché tocca tutte le corde).

    E la parte finale? L’ho dovuta leggere tutta d’un colpo: una chiusura perfetta per una storia fantastica e più che vera.

    In definitiva, lo consiglio a tutti: lettori, non lettori, storici, sociologi, psicologi, biscegliesi, milanesi, pugliesi, lombardi, meridionali, settentrionali, terrestri e alieni.

    Bello, bello, bello! ❤️

  10. (proprietario verificato)

    È sempre giusto sostenere una buona causa, a maggior ragione se in cambio si ottiene quello che ha tutte le carte in regola per essere un bel libro 🙂
    Spero di incontrarti presto, nel frattempo ascoltiamo musica da ballo 😀

  11. Malusa Kosgran

    grazie, davvero. lavorerò per difendere il podio nella tua libreria! 🙂

  12. (proprietario verificato)

    Posso dire che nella mia libreria ci sono 3 scrittori che hanno una forte presenza: Tolkien, Benni e Malusa Kosgran 🙂 Non mi sono mai perso un suo romanzo, guida, opuscolo, fumetto o post sul suo blog.
    Che dire, non è solo una scrittrice professionista (tanti anni di lavoro e gavetta), ma è una mente limpida e geniale…
    Non vedo l’ora di leggere questo nuovo romanzo, che come gli altri, promette tutto il bello della lettura senza i dogmi di genere.

  13. Malusa Kosgran

    :’)

  14. (proprietario verificato)

    Scrivo, molto sinceramente, ciò che penso.
    Ho avuto la fortuna di conoscere Giustina, l’autrice del libro in questione, anni fa e attraverso i suoi occhi ho osservato il campo dell’editoria, soprattutto italiana. Che io immaginavo, prima di allora, un mondo quasi magico, privilegiato. Poi ho visto tanta pochezza (per fortuna non ovunque), arrivismo e attenzione a tanto altro fuorché alla vera e giusta bellezza, che mi stupisco di come lei invece rimanga innamorata dello scrivere, del raccontare, il suo mai mutato entusiasmo nel rimettere mano per l’ennesima volta ad uno scritto. Il tutto accompagnato da una integrità e dignità incredibili. Perché le sue storie le devono assomigliare, non scrive per il mercato e non ha etichette.
    Stessa cosa si può dire per questo suo misteriosissimo romanzo. È un giallo? Un thriller? Un romanzo storico? Una saga familiare? Ma che importa! Prima di tutto è un libro! E a mio modesto parere, il più bello che abbia scritto fino ad ora. Quindi dico: acquistatelo e cerchiamo tutti di sostenere l’editoria intelligente, gli scrittori che sanno fare il loro mestiere al di là delle etichette e la vera bellezza.

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Malusa Kosgran
Nata a Milano, in provincia di Bari. Classe 1974. Ha un anno quando i suoi decidono di trasferirsi a Bisceglie, in Puglia. A diciotto torna a Milano per frequentare la scuola di fumetto di via Savona e poi l’Accademia Disney. Dai venti ai trent’anni pubblica un centinaio di sceneggiature di fumetti; infine approda alla narrativa. Da anni collabora con diverse case editrici, magazine e agenzie; pubblica romanzi, racconti e albi che scrive e illustra. Nel 2013 ritorna a vivere in Puglia, e si divide fra Bisceglie e Mattinata. In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo è il suo terzo romanzo.
(https://lestoriedimalusa.com)
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