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Autobiografie spazio-temporali di fatti osceni realmente inventati

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Se avessi una macchina del tempo, come la useresti? Non una DeLorean, ma qualcosa di mai pensato prima. Ecco, nel 3812 qualcuno la userà e il risultato è quello che hai in questo momento tra le mani: un viaggio folle in quindici piccoli racconti che, sulle ali della fantascienza, fa tappa in luoghi assurdi per ritrovare storie non meno improbabili che ripercorrono lo spirito del nostro tempo. Nulla sarà come sembra e, alla fine, nemmeno il presente ti sembrerà lo stesso. Questa raccolta bizzarra e strampalata è un’agenda caleidoscopica della cultura pop degli ultimi cinquant’anni, trasformata in un’avventura solo apparentemente senza senso, ma che alla fine diventa un’esperienza da cui tornare indietro, paradossalmente, non è possibile.

INTRODUZIONE

Scrivere questa raccolta è stato difficile, lo ammetto. Quasi impossibile.

Era il 3812. Usavo per la prima volta una macchina da scrivere spazio-temporale.

Iniziavo un racconto, la mattina, e il giorno dopo lo trovavo completato. Facile così, pensai, ma devo farlo io.

Oppure scrivevo una prima stesura completa, da inizio a fine della storia, e quando poi mi svegliavo trovavo solo il titolo, come se non avessi scritto nulla.

Una volta, mi ricordo, stavo rivalutando un racconto su dinosauri senzienti e mentre scrivevo ho cambiato un dettaglio all’inizio: tutta la storia si è modificata diventando a tema pirati.

Non riuscivo a produrre materiale senza che qualche paradosso temporale si intromettesse.

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Parlavo di una donna che andava in un Dojo di karate, ma poi spariva e convinceva la se stessa adolescente a non uscire col suo futuro marito e padre del bimbo che doveva indirizzare proprio alla via del pugno.

Un altro personaggio antagonista me lo sono ritrovato a fare bagordi con Odisseo. Riuscendo, alla fine, così a sconfiggere l’eroe dell’avventura fantasy di cui era il malvagio di turno.

Ho provato a tacere un personaggio che sapeva prima di me come sarebbe finita la storia di cui faceva parte: cancellando i dialoghi ogni volta che provava a spoilerare; creando un montaggio incrociato alla Tarantino; spostandolo in un racconto successivo.

 

No, non potevo andare avanti così.
Non potevo nemmeno andare indietro così.

Misi da parte quella macchina da scrivere infernale e presi carta e penna, per buttare giù almeno i primi appunti. Ma la macchina lo aveva previsto. E aveva stampato su tutti i fogli che possedevo. Anche su quelli che andavo a comprare. Compravo carta nuova e vergine. Ma si inseriva nella linea temporale e ci stampava sopra ciò che voleva. Prima che la potessi comprare.

Mi possedeva.

Provai a scaricarla, a togliere l’alimentazione. Aveva previsto ogni mia mossa. Scrivendo di un modello alimentato a ossigeno che poi un ingegnere aveva creato anni prima.

Ma la sua operatività dipendeva da me, pensai.

Allora mi sedetti e provai a non scrivere. A bloccarmi. Tanti scrittori temono il blocco. Io dovevo trovare il modo di farmelo venire. Arrivarono idee, dialoghi, finali esplosivi. Le pagine continuavano a riempirsi, la macchina produceva fiumi di romanzi, saghe epiche e racconti mozzafiato.

Mi focalizzai sul respiro. Dapprima i pensieri si diradarono. Diventando nuvole che osservavo passare sopra l’orizzonte della coscienza.

Le pagine diventarono bianche. Ogni pagina scritta dalla macchina da scrivere temporale si fissò su uno stato di blocco da cui poter partire.

Nella mia mente intanto, le storie ripresero voce. Ma lo stato meditativo le teneva ancorate nel presente. Nel qui e ora.

Cui la macchina non poteva attingere per i suoi salti temporali.

2023-05-05

Aggiornamento

Autobiografie spazio-temporali di fatti osceni realmente inventati. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno supportato questa campagna e permesso a questo libro di arrivare nelle librerie. Da domani, fino alla fine della campagna, potrete ordinare utilizzando il codice promozione SPAZIO30 per ottenere il 30% di sconto. Seguiranno aggiornamenti relativi al periodo di pubblicazione.

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Il titolo mi ha un po’ spiazzata e incuriosita ma rende L idea di quello che c ho trovato dentro
    Premesso che non amo le raccolte di racconti ma questi sono relativi alla stessa persona (autobiografici appunto o meglio autoironicobiografici !!), talmente assurdi irriverenti grotteschi e divertentissimi (senza tralasciare qualche serio spunto di riflessione) che mi pareva di vederli e viverli come all interno di un fumetto :una specie di zerocalcare un po’ più volgare e tanto caxxone ma evidentemente con una bella testa per inventarsi tutto sto viaggio assurdo che mi ha molto divertita
    Resto in attesa del fumetto o del prossimo libro!

  2. Chiara Mellace

    Lo stile schietto e pungente, le pensate ben congegnate, i riferimenti studiati ma che non appesantiscono la narrazione fanno di questo libro una lettura che spiazza, travolge. Sono storie come orsetti haribo, le divori una dietro l’altra.

  3. (proprietario verificato)

    È come se Realtà e Fantasia stessero danzando all’unisono. Riflessivo, pungente e divertente.

  4. Pietro Acquistapace

    (proprietario verificato)

    Io dico solo, leggete l’anteprima. Lo stile è talmente fluido che nel tempo di una deiezione già lo avrete finito e vi sarete fatti grosse risate. Ho troppa voglia di leggerlo tutto, quindi dai, al costo di una birra (un bicchiere d’acqua se siete di Milano), facciamo pubblicare questo autore che se lo merita.

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Andrea Pelle
Nasce nel 1982. Dopo la formazione e il lavoro nel mondo del fumetto, decide di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura narrativa. “Autobiografie spazio-temporali di fatti osceni realmente inventati” è il suo libro d’esordio (ma minaccia di scriverne altri).
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