Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Azzurra apocalisse

Svuota
Quantità

Azzurra è una città popolata da personaggi che, come nelle favole, a volte non hanno nome: il Parroco, il Clown, la moglie del Clown, il Direttore del teatro. Poi c’è Angelo, che ama i cavalli e gestisce un bar, ma ama da sempre Elena, incinta di Renato, che collabora tutto il giorno con una nuova collega, Livia. Poi c’è il nipote del Parroco, che lavora nella stessa azienda di Renato e Livia, e che un giorno perde una grossa promozione a causa di Paola e reagisce impulsivamente, generando una serie di spiacevoli conseguenze.

Come in una favola grottesca e nera, i personaggi si aggirano per la città scatenando insolite reazioni al loro passaggio. Tutto accade come in un piano inclinato che trascina gli eventi verso un finale apocalittico.

Nella città di Azzurra il cielo gioca col nome offrendosi terso per buona parte dell’anno. A volte si stria di bianco e solo in rare occasioni le nuvole si fanno grigie e piovose. 

La città di Azzurra sta sul mare. 

Una striscia di sabbia collega due alte scogliere che inglobano la città facendosi a poco a poco montagne aspre. Il contrasto tra il cielo, il mare e le alte creste montuose è mozzafiato. Macchie di verde tingono il grigio delle rocce, ma ancor di più prevale il giallo di arbusti sconosciuti che corrono, quasi fossero vento, sulle montagne.

Continua a leggere

Continua a leggere

Nei pochi giorni di pioggia un unico tono perlaceo invade la città facendo razzia degli altri colori, ma al riapparire del sole tutto torna alle tonalità selvagge che strappano l’anima a chi le osserva.

La città di Azzurra ha molte case.

Le strade si incrociano a scacchiera e i palazzi si affacciano sul traffico composto e sui pedoni che scorrono a onde in accordo con i colori dei semafori. Flusso morbido in cui si perdono i dettagli e gli abitanti. I colori delle case riflettono il gioco cromatico della natura e ognuno ha diritto di fare delle sue abitazioni l’uso che desidera. I molti quartieri della città si agglomerano per tipologia di colori. Nelle zone più ricche il decoro impone un’omogenea parsimonia, mentre le zone più povere si ravvivano di tinte brillanti. Il palazzo del Comune ha un colore a sé distinguendosi dal resto. Si affaccia su una piazza in cui una fontana zampilla e da cui il popolo talvolta ascolta i discorsi del sindaco. Ma solo di rado, nelle occasioni davvero importanti. I cittadini di Azzurra temono che possa accadere, significherebbe che si impone una scelta vitale, ma al tempo stesso ricordano come, quando è accaduto, gli animi si siano eccitati, come la gente abbia sentito di essere parte di un comune sentire. Qualcuno lo pensa senza osare parlarne: una rivolta, un’azione di forza, un rigurgito di popolo, una rabbia che perde il controllo può essere un bene, sterilizza le ferite profonde che con stillicidio continuo ci dà la vita.

Se si guarda dall’alto, da una delle cime che fanno da contorno, tutto si perde e tutto si conquista, Azzurra diventa un dipinto maestoso, morbida e seducente, un’opera d’arte. 

La città di Azzurra ha delle chiese.

La più grande, la cattedrale, è il punto d’arrivo di molte strade piccole e convergenti, centro urbano e delle anime. Camminando verso la chiesa, qualsiasi strada si scelga, lo sguardo rimane sorpreso dall’improvvisa ampiezza in cui la cattedrale riposa placida. Chiunque ne abbia pensato il luogo e la struttura doveva avere immaginato nell’aria la sua forma, creazione del cuore prima che linee su un foglio. Non si può pensare che quella chiesa che spinge due torri così acute verso il cielo, che apre porte grandissime su due lati contigui, le cui pietre sanno di sabbia, i cui vetri si incendiano di colori, sia solo il risultato di calcoli di architetti e ingegneri. Quegli uomini erano illuminati da una luce divina e certamente era stato Dio stesso a suggerire quali pieni e quali vuoti avrebbero parlato alle generazioni future della sua potenza. 

Il Parroco sa di essere custode di un lascito antico e se non fosse distratto dal rozzo bisogno di gestire il giorno per giorno, si lascerebbe andare alle sole preghiere. A volte i conti non tornano, bisogna produrre più anime, produrre di più. Di corsa raggiunge un angolo buio, confessa veloce perché sempre di meno si allontanino dal culto che è la sua ragione di vita, un Pater e un Gloria, un Ave Maria e nei casi peggiori un rimprovero lieve. Tutto di corsa, Dio non aspetta.

La città di Azzurra ha molti bar.

Alcuni seguono la linea della spiaggia e danno ristoro agli accaldati dal sole e dal mare. I tavolini invadono la sabbia mantenuti in equilibrio da pedane di legno che guardano l’acqua pur tenendosi lontane. Il Gabbiano, l’Onda, Sabbiadoro, Azzurro Mare, solo per citarne alcuni. Gli abitanti di Azzurra camminano da una punta all’altra della spiaggia e si fermano per un gelato. O per un brandy in caso di pioggia. Sì, neanche la pioggia ferma il passeggiare festivo, si tratta solo di adattare gli spazi alla natura, con ombrelloni di tela plastificata e coperture mobili lungo le passerelle di legno. Non è rigido l’inverno e, a dirla tutta, anche la malinconica spiaggia sotto la pioggia ha un fascino intenso.

In città i bar si susseguono tra una strada e l’altra offrendo il momento di un incontro o di una meditazione solitaria. A pranzo gli abitudinari siedono sempre allo stesso tavolo, mentre la sera tutto cambia e i bar diventano luoghi di nuovi rapporti, amori e avventure, ma anche amicizie fraterne corroborate dalle lievi gradazioni alcoliche e dai gusti di frutta.

I nomi cambiano: Del Centro, Il Ristoro, La Pausa, Azzurro Città. Angelo, il padrone dell’ultimo, fa la spola tra questo e l’altro che ha aperto in spiaggia. Le sue mani e il suo sguardo ingrassano i conti e i cavalli che possiede poco fuori, in campagna. Questi ultimi li carezza ogni giorno, non manca giornata, li ama e smette di pensare ai locali che, certo, ama altrettanto, ma che non può spazzolare per sentirsi leggero. Così è la vita di Angelo, divisa tra pesantezza e cavalli.

La città di Azzurra ha monumenti.

La sua lunga storia ha eretto palazzi e statue di cui sono ghiotti i turisti che si raggruppano intorno e che sbirciano le guide o si immortalano in foto e video. Un sorriso continuo che contagia anche gli abitanti di Azzurra che, per la verità, hanno smesso da tempo di vedere i monumenti perché immersi nell’oblio del quotidiano. 

«Non vi rendete conto di quello che avete!»

E allora guardano e si stupiscono e si innamorano di nuovo della loro città, rendendo il quotidiano più bello. Se non ci fossero gli occhi dei turisti molti altri occhi rimarrebbero chiusi. Ci vuole un attimo e tutto scompare. Un attimo e tutto scompare. Turisti con la pelle macchiata di rosso e cappelli di paglia con su scritto “Azzurra”, perché anche loro non vogliono scordare quel sole e quel cielo. Un attimo e tutto scompare, lo sanno anche loro, non adesso, ma sanno che scorderanno. 

La città di Azzurra ha un teatro.

Lo sguardo di chi passa davanti all’edificio con fregi inizi Novecento è di estrema ammirazione. Pochi si addentrano, forse impauriti, forse con poco interesse, forse perché mai lo hanno fatto. Eppure chi passa ne ammira le linee e promette a se stesso che certamente verrà il momento di salire quei pochi gradini che separano l’ingresso dal piano di strada. I visi di attori che costellano i manifesti di lato al cancello non aiutano molto.

«Questo mi sembra di averlo già visto in tv.»

Una coppia di signori perbene scende la scala e sente la frase. Si scambiano uno sguardo e un amaro sorriso. Hanno in mano una busta con la scritta “Teatro di Azzurra”, una calligrafia stampata come fosse di un antico maestro che spiega agli alunni dove arriva la linea dell’ultima A. I signori entreranno di nuovo a teatro, nella busta hanno i biglietti, la prova di quel desiderio che nessuno capisce, o solo in pochi, o solo loro. E se ne fanno un vanto. 

Un autobus si ferma davanti e ne scendono decine e decine di bambini intruppati e disordinati, ossimoro di cui solo i più piccoli conoscono la formula segreta. Li accoglie sul gradino più in alto un signore vestito di nero e con la pelle così chiara da far trasparire le linee azzurrognole dei vasi sanguigni. Il Direttore apre le braccia, sorride e sembra officiare il rito di un credo che i bambini dovranno imparare a conoscere. Per forza.

«Che vengano a me. Per forza.»

La città di Azzurra ha uno stadio di atletica.

Fin dalle prime ore dell’alba lo stadio attrae centinaia di uomini e donne che corrono ansimando. Le porte sono ancora chiuse, ma come attirati da un odore che solo loro conoscono, girano attorno alle mura approfittando dei prati e degli alberi che lo circondano senza riuscire a coprirlo. Il verde è alto, piantato chissà da quando, ma le mura lo sono ancora di più come a dire che l’opera dell’uomo, se vuole, supera tutto. Eccoli, gli uomini, brulicanti, di corsa fin dalle prime luci dell’alba a disintossicare i corpi che dovranno appesantirsi di tossine di vita. Operose formiche che, all’apertura dei cancelli, si riversano sulle piste dello stadio e vi rimangono fino a quando il sole non impone la siesta. Non sono sempre gli stessi, c’è un continuo ricambio. Chi lavora non può fare tardi, ma altri si possono permettere tempi più lunghi. 

«Ciao, ciao, ciao.»

Renato conosce tutti quelli che come lui dovranno scappare per una doccia veloce, un caffè al bar e poi al lavoro. Abitudini belle, verrebbe da dire, se non fosse che Renato, fra i tanti che corrono e i molti che lavorano, si sente schiacciato da un peso che non svela a nessuno e forse nemmeno a se stesso. Come tutte le parole che non ti è consentito pronunciare, anche quella rimaneva incistata nell’animo di Renato. Doccia, caffè e lavoro.

«Libertà!»

La città di Azzurra si addormenta di notte, lascia solo a pochi il compito di guardarla così. Chi lavora ha gli occhi vigili o drogati da molti caffè. Chi non riesce a dormire vorrebbe usare le ore prima dell’alba, ma purtroppo quel tempo diventa un deserto. C’è qualcuno che veglia un bambino, qualcun altro controlla un malato. Sono respiri diversi, sereni o spezzati e chi accudisce trattiene il proprio per non svegliare o per paura che il soffio si spenga. 

La città di Azzurra è fatta così.

/inline_popup]

2021-08-30

Aggiornamento

Ce l'abbiamo fatta! Azzurra apocalisse sarà in libreria a febbraio. Adesso comincia tutta la parte più esaltante di una pubblicazione: editing, grafica, copertina fino al giorno in cui il libro sarà fra le mani e offrirà la sua fragranza di carta o il suo splendore di ebook. Il mio ringraziamento va a chi ha sostenuto il romanzo con il pre-acquisto, ma anche a chi lo comprerà in libreria e magari vorrà regalarlo a un amico. Ciascuno di voi potrà dare una lunga vita a Azzurra apocalisse attraverso una azione semplicissima: il passaparola. Ti chiedo di leggere il romanzo e di parlarne con i tuoi amici e conoscenti, ti chiedo di fare crescere la community che lo ha sorretto e continuerà a farlo. Sino al 14 settembre potrai ancora pre-acquistarlo e per 7 giorni con uno sconto speciale del 30%. A breve ti faccio sapere quale è il codice promozionale per ottenere lo sconto. Che altro dire? GRAZIE!!!
2021-07-05

Aggiornamento

Dopo avere doppiato la boa dei 100 pre-acquisti, Azzurra apocalisse cammina spedito verso la pubblicazione grazie a te e a tutti coloro che stanno dando fiducia a un romanzo che è nato col desiderio di raccontare in forma di favola nera un mondo a volte indecifrabile. La città immaginaria di Azzurra e i suoi personaggi sembrano percorrere una strada senza uscita, incapaci di guardare al di là del contingente. Tutto è qui e ora, senza prospettiva, senza futuro. Ma forse una speranza c'è ancora....
2021-05-11

Aggiornamento

Innanzitutto grazie a tutti voi! Si sa che il modo migliore per promuovere un libro è il passaparola. Vorrei che fosse lo stesso con Azzurra apocalisse, che fossero i lettori a sentire l'urgenza di suggerirne la lettura. Per questo motivo chiedo a chi ha già pre-acquistato il romanzo (fortunatamente siamo già a buon punto in pochissimi giorni) di scaricarlo dalla mail che ha ricevuto dalla casa editrice. Si tratta della versione non editata, quella che io ho sottoposto alla loro lettura. Leggetelo e fatevi conquistare dalla storia e dalle parole, parlatene con altri che possano essere interessati alla narrativa, passate parola e fate vivere Azzurra apocalisse. Chi ancora non lo ha pre-acquistato può leggere l'anteprima e farsi un'idea. Se verrà pubblicato, il romanzo subirà delle variazioni frutto del lavoro di un editor in costante interlocuzione con me. Racconterò tutti i passaggi e il dietro le quinte come fosse uno spettacolo teatrale che si plasma a poco a poco. Un romanzo è un corpo vivo che si forma nel tempo e ne vedrete l'anima. Grazie per tutto l'amore che riponete nella lettura e nelle storie

Commenti

Ancora non ci sono recensioni.

Recensisci per primo “Azzurra apocalisse”

Condividi
Tweet
WhatsApp
Sandro Dieli
attore, mimo, regista, autore, podcaster, è direttore artistico del Festival di teatro italiano a Barcellona. Dal 2012 è il direttore artistico del progetto Teatro d’Appartamento tra Spagna e Italia. Cosceneggiatore del film "La Terramadre" (N. La Marca, Berlinale 2008), ha pubblicato i romanzi "Corsolivuzza" e "Civico numero 27", oltre a "Lillo, Lollo e la Malafemmina" e il racconto "Gas di scarico".
Sandro Dieli on FacebookSandro Dieli on InstagramSandro Dieli on Wordpress
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors