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Benvenuti a Casa Natale

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In una fredda notte di dicembre, mentre una tormenta imperversa, l’arrivo di tre piccoli orfani stravolge per sempre le vite di Nicola e Greta, anziana coppia senza figli. La presenza dei nuovi arrivati sembra scaldare i loro cuori e Nicola, per donare ai piccoli un po’ di gioia, decide di intagliare nel legno un trenino e farne il primo giocattolo di sempre. Questo semplice gesto darà inizio alla storia che tutti i bambini del mondo conoscono e che gli adulti hanno forse dimenticato.

Tra nuovi arrivati, aiutanti e missioni da svolgere, gli abitanti di Casa Natale avranno un duplice compito: rallegrare i piccoli e aiutare i grandi a ritrovare la capacità di stupirsi delle cose più genuine.

1. Benvenuti

La storia che sto per raccontarvi è stata già narrata molte volte, tradotta in tutte le lingue e conosciuta in tutto il mondo. Centinaia, forse, sono le versioni esistenti che parlano di luoghi incantati o tentano accurate ricostruzioni storiche. Per molti, ormai, è divenuta soltanto una fiaba da raccontare ai bambini prima che questi diventino troppo grandi per credervi ancora. Per altri, invece, rappresenta un angolo segreto della loro fantasia, un ricordo nel quale potersi rifugiare almeno una volta all’anno per tornare a essere bambini.

Non potremo mai apprezzarne a fondo il significato senza prima ripercorrere le sue origini. Come spesso accade, non è sempre chiaro dove o quando si svolgono le vicende narrate, ma una cosa è certa: tutto ebbe inizio in una casa. Scontato, penserete, eppure è proprio questo il dettaglio che, con il passare degli anni, molti hanno dimenticato; qualcosa di apparentemente superfluo che è sempre rimasto lì a far da scenario a questa magica storia. Una casa che ha visto l’origine di una leggenda, ha assistito al suo evolversi e ha racchiuso in sé ogni momento, ogni speranza, ogni suo protagonista, rendendoli parte di un unico racconto che accompagna i bambini di ogni età attraverso quel periodo dell’anno tanto affascinante da risultare addirittura magico. Ebbene, sì: sto parlando del Natale e di come un uomo di nome Nicola divenne Babbo Natale, rigenerando il vero spirito natalizio capace di convertire anche il più gelido dei cuori. Scopriremo insieme come un singolo atto di generosità ispirò un umile taglialegna che riuscì a cambiare le vite di molti altri attorno a lui, fino a diventare leggenda.

Questa è la storia di Nicola e di sua moglie Greta; è la storia di tre orfani e del loro primo giocattolo; è la storia della piccola Nadine e del suo desiderio. Questa è la storia che ha attraversato i secoli e che ha ancora il potere di convertire i cuori di chi non crede. È la storia di come tutto ebbe inizio ed è anche la storia di una semplice dimora, costruita per amore, che seppe custodire per sempre la più magica di tutte le storie. Benvenuti a Casa Natale.

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2. Emma

Il traffico quella sera era un delirio. Il rumore dei clacson, la coda di macchine in fila e le persone che si muovevano di fretta dentro e fuori dai negozi rendevano quel ventiquattro dicembre più caotico del solito. La temperatura fuori segnava ancora otto gradi, eppure un vento proveniente da nord, annunciato già dai notiziari, prometteva un calo drastico nelle ore successive. Nel vedere quella confusione, Emma si spazientì e desiderò istintivamente di tornare su in ufficio. Aveva provato a chiamare un taxi per più di un quarto d’ora, ma le linee erano intasate e quando finalmente riuscì a parlare con l’operatore, questi le comunicò che al momento si prospettava più di un’ora d’attesa. L’orologio segnava già le diciannove e quaranta quando giunse alla fermata del bus. Controllò sul pannello elettronico i tempi d’attesa: il ventiquattro che l’avrebbe riportata a casa sarebbe arrivato tra meno di dieci minuti.

«Mi auguro abbia portato con sé anche una sciarpa, ci sarà da aspettare.»

A rivolgerle quella frase era stato un giovane seduto sulla panchina accanto, anche lui evidentemente in attesa dell’arrivo dei mezzi. Non dimostrava più di trentacinque anni, forse anche meno. Portava i capelli corti e un po’ arruffati e una barbetta ben curata. Emma staccò gli occhi dal tabellone e lo fissò per qualche istante, poi si voltò dall’altra parte per verificare che non ci fosse qualcun altro alle sue spalle.

«Dice a me?» chiese, constatando che non c’era nessuno.

«E a chi altri sennò?» rispose lui con aria divertita.

Quel tipo le stava già antipatico. Perché le persone si sentivano sempre in dovere di aprire una conversazione quando lei non ne aveva la minima voglia?

«Mi spiace deluderla, ma il mio autobus sarà qui a minuti» ribatté lei mascherando il fastidio che le aveva provocato.

«Il tempo è una questione relativa» farfugliò lo sconosciuto a bassa voce.

«Come, scusi?»

«Dicevo» le rispose lui alzando il volume della voce «che il tempo è una questione relativa.»

Ecco il solito filosofo, pensò Emma la cui calma, sperimentata poco prima davanti al tabellone, era già svanita del tutto. Quindi, voltandogli le spalle, tagliò corto: «Se lo dice lei…».

Non aveva voglia di continuare quella conversazione inutile. Era già abbastanza infastidita dall’assenza dei taxi e dal continuo rumore dei clacson: non aveva il minimo desiderio di lasciarsi coinvolgere in una diatriba sulla relatività del tempo. Proprio lei che aveva imparato a scandire quest’ultimo in maniera impeccabile attraverso il suo lavoro, affinché ogni minuto non andasse sprecato, persino alla Vigilia di Natale. Non comprendeva come tutte quelle persone potessero affannarsi in quel modo nella ricerca degli ultimi acquisti o nella disperata corsa tra gli scaffali dei supermercati per acquistare gli ingredienti per la cena che puntualmente avevano dimenticato. A suo parere, era tutto una gran perdita di tempo.

Una notifica sul suo telefono la destò dai suoi pensieri. Era l’app dei trasporti che le annunciava un ritardo di circa un’ora per tutte le linee del centro dovuto al congestionamento del traffico. Si scusavano per il disagio.

«Ma volete prendermi in giro allora?» esclamò lei esasperata. Poi, ricordando il commento di quello sconosciuto, si voltò verso di lui e continuò indispettita. «E lei come faceva a saperlo?»

«È la Vigilia di Natale, che cosa si aspettava?» disse lui alzando le spalle con aria soddisfatta.

«Ma che avete tutti con questa Vigilia?» sbottò Emma, che iniziava a esasperarsi sul serio. «È esattamente un giorno dell’anno come tutti gli altri, in cui – tra l’altro – si lavora. E per colpa di quelli che lo ritengono un evento speciale e che se ne vanno in giro come dei forsennati per fare gli acquisti dell’ultimo momento, mi tocca rimanere qui almeno un’ora ad aspettare.»

Il tono di Emma lasciava intendere che non aveva nessuna intenzione di continuare oltre. Si sedette sulla panchina, all’angolo opposto rispetto allo sconosciuto e cercò nella borsa le sue cuffie bluetooth. Afferrò un auricolare dall’astuccio contenitore e fece per metterlo all’orecchio, quando udì la voce registrata all’interno avvisarla che la batteria del cellulare era quasi scarica.

«Grandioso! Ci mancava pure il cellulare scarico!» esclamò alzando gli occhi al cielo e rilanciando l’astuccio dentro la borsa.

Adesso era davvero di pessimo umore. Avrebbe dovuto attendere un tempo indefinito senza nemmeno la possibilità di usare il telefono; senza nemmeno poter ascoltare un po’ di musica. E in più, l’unico altro individuo presente si era già reso insopportabile. Si preannunciava davvero un’attesa interminabile.

«Se vuole avvisare la sua famiglia che arriverà un po’ in ritardo per la cena, posso prestarle il mio telefono, Emma. Si chiama così, no?» le chiese lo sconosciuto.

Lei si voltò di scatto rivolgendo al tipo un’occhiata indagatoria: come faceva a conoscere il suo nome?

Lui sembrò intuire all’istante e si affrettò ad aggiungere: «Stia tranquilla, ho solo letto il nome sul bracciale e ho pensato fosse il suo».

2025-03-01

Aggiornamento

Abbiamo raggiunto il 30% dell'obiettivo in sole 24h! Grazie di cuore a tutti... un inizio che sicuramente mi da un'immensa carica!

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Forza Zio Sam! Aspetto con ansia ‘Benvenui a Casa Natale” ❤️

  2. (proprietario verificato)

    Forza Zio Sam!

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Samuel Tasca
Creativo siciliano, ha iniziato da bambino a inventare storie con la macchina da scrivere dei genitori. Oggi sviluppa progetti educativi per adolescenti, dove la comunicazione multimediale diventa strumento di crescita e racconto di sé. Convinto che la vera magia vada scovata nei dettagli quotidiani, lascia che sia questa a nutrire la sua scrittura.
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