La città era un luogo di contrasti. C’erano il tranquillo Quartiere dell’Alba, con le sue eleganti dimore e giardini perfettamente curati, e il misterioso Quartiere della Notte, con le sue stradine intricate e il fascino di un mondo sconosciuto. Ethan abitava con la sua famiglia nel Quartiere dell’Alba, in una casa piena di ricordi d’infanzia: le partite a nascondino con sua sorella Emily, più piccola e sempre sconfitta dai suoi nascondigli ingegnosi, erano tra i più preziosi.
Ma quella casa aveva anche i suoi misteri. L’ufficio del padre, ad esempio, era una stanza proibita. Una volta, da bambino, Ethan si era nascosto lì durante una partita, ma il gesto gli era costato due settimane di punizione. Ora, a sedici anni, aveva imparato a rispettare i confini, anche se la curiosità non l’aveva mai abbandonato.
Quella mattina, però, tutto questo sembrava lontano. La scuola era finita, l’estate appena iniziata. Eppure, il pensiero del sogno inquietante lo seguiva, come un’ombra, mentre cercava di scrollarsi di dosso la confusione.
«Ethan, la colazione è pronta!» urlò Julia, la madre, dalla cucina.
«Sì, mamma, sto scendendo!» rispose Ethan con voce assonnata, mentre scendeva le scale.
Julia lo osservò attentamente non appena entrò in cucina. «Non hai proprio una bella cera, tesoro. Aggiustati quella maglietta, è al contrario.»
Ethan abbassò lo sguardo, sbuffò e si sistemò la maglietta prima di sedersi a tavola, dove lo aspettava il solito piatto di pancakes. Di fronte a lui, suo padre aveva già terminato e stava leggendo il giornale.
«Buongiorno papà.»
Adam abbassò il giornale, scrutando il figlio da capo a piedi. «Oh, buongiorno figliuolo! Che ti è successo? Hai l’aria di chi ha appena visto un fantasma.»
«Solo un brutto sogno» rispose Ethan.
Julia sorrise mentre preparava altri pancakes. «Tua sorella sarà messa peggio di te. Quasi quasi le lancio un secchio in faccia per svegliarla. Emily, la colazione è pronta!» urlò poi verso il piano di sopra.
Pochi istanti dopo, il rumore di passi e il suono di una porta sbattuta risposero all’appello, facendo scuotere la testa a Julia.
«Hai programmi per oggi, Ethan?» chiese mentre riempiva il suo piatto.
«Niente di particolare, penso che andrò da Alex a giocare ai videogiochi» mentì Ethan con noncuranza, anche se i suoi piani erano decisamente più interessanti.
Con Alex e gli altri amici avevano stilato la loro lista annuale di luoghi da esplorare a Velaris. Il primo sulla lista era il Ravenstone Hall, un palazzo residenziale al centro del Quartiere della Notte. Imponente e austero, con la sua torre che sembrava toccare il cielo, era noto per i suoi appartamenti lussuosi e per la vista mozzafiato che offriva: si diceva che dalla cima si potesse vedere ogni angolo della città e persino oltre, fino alle montagne di Prythian.
La proposta era stata di Alex, il più giovane del gruppo, un ragazzo di media altezza, con capelli castani disordinati e occhi azzurri che riflettevano una vivace curiosità. Poi c’era Caleb, alto e snodato, con capelli neri e occhi verdi penetranti. Il suo sguardo intenso e la sua espressione di solito seria facevano sembrare che stesse sempre pensando, anche quando era immerso nell’azione. Lui aveva scelto un vecchio negozio di giocattoli nel Quartiere della Notte. Attorno a quel posto circolavano storie inquietanti: si diceva che vi abitasse qualcosa di antico e dimenticato, nascosto tra le ombre delle sue stanze polverose. Caleb era affascinato dall’idea di esplorare un luogo così misterioso, nonostante gli altri fossero meno entusiasti.
Bryan, invece, di corporatura robusta, con capelli corti e biondi, e occhi castani che non nascondevano una certa disinvoltura, aveva deciso di concentrarsi sui suoi vicini di casa. Era convinto che ci fosse qualcosa di strano: le finestre erano sempre chiuse e l’unica persona che vedeva entrare e uscire era un uomo vestito di bianco, che compariva sempre alla stessa ora. Bryan aveva una tendenza a esagerare, come dimostrava l’episodio dell’anno precedente, quando era certo che un alieno fosse atterrato nel suo giardino. Alla fine, con l’aiuto degli altri, aveva scoperto che un coniglio aveva scavato una tana, ponendo fine al suo panico.
Ethan, invece, aveva puntato gli occhi su una vecchia casa abbandonata ai margini del Quartiere dell’Alba. Ogni volta che ci passava davanti, sentiva un brivido lungo la schiena, come se ci fosse un legame inspiegabile tra lui e quel luogo. La casa era fatiscente, con le finestre sbarrate e la porta sigillata con il nastro della polizia, il che la rendeva perfetta per la loro lista. Nonostante l’aspetto decrepito, la casa sembrava carica di un’energia che Ethan non riusciva a ignorare, come se custodisse segreti pronti a essere svelati.
I genitori di Ethan non approvavano le sue avventure. Sua madre, ultra-protettiva, si preoccupava sempre, mentre suo padre, pur mettendolo in guardia, gli dava consigli su come affrontare i luoghi misteriosi, raccontandogli delle sue esplorazioni giovanili.
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