Il libro mette a confronto due mondi. Il primo è quello in cui viviamo, fatto di obblighi, aspettative e strade tracciate da altri. Ed ecco l’altro mondo, quello che abita le nostre fantasie e che avremmo potuto scegliere, o che potremmo ancora scegliere. Un mondo che offre libertà, ma che non è privo di ostacoli: sfide, sacrifici, scontri e decisioni difficili ci metteranno di fronte a un bivio. Ogni scelta porta dolore, ma se sceglierete di volare, sarà solo temporaneo. Perché oltre la paura troverete la libertà. E lungo il cammino, vi confronterete con voi stessi, con le vostre paure più profonde, con quella voce che tenterà di farvi sentire soli. Ma non lo sarete mai davvero. L’amicizia e l’amore saranno la vostra bussola, vi guideranno verso ciò che conta davvero. Questo è un viaggio, un’odissea nello spazio, dove sia il protagonista che il lettore verranno immersi in un mondo mitologico, alla ricerca del proprio destino.
Perché ho scritto questo libro?
Ho scritto questo libro per evadere dagli schemi e dalle routine, cercando qualcosa di straordinario, che desse un senso alla mia vita. Fin da piccolo mi sono rifugiato in un mondo tutto mio, lontano dalle pressioni della famiglia e della società. In fondo, è una ricerca di me stesso, dei miei sogni e del mio destino. È la mia vita, come l’ho sempre immaginata, e spero vi aiuti a scoprire qualcosa di voi. Perché la vita è un sogno, e tutti siamo prescelti per andare oltre le stelle.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Ethan aprì lentamente gli occhi. Si trovava su un letto che fluttuava nell’aria, sospeso da catene d’oro sottili che pendevano da un soffitto rivestito di mosaici scintillanti raffiguranti antiche scene mitologiche. Intorno a lui, la stanza sembrava una fusione tra un tempio e una macchina divina: colonne di marmo bianco si ergevano ai lati, mentre sulle pareti erano incisi simboli dorati che pulsavano leggermente, emettendo una luce soffusa, simile a quella dell’alba. Le pareti sembravano vive, e un leggero profumo di ambrosia permeava l’aria. Una porta a doppio battente decorata con rilievi di Pegaso e Chimere si aprì con un leggero gemito metallico, e un uomo fece il suo ingresso.
«Finalmente sei sveglio» disse, con un sorriso caldo e accogliente.
L’uomo aveva l’aspetto di un essere etereo. I suoi capelli corti, argentati, sembravano fili di luce lunare, mentre i suoi occhi verde smeraldo brillavano con un’intensità che non apparteneva a questo mondo. Il suo abito era una tunica bianca dai bordi dorati, leggera e fluente, che sembrava riflettere le stelle.
«Dove sono?» chiese Ethan, la voce ancora debole e confusa.
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«Sei al Sanctorum» rispose l’uomo con tono tranquillo, il suo sorriso mai spento. «Ti abbiamo trovato svenuto al confine con il Boschetto degli Olvidi. Sei stato fortunato: non tutti tornano indietro da lì.»
Quelle parole risuonarono nella mente di Ethan come un’eco. “Boschetto degli Olvidi”? Niente di ciò che sentiva o vedeva aveva senso. Sembrava un sogno, ma ogni dettaglio era troppo vivido per esserlo davvero.
«Bene, non c’è nulla di grave. Presto potrai andartene.» L’uomo fece un leggero inchino, poi si voltò e uscì attraverso la porta decorata.
Un attimo dopo, un’altra figura entrò nella stanza. Era una ragazza dai capelli raccolti in una treccia elaborata, adornata da piccoli rami d’ulivo dorati. Indossava un corto chitone argentato e sandali alati, e i suoi occhi color nocciola sembravano scandagliare l’anima di Ethan con un solo sguardo.
«Tu devi essere Ethan» disse, il tono deciso e lo sguardo dritto nei suoi occhi.
«Come fai a sapere il mio nome?» chiese Ethan, cercando di alzarsi, ma la testa gli girava ancora.
La giovane si avvicinò, abbassando la voce.
«Non c’è tempo per spiegazioni. Dobbiamo andarcene subito. Questo luogo non è sicuro per te.»
«Aspetta! Chi sei?» Ethan provò a divincolarsi.
«Io sono Alisha» rispose lei con determinazione. «E sono qui per portarti via.»
«Portarmi via? Chi ti ha mandata? E perché sei vestita così?»
«Non ora, Ethan. Ti spiegherò tutto quando saremo al sicuro.» Lo afferrò per un braccio e lo aiutò a mettersi in piedi.
Mentre lo trascinava fuori dalla stanza, Ethan iniziò a notare dettagli che lo fecero rabbrividire. Attraverso le grandi colonne di marmo, vide figure che non sembravano umane. Una creatura aveva un unico occhio al centro del volto, mentre un’altra aveva il torso di un uomo ma le gambe di un cavallo. Alisha si muoveva in silenzio, evitando con cura ogni incontro, come se quelle figure fossero pericolose. Percorsero corridoi tortuosi, le pareti decorate con antiche scene di guerra tra dèi e titani. Alla fine, Alisha si fermò davanti a una grande porta decorata con un motivo a spirale che ricordava un labirinto. La porta si aprì silenziosamente, rivelando l’esterno. Davanti a loro si estendeva una pianura desertica, illuminata da una luce dorata che sembrava emanare dall’orizzonte. Al centro della pianura, fluttuava un carro alato, sospeso nell’aria, tirato da due cavalli di fuoco dalle criniere fiammeggianti. La struttura del carro era d’oro massiccio, con dettagli intricati che ricordavano il sole e le stelle. Le ruote, pur non toccando terra, emettevano un lieve ronzio, come se fossero alimentate da un’energia divina.
«Salta su!» ordinò Alisha, allungandogli la mano.
«Cos’è questo?» chiese Ethan, esitante.
«È il carro solare. Lo usiamo per spostarci. Ora muoviti, prima che ci trovino!»
Ethan esitò ancora per un momento, ma poi prese la mano di Alisha e salì sul carro.
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