Dopo la guerra civile, all’orfano Lucius Nimux non resta che imparare a sopravvivere e apprendere un mestiere. Diventa, così, un legionario, impara a combattere e a sopportare la fatica, ma quando l’addestramento termina e viene venduto, la sua vita subisce un brusco cambio di rotta, finendo in un vortice di violenza e schiavitù. E la situazione è ben più pericolosa di quanto immagina: il misterioso Signore dei diamanti semina distruzione e morte in tutte le Terre Emerse, e nessuno sembra in grado di fermarlo. Lucius e alcuni fratelli in armi scelgono di combattere con onore e, grazie alle loro gesta, saranno conosciuti come “il branco dei dannati”. La giustizia e la pace, però, non sono così semplici da raggiungere: trame segrete tessono il destino di Lucius e dei suoi compagni. Di chi possono fidarsi e su chi dovrà abbattersi la loro vendetta?
PRIMA PARTE
Lucius Nimux
Horsus, un piccolo villaggio dell’isola di Sibida, situato a est nei pressi del lago Myura, è abitato da povera gente, per lo più pescatori e contadini. A causa di una guerra civile, molti dei suoi abitanti morirono, mentre i pochi rimasti in vita andarono via, tentando di arrivare lungo le coste dell’isola, nella speranza di raggiungere le sponde delle Terre Emerse per sfuggire alle atrocità del conflitto. Tutti lasciarono il villaggio, tranne Lucius Nimux, un ragazzino di soli dieci anni rimasto orfano, che scelse di non allontanarsi dal luogo dove era nato e vissuto con la sua famiglia. Portava lunghi capelli castani legati dietro la testa, in maniera tale che la sua vista non fosse offuscata.
Sin dalla più tenera età, fu addestrato da suo padre a cacciare e pescare con arco e frecce.
Giorno dopo giorno, trascorreva il tempo procurandosi tutto il necessario per la sua sopravvivenza. Per quanto giovane, l’esperienza della perdita della sua famiglia non lo aveva demoralizzato, ma tem-prato con un carattere forte e tenace.
Passavano i giorni. Il tempo lo trascorreva nel tentativo di riparare come meglio poteva ciò che rimaneva della sua casa. Per quanto ce la mettesse tutta, cominciava a essere stanco della solitudine. Da diverso tempo ormai non parlava con nessuno. Gli unici esseri viventi con cui scambiava qualche parola erano dei corvi che avevano nidificato tra le tegole del tetto di un’abitazione vicina alla sua. Diceva loro: «Non c’è più nessuno. Andatevene! Tra non molto anche io lascerò il villaggio».
Ogni sera, prima di addormentarsi, prometteva a se stesso di partire.
Verso dove? si chiedeva il ragazzo. Non so neanche dove andare.
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La solitudine lo aveva stancato. Non gli rimaneva altro che aspettare la giusta occasione per lasciare Horsus per sempre.
Era tarda mattina, quando Lucius se ne stava in piedi sulla punta di un molo a pescare con arco e frecce, nei pressi di ciò che rimaneva della sua casa. Ogni suo piccolo movimento era scandito dal rumore del legno marcio di cui era fatto il pontile. Tra la limpidezza dell’acqua, scrutava attentamente il basso fondale, alla ricerca della possibile preda che gli avrebbe garantito il pranzo. Poco dopo, il ru-more di un veicolo in avvicinamento attirò la sua attenzione. Si trattava di un vecchio furgone giallastro, tutto malandato, con cassone aperto sulla parte posteriore. Giunto nei pressi del molo, il mezzo si fermò. Gli sportelli anteriori si aprirono. Due uomini vestiti con uni-formi grigioverdi scesero dal veicolo, cominciando a guardarsi intorno. Immediatamente notarono in che condizioni versava il villaggio. Le strade erano ricoperte di macerie, mentre le poche case ancora in piedi, con le mura perforate da colpi di arma da fuoco, mostravano la violenza degli scontri. Una forte folata di vento attraversò il campa-nile situato al centro della piazza del villaggio, facendo muovere la piccola campana, l’unica rimasta ancora appesa. Il suono riecheggiò nel villaggio, sottolineando la desolazione che vi regnava. I due uo-mini proseguirono a piedi, dirigendosi verso il molo. Notarono una frase scritta in rosso su un muro: “Con il sangue irisa scriveremo la nostra storia!”.
Poco distante, su un altro muro, videro un’enorme macchia di sangue e piccoli fori. La scena non lasciava nessun dubbio: in quel posto, qualcuno aveva stroncato delle vite innocenti. Un gatto che se ne stava sul davanzale di una finestra attirò la loro attenzione con un miagolio. Uno dei due uomini si avvicinò all’animale e cominciò ad accarezzarlo, ma il felino, attirato dalla presenza di un topo, saltò in terra per inseguirlo. L’uomo, preso alla sprovvista, balzò indietro colpendo con la schiena una finestra, che staccandosi dal telaio cadde per terra frantumando il vetro in mille pezzi. Il rumore arrivò sino alle orecchie di Lucius. Sorpreso dal trambusto, ripose l’arco. Fece qualche passo sul molo e vide i due sconosciuti. Non diede tanta im-portanza alla loro presenza e riprese a pescare come se nulla fosse. Uno dei due, accortosi del ragazzino, fece un cenno al suo compagno. Non persero tempo, e percorrendo il pontile in legno si avvicinarono.
«Ragazzo, dov’è tutta la gente del villaggio?» chiese uno dei due, Milton, con aria amichevole.
Tenendo l’arco con la freccia in tensione e senza perdere di vista la preda, il ragazzino gli rispose in maniera molto schietta: «Sono tutti morti».
«Qual è il tuo nome, ragazzo?» domandò Ixo, l’altro uomo.
«Lucius Nimux.» Il giovane arciere continuava a dare le spalle ai due sconosciuti.
«Ascolta, Lucius, che ne diresti di venire con noi? Possiamo offrirti del cibo e dell’ottimo sidro di mele» propose Milton.
«Chi sareste voi due?»
«Siamo legionari della scuola Prima Legio, siamo qui per offrirti una possibilità.»
«Che possibilità?» Il ragazzo ripose l’arco e si voltò verso i due uomini.
«Di’, ti piacerebbe avere un buon pasto caldo e un letto in cui dormire?»
I due uomini si guardarono, accennando un timido sorriso. Il ragazzino mise l’arco a tracolla e ripose la freccia nella faretra.
«Cosa dovrei fare in cambio di tutto questo?»
Posando la mano sulla spalla del ragazzo e avvicinandosi al suo viso, Milton rispose: «Solo studiare».
Al giovane Lucius la risposta appena ricevuta appariva poco chiara e piena d’inganni, ma l’idea di una casa, di pasti caldi e la possibilità di stare insieme ad altra gente lo convinsero. Forse, quell’occasione tanto desiderata era giunta? Accettò la proposta e chiese cosa dovesse fare.
«Prendi solo lo stretto necessario» suggerì Ixo.
Lucius raccolse l’arco e la faretra, con una dozzina di frecce al suo interno. Salì dietro il mezzo, andando a sedersi sul cassone scoperto. Partirono. Si voltò verso il villaggio per dare un ultimo sguardo a quella che era stata la sua casa, convinto che da quel momento non l’avrebbe più rivista.
luciana alunno (proprietario verificato)
una volta scaricata la bozza ho letto la prima parte e devo dire che ho trovato il romanzo molto intrigante, spero proprio che questo libro riesca a raggiungere l’obbiettivo delle 200 copie prevendute per averlo fisicamente in formato cartaceo.
consiglio
angela polizzotto (proprietario verificato)
Ho soltanto letto una parte della bozza, (TRA l’altro NON EDITATA) e devo dire di essermi imbattuta in una storia molto coinvolgente, ricca di intrighi e misteri, con una scrittura fluida è chiara.
Consiglio!
Giovanni Argano (proprietario verificato)
Ho letto la bozza, racconto molto intrigante su una scuola di mercenari.
Lettura molto fluente e appassionante, ogni riga tira l’altra.
Non vedo l’ora di leggerlo per saziare la mia curiosità.
Lo scrittore che ha già intrigato la mia mente con il romanzo Turi, letto più volte per le vicende avvincenti raccontate; resto in attesa di leggere il medesimo più volte