INTRODUZIONE
Tutto iniziò il 17 ottobre dell’anno 2020, quando pressoché ogni essere umano sul pianeta, dopo aver visto l’edizione speciale del telegiornale, si accorse di respirare un po’ peggio rispetto al giorno prima.
Le immagini dal satellite furono eloquenti e spaventose: era apparso un buco nell’esosfera, lo strato più esterno dell’atmosfera. Aveva contorni frastagliati, ribollenti, sempre in movimento e permetteva all’ossigeno di disperdersi nello spazio. Si diceva che dalla Terra avesse le sembianze di un tornado, largo e lungo, così alto che sembrava raggiungere direttamente il cielo.
Nel giro di poche ore scoppiò il finimondo: gli americani diedero la colpa ai russi; i russi ai giapponesi e questi ultimi ai coreani, mentre i complottisti cominciarono a teorizzare un intervento di una qualche forza governativa segreta. Gli ufologi di tutto il mondo alzarono gli occhi verso lo spazio, alla ricerca di quegli alieni bellicosi il cui unico obiettivo era quello di distruggere l’umanità.
Ovviamente, anche gli scienziati decisero di dare il loro contributo per trovare una spiegazione razionale alla faccenda: qualcuno di loro tirò in causa i venti solari, altri il riscaldamento globale e altri ancora puntarono il dito contro le persone che continuavano a utilizzare i deodoranti in spray, sottintendendo così che tra il buco dell’ozono e quello dell’atmosfera ci dovesse essere un qualche collegamento.
(Erano pur sempre due buchi.)
Insomma, il vero responsabile alla fine non venne mai scoperto e a nessuno venne in mente che l’esosfera si fosse rotta semplicemente perché doveva andare così.
Si sapeva solo che la notizia era in qualche modo trapelata e l’umanità piombata nel caos più assoluto.
Il traffico aereo andò in tilt, perché le rotte vennero tutte modificate per evitare eventuali correnti d’aria attorno al buco nel cielo (sopra l’America, dal momento che l’apocalisse, come hanno insegnato i film hollywoodiani, parte sempre dal territorio americano). La metà dei piloti andò in analisi e l’altra metà era talmente confusa che capitava facesse atterrare l’aereo nel posto sbagliato; quindi succedeva che passeggeri spaesati si ritrovassero tra le strade dell’Avana quando avevano comprato un biglietto per il Marocco. Londinesi, cinesi e olandesi, di ritorno a casa, si ritrovarono rispettivamente ai piedi del Colosseo, della Tour Eiffel e dell’Empire State Building.
Pochi giorni dopo la terribile scoperta, il governo americano inviò una missione per valutare più da vicino lo squarcio; in TV dissero che gli astronauti al ritorno erano stati tutt’altro che ottimisti. Sembra va che il buco avesse l’ampiezza, suppergiù, del Lussemburgo: non enorme, ma comunque troppo grande per essere tappato con facilità.
Studiosi di tutto il mondo cercarono di capire il da farsi e si riunirono per disegnare una strategia: si parlò di chiuderlo con teloni di plastica, tappi di sughero e cemento. Per qualche giorno parve che si fosse optato per il cellophane ultraresistente e un po’ di quel silicone che si utilizza per le docce che perdono, ma dopo qualche tempo i giornali e i telegiornali smisero di parlarne e non si seppe più nulla della storia; ma non per questo la gente smise di pensare alla faccenda, e neanche smise di cercare autonomamente una soluzione al problema.
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Il costo delle bombole dell’ossigeno schizzò alle stelle: chi poteva permettersele ne comprava a dozzine e gli altri le rubavano ai vecchietti con la broncopneumopatia cronica ostruttiva o direttamente dalle terapie intensive degli ospedali; i trafficanti divennero ricchi grazie al mercato nero di bombole, senza rendersi conto fino in fondo che con quella ricchezza non avrebbero avuto il tempo di far nulla.
Tra le persone, c’era chi non credeva alle immagini del satellite; chi tratteneva il fiato ed esortava gli altri a fare altrettanto per risparmiare aria e chi, a dimostrazione del proprio egoismo, andava in giro a respirare a pieni polmoni.
C’era chi si era tappato in casa per paura di morire asfissiato chissà dove, e chi passava l’intera giornata in parchi e giardini per paura che asfissiato sarebbe morto tra le mura di casa.
Mentre queste e altre cose strane capitavano in giro per il pianeta, anche in Italia, a Torino, gli abitanti del numero 45 di corso Casale tentavano di far fronte alla cosa, ognuno a proprio modo.
Flavia Balsamo
Ciao Giulia, già dalla tua biografia si vede che hai lo sguardo da scrittrice. Molto bella l’idea del buco nel cielo e del mondo senza ossigeno.
Barbara Di Clemente (proprietario verificato)
Ciao Giulia, ho comprato ora il tuo libro e non vedo l’ora di leggerlo! Stai andando alla grande…complimenti!
Barbara Di Clemente
Complimenti Giulia, hai uno stile incalzante, accattivante, che ti fa entrare in sintonia coi personaggi immediatamente. Anche mio figlio Andrea di 12 anni è rimasto colpito dall’anteprima e mi ha chiesto di regalargli il tuo libro! Che dire? Bravissima!!!