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Cassandra aveva ragione, però…

Cassandra aveva ragione, però...
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Consegna prevista Febbraio 2024
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Cassandra è una ragazza di 27 anni, non è molto soddisfatta della sua vita. In una giornata no, si trova sola con i suoi pensieri a bere un caffè in un bar. In maniera del tutto inaspettata, un uomo seduto nel tavolino accanto, le chiede del perché di quel nome. Cassandra inizialmente è infastidita da quella intromissione, ma poi lo strano personaggio le dà un’interpretazione originale sul mito di Cassandra. In una sorta di monologo, a cui lei assiste senza essere in grado di intervenire, rimane prima stupita, poi affascinata da quella spiegazione. Vorrebbe dire qualcosa, ma l’uomo, dopo aver terminato il discorso, si alza e va via, senza neanche presentarsi. Chi era quell’uomo? Cosa faceva? Nei giorni successivi Cassandra vive le sue giornate. Il lavoro, gli incontri con le amiche Viola e Morgana, suo fratello Luca al quale è molto legata. Rivede l’amato zio Alfonso, archeologo. Ogni tanto ripensa a quell’uomo, lo avrebbe rincontrato? Chissà, non conosceva neanche il suo nome.

Perché ho scritto questo libro?

L’idea di questo libro nasce dalla passione per la mitologia e dalla voglia di riscattare il personaggio di Cassandra, alla quale il destino ha riservato una sorte così infausta. La protagonista, portando quel nome, si sente vittima di varie situazioni. Può, rompendo degli schemi, uscire vittoriosa e ribaltare la sorte di Cassandra?

ANTEPRIMA NON EDITATA

Mentre la sua mente era immersa in questi pensieri, una voce irruppe nel flusso vorticoso delle sue sinapsi, come un animale che all’improvviso ti attraversa la strada quando guidi.

-Cassandra- dopo una breve pausa – Cassandra aveva ragione però…

Girò lo sguardo alla sua destra. Nel tavolino accanto c’era un uomo sulla quarantina, sul tavolino un bicchiere vuoto con ancora del ghiaccio dentro e un quotidiano appoggiato. Quando era entrata nel locale non aveva prestato la minima attenzione a chi ci fosse in quel momento, e non sapeva da quanto tempo fosse seduto lì.

-mi scusi- riprese l’uomo- non ci conosciamo, ho sentito il suo nome quando il cameriere le ha chiesto cosa prendeva, non è un nome molto comune, uno dei suoi genitori è appassionato di mitologia?

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Cassandra lo fissò, si domandò se il riferimento alla mitologia fosse solo un modo raffinato di abbordaggio o una semplice curiosità da uomo intellettuale. Effettivamente aveva l’aria dello studioso, nel dubbio non le andava di apparire antipatica, decise di rispondere cordialmente, avrebbe valutato poi il modo di interrompere quel dialogo.

-mio padre è impiegato in una ditta di trasporti e mia madre fa la sarta, nessuno dei due è appassionato di miti, però è vero, il fatto di chiamarmi così è legato al mito di Cassandra

Dare ulteriori spiegazione del perché e del percome i fatti si fossero svolti nel determinare quella scelta, le era sembrato superfluo. La sua era stata una risposta cordiale ed esauriente, vista la circostanza. Del resto, chi lo conosceva quel tipo.

-quindi conosce il mito…. – riprese l’uomo con tono pacato.

-si lo conosco. Cassandra, secondo il mito, aveva un dono, quello della profezia, dono datole da Apollo in cambio che si concedesse a lui. Lei lo rifiutò, Apollo per ripicca, sputandole sulle labbra, la condannò a predire il futuro, ma a non essere mai creduta

Il suo intento non era di mettersi in mostra, voleva solo stroncare quella conversazione, quel tentativo di abbordaggio mal riuscito ed andare a casa a farsi una doccia. Credeva che in quel modo quel tizio non avrebbe più avuto delle argomentazioni valide per intrattenerla ulteriormente.

Sicuramente, mentre conversava con Viola, si era documentato su Google leggendo qualcosa sul mito, in previsione di un tentativo, secondo lui originale, per attaccare bottone. Chissà magari si era letto anche qualcosa riguardo i fiori, qualora fosse rimasta anche Viola.

Senza attendere una replica, fece un mezzo sorriso, disse velocemente arrivederci, ma in realtà quello a cui pensava era un addio, si alzò e andò alla cassa.

-ha offerto l’uomo seduto in quel tavolino- le disse Gloria la cassiera.

Ecco fregata, ora doveva tornare indietro e ringraziare, non ne aveva nessuna voglia, avrebbe preferito pagare il doppio.

-proprio una giornata di merda- pensò mentre si avvicinava al tavolo dove era seduto l’adescatore.

-senta, grazie ma non era il caso

-per lei è importante dimostrare di avere ragione? -disse il tipo, ignorando quello che aveva appena detto.

-come?

-dimostrare di aver ragione. Cassandra nel mito, quello che la tormentava era il fatto di aver ragione e non essere creduta

-mi scusi, non capisco

-cosa ci vuole insegnare il mito? O meglio, quale insegnamento possiamo trarre noi? Avere un dono così grande e non poterlo mettere al servizio del prossimo….

Ma forse sta proprio in questo passaggio l’insegnamento che possiamo cogliere. Quante volte, senza avere il dono di Cassandra, ci è capitato di avere ragione nell’ipotizzare fatti, avvenimenti, modalità in cui una situazione si sarebbe svolta, cercare di convincere qualcuno, metterlo in guardia, per poi dire inesorabilmente: lo sapevo che sarebbe successo, TE LO AVEVO DETTO!!!

Spesso questa frase è accompagnata da un misto di rabbia, orgoglio per averci azzeccato, frustrazione, rassegnazione e altre emozioni di bassa qualità.

Nel caso di Cassandra, il non essere creduta ha comportato la distruzione di Troia; ma nelle nostre vite, se non rivestiamo incarichi tali da cui dipende il destino di molte persone, l’avere o l’aver avuto ragione, è o è stato davvero così importante? Cosa nasconde il voler avere ragione?

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Elisabetta D'Andrea
Nata a Olbia nel 1974, vivo a Golfo Aranci, piccolo paese della Sardegna, che si affaccia sul mare. Sono laureata in giurisprudenza, ma sono stati gli studi classici a trasmettermi l’amore per la letteratura e la mitologia. Attualmente gestisco un’attività di servizi turistici. “Cassandra aveva ragione, però…” è il mio primo romanzo. Da dove nasce l’idea di questo libro. Nasce da anni di letture volte a cercare un significato più profondo della vita, nasce dalla voglia di dare spazio alla fantasia, alla creatività, nasce dall’amore per l’archeologia, dalla voglia di mettermi in gioco, di andare oltre la paura del giudizio su cosa penserà la gente mentre lo leggerà, nasce dalle conversazioni nei bar, dal sostegno degli amici. Ed è stata proprio una mia amica, Paola Blasi, a creare, con il tocco magico dei pennelli, la bellissima immagine di copertina del dio Apollo e di Cassandra.
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