Sbam!
Intento com’era ad annusare la felicità altrui, Sasha non si era accorto della figura scura contro la quale si era ritrovato a sbattere.
«Cosa cerchi?» gli chiese l’uomo.
«Io, ehm, io… Non l’ho fatto apposta, ero sovrappensiero» rispose Sasha frettolosamente.
«Non hai risposto alla mia domanda» incalzò l’altro.
«Cerco della colla» ribatté il ragazzo, sorpreso della propria schiettezza.
Quell’uomo avrebbe potuto essere chiunque, come gli era saltato in mente di nominare la colla?
«Cosa cerchi, davvero?»
«Cerco una parvenza di umanità mentre affondo nella miseria della mia vita.» Le parole gli uscirono di getto, come una liberazione.
Una folata di vento gelido li avvolse. Si potevano appena udire note gioiose di musica sacra provenire dalla grande Cattedrale e un cane ululante al cielo buio e privo di stelle.
Fu allora che il tempo si fermò.
Le sagome delle persone alle finestre erano, ora, immobili, come cartonati abbandonati in un vecchio magazzino. Le lancette dell’orologio in cima al campanile avevano smesso di giocare a rincorrersi, le goccioline d’acqua che cascavano da una vecchia grondaia si cristallizzarono rimanendo sospese a mezz’aria, come pezzi di vetro scintillante… Tutto era privo di anima vitale.
L’uomo abbassò appena il cappuccio e mostrò parte del viso. Era forse un angelo quello che si trovava al cospetto di Sasha? Due smeraldi puri erano incastonati nelle cavità al posto degli occhi, il resto del volto appariva come un vortice nero, tetro, spettrale.
Un Angelo o un Diavolo? La differenza sembrava sottile, inquietante, allarmante, tanto affascinante quanto sconvolgente. «E se in tutta questa miseria fossi in grado di offrirti un desiderio da avverare? Uno e soltanto uno… Tu, cosa chiederesti?» Sasha si guardò intorno, sgomento. Era ancora sotto l’effetto della colla? Probabilmente sì, perché gli sembrava di vivere un’allucinazione.
Doveva cercare la prova che quello che stava vivendo era reale, così si avvicinò con passo incerto alla grondaia, allungò la mano sporca e scarnita verso quei cristalli di vetro e, non appena li toccò, iniziarono a girargli vorticosamente attorno come meteoroidi smarriti in una galassia sconosciuta. Tutt’in giro rilasciarono la loro sottile e luminosa cometa, trasformandosi in una fitta pioggia di stelle cadenti che gli finì sul viso.
Le lancette, prima ferme alle ore 21, ricominciarono a rintoccare e tutto lo scenario intorno riprese vita; l’uomo, però, era scomparso nel nulla dal quale era apparso.
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