La brezza stanca muoveva le fronde del salice che poggiava i suoi lunghi tentacoli sul ciottolato che induceva alla spiaggia. La sabbia era di grana grossa, non era la sabbia del mare, era di lago un lago grande, il piu’ grande d’Italia.
Tutte le stradine del paese andavano a bere sempre all’acqua dolce del lago di Garda. Il paesino si appoggiava addormentato sul colle che era a ridosso del litorale, non era di grandi dimensioni, ma nel suo insieme era molto caratteristico. La chiesa ergeva il suo campanile su di uno sfondo verde dato dalla collina che avvolgeva come delle braccia materne le casette che costellavano l’insenatura naturale del lago. Vivevano circa 500 anime e come tutti i paesini di provincia tutti conoscevano tutti.
Vigilava su tutto il paese un castello imponente, nel passato aveva dato lustro di se per le dimensioni e per la bellezza, ora pero’ il tempo aveva calato la sua mannaia anche su di lui. Era un castello che mostrava i segni della stanchezza e del tempo, nonostante mantenesse inalterata la sua bellezza e il suo fascino.
La vita scorreva tranquilla e pacifica. La linfa vitale del paese era palpabile, il paese era vivo, nelle sue vie correvano spesso i ragazzotti che con il loro vociare mantenevano attivo il cuore pulsante del luogo.
Mannaggia se brucia, quanti metri saranno….
Lorenzo, Lorenzoooo.
Dall’alto della scarpata Matteo si sgolava angosciato;
questo si e’ fatto veramente male pensava.
Sto bene, urlò Lorenzo, anche se sapeva che non era vero.
La parte più ferita in tutto questo capitombolo era l’orgoglio, come cazzo ho fatto a cadere da la, non me lo spiego, pensava amaramente Lorenzo.
Matteo, mentre tirava in cuor suo un sospiro di sollievo, cominciava a ridere a crepapelle, e a canzonare l’amico fraterno,
sei un pirlaaaa, urlava col sorriso sulle labbra,
e cosi anche Lorenzo comincio’ a ridere perché in effetti a vederla bene la scena era molto comica.
Risalito a fatica spingendo la bicicletta, Lorenzo arrivo’ da Matteo che si era seduto nell’erba in attesa del suo amico.
La bicicletta e’ andata, la forcella si e’ storta, disse Lorenzo;
Matteo constato’ che purtroppo prestare le proprie cose agli amici a volte risulta essere pericoloso.
Nel bel paesino di provincia, Matteo e Lorenzo vivevano come due piselli in un baccello, amici fin dalla nascita, i genitori grandi amici fra di loro, crescendo insieme si erano legati tantissimo e in effetti entrambe avevano bisogno l’uno dell’altro, erano figli unici e solo i figli unici possono sentire la mancanza forte di un fratello, tanto desiderato ma mai arrivato, quindi godevano della presenza l’uno dell’altro ogni singolo giorno, come se fossero fratelli, si erano scelti!
Lorenzo, adesso chi la sente mia mamma, la bici e’ …..rottaaaaaa disse Matteo urlando in faccia a Lorenzo, ma terminando con un grande sorriso.
Tranquillo Matteo glielo dico io, cosi la colpa ricade su di me, disse Lorenzo guardando in basso il suo piede che calciava un sassolino, sentendosi in colpa per l’accaduto.
Nemmeno per idea, disse Matteo con sguardo fiero di chi ha avuto una brillante idea,
senti, tanto e’ rotta e di una nuova non se ne parla, e se la nascondiamo dicendo che l’hanno rubata?
Tu sei fuori di zucca, rispose lorenzo, però potrebbe funzionare, assenti’ Lorenzo.
Cosi fecero, prima di tornare a casa passarono in una zona che solo loro e pochi altri conoscevano, boschi, sterpaglie, il posto era isolato, e li lasciarono la bicicletta che miseramente aveva terminato la sua vita.
La loro vita di quindicenni, e’ sempre stata scandita da mille avventure, reali o inventate, L’avventura era il loro pane quotidiano, se non c’era, la inventavano, e tutto intorno a loro dava lo spunto per crearne sempre di nuove: il boschetto diventava una foresta inesplorata, il campetto da calcio della parrocchia, un luogo di atterraggio per astronavi aliene che scendevano per invadere la terra e cosi’ via, ogni giorno ne inventavano una nuova, ed erano sempre loro due, Lorenzo e Matteo, sempre insieme.
L’estate aveva anticipato di parecchio il suo arrivo e cominciava a far sentire le sue ragioni e il caldo stava diventando quasi fastidioso. La sera, però, era il momento più bello perché dal lago si alzava quella brezza leggera che ti avvolgeva e ti coccolava.
La sedia a dondolo scricchiolava, sotto il peso non più esile di Ruggero, un omone grande e grosso, lo sguardo buono, perso nel vuoto a rimirare le onde che si buttavano stanche sulla spiaggia.
Papa’ devo dirti una cosa.
Esordì Matteo, appena arrivato a casa.
Io e Lorenzo siamo andati in giro oggi pomeriggio, ci siamo divertiti tanto e ti giuro che non e’ colpa nostra.
Matteo sputa il rospo, cosa succede?
Papa’ ti giuro che siamo stati attenti.
Matteo, allora? Sbuffo’ Ruggero
Mi hanno rubato la bicicletta, disse con lo sguardo basso, l’abbiamo messa li e poi al ritorno non c’era piu’.
Ah ok, va bene! disse distrattamente il papa’ .
Lo sguardo di Matteo scatto’ dalla punta delle sue scarpe al viso del papa’, una risposta del genere non se la aspettava, che succedeva a suo padre?
Papa’ stai bene, va tutto bene?
Matteo, si si tutto bene, disse Ruggero.
Matteo che osservava il volto del padre, vide che gli occhi si velavano di una luce anormale, ma appena cerco’ di dire qualcosa, Ruggero si alzò e rientrò in casa chiudendosi alle spalle la porta a vetri che dava sulla veranda.
Matteo era attonito, non ci credeva, di solito suo papa’ era molto attento a lui e si, si arrabbiava parecchio quando combinava qualche marachella. Oggi non e’ normale.
Mammaaaaa, mammaaaa.
Matteo corse in cucina , in sala, in bagno, della mamma non c’era ombra.
Sul frigorifero trovo’ un biglietto con la calligrafia stretta e contorta della mamma dove scriveva: non torno per cena, ci vediamo presto.
Qualcosa era successo, ma cosa?
A quindici anni era sufficientemente grande per rendersi conto che mamma e papa’ avevano qualche problema, ma quanto grave era la situazione?
Papa’! Matteo era tornato alla carica, il papa’ seduto in sala davanti alla televisione accesa ma muta, sembrava che nemmeno lo avesse sentito.
Papa’ cosa succede, chiese Matteo mostrando il bigliettino che la mamma aveva lasciato sul frigorifero? Aveva alzato il tono e a quel punto il papa’ si rivolse a Matteo, con il fare serio di chi ripone fiducia nel piccolo uomo che ha davanti.
Matteo! Disse; ormai sei grande e certe cose le capisci come un uomo, la mamma stasera non torna e non so se domani tornerà, abbiamo qualche problema, ma spero che a breve tutto si risolva, tu non ti devi preoccupare, ora pero’ ho bisogno di stare da solo.
Cosi’ dicendo rivolese lo sguardo di nuovo allo schermo muto della televisione dove un improponibile duo rockettaro di nuove proposte, cantava senza pero’ emettere nessun suono.
Matteo non ci credeva, era attonito, non sapeva cosa fare. Di sicuro sapeva che non poteva stare da solo quindi corse a perdifiato fino a casa del suo amico Lorenzo, che non era distante da casa sua.
Era ora di cena, e Lorenzo era a tavola con mamma e papa’,.
Claudia, la mamma di Lorenzo, apri’ la porta e alla vista di Matteo e della sua espressione che aveva in volto, capi’ subito.
Lei sapeva dei problemi fra i genitori di Matteo e si aspettava da un giorno all’altro il triste epilogo, e stasera mi sa che l’epilogo e’ arrivato.
Ciao Matteo cosa succede?
Una lacrima scese sulla guancia del ragazzo, e lei senza indugiare lo abbraccio forte, ricambiata, e gli disse, stasera mangi e dormi con noi, ti va?
Il ragazzo annui, era l’unica cosa che riuscì a fare.
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