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Coltiva te stesso. Le 6 Sorgenti del Ben-Essere

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Dimenticate quello che credete di sapere sul benessere come lo conosciamo oggi. Dimenticate la diffusa convinzione che si tratti di una condizione talmente ovvia da poter essere data per scontata. Dimenticate, soprattutto, che indugiare nella cieca reiterazione di comportamenti e abitudini disfunzionali non abbia ripercussioni profonde sulla qualità della vita.
Corpo, cuore, mente, alimentazione, relazioni e ambiente: sei sono le sorgenti da cui scaturisce il nostro stato di Salute; sei dimensioni interdipendenti da (ri)scoprire e coltivare giorno dopo giorno.
Un appassionato percorso di consapevolezza, una mappa per la ricerca dell’invisibile, sfuggente tesoro che chiamiamo Ben-Essere.

Introduzione

“MensCorpore è un’associazione orientata alla promozione del Ben-Essere personale attraverso attività di formazione, informazione, divulgazione, condivisione; è uno spazio, fisico e non solo, dove imparare a prendersi cura di sé, integrando nella propria vita semplici pratiche e conoscenze utili a migliorarne la qualità. MensCorpore intende dunque diffondere e sostenere la cultura della prevenzione e della responsabilità, ritenendole due fattori cruciali per la tutela della salute.”

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Queste sono le parole con cui, nel novembre del 2014, abbiamo scelto di presentare il progetto MensCorpore. Erano scritte a grandi lettere sulla home page del sito e stampate sul retro della brochure che racchiudeva il programma delle attività proposte nel nostro centro a Treviglio, in provincia di Bergamo. Questo breve testo ci sembrava racchiudere in modo sintetico ma preciso gli intenti fondamentali che stavano dietro alla decisione di aprire l’associazione. A esserne convinti eravamo in tre, i soci fondatori: io (Nicola Castelli), mia sorella Alessandra e Giovanni Vimercati, un amico con cui stavo condividendo un percorso di formazione in mindfulness counseling. L’idea era quella di far confluire in un unico contenitore (fisico e di senso) un ampio spettro di esperienze, riflessioni, conoscenze e relazioni maturate nel tempo, che eravamo desiderosi di condividere, approfondire ed espandere. Con questo spirito abbiamo quindi iniziato a muovere i primi passi: corsi di Qi-Gong, bioenergetica, mindfulness; percorsi di comunicazione empatica, gastronomia dietetica, ginnastica calistenica; seminari di metodo Feldenkrais, meditazione vipassana, detossificazione degli organi interni; conferenze dedicate ai disturbi e alle intolleranze alimentari, alla gestione dello stress, all’ecoterapia; esperienze di immersione in natura, di allenamento urbano, di agricoltura sinergica. Queste e molte altre le iniziative che si sono avvicendate nel tempo, in un crescendo di collaborazioni, incontri e nuove prospettive, che ci hanno consentito di sviluppare e raffinare ulteriormente l’idea, l’identità e la filosofia di MensCorpore.
Non sono mancate le crisi, la più pesante delle quali è arrivata con la scomparsa di Giovanni, a causa di una di quelle terribili, repentine malattie per le quali la prevenzione è importante ma purtroppo non decisiva.
Questo evento ci ha obbligati a rimettere in discussione alcuni dei presupposti da cui eravamo partiti, per verificare se fossero ancora validi. C’era da fare i conti con domande tanto ingombranti e scivolose quanto inevitabili: cosa significa concretamente “stare bene”? Quali sono gli specifici fattori che contribuiscono al sorgere dello stato cui attribuiamo questa etichetta? Come li si coltiva? Come li si sostiene? E ancora: quali reali margini di prevenzione abbiamo e, prima ancora, ci riconosciamo? Come possiamo evitare l’alto rischio di dare per scontato o addirittura considerare sacrificabile il nostro Ben-Essere? È possibile accorgersi e prendersi cura degli squilibri del sistema Corpo-Cuore-Mente prima che insorgano danni irreparabili?

Sono le ricerche scaturite da tali interrogativi e l’intenzione di dar loro delle risposte realistiche, sperimentabili e generative, che ci hanno condotti alla stesura di questo strano libro, frutto del lavoro collettivo di molte persone, ognuna delle quali ha contribuito con passione e professionalità alla realizzazione dell’opera. Ma di cosa si tratta, in fin dei conti? Ebbene, caro lettore, ciò che ti verrà proposto nelle pagine che seguiranno è una sorta di viaggio volto all’esplorazione e alla familiarizzazione con quella complessa e sfuggente condizione psicofisica ed emotiva che chiamiamo “salute”, attraverso il confronto diretto con le possibili prospettive e declinazioni che questa parola racchiude e integra. Riteniamo che l’importanza di questo delicato processo di indagine ti risulterà lampante anche solo prendendo in considerazione alcune semplici evidenze relative al contesto socioculturale in cui ci muoviamo:

Viviamo in una società che ci consentirà, tendenzialmente, di vivere sempre più a lungo. La tecnologia e la ricerca clinico-scientifica stanno sviluppando e svilupperanno strumenti sempre più efficaci per mantenerci in vita. Il punto è: con che qualità? In buona sostanza: considerata un’aspettativa media di vita che si sposta verso i novant’anni, ci possiamo permettere di arrivare ai cinquanta/sessant’anni con un corpo logorato da ipertensione, mancanza di tono muscolare, problemi cardiaci, colesterolo e/o glicemia fuori controllo ecc…? Passare trenta/quarant’anni da pazienti cronici può non essere una prospettiva entusiasmante!

Certamente vanno considerate anche le patologie più gravi (tutt’altro che rare!), dalle cardiopatie ai tumori, per le quali non ci sono ancora soluzioni definitive e che possono ridurre drasticamente l’aspettativa di vita. È stato ormai ampiamente dimostrato che coltivare stili di vita salutari riduce di gran lunga le possibilità di insorgenza di tali malattie e, anche qualora si presentassero, argina gli impatti tossici delle terapie più aggressive.

Bisogna inoltre tener presente che l’accesso alle cure, come già sta accadendo, tenderà a essere sempre più “razionato”. Anche nei Paesi come il nostro, che garantiscono l’assistenza sanitaria ai propri cittadini, la disponibilità economica del singolo individuo farà (e in parte già fa) la differenza in termini di rapidità di accesso e qualità del servizio. La sanità pubblica con ogni probabilità continuerà a subire gli effetti di un’economia in difficoltà, ed è quindi poco credibile pensare che potremo disporre tutti e sempre delle migliori cure a disposizione. Ergo: è importante che ciascuno si senta e si faccia realmente responsabile della prevenzione della propria salute nella vita quotidiana.

Non dimentichiamo infine che le aspettative di salute da una parte, e le “minacce” a cui siamo socialmente esposti dall’altra, vanno ormai ben oltre il piano meramente fisico. I disagi emozionali e mentali, che si ripercuotono sul piano relazionale, sono sempre più diffusi e toccano tutte le fasce di età, impattando in maniera determinante sulla qualità della vita percepita. Delegare alla sola dimensione farmacologica la gestione delle difficoltà connesse a queste dimensioni rischia di lasciarci largamente insoddisfatti.

Queste considerazioni potrebbero suonare forse fin troppo drastiche, ma ti invitiamo a metterle in relazione con l’esperienza diretta e/o indiretta di cittadino e paziente: siamo certi che riscontrerai delle corrispondenze abbastanza significative con gli scenari delineati. Detto ciò, proviamo a considerare la questione anche da un altro punto di vista, un po’ meno cinico e un po’ più fiducioso.

Il sistema Corpo-Cuore-Mente è sostenuto e permeato da una profonda intelligenza naturale, che organizza e coordina gli innumerevoli processi necessari alla vita nella più totale “spontaneità”: dal battito cardiaco alla respirazione, dalla crescita all’apprendimento, se il funzionamento dell’organismo dovesse dipendere dalla nostra volontà cosciente ci sfalderemmo (letteralmente!) in un istante. Tale straordinaria e innata capacità, che include anche la gestione dei processi autoriparativi, va considerata quindi come la prima alleata quando si tratta di prendersi cura della propria salute. Questo vuol dire che la strada verso il Ben-Essere passa innanzitutto dallo smettere di “fare ostruzione” indugiando nella cieca reiterazione di comportamenti e abitudini distruttivi, che inibiscono l’intelligenza organica e le impediscono di manifestare a pieno le sue potenzialità. Ciò significa uscire da un’ottica esclusivamente attiva-additiva, cioè orientata ad aggiungere nozioni e tecniche per manipolare l’esperienza, e lasciare spazio in primis a una sensibilità ricettivo-percettiva, radicata nella fiducia nei confronti delle nostre risorse innate. Fiducia che passa anche dal riconoscimento della totale interdipendenza dinamica fra i differenti “livelli” di funzionamento del sistema, condizione che peraltro ciascuno di noi sperimenta continuamente: non esiste pensiero o emozione che non si rifletta in qualche modo anche nel corpo, così come le condizioni fisiche influenzano la qualità di emozioni e pensieri, istante dopo istante. Interdipendenza e dinamicità sono quindi le condizioni fondamentali che caratterizzano il sistema Corpo-Cuore-Mente e, a nostro parere, è a partire da questa consapevolezza che una riflessione davvero fertile può scaturire.

Nello specifico, sei sono le prospettive che andremo a esplorare, ossia le sorgenti da cui scaturisce quello che chiamiamo Ben-Essere (stare bene, sentirsi bene):

CORPO: il piano prettamente fisico-corporeo;
CUORE: la vita emozionale in tutte le sue sfumature;
MENTE: l’attività mentale, intesa come flusso di pensieri;
ALIMENTAZIONE: il sostentamento dell’organismo;
RELAZIONI: le interazioni coi nostri simili (e non solo);
AMBIENTE: la relazione con la natura e la realtà “esterna” nel senso più ampio.

A ciascuno di questi punti di vista sarà dedicato un capitolo, che integra alcune considerazioni più ampie volte a dare una cornice chiara, ordinata e (ci auguriamo) originale alla tematica in esame, con suggerimenti concreti per tradurre tali considerazioni in azioni quotidiane. Inoltre, ognuno dei capitoli contiene approfondimenti dedicati a una o più metodologie che lavorano con particolare e comprovata efficacia sulla specifica dimensione presa in considerazione. A ulteriore supporto troverai inoltre pratiche ed esercizi per ciascuna delle sei sorgenti, anche sotto forma di tracce audio e video accessibili tramite PC, smartphone o tablet. Il tutto verrà preceduto da un capitolo propedeutico, che intende farti prendere contatto e confidenza con quella sensibilità ricettiva cui si è appena fatto cenno; mentre a chiudere il libro sarà un’appendice che contiene alcune considerazioni su come e in che misura la salute e il Ben-Essere delle persone possano (e dovrebbero) essere tutelati e promossi anche all’interno delle tre tipologie di organizzazioni più diffuse e radicate nella nostra società: le scuole, le aziende e gli ospedali.

Per concludere, ci teniamo a fare due importanti puntualizzazioni:

1. Il modello a sei sorgenti che proponiamo non pretende di essere ineccepibile né tantomeno definitivo: si tratta semplicemente di una possibile chiave di lettura funzionale a mettere in ordine e in relazione fra loro la grande varietà di esperienze e riflessioni che gli autori intendono condividere, così da renderle più facilmente trasferibili e assimilabili. Inoltre, reputiamo possa essere una mappa sufficientemente semplice e allo stesso tempo ampia da consentire una fruizione del libro che renda giustizia alla complessità del tema in oggetto, senza rinunciare però a una certa concretezza e comprensibilità.

2. Ti invitiamo perciò, caro lettore, a usare il presente volume come strumento di autoindagine più che come un tradizionale manuale o saggio, muovendoti liberamente al suo interno in base alle tue curiosità o bisogni specifici. Benché ragionata, la progressione dei capitoli non è e non vuole essere rigida, e nessuno di essi necessita dei precedenti per essere compreso. È bene ricordare che ciò che può fare la differenza non sono di certo le informazioni veicolate in senso stretto, quanto piuttosto le personali esperienze e le rielaborazioni che ci auguriamo di stimolare. Qualsiasi eventuale ampliamento di prospettiva o variazione delle abitudini quotidiane avrà valore solo se radicato in una comprensione diretta del tuo sistema, altrimenti finirà per essere spazzata via dalla forza d’inerzia degli automatismi quotidiani. È per questo motivo che ti invitiamo ad affiancare la lettura del libro a un quaderno, un block-notes o un taccuino da usare come diario di bordo, per tutte le impressioni e riflessioni che riterrai opportuno appuntare. In alcuni casi ti proporremo esplicitamente di farlo, sia in relazione alle pratiche proposte (grazie ai file audio e video), sia con dei giochi/esercizi da svolgere. Lungi dall’essere un obbligo, riteniamo che la scrittura possa aiutare a metabolizzare meglio gli stimoli veicolati e rendere più fertile la fruizione del libro.

Non ci resta dunque che augurarti un buon viaggio, esprimendo tutta la nostra gioia nel poter condividere con te l’esperienza più preziosa che un essere umano possa vivere: la scoperta di sé.

18 novembre 2019

Aggiornamento

Coltiva te stesso – Note (personali) a margine
3 – CORRERE Q.B.
Il secondo capitolo del libro è dedicato al Corpo e all’importanza di tutelarne l’elasticità, il tono e la mobilità. Infinite sono le strade, le opzioni che abbiamo a disposizione a seconda dei nostri gusti, esigenze e caratteristiche: dal fitness (nelle sue molteplici sfumature) agli sport in generale (individuali o di squadra), passando per le pratiche di matrice orientale (yoga, qi-gong, arti marziali…) fino a discipline più orientate alla “riorganizzazione motoria” come il Metodo Feldenkrais o la Tecnica Alexander. Davvero oggi come oggi abbiamo l’imbarazzo della scelta e non avrebbe senso stilare classifiche assolute. Ognuno può costruire il suo personalissimo mix. A me piace correre, mi rilassa, mi dà energia e in generale mi fa sentire bene, vivo. Non sono però un ‘runner’: i cronometri, i record personali, il calcolo delle calorie bruciate e delle distanze percorse mi tolgono ogni piacere e ritengo il piacere fondamentale. Ad ogni modo, coltivando questa passione (che è ormai da molti anni un’abitudine), ho maturato alcune riflessioni circa il modo ecologico di relazionarsi all’attività fisica… CONTINUITÀ: per prima cosa credo sia importante dare continuità, integrare l’allenamento (qualunque esso sia) nella propria routine settimanale. Le full-immersion, le “abbuffate” di sport o ginnastica spesso si rivelano controproducenti, a maggior ragione quando l’età avanza. È il giorno dopo giorno che fa la differenza in termini di prevenzione e mantenimento.
VARIETÀ: come dicevo, il nostro corpo sta bene quando è sufficientemente tonico, elastico e dinamico. È quindi poco saggio accumulare massa muscolare senza tutelarne la flessibilità, così come dedicarsi a sport di resistenza senza irrobustire un pochino la struttura. Presidiare tutte e tre le “qualità” conviene! MODERAZIONE: ribadisco, il piacere è essenziale. La fatica, per quanto inevitabile, non credo debba superare il gusto e la gioia del corpo in movimento. Questo ci consente di mantenere intatta la motivazione nel dare continuità all’attività e ad evitare sforzi esagerati, che finiscono per logorare l’organismo invece che farlo fiorire. ASCOLTO/ATTENZIONE: per capire, anzi per sentire qual è il momento di fermarsi o quando si può alzare un pochino l’asticella bisogna ascoltarsi, coltivare quell’ascolto percettivo cui accennavo nella precedente Nota. Rispettare i propri limiti e aver fiducia nelle potenzialità, nelle risorse del sistema corpo-cuore-mente è il modo migliore per far sorgere ben-essere.
Non credo abbia alcun senso dare indicazioni numeriche o quantitative, la traduzione concreta di questi 4 principi non solo varia da persona a persona, ma da periodo a periodo della vita. Il nostro corpo si trasforma nel tempo ed è soggetto ad una varietà infinita di stimoli che ne alterano le condizioni, ben oltre le nostre possibilità di controllo. Le indicazioni di quanto e cosa serva al corpo per sprigionare la propria vitalità arrivano innanzitutto dal corpo stesso. E comunque, nel dubbio, io suggerisco una bella corsetta!
27 novembre 2019

Aggiornamento

Coltiva te stesso – Note (personali) a margine
4 – Mollare la presa
Il terzo capitolo del libro focalizza l’attenzione sulla sorgente Cuore, ovvero sulla dimensione Emotiva della nostra vita. Personalmente, è quella che ho percepito come più bisognosa di attenzione negli ultimi anni. Un passaggio decisivo è avvenuto con la scoperta della Bioenergetica, un approccio psicoterapeutico e una pratica corporea sviluppati negli Stati Uniti da Alexander Lowen (atleta e medico) negli anni ’50 del secolo scorso, a partire dal rivoluzionario lavoro di Wilhelm Reich. È grazie ad un percorso individuale di Analisi Bioenergetica, accompagnato da una serie di esperienze di gruppo, che ho potuto constatare come e fino a che punto la “storia emotiva” si stratifichi nel nostro corpo e ne plasmi forma e abitudini (posturali, respiratorie, motorie…); quanto le tensioni muscolari, soprattutto quelle croniche e profonde, spesso siano correlate a vissuti emozionali non metabolizzati, risalenti magari ai primi anni di vita, per non dire alla gestazione. E quindi quanto molte delle difficoltà relazionali con le quali facciamo i conti nella vita quotidiana (al lavoro, coi partner, in famiglia…) siano figlie più o meno dirette delle rigidità e contratture (anche mentali) che abbiamo alimentato senza rendercene conto. È destabilizzante, in una società che glorifica la forza muscolare e invita alla competizione, che premia ‘i migliori’ ed esalta la prestanza, gustare il potere curativo della fragilità. Rendersi conto che dietro a molte nevrosi, angosce e ansie, si nasconde il bisogno profondo e nascosto di piangere le lacrime trattenute, urlare l’aggressività repressa o esprimere l’amore taciuto; di abbracciare, accogliere, le parti più dimenticate e sacrificate del corpo e della psiche. La tanto osannata filosofia del “tener duro sempre e ad ogni costo” mostra tutti i suoi limiti e si scopre il sollievo del “mollare la presa”, del lasciar andare, del cedere. Ecco che allora si apre la possibilità di prendere confidenza con una gamma più ampia di emozioni, senza necessariamente giudicarle o rifiutarle. Questo processo di espansione, di integrazione, ci rende emotivamente più intelligenti e ci fa toccare con mano la spinta basilare, essenziale (e commovente) dell’essere umano a cercare connessioni empatiche coi propri simili e più in generale con l’ambiente che ci circonda. Per quanto quest’ultima frase possa sembrare ingenua o semplicistica, ne ho sperimentato la verità. E per quanto, guardandosi intorno, sembri facilissimo smentirla, credo di non sbagliarmi.
08 novembre 2019

Aggiornamento

Coltiva te stesso – Note (personali) a margine
2 – RESPIRARE
Il primo capitolo del libro è dedicato alla Respirazione e a quella che viene chiamata “Interocezione”, ovvero la nostra capacità di percepire, di accorgerci, del flusso di informazioni psico-fisiche ed emotive che il sistema corpo-cuore-mente genera ed elabora senza sosta: sensazioni, stati d’animo, pensieri. Su questi tre ‘ingredienti dell’esperienza’ ritornerò nelle prossime Note, ora vorrei soffermarmi sul respiro. Ritengo davvero sia il punto di partenza e di arrivo di qualunque azione o pratica volta alla cura di sé. Se in questo esatto momento ci fermassimo un attimo e ci domandassimo “Come sto? Come mi sento?” la prima cosa che probabilmente sperimenteremmo (pur senza un’effettiva volontà) è un respiro profondo, o comunque un po' più ampio e consapevole di quelli precedenti. La respirazione è il processo che sta alla base della nostra vita, è la pulsazione che sostiene l’organismo: espansione/riempimento-contrazione/svuotamento, proprio come il cuore. Questa oscillazione dinamica, spontanea e impersonale alimenta (letteralmente) le cellule di cui siamo composti, istante dopo istante. Per quanto mi riguarda, è un “parametro vitale” con il quale ho dovuto fare i conti molto presto: l’asma allergica che mi ha accompagnato fin dalla primissima infanzia (ed in maniera piuttosto invadente fino ai 20 anni) ha spesso reso questo semplice atto molto difficoltoso. Quel senso di soffocamento che a volte durava intere giornate (e nottate!) è radicato nella mia memoria, così come l’impressione di dover fare uno sforzo volontario per immettere aria nei polmoni. Ricordo però altrettanto bene lo stupore che mi si dipinse in volto quando, intorno agli 8-10 anni, il mio pediatra, il dott. Annoni, mi spiegò che in realtà, durante un attacco d’asma, non c’è una reale carenza di ossigeno, che quella era solo una sensazione illusoria, una maschera. Anzi in quei casi, sforzandosi di respirare, spesso si finisce per prenderne fin troppa di aria (creando squilibri con la concentrazione di anidride carbonica nell’organismo, come capii più tardi)! Mi suggerì di fidarmi dell’intelligenza del mio corpo e di provare a stare delicatamente in contatto con il respiro, senza spingere, consentendo piano piano all’infiammazione di ridursi, come di certo sarebbe accaduto. Non avvennero miracoli o improvvise guarigioni, ma quel modo nuovo di “vivere l’asma” rese i miei attacchi meno spaventosi e in alcuni casi veramente più brevi. Credo sia per via di queste esperienze precoci che molti anni dopo, quando scoprii e sperimentai la Mindfulness, ebbi come una sensazione di deja vu…
30 ottobre 2019

Aggiornamento

Coltiva te stesso – Note (personali) a margine
1 – RAGIONI E MOTIVI
Questa prima Nota vorrei dedicarla alle intenzioni che stanno dietro alla stesura del libro, le braci che hanno riscaldato e sostenuto il lavoro.
Nel corso della vita, similmente a chiunque, ho dovuto confrontarmi con il tema della salute. Dando per scontata la sua presenza, soffrendo della sua temporanea e parziale assenza, gioendo del suo ritorno, tornando a darla per scontata. Tanto la mia quanto quella altrui. A un certo punto questo automatismo inconsapevole è iniziato ad andare in crisi. È bastato incappare in quelle situazioni in cui non c’è guarigione dalla malattia e questa si trasforma in una condizione permanente o degenera fino alla morte, ben prima di un termine ‘naturale’. Essere toccati da vicende come queste, che coinvolgono persone a cui vogliamo bene o addirittura noi stessi, facilmente modifica il nostro rapporto con la salute. Chiunque ci sia passato sa benissimo cosa intendo. Per me questo ha significato iniziare a riflettere su alcune questioni, ad esempio…
• La complessità di quella sensazione che chiamiamo ‘stare bene’. Dentro ci sono un sacco di ingredienti, che vanno ben oltre la sola integrità fisica (per quanto importantissima).
• La tendenza a dimenticare o sottovalutare il delicato e dinamico equilibrio che ci sostiene, finendo per metterlo a repentaglio con abitudini davvero stupide (nel senso di cieche).
• La responsabilità e il potere relativo che abbiamo sul nostro stato di salute, influenzato da una varietà di elementi impossibili da controllare completamente e a volte anche da identificare.
• La facilità con cui ci focalizziamo sulle cause ‘esterne’ dei nostri malanni e malesseri, nei confronti delle quali abbiamo pochissimo margine di intervento, trascurando quelle ‘interni’ (ovvero i nostri comportamenti) che invece possiamo modificare.
• Le incredibili e spesso inespresse risorse di cui l’essere umano dispone, le enormi potenzialità di auto-guarigione e crescita che aspettano solo di essere liberate.
• L’importanza di coltivare giorno dopo giorno, con fiducia, costanza e leggerezza quella condizione psico-fisica ed emotiva chiamata Salute.
Nel 2014, l’Associazione MensCorpore è stata lo strumento per trasformare tutte queste considerazioni in un progetto concreto. Un luogo fisico (e non solo) in cui far convergere conoscenze, competenze, prospettive e sensibilità differenti per offrire spunti, informazioni, pratiche e metodologie di comprovata efficacia che consentissero alle persone di iniziare o continuare a prendersi cura di sé. “Coltiva te stesso” è il libro-manifesto di MensCorpore, grazie al quale abbiamo potuto dar ordine all’eterogeneità di esperienze che si sono stratificate in questi primi 5 anni di vita dell’Associazione. Offrire un modello semplice e ampio allo stesso tempo, mescolare stimoli teorici e proposte pratiche, armonizzare una coralità di voci, condividere suggerimenti bibliografici di approfondimento, è il modo migliore che ho trovato per orientare e tenere alta l’attenzione su temi che reputiamo essenziali, oggi più che mai.

Commenti

  1. Inizia come un libro e diventa subito un percorso, non solo fatto fisicamente di pagine da gustare, ma anche e soprattutto di esperienze da comprendere, strumenti da applicare al proprio quotidiano, concetti da esplorare per capire a fondo cosa voglia dire “Ben-Essere”, al di là di significati scontati che ne fanno perdere, spesso, il senso più profondo.
    Libro accessibile a chiunque, ma non per questo ne va sottovalutata la portata: le Sei Sorgenti che ne compongono il disegno sono strade sulle quali è facile perdersi in profonde riflessioni per entrare in quel “Ben-Essere” che tutte le accomuna. In quest’opera, il lettore è guidato nella comprensione del testo attraverso esempi, strumenti, pratiche, schede di approfondimento e bibliografie che permettono di avere una visione nuova e arricchente di cosa possa mai intendersi con l’espressione “stare bene”.
    Un libro scorrevole, sicuramente da riprendere in mano più volte per i continui stimoli che la lettura (e non solo!) innesca durante e dopo ogni capitolo; un testo di riferimento concreto da cui partire, non solo per esplorare le Sei Sorgenti del Ben-essere con gli occhi di un semplice lettore interessato ma anche per arrivare a sperimentarne direttamente l’essenza in prima persona.
    Federico Polidori

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Nicola Castelli
è docente, consulente e ricercatore in ambito organizzativo.
Mindfulness trainer e counselor. Nel 2014, insieme alla sorella Alessandra, fonda MensCorpore, un’associazione che si occupa di educazione alla Salute attraverso attività di formazione, sensibilizzazione, divulgazione ecc., della quale questo libro rappresenta il manifesto.
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