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Come il sale e il mare

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Sono passati sei mesi dal caso del circo Fossoli e Bruno ha smesso di collaborare con la polizia. Come investigatore privato, decide di accettare solo casi di presunti tradimenti e matrimoni finiti, chiudendosi sempre più in se stesso per non dover in nessun modo parlare della misteriosa scomparsa della moglie. Il destino, però, ha altri progetti per lui: un ritorno inaspettato e un caso che sembra nascondere molto di più di ciò che immaginava portano Bruno sulle tracce di una verità pericolosa. Tutti gli indizi sembrano collegati e ognuno lo avvicina all’unico mistero a cui non ha mai saputo trovare una risposta. Riuscirà a risolvere il caso che sembra tormentarlo da cinque anni e finalmente tornare a vivere senza essere succube dei fantasmi del suo passato?

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Venerdì 21 novembre 1986

La fila per entrare nel locale procedeva lenta. Una leggera e fredda pioggia autunnale faceva compagnia agli uomini che, pazientemente, aspettavano il loro turno cercando di scaldarsi come potevano: chi saltellava sul posto, chi si soffiava sulle mani, chi fumava una sigaretta dietro l’altra.

Arrivati all’entrata, si mostrava un documento d’identità, ci si sottoponeva a una perquisizione sommaria e poi, finalmente, si poteva entrare nel caldo dell’ingresso. Un corridoio dalle pareti nere, illuminato da alcune luci al neon rosse, portava alla sala principale, dove una serie di tavolini riempivano l’ambiente, mentre più lontano un palco segnava il confine oltre il quale non era consentito andare. Alcuni buttafuori controllavano attenti ogni singolo movimento degli avventori, i loro occhi si muovevano di continuo ed era difficile immaginare quanta bravura e professionalità ci volesse per non spo- stare lo sguardo dove quello di tutti gli altri si concentrava.

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Self Control di Raf accompagnò l’entrata dell’uomo che proprio al self control di quei buttafuori pensava ogni volta che metteva piede all’Open All Night. Be’… non era proprio il primo pensiero, ma quella storia lo faceva sempre sorridere e quella sera anche la musica sembrava essere azzeccata.

Un leggero giubbotto di pelle, indossato sopra una camicia nera e un paio di jeans scuri. Barba lunga ben curata e i capelli neri come il buio di una notte senza stelle, raccolti in piccolo codino dietro la testa. L’uomo avanzò fino al bancone e trovò posto su uno sgabello, dopodiché ordinò da bere, aranciata amara con molto ghiaccio.

Per un momento, il barman restò sorpreso: il portamento dell’uomo gli aveva evidentemente fatto immaginare che potesse ordinare qualcosa di molto forte e la semplice bibita frizzante lo aveva spiazzato.

I soliti stereotipi, si disse mentre guardava il barman che gli porgeva il bicchiere con aria perplessa. Perché un “duro” dovrebbe ordinare per forza un whisky o qualcosa di simile?

L’uomo prese a sorseggiare la bevanda girandosi verso il palco, dal quale una passerella si allungava verso il centro del locale. Mancavano poco meno di quindici minuti alla mezzanotte e il locale si stava riempiendo.

Tra poco, pensò, qualcuno fuori, ancora in fila sotto la pioggerella, rimarrà fregato.

L’Open All Night non superava mai la sua capacità massima, sia per rispettare le regole, che per riuscire a gestire situazioni spiacevoli che succedevano più spesso di quanto si potesse pensare. Molte volte erano presenti uomini frustrati, delusi dalla loro vita sentimentale, che avevano perso tutto e cercavano uno sfogo. E spesso andavano oltre, ubriacandosi e allungando le mani.

Lui, invece? Apparteneva a una di queste categorie? Si sorprendeva spesso a chiedersi perché, a distanza di anni dalla prima volta, si ritrovasse immancabilmente in quel locale ogni volta che tornava a Milano. Le sue intenzioni erano chiare, sarebbe rimasto fino alla chiusura e avrebbe rimorchiato una delle ragazze che si sarebbero esibite di lì a poco. Il suo aspetto fisico avrebbe fatto la prima mossa, poi il conto in banca avrebbe chiuso la partita.

Game, set, match.
Quella serata, però, aveva un sapore diverso.
Il ritorno a Milano non coincideva con uno dei week-end che passava nel suo appartamento spesso disabitato, ma sempre curato e in ordine. No, questa volta sarebbe rimasto, perché ne aveva abbastanza della vita che aveva vissuto negli ultimi cinque anni. Si era guardato allo specchio e aveva deciso che era ora di cambiare.

Le note di You Can Leave Your Hat On di Joe Cocker riportarono le sue attenzioni sul palco, che si era illuminato nello stesso momento in cui la canzone era cominciata. Il pezzo era diventato un classico dello spogliarello, dopo il successo che aveva avuto come colonna sonora del film 9 settimane e mezzo, uscito a febbraio.

Le luci del locale si fecero soffuse, cinque ragazze comparvero sul palco e cominciarono il loro spettacolo, muovendosi in modo sensuale, sedendosi e alzandosi di continuo da alcune sedie nere. Indossavano delle giacche bianche sopra a un costume a due pezzi nero, calze a rete, scarpe nere con un tacco esagerato e un cilindro in testa. Ognuna portava anche una parrucca riccia di un colore diverso: gialla, verde, rossa, blu e bianca.

Una dopo l’altra, le cinque ragazze sfilarono lungo la passerella che si apriva verso il centro del locale, togliendosi via via gli indumenti che le vestivano. Alla fine, restarono in topless con due minuscole stelle, dello stesso colore delle parrucche, a coprire i capezzoli. Così come Joe Cocker cantava, i cilindri restarono sulla testa delle ballerine che scesero dalla passerella e cominciarono il loro giro tra i tavoli sulle note di Relax dei Frankie Goes To Hollywood.

L’uomo seduto al bancone osservava attento la scena, sapendo che le ragazze non si sarebbero limitate ai tavoli, ma sarebbero passate anche da lui e da tutti quelli appollaiati sugli alti sgabelli del bancone. Tutte si avvicinarono a ogni uomo, ammiccando e strusciandosi sensualmente alla ricerca dei soldi che spuntavano dalle loro tasche.

L’uomo aveva già fatto la sua scelta.

2023-07-17

Aggiornamento

Ciao, sono passati ormai tre mesi dall'inizio della campagna di "Come il sale e il mare". Ho sempre pensato a questo progetto come il più difficile di quelli già proposti a Bookabook: promuovere il seguito di una storia, a volte significa convincere a leggere due libri e non uno solo. Ma un progetto è un progetto, va coltivato, migliorato, perfezionato. Dovevo portarlo avanti fino alla fine, con tutte le energie che mi erano rimaste. Mi sono ritrovato spesso senza risposte ma probabilmente, come dice un mio "vecchio amico", erano le domande ad essere sbagliate. Nella mia testa il fallimento non era contemplato, non qui, non questa volta. Mi vedevo sbuffare, sospirare, attendere, perdere la pazienza, sperare, contare, prendere coscienza, agitarmi, piangere (sì ho fatto anche quello), sorridere, sognare, volgere lo sguardo verso l'alto e poi verso il basso e poi... E poi ce l'abbiamo fatta. Ancora una volta. Grazie di cuore. "We thought that we had the answers It was the questions we had wrong" (11 O'clock Tick Tock - U2)

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    È il suo terzo libro e come i precedenti si legge tutto d’un fiato.
    Ti immedesimi nei personaggi e hai l’impressione di essere dentro la storia, di viverla esattamente mentre tutto si svolge.
    Un crescendo di suspense che non ti fa smettere di leggere perché vuoi capire cosa succede dopo o perché si è arrivati a quel punto con frequenti flash back e storie legate tra loro.
    Avevo letto anche i primi due libri, in questo si percepisce una crescita nello stile.
    Come per ogni vita, dei personaggi, dell’autore e dei lettori, la costante è riassunta nell’ultima frase di Dante….L’amor che move il sole e l’altre stelle….

  2. (proprietario verificato)

    Un libro che ti tiene incollato al racconto dall’inizio alla fine! Vorresti non finisse mai..
    Una storia piena di colpi di scena, mai banali e la suspense che continua ad accompagnare il flusso degli eventi rendendo il lettore sempre più curioso.
    Libro assolutamente consigliato e in trepidante attesa del prossimo!!

  3. Giulia Gualandris

    (proprietario verificato)

    Un libro da leggere tutto d’un fiato. La narrazione scorre veloce quasi senza rendersi conto delle pagine che vengono lette, anzi ogni pagina ti lascia senza fiato e ti invoglia a proseguire nella lettura per arrivare ad un finale scoppiettante. Un giallo avvolto dal mistero, di casi da svelare ma anche un romanzo ricco di amore che scava nei sentimenti più profondi ed inaspettati dell’essere umano i quali ci fanno sentire vulnerabili ma soprattutto vivi. Da leggere!!

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Fabrizio Soffientini
Nasce nell’agosto del 1976 a Codogno, piccolo centro della bassa pianura padana, dove attualmente vive. Diplomato in ragioneria, lavora presso un’azienda del settore cosmetico. “Come il sale e il mare” è il suo terzo romanzo dopo “La tana del coniglio” (bookabook, 2022) e “Alla fine dell’arcobaleno” (bookabook, 2021).
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