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Un bambino che non vede l’ora di andare in bici nel cortile con la mamma, un’ex ballerina che ha vissuto una vita di lige regole, un restauratore di libri antichi, quattro ragazzi che cercano il modo di festeggiare una laurea e una costumista che ha perso il lavoro a teatro. Questi sono solo alcuni dei personaggi dei racconti di Estia, la portinaia del condominio dove queste storie si incrociano. In un momento storico così precario, dove ogni certezza sembra essere stata spazzata via, ognuno cerca di reinventarsi in qualche modo, con la speranza di poter tornare presto alla normalità. Chi decide di diventare pasticciere, chi di fare il grande passo e andare a vivere insieme o mettersi in proprio dopo una vita passata a lavorare per altri: l’importante è non fermarsi, anche quando il mondo intorno sembra immobilizzato.

INTRODUZIONE

È proprio questo il nostro portone.
No, non avete sbagliato. Tranquilli, entrate con me.
Sì, sono la portinaia. Mi chiamo Estia e lavoro in questo condominio da tanti anni.
Il nostro palazzo è da sempre un luogo dove fare ritorno a casa, un rifugio dal disordine delle strade di questa nostra città. Un posto dove sono nate famiglie, dove i bambini hanno corso sulle loro biciclette magiche, dove si sente la musica sgattaiolare dalle finestre. Qui i mostri si sono rincorsi lungo il tempo che fugge. Su queste scale sono nati amori e amicizie immense si sono radicate nelle anime di chi ha percorso questi gradini.

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Come dite?
Ma certo che potete entrare senza essere annunciati.
C’è sempre spazio per tutti nel nostro cortile interno: qui ci siamo ascoltati, ci siamo compresi, accolti, e insieme abbiamo imparato – nonostante il caso, nonostante il caos – ad apprezzare le nostre piccole gioie quotidiane in tutto il loro valore.

Se sono rimasta per così tanti anni a gestire la loro posta, a spazzare l’ascensore, a dare da bere alla pianta che cresce storta vicino alla bottega è anche perché, nell’intrecciarsi di tutte queste nostre vite, abbiamo sempre considerato il viaggiatore, il nuovo inquilino non come un potenziale ladro dei nostri beni intoccabili e dei nostri privilegi, bensì come un valore sacro e inviolabile.

Andate avanti, credetemi: andate a incontrarli, sedetevi ad ascoltare le loro storie, i loro pensieri, le loro paure e i loro coraggiosi cambiamenti. Datevi tempo per conoscerli a fondo e vedrete che non sono soli nei loro appartamenti: hanno attraversato insieme drammi collettivi, hanno riso e pianto, hanno litigato, hanno cantato sui balconi. E forse nemmeno se ne rendono conto.

Punti equidistanti del centro di un cerchio, dentro a un quadrato disegnato da questo cortile interno.

Avrei dovuto scrivere un racconto su ognuno di loro, perché dal mio piccolo alloggio li ho seguiti sempre nelle loro imperfezioni e nella loro grandezza umana.

Su, tranquilli, fatevi avanti. Benvenuti nel nostro condominio.

 

ROBY

Eccomi. È tutto pronto.
Sono le quattro ed è ora di scendere in cortile!
Saltello nel nostro corridoio, un passo qui, uno là.
Clang, bong, clang, tak, ding.
C’è una banda senza suonatori, trombe, flauti, tamburi, ballano tutti insieme nella nostra cucina. Tutte le volte mi affaccio e tutte le volte c’è solo papà che lava i piatti. Si gira e sorride sempre quando mi vede spuntare da dietro l’armadio. Non so come fa, ma non li riesco mai a incontrare. Secondo me, papà li nasconde tutti dentro al nostro frigo quando mi sente arrivare, che tanto è altissimo e ci stiamo anche in otto, dentro.

«Muoviti, mamma, oggi tocca a te portarmi giù. Alle quattro si scende in cortile!»

«Arrivo, arrivo» dice.

Mamma ha un anello d’argento al naso e i capelli corti neri e quegli scemi dei miei amici dicono che li hanno solo i maschi o le mucche. Mamma non è una mucca, mamma è bellissima. A volte, nei miei sogni illumina perfino la mia stanza.

«Muoviti, mamma. Alle quattro si scende in cortile! Lo so che legarsi le scarpe da ginnastica non è facile, tu e papà non me l’avete ancora insegnato perché dite che è presto. Tu però mica hai quattro anni: dovresti sapere come si fa! Muoviti, mamma. Alle quattro si scende in cortile! Se non te lo ricordi più, allora fai come me: mettiti le scarpe con lo strap. Se vuoi, ti presto le mie, così non perdi tempo ad allacciare le stringhe! So che ti piacciono i loro colori: anche tu sulla schiena hai il rosso e il verde. Hai un dragone che ti protegge, che ti porta fortuna. In una delle tante storie che mi racconti alla sera, il primo re del Giappone era proprio un drago. Non ha le ali, quindi non è forte come Superman, però ha le zampe come le tigri e i baffi come un gatto disegnato male.»

«Hai messo il mantello?» mi chiede.

«Come no! Oggi posso usare il mio preferito, quello rosso fuoco, con la “s” gialla in mezzo. Me lo lego al collo con dei bottoni che fanno clic clac e non mi si impiglia nei miei riccioli biondi. Mi arriva al sedere. Sì, lo so, non dovrei dire “sedere”. Comunque, la cosa più importante è che io con il mantello volo.»

Apre la porta, finalmente, e io corro giù dalle scale.

Ho imparato a contare fino a venti quest’anno, anche se non c’era l’asilo, e allora posso dirvi che tra la mia casa e il cortile ci sono dodici gradini: uno, due, sei, quattro, tre, cinque, sei, otto, sette, cinque, nove, undici, dieci, dodici.

Papà ha lasciato la mia bicicletta vicino all’ascensore ieri. La acchiappo da una delle manopole e la trascino in mezzo al cortile. È una bomba, la mia bici: ha le ruote verdi e un campanello bianco che trilla nel vento. Un giorno pedalerò come un fulmine verso piazza Trionfo e la potrò portare al parco: tutti i miei amici rimarranno con la bocca spalancata come la nonna quando dorme, che russa come un vulcano. “Wow” diranno. E non parleranno più delle mucche e di mia mamma.

“Ce la farai, vedrai, non avere paura, Roby” mi ripete ogni volta che salgo sulla mia bicicletta e inizio a pedalare.

Rimanere in equilibrio da soli non è semplice e allora guardo sempre su prima di iniziare. Mi sistemo bene gli occhiali. I miei amici mi chiamano Raggi X. Anche loro lo sanno: riesco a vedere fino a New York o a Cuneo, perché gli occhiali buttano giù i muri dei palazzi e allargano le strade e mi fanno entrare dentro alle case vicine alla mia.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

Commenti

  1. Vanessa Marenco e Susan Tonso

    Grazie di cuore per l’incoraggiamento, Lorenzo! Si tratta di una grande scommessa per me, perché come ben sai non ho mai scritto narrativa! Ansia da prestazione a mille!

  2. (proprietario verificato)

    di Vanessa ho già letto il suo “Atlante dell’insolito”, un volume che raccoglie tanti piccoli reportage dai luoghi più inconsueti in cui Vanessa si è trovata nel corso dei suoi tanti viaggi in giro per il mono. Un libro che mi ha conquistato per la sua capacità di dosare le emozioni e di saper trovare, anche nel luogo più disperato, un anelito di speranza. Un libro fatto di gli incontri con personaggi reali ma spesso davvero improbabili, e Vanessa è stata davvero brava a renderli concreti con il suo scrivere.
    Questo suo esordio nella narrativa di fiction la vede scrivere invece di personaggi di fantasia presi dal mondo reale del suo condominio e sono sicuro che saprà essere altrettanto brava nel rendere in qualche maniera pure loro reali e concreti.
    LF

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Vanessa Marenco e Susan Tonso
Vanessa Marenco, viaggiatrice e scrittrice di viaggio, è appassionata di destinazioni insolite e in divenire, soprattutto a livello ambientale. Di base a Torino, ama gli aeroporti del mondo, i romanzi distopici e Guerre Stellari. Nel 2016 crea il suo sito, Skandorina’s Diary (www.skandorinasdiary.com). “Condominio 44” è la sua prima esperienza di narrativa.


Susan Tonso, product designer angloeporediese, è una nomade digitale tra l’Inghilterra e il Vecchio Continente. Non sa stare con le mani in mano, ha sempre un nuovo hobby o un progetto in cui cimentarsi. Oltre all’illustrazione, ha una passione per l’editoria, le librerie antiche, le città e la flânerie.
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