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Cronache di Creature Fantastiche

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Due amanti che devono nascondersi, le conseguenze della pigrizia di un padre, le misteriose origini del musicista più famoso della galassia. E poi ancora un gruppo di avventurieri alla ricerca di un tesoro, un’improbabile storia di eroi e un glorioso soldato alla ricerca di una bambola. Creature fantastiche, alle prese con incredibili circostanze, si celano in galassie lontane e terre vicine. Ognuna di loro cerca di dirci qualcosa sulle nostre vite, perché, in fondo, ciascuna storia parla anche di noi.

PRIMA PARTE
CREATURE FUTURE

Le note di Flat and Sharp, una delle dodici canzoni del primo album di Eutrep, risuonano intorno a me riempiendo l’aria con la loro perfetta armonia mentre mi avvicino al luogo dell’appuntamento. Il pilota automatico sa quale strada seguire, liberandomi dall’onere della guida e delle scelte da fare. Tutta la mia attenzione può così focalizzarsi sul recente suicidio dell’autore.
Come per tanti, anche per me la scoperta della scomparsa di Eutrep si è dimostrata una notizia più dolorosa di quanto avrei mai immaginato. Mi ha colto alla sprovvista, come un pugno alla bocca dello stomaco: il fiato si fa corto e ti pieghi in due dal dolore. Insomma, mi ha scombussolata.
La sua musica ha prepotentemente accompagnato molti momenti della mia vita e sono più che sicura di poter trovare una delle sue canzoni quasi in ognuno dei tanti ricordi che affollano la mia mente.

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C’era Laughing at the Heart of the World che usciva da uno di quegli antichi jukebox quando diedi il mio primo bacio a un’anonima ragazza sulla spiaggia di Smeraldo su Salusa Secundus. Ricordo di aver litigato furiosamente con Lara mentre i nostri vicini ascoltavano Song for Noon a un volume eccessivamente alto, e ho trovato conforto tra le calde note di Needle in the Flesh, chiusa nel mio appartamento, mentre piangevo dopo aver identificato il suo cadavere rigonfio.
Ogni volta che ascolto una sua canzone mi vengono i brividi lungo la schiena. Sento il corpo muoversi e vibrare. È come se le note e le voci entrassero dentro di me, armonizzandosi con gli equilibri della mia anima, stimolandomi come nient’altro prima. Neanche i Surrogati Chimici di Belford IV, le droghe emotive che ho provato tanti anni fa, mi hanno pungolato come le composizioni di Eutrep.
I Surrogati si limitano ad alterare l’equilibrio chimico del nostro cervello, generando in noi quelle emozioni che tanto andiamo cercando: gioia, felicità, eccitazione, ma anche rabbia, tristezza, depressione (sembrerà sorprendente, ma c’è gente che cerca la depressione).
Quando sei sotto l’effetto dei Surrogati è come se il tuo cervello e la tua coscienza si separassero dal tuo corpo, lasciando quest’ultimo completamente inerme. Sei fatto di emozioni, letteralmente. Mentre la musica di Eutrep ti muove tutto, coinvolge il tuo corpo e il tuo spirito: il suo ritmo incalzante ti fa ballare, la sua melodia triste accoglie il tuo malumore e ti fa trovare un rifugio nei giorni difficili, la felicità che emana ti fa sorridere e ti fa stare bene. E ogni canzone è un’esperienza nuova, e anche un po’ malinconica, come se ti aiutasse a rievocare qualcosa di lontano, ricordi inabissati nelle acque del tempo ma mai affondati completamente nell’oblio della memoria.
È inutile che stia qui a dilungarmi nel descrivere che cosa si prova ad ascoltare Eutrep: dubito ci sia qualcuno nella galassia che non lo sa. Anche se certamente ognuno di noi lo sa in modo differente. Mentre scrivo queste parole sono sicura che da qualche parte nel Protettorato della Razza Uma-na milioni di individui stanno ascoltando una delle sue canzoni.
Un critico, Bertongelli, lo ha definito, con una punta di disprezzo, come un “buco nero musicale”. Una strana ma ottima similitudine, poiché un buco nero è una regione di spazio con una massa e una densità così elevate da generare un campo gravitazionale tanto intenso da non lasciarsi sfuggire né la materia né la luce né tantomeno il tempo. E lo stesso vale per Eutrep, perché siamo tutti attratti dalla sua musica e nessuno riesce a scappare da essa.
Ma non è sempre stato così. La bravura di quest’artista è cambiata con il tempo. Inizialmente la sua musica era un continuo fallimento commerciale. Ogni album che realizzava era ritenuto “stilisticamente perfetto” dalla critica ma non otteneva il favore del grande pubblico. Flat and Sharp è proprio uno dei pezzi di quel periodo, composto e interpretato solo da lui, senza l’ausilio di altri musicisti. È un brano strumentale, sono assenti testo e voce. Si sente che è bravo, che sa suonare, che non sbaglia una nota ed è sempre a tempo, ma si percepisce anche che manca qualcosa. Sono quei brani che ascolti in sottofondo, mentre ti concentri su altro senza prestare troppa attenzione alla loro melodia. Non sono niente di diverso da quella moltitudine di persone che incontriamo in vita nostra quando attraversiamo la strada o quando ci muoviamo in una piazza affollata. Figure anonime, i cui volti si mischiano tra di loro. Tutto il contrario del grande amore, del quale non possiamo dimenticare nessun dettaglio del volto, neanche se ci proviamo.
Il periodo “stilisticamente perfetto” è andato avanti per un decennio, finché Eutrep non è passato sotto l’ala protettiva di Marin Birch, un produttore discografico, anch’egli poco famoso prima di quella collaborazione, che lo ha trasformato nel mito che conosciamo tutti. Il loro rapporto arti-stico-lavorativo è durato per ben sessant’anni, finché il “buco nero musicale” ha annunciato, dieci anni fa, che avrebbe smesso di fare nuove canzoni, spiazzando la galassia intera con questa sua decisione.
Ed è proprio da Birch che mi sto dirigendo, perché forse è l’unico a sapere come mai Eutrep si sia ucciso gettandosi fuori da uno dei tanti portelloni dell’astronave da crociera su cui ha tenuto il suo ultimo concerto, alla presenza del Senato e del presidente del Protettorato.

2022-03-30

Aggiornamento

Obiettivo raggiunto! Le prime 200 copie sono già state acquistate (in soli 33 giorni) e il sogno di vedere il mio libro pubblicato è prossimo a diventare realtà! Per quanto mi piaccia scrivere, non credo di riuscire a trovare le parole giuste per esprimere tutta la mia gratitudine e riconoscenza nei confronti dei tanti che hanno acquistato una copia! Grazie di cuore!
2022-03-28

Aggiornamento

Obiettivo raggiunto! Le prime 200 copie sono già state acquistate (in soli 33 giorni) e il sogno di vedere il mio libro pubblicato è prossimo a diventare realtà! Per quanto mi piaccia scrivere, non credo di riuscire a trovare le parole giuste per esprimere tutta la mia gratitudine e riconoscenza nei confronti dei tanti che hanno acquistato una copia! Grazie di cuore!

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Ho letto qualche racconto di Tommaso e devo dire che ne sono rimasto piacevolmente colpito.
    La sua fantasia è dirompente e il suo narrare coinvolgente.
    Non vedo l’ora di leggere queste nuove storie.
    Buona lettura a tutti!

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Tommaso Sala
Nasce in Brianza nel 1989. Lavora come data analyst a Milano e nel tempo libero scrive racconti, per i quali ha ricevuto alcuni premi. Vorrebbe trasformare questa sua passione in una quotidiana realtà. Cronache di creature fantastiche è il suo primo libro.
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