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Cronache dell’Equilibrio – Libro II di II

Mikael, il Mietitore

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Dopo un duro addestramento nella città-tempio di Castrum, Mikael – giovane Demone ribellatosi al Signore della Furia – è diventato membro dei Custodi dell’Equilibrio, l’Ordine di maghi- guerrieri alla guida della resistenza dei popoli liberi: è l’ora della prova finale, il momento di applicare quanto duramente appreso. Insieme ai suoi nuovi alleati e alla guida delle forze congiunte di Castrum, dovrà affrontare l’Esercito Oscuro che avanza inarrestabile alla conquista del mondo. Tra amori e battaglie, assedi ed enigmi, duelli e magie, in quest’ultimo volume della saga Mikael dà compimento al suo percorso di crescita, fino ad arrivare allo scontro finale con il più terribile dei nemici, nella decisiva lotta per l’armonia dell’universo.

CAPITOLO I
IL SIGNORE DELLA FURIA

Il suo nome era Signore della Furia. Così almeno era noto alle genti. In realtà, si chiamava Lenatas: un nome ormai dimenticato, condannato al disuso da quell’appellativo ben più terribile; un nome – Lenatas – che riportava a un tempo remoto, un tempo in cui egli era un Arcimessaggero, il più bello e compianto da Dio dopo la sua ribellione, dopo quel giorno funesto.

Il Giorno della Caduta.

Era passato molto tempo da allora, dalle radici della vita sulla Terra. Ora, il Signore della Furia giaceva meditabondo sul suo trono, avvolto, come in un sudario, in un mantello nero come la più oscura delle notti.

Egli era il male.

Il male assoluto.

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Nessuna parvenza di bontà sembrava albergare più nel suo animo: un coacervo di ira, malvagità e spietatezza. Come il suo cuore era ormai immerso nel pozzo più buio del male, così egli amava dimorare nella tenebra. Rifuggiva la luce e il sole. Si rendeva indistinguibile così che nessuno potesse inquadrarlo, leggergli dentro: era come cercare di vedere il fondo di un buco nero. Le ombre convergevano in lui, come catturate da un gorgo invisibile e ineluttabile. Egli era insondabile, una miscela mortale d’inganno e astuzia. Niente di lui era visibile, se non i suoi occhi.

Terribili.

Pozze maligne e penetranti dai bagliori scarlatti che nessuno, foss’egli Umano o Demone, riusciva a sostenere. La sua persona emanava un’oscura aura diabolica, simile a fumo nero e tossico che si disperdeva nell’aria disegnando volute sinuose: era come se, al suo interno, qualcosa stesse perennemente bruciando; forse il suo stesso cuore, consumato da un’ira implacabile.

Chissà quali malvagi pensieri albergavano nella sua mente, quali oscuri piani stava tramando, quando innanzi a lui si parò il messaggero. Subito, un bagliore improvviso di vita percorse gli occhi del Signore della Furia e un’ombra, come fosse un arto, si prolungò dalla sua figura circondando il nuovo arrivato; questi, sudando e tremando vistosamente, cercava di essere a suo agio, così, accarezzato dal male che gli lambiva l’anima.

«S… Signore, porto nu… nuove no… notizie».

Solo quelle poche parole richiedevano un coraggio indescrivibile se pronunciate alla presenza di una tale persona, o meglio, entità.

«Sto aspettando.»

Una voce cavernosa, maligna e antica, percosse il povero messaggero, un Goblin sparuto, dalle lunghe orecchie e il naso adunco. Il timore di spazientire il Signore della Furia fu più forte della paura di stargli innanzi, e il messaggero ritrovò un po’ di sicurezza. Schiaritosi la voce, disse: «Sì è mosso, signore. Sono partiti ieri diretti a Vargas».

Nessuna reazione seguì. Solo un terribile silenzio terribile. E proprio allora, in preda all’ansia acuita da quel sordo ghiaccio, il messaggero commise un terribile errore.

«Signore, posso and…»

«CHI TI HA DETTO DI PARLARE, PICCOLO SGORBIO?»

Fu peggio di un maglio. Un vento impetuoso, una potenza invisibile, colpì il Goblin violentemente, scaraventandolo lontano dal Signore della Furia e dalla sua vista schiacciante, nelle viscere del buio più profondo. Del messaggero rimase solo l’eco di un urlo sgraziato di dolore.

Quando anche quel suono si spense, le tenebre ripresero a convergere verso il loro sovrano. L’aura oscura cominciò a contorcersi lentamente. Una mente maligna, un intelletto acuto e straordinario si era messo in moto.

Perché il male è tutto, tranne che stupido.

In quel covo d’ombra, con la pazienza di chi dispone di ben più di una vita umana e mortale, il Signore della Furia rimase a meditare.

Il frutto più fecondo del male. Pensieri di tenebra.


CAPITOLO II
L’ASSEDIO DI VARGAS

Un’orda selvaggia e infinita. Così era parsa agli abitanti di Vargas l’armata dell’Esercito Oscuro giunta per distruggerli. Da mesi non arrivavano più notizie dalle terre a est. Nessuno sapeva cosa stesse succedendo, quali sarebbero state le successive città attaccate né dove fosse il nemico. Una cortina insondabile di dubbio lacerante e paura profonda. Poi, all’improvviso, una caligine grigia e opprimente si era abbattuta sulla città, nascondendo il sole, che di lì in avanti sembrò non sorgere più. Dall’orizzonte d’oriente, a un tratto, sembrava calare la notte: una linea continua e indistinta; una marea in arrivo. E a mano a mano, la linea cresceva, e aumentava, e si avvicinava, inesorabile e minacciosa. Suoni selvaggi iniziarono a giungere agli abitanti della città, portati dal vento. Suoni gutturali di odio e guerra. Prima venne il terrore: appena si sparse la voce dell’avvistamento nemico, tutti fuggirono senza sapere dove andare, totalmente in preda al panico. Le donne abbracciavano i figli piangendo, come se in quel modo avessero potuto proteggerli; mentre gli uomini impugnavano fiaccamente le armi e nascondevano gli averi. La seconda reazione fu un riflesso naturale: l’automatica tendenza a reagire a un attacco rinchiudendosi entro luoghi fortificati. Erano stati subito richiamati tutti i cittadini all’esterno delle mura, con animali e viveri. Tutto ciò che veniva trovato, purché commestibile, veniva trasportato nei magazzini della città, in previsione di un assedio lungo e terribile. Le mura erano alte e solide, ma nessuno si faceva troppe illusioni e l’istinto di sopravvivenza prevaleva su tutto.

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Michele Cirillo
nasce a Milano nel 1981. È avvocato e appassionato di arti marziali, strategia, filosofia orientale, coaching, arte e tanto altro: tutti elementi confluiti in Il Signore della Furia e Mikael, il Mietitore, i quali, come lo yin e lo yang, compongono il ciclo Cronache dell’Equilibrio, una saga epica, un invito a viaggiare con la fantasia e a realizzare se stessi.
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