Mikael viveva presso la caserma dell’esercito. Suo padre, Ashren, era al servizio del Signore della Furia. Era, infatti, un Artiglio d’Ombra: un Demone, tra i più potenti che le schiere del crepuscolo potessero vantare. All’interno dell’accampamento nessuno osava mancargli di rispetto. Colmo di disprezzo per la vita altrui, soprattutto se ritenuta inferiore, odiava essere toccato, e bastava quindi davvero poco, anche un minimo sfioramento accidentale del suo corpo da parte di qualche sprovveduto soldato semplice, per suscitare in lui un’ira tanto profonda quanto letale: in un lampo, la Magia Oscura scaturiva dalle sue mani scheletriche, trasformando il malcapitato in cenere. In battaglia, poi, il suo potere scatenava il terrore, non solo tra i nemici. Anche Mikael lo temeva, e a ragione. Era saggio temere qualsiasi Artiglio d’Ombra, ma suo padre superava ogni limite.
In quel momento, appoggiato a un’enorme quercia, Mikael stava guardando la livida piana che si distendeva dinanzi ai suoi occhi, quando sentì un fruscio di passi furtivi alle sue spalle. Le sue labbra si stirarono in un mezzo sorriso. Attese e, dopo un po’, quel rumore impercettibile si fece più vicino. Mikael si girò in un lampo, impugnò la spada di legno al suo fianco e, con il piatto, colpì le gambe del nuovo venuto, facendolo cadere violentemente in terra.«Non imparerai mai, Pen» disse, redarguendo la figura che ora giaceva sul manto di foglie, gambe all’aria.«Non ti illudere, mio caro: prima o poi ci riuscirò! Diventerò silenzioso come un serpente, vedrai!» replicò l’altro, massaggiandosi la schiena indolenzita, con una smorfia. Mugolando, Pen si rialzò, mettendosi seduto di fianco all’amico. Aveva un volto gioviale e intelligenti occhi azzurri brillavano in contrasto con la scura chioma ribelle. Era più alto di Mikael, ma meno robusto. Sul busto segaligno indossava una giubba marrone, trattenuta in vita da una vecchia cintura in cuoio. Calzava stivali di vitello e braghe color ruggine gli fasciavano le gambe snelle.
Aveva diciassette anni ed era l’unico amico di Mikael, il solo di cui non rifuggisse lo sguardo. Viveva infatti emarginato nel bosco da quando non aveva più famiglia: i suoi genitori erano stati travolti dalla ferocia dell’Esercito Oscuro e lui era stato costretto a sopravvivere da solo. La loro amicizia era nata qualche anno prima, quando Mikael lo aveva sorpreso mentre, disperato per la fame, era intento a cacciare un cervo senza troppo successo. Gli aveva puntato il coltello alla gola, ma non lo aveva ucciso: alla vista dei suoi occhi, non ci era riuscito; vi aveva scorto una tristezza profonda e inquieta e, nonostante questo, anche una grande e disperata voglia di vivere. Da allora, i due avevano incominciato a vedersi di nascosto nella foresta circostante gli acquartieramenti dell’esercito. All’inizio, Pen era stato molto diffidente nei confronti di Mikael. Come mai, si chiedeva, quel soldato dell’Esercito Oscuro non lo aveva ucciso? Poteva mai fidarsi di un complice dello sterminio della sua famiglia? Presto, però, aveva capito che Mikael era diverso dai suoi commilitoni. A differenza degli altri Artigli d’Ombra, se proprio doveva uccidere, lo faceva solo in battaglia, mai per capriccio; e questo suo atteggiamento provocava spesso la già facile ira del padre, il quale non perdeva occasione per manifestare il suo disprezzo per quella che riteneva un’imperdonabile debolezza.
Ashren gli aveva insegnato la scherma, la Magia Oscura e tutte le tecniche utili per la soppressione di qualunque essere vivente; come si spiegava, quindi, quella compassione da femminuccia? Fin da quando era piccolo, Mikael aveva imparato a sterminare, eppure, quando andava in battaglia, non infieriva mai su donne e bambini. Una volta – e quel ricordo sarebbe stato per sempre indelebile nel suo cuore – non volle uccidere un cucciolo di cane che lo guardava con occhi umidi e tristi. Quando il padre lo aveva sorpreso con il cagnolino in braccio, lo aveva scaraventato con un manrovescio a metri di distanza, per poi polverizzare il cucciolo con il Fuoco d’Ombra, la magia dei Demoni. Mikael aveva pianto per un giorno intero, sforzandosi continuamente di trattenere e celare le lacrime, senza successo.«Mi vergogno di questa tua debolezza!» lo aveva rimbrottato il padre con irritazione. «Quante volte ti devo dire che la compassione e la bontà non servono a nulla! La pietà è debolezza e chi è debole è destinato a soccombere. Ricordatelo, stupido moccioso!»
Silvia De Carli (proprietario verificato)
Numerosissimi spunti di riflessione e concetti molto profondi racchiusi in un contenitore leggero e facilmente fruibile. L’ho divorato, nonostante in genere non ami i racconti “fantasy”. Consigliatissimo!
Gianfranco Facchera (proprietario verificato)
Ottimo
Cristina De Pasquale
Emozionante,avvincente, coinvolgente e per nulla banale! Assolutamente consigliatissimo!!
elena collini (proprietario verificato)
Trama avvincente, consiglio a tutti!
Natalia butucel (proprietario verificato)
Lettura consigliatissima a tutti gli amanti del genere!
Irina Tikhomirova (proprietario verificato)
Un libro fantastico, straordinario! *****