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Cum Clave. L’ambizione degli uomini sotto lo sguardo del Giudizio Universale

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Il Papa è in fin di vita. Sente di avere ancora poco tempo a disposizione per portare a termine la rivoluzione che auspicava per la Chiesa al momento della sua elezione. Appena dimesso dall’ospedale, riunisce alcuni Cardinali per individuare, di comune accordo, un porporato da votare durante il Conclave che si svolgerà dopo la sua morte. La triste notizia della sua imminente dipartita diventerà l’occasione giusta per tutti quei Cardinali che vogliono bloccare la rivoluzione appena iniziata e riportare la Chiesa su posizioni più conservatrici. 

Quella che sembrava un’elezione semplice e priva di ostacoli si rivelerà ben presto più complessa del previsto e darà inizio a una dura lotta di potere che, in pochi giorni, deciderà le sorti del mondo cattolico.

PROLOGO

Il Papa era seduto dietro la scrivania del suo piccolo studio. Fin dal giorno dopo la sua elezione aveva scelto di apparire come il vero uomo al servizio del suo popolo, voleva farlo vivendo senza agi e senza lussi. La piccola residenza dove abitava e quello spartano ufficio in cui svolgeva il suo ministero dovevano esserne la più chiara testimonianza.

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Quella mattina era appena stato dimesso dall’ospedale, era tornato all’interno delle mura vaticane da appena un paio di ore e non voleva perdere altro tempo per sbrigare il compito che si era promesso di portare a termine. I dottori gli avevano consigliato qualche giorno di assoluto riposo, pur avendo la piena consapevolezza che quel paziente speciale non avrebbe potuto restare per troppo tempo lontano dai suoi doveri, e lui non aveva nessuna intenzione di rispettare neanche quelle quarantotto ore di riposo. 

I giorni passati nella stanza di ospedale lo avevano aiutato molto a riflettere sul futuro, nonostante i medici avessero fatto di tutto per rassicurarlo sulla sua salute e sulla possibilità di una guarigione quasi totale, lui sapeva che con l’avanzare dell’età il suo corpo si sarebbe indebolito e non aveva nessuna certezza di sopravvivere al successivo attacco di cuore. Era già al terzo e ogni volta si era sentito più in pericolo di vita del precedente. Ogni convalescenza era stata più dura e lo aveva reso più debilitato nel corpo. Adesso si sentiva più debole anche nello spirito e, per l’immenso compito che stava cercando di portare avanti da anni, questo non poteva permetterselo. Non si faceva nessuna illusione sul futuro, si era ormai rassegnato all’idea di dover lasciare questo mondo e sentiva di non avere a disposizione ancora né molto tempo né molte energie. 

Quando era stato eletto, in pochi avevano saputo leggere nell’animo di quell’uomo e forse nessuno aveva capito in pieno quali erano le sue vere intenzioni. Già dalla prima uscita pubblica aveva chiarito a tutti come durante il suo Pontificato avrebbe rappresentato la speranza per la parte del popolo cristiano che voleva dei cambiamenti. Adesso doveva riconoscere che pur con tutto l’impegno profuso fino ad allora, i risultati che si era imposto di raggiungere erano ancora lontani. In molti pensavano addirittura fossero utopici ma lui continuava a lottare per tutto quello in cui aveva sempre creduto. Per sua fortuna aveva vicino molti Cardinali che condividevano la sua filosofia.

Sapeva fin dall’inizio che il suo Pontificato avrebbe rappresentato solo il primo passo verso una chiesa veramente riformatrice. Fin dall’inizio aveva capito che le sue energie sarebbero servite a creare le condizioni affinché il suo successore avesse avuto tutti gli strumenti per realizzare il sogno di una Chiesa innovatrice. 

Il suo compito era quello di lavorare per mettere a posto tutti i tasselli, e questo lo aveva fatto. Avrebbe continuato a farlo, molto bene. Aveva sostituito la maggior parte dei Cardinali che occupavano i posti di rilievo all’interno della Curia romana e di tutti gli altri enti che la chiesa gestiva con uomini più vicini al suo modo di pensare. Aveva creato molti nuovi Cardinali in tutte le aree del mondo per disegnare il collegio Cardinalizio che avrebbe eletto il suo successore. Il crescente seguito che aveva avuto tra i Cardinali, ma soprattutto tra i cristiani di tutto il mondo, lo aveva ormai convinto di aver intrapreso la giusta strada. Godendo al pensiero di essere un uomo molto stimato e apprezzato dagli uomini con cui lavorava in stretto contatto ogni giorno, e anche dai milioni di cristiani in tutto il mondo di cui era guida, si sorprese nel pensare che se la sua fosse stata una carica elettiva da sottoporre al giudizio degli elettori per la riconferma non avrebbe avuto alcun problema. Nessuno al mondo aveva il minimo dubbio nel predire una sua vittoria nel caso il Papa fosse stata una carica eletta tramite il voto dei cristiani nel mondo, e di certo tutti pensavano che il prossimo Collegio Cardinalizio avrebbe votato per lui. Quella però non era una carica rinnovabile, il modo in cui la si perdeva la rendeva tale e, per fare in modo che la sua opera continuasse, aveva bisogno di cercare e trovare il Cardinale capace di riscuotere lo stesso apprezzamento che avrebbe avuto lui durante il Conclave che si sarebbe celebrato dopo la sua morte e avrebbe eletto il suo successore. 

Negli anni aveva lavorato al fianco di tanti Porporati che avrebbero potuto succedergli diventando papi forse anche migliori di lui, ma sapeva che erano pochi quelli che avevano sposato la sua causa a tal punto da dargli continuità. Era stato attento nel corso del suo Papato a circondarsi di Cardinali che avevano le sue stesse idee ma soprattutto era stato meticoloso nel selezionare i Cardinali con qualità diverse per essere sicuro che fossero capaci di calamitare più consenso possibile, credeva ancora che molti Cardinali sarebbero stati guidati dallo Spirito Santo ma non era un ingenuo e si era ormai rassegnato alla certezza che l’ambizione degli uomini avrebbe giocato un ruolo fondamentale anche in una scelta solenne come quella di eleggere il vicario di Cristo in terra. Sperava di aver indovinato tutte le scelte per mettere al riparo da ogni ostacolo il Cardinale che avrebbe consigliato di appoggiare come suo successore.

2023-05-13

l’identita

articolo sul quotidiano nazionale "L'Identità"
2022-04-11

Radio Evolution

La giornalista Chiara Buccini intervista Giovanni Silvestri, autore di "Cum Clave, l'ambizione degli uomini sotto lo sguardo del Giudizio Universale", all'interno del programma Book Generation. Il libro attualmente è in campagna crowdfundig.

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Giovanni Silvestri
È nato nel 1988 e ha vissuto per diversi anni a Pratola Peligna, paese in cui ha gestito un’attività commerciale. Fin dall’adolescenza si occupa di votazioni ed elezioni a vario titolo e attualmente ricopre una cattedra da docente a Sondrio. "Cum Clave. L’ambizione degli uomini sotto lo sguardo del Giudizio Universale" è il suo romanzo d’esordio.
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