Il giovane non si diede per vinto e immerse a sua volta gli stivali nelle acque scure, rabbrividendo a causa della temperatura gelida.
«Ladra! Ti ho visto uscire dalla villa dei Thaliar! Restituisci quello che hai rubato e non ti farò alcun male!»
Le lunghe leve gli permettevano di attraversare il corso d’acqua agilmente, mentre la fuggitiva – con il livello del torrente ormai alla gola e le mani occupate a non far inzuppare il suo prezioso bottino – arrancava.
In men che non si dica fu su di lei: la agguantò con un forte strattone, avendo cura che la cesta passasse nelle sue mani senza toccare la superficie del fiume. La bambina si lasciò trascinare verso la sponda più vicina senza opporre alcuna resistenza, consapevole di non poter nulla contro la forza del suo rivale. Finalmente al sicuro dall’impetuosità del corso d’acqua, Trasios si concesse un istante per riprendere fiato e per scrutare la ladra, costretta in ginocchio sulla riva ghiaiosa: una matassa arruffata di capelli castani faceva da cornice a una faccia di bell’aspetto, ma pallida e malnutrita. La piccola non ricambiò lo sguardo e continuò a fissare con aria colpevole il torrente, raggomitolandosi per conservare il poco calore corporeo che le acque gelide non erano riuscite a sottrarle.
«Ehi, lo sai che è vietato rubare? Perché lo hai fatto?»
In tutta risposta, due grossi lacrimoni solcarono le guance scavate dalla fame della bambina, facendo pentire il ragazzo della sua irruenza.
Calmati: è solo una randagia affamata. Avrà cercato di rubare due pagnotte.
«Come ti chiami?»
«Se-le-ne» balbettò, singhiozzando tristemente.
«Perch…»
La fuggitiva scoppiò in un pianto a dirotto, troncando la domanda del suo interlocutore. Il contadino decise di concederle un attimo di pace e dedicò la sua attenzione all’oggetto rubato: un drappo di cotone era avvolto intorno alla struttura in vimini, proteggendo qualsiasi cosa ci fosse all’interno. Le sue mani lavorarono sul tessuto senza riuscire a slegare i nodi, zuppi d’acqua piovana. Stizzito, recuperò un coltello seghettato dalla tasca dei pantaloni e ridusse a brandelli la stoffa, rivelando il bottino.
La scoperta gli ghiacciò il sangue nelle vene.
Non può essere…
Una crepa luminosa squarciò la parete di nuvole color pece che lo sovrastava, mostrandogli il volto di una fanciulla di poche settime avvolto in un batuffolo di lana.
Una neonata.
Posando la lama che impugnava, il contadino allungò le mani per recuperare il prezioso contenuto della cesta e stringerlo a sé. La distanza ravvicinata gli permise di notare un dettaglio ancor più sconvolgente.
I suo occhi sono affetti da eterocromia. Esiste solo una bambina così in tutta Talos. Devo riportarla immediatamente ai conti…
Un dolore lancinante lo trafisse al fianco, mozzando il filo dei suoi pensieri. Istintivamente portò la mano destra alla zona lesa, per comprendere cosa stesse accadendo. Ciò che vide lo inorridì: poco sopra l’anca, il manico della sua lama spuntava come una protuberanza a lui estranea.
Io… sono ferito.
Sotto shock, allentò la presa sul fagotto che teneva tra le braccia, lasciando scivolare a terra il cucciolo d’uomo. Mentre il pianto sconsolato della neonata iniziava a coprire il rumore della pioggia, afferrò l’arma con dita tremanti: «Cartucle, dio delle Sementi e della Raccolta, dammi la for…».
Senza attendere la fine della preghiera, estrasse il corpo estraneo dal suo fianco con un colpo secco. Un ringhio carico di sofferenza sovrastò il rumore dei tuoni e il vagito della piccola, mentre il dolore lo portò sul baratro dell’incoscienza.
Con le pupille dilatate dall’adrenalina, Trasios si guardò intorno, in cerca di aiuto. I suoi occhi rotearono confusi, individuando ben presto Selene: la bambina aveva smesso di piangere e lo fissava impassibile.
«Cosa. Successo?» gracchiò, incapace di articolare una frase, mentre si distendeva al suolo nel vano tentativo di calmare gli spasmi che contraevano il suo corpo. La ladruncola non rispose e recuperò il coltello sporco di sangue, impugnandolo con ambo le mani.
La verità si fece strada lentamente nella mente del contadino, rivelandogli quanto appena accaduto: «Tu».
Prima che la consapevolezza di quella nuova scoperta si concretizzasse in un piano di difesa, la fuggitiva si mise a cavalcioni su di lui e la lama scarlatta si alzò in cielo, brillando sotto la luce elettrica dei lampi che squarciavano le nuvole. Paralizzato dallo sguardo glaciale dell’assalitrice, osservò l’arma conficcarsi nel suo stomaco.
Un verso animalesco di sofferenza misto a un gorgoglio rauco dal sapore di morte riempì la notte mentre la piccola ripeteva l’operazione con fare meccanico più e più volte, finché la sua energia si esaurì.
Poi, tutto tacque.
Il dolce mormorio della pioggia tornò a coprire gli ultimi rantoli di Trasios, il sibilo sincero della lama e il respiro affannoso di Selene. L’acqua che cadeva dal cielo iniziò a lavare le mani e il volto imbrattato di sangue della bambina, perdonandola del misfatto appena compiuto. Anche lo spirito del contadino si calmò, quasi avesse accettato la sorte che l’attendeva. Solo una domanda lo tormentava: perché?
Come se potesse leggergli nella mente, la ladruncola si avvicinò al suo volto per assicurarsi di essere udita. I suoi occhi cenere incontrarono quelli verdi del giovane morente, rivelando al malcapitato un riflesso di pazzia e folle determinazione: «Lei è mia sorella».
Cosa? No. Lei è la figlia dei conti Thaliar.
L’assassina si allungò per recuperare la neonata e portarla a sé, rivelando inavvertitamente il ciondolo che indossava. Si trattava di una pietra color ossidiana di forma perfettamente pentagonale – se non fosse per un angolo scheggiato – che pulsava di una flebile luce bluastra.
Il Cuore di un dio… chi diamine sei tu?
«Ciao…»
Il bebè smise di piagnucolare e osservò con sguardo curioso l’essere umano che era entrato nel suo campo visivo.
«Non preoccuparti, mi prenderò cura di te.»
Trasios osservò lo scambio di battute seguendo la coppia con la coda dell’occhio, mentre la morte iniziava a farsi strada nelle sue membra, spegnendo la linfa vitale della sua giovane esistenza.
«Non importa chi eravamo prima, ora sei la mia sorellina, sai? Io sono Selene, Se-le-ne, e tu sei…»
Un attimo d’esitazione colse la bambina dai capelli castani, che poi concluse con ferma convinzione: «Reian!».
In quel preciso istante, il cuore del ragazzo smise di battere. Una goccia più salata delle altre gli rigò il volto mentre il suo ultimo barlume di coscienza si isolò dalla realtà circostante per inseguire i dolci ricordi dei momenti passati con la sua famiglia.
Marco Bertarini (proprietario verificato)
Non vediamo l’ora della versione editata! sicuramente varrà la pena aspettare per rileggerlo tutto nella sua versione finale…perciò forza SUPPORTARE!
Mirko de Francesco
Questo libro mi ha colpito molto per l’innovazione e l’intraprendenza di scrivere un fantasy italiano in una chiave congeniale per qualsiasi lettore.
Durante la lettura mi sono ritrovata al fianco di Reian a viaggiare con lei ed a combattere per gli stessi ideali in cui crede, ho ammirato il panorama incredibile di Meletias ,ho temuto per la sua vita in diverse occasioni, mi sono lasciato trasportare dalla sua avventure parola dopo parola.
Dall’inizio del romanzo si conoscono i vari personaggi e ci si inoltra nel loro modo di pensare e nel loro vissuto così da capirne le varie scelte che saranno costretti a compiere.
È un crescendo di emozioni che aumentano, capitolo dopo capitolo, facendoci affezionare ai protagonisti e rimanendone affascinati.
Il mio giudizio è positivo e consiglio di leggerlo perché trasporta in un mondo mai mostrato in nessun’altra opera e lascia un pezzo di sé all’interno di chi lo legge.
La scrittura è minuziosa nel descrivere i luoghi ed i caratteri che contraddistinguono ogni personaggio… Voto ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️/5
Francesco Esposito
È una favola bellissima, quella che avrei voluto sentirmi raccontare ogni sera da bambino, quella che avrei voluto vedere raccontata in un film. Sublime Marco, hai costruito un mondo fantastico, talmente nitido, che quasi sembra reale, i tempi, i luoghi, gli eventi individuali vissuti esattamente incastonati nel racconto. Grazie Marco, non vedo l’ora di proseguire nella lettura di questa meravigliosa favola.
Maria Luisa Vigano’ (proprietario verificato)
” Emozione”…. è ciò che cerco quando leggo un libro, quando guardo una fotografia o un film, quando ascolto musica.
“Deicida” mi ha condotto nel viaggio dell’emozione più bella, quella che ti tiene sospesa sul filo invisibile dell’attesa di ciò che accadrà e che ti permette di assaporare ogni particolare del racconto.
La cura della narrazione ti porta dentro la storia ,lasciando spazio al tuo immaginario e consentendoti di viverla in modo unico e personale, condividendo stati d’animo e fragilità proprie dell’essere umano e forse anche tue. Grazie!
Spero di continuare ad emozionarmi con Reian . Complimenti Marco !
Angelica Razzi
Di solito quando leggo un fantasy la parte che mi piace meno è sempre la componente romance, Marco è riuscito invece a farmi appassionare anche a quella. Pesata nel modo giusto, senza essere troppo eccessiva o esagerata.
Deicida è un romanzo avvincente, dove tutte le componenti si incastrano alla perfezione. Lo stile sobrio ma curato dove necessario, i personaggi ben caratterizzati, la trama coerente e ben strutturata fanno sì che il romanzo non sia mai noioso per tutte le sue pagine.
Non vedo l’ora di avere tra le mani il secondo visto che – unica nota “negativa” – non te ne accorgi nemmeno di finire Deicida: leggendolo naturalmente scorreresti alla pagina successiva, che però non esiste ancora.
Giulio Marchi
Le avventure di Reian & Co in Deicida iniziano in un percorso introspettivo che li fa maturare e affrontare sempre più consapevolmente il destino che è capitato loro. Ho amato queste pagine, l’ironia della scrittura che sa dare un break dai momenti pesanti. Ho apprezzato il mescolarsi di tutte le credenze che confluiscono in un unica realtà: la lotta contro sé stessi. Che dire! Complimenti a Marco che è stata capace di mescolare molteplici personaggi così bene in queste pagine che mi hanno accompagnato in un viaggio stupendo. Lo consiglio e aspetto il seguito 😉
Venexia Castri
Ho avuto modo di leggere le prime pagine, discrete potenzialità. Potrebbe interessarmi, purché venga effettuato un buon lavoro di editing. Avrei preferito una sinossi più accurata. In bocca al lupo.
luigi.giozzi91
Ho letto “Deicida” tutto d’un fiato. Il romanzo è coinvolgente, la scrittura scorrevole e il fatto di aver diretto accesso ai pensieri dei personaggi rende impossibile non immedesimarsi nella giovane e intrepida protagonista. Le descrizioni succinte lasciano spazio alla fantasia del lettore e rendono ancora più fluida la narrazione.
Una lettura consigliata per chiunque cerchi un momento di evasione che sappia discostarsi dal classico medieval fantasy.
Matteo L Ratti (proprietario verificato)
Grandissimo Fendo! Era da un po’ che aspettavamo la pubblicazione 😉
Simone Sottocasa (proprietario verificato)
L’anteprima è davvero mozzafiato!!