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Di pietra e di sogno

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È il 1812 quando un ufficiale della Gendarmeria imperiale giunge a Triora per la prima volta. Il borgo, arroccato in una valle della Liguria, è annientato dalla carestia e il susseguirsi di rapimenti di bambini non fa altro che angosciare ulteriormente la popolazione. Il tenente Moreau, deciso a smascherare il rapitore, si ritrova a leggere un manoscritto che riporta insinuazioni surreali sui possibili artefici dei crimini. In preda a un vortice di atrocità e ammaliato dal fascino di tre donne, il gendarme porta avanti le indagini tra il desiderio di abbandonarsi alla passione e la volontà di perseguire il proprio senso di giustizia. Ma forse, il supporto del fidato dottor Lorenzi non sarà sufficiente a combattere la subdola influenza dell’avversario.

PROLOGO

1 – STELLE CADENTI

Ciotto di San Lorenzo, A.D. 257

Nella mia lunga e mal spesa vita ho compiuto azioni riprovevoli e credo di avere assistito a ogni sorta di atrocità che gli uomini possano concepire. Ma il detto “chiodo scaccia chiodo” non si adatta al mio caso, il ricordo più antico è ancora e sarà sempre quello più vivido.

Porto costantemente negli occhi tutto l’orrore di quella notte. La notte in cui Alanna, amatissima sorella, sparse il suo sangue innocente su un pezzo di roccia squadrata che, quasi dimenticato all’estremità opposta della conca erbosa in cui ci troviamo, pregustava da secoli un tributo cruento.

È quello laggiù, non so se arrivando ci abbiate fatto caso. Nessuno ne conosceva l’origine, ma tutti erano convinti che chiunque l’avesse posto in quel punto (scavandovi addirittura una coppa, dotata di un canaletto di scolo) fosse lo stesso uomo o nume che aveva conficcato la lunga pietra sulla cresta, alle spalle degli ovili e del villaggio in cui la tribù si stabiliva dallo scioglimento delle nevi all’arrivo del primo freddo.

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I sassi su cui siete seduti sono ciò che resta delle nostre scabre dimore. Allevavamo bestiame, praticavamo poveri commerci e ci sforzavamo di coltivare qualche lembo di terra. Tutti i bambini, alla cui categoria appartenevo, avendo da poco compiuto otto anni, dovevano contribuire come potevano alle incombenze ingrate di un modo di vivere che solo i poeti possono definire idilliaco. Il tempo da dedicare al gioco era scarso e certe volte sceglievo di rinunciarvi per isolarmi a fantasticare. Mi piaceva sedermi sul crinale, nelle vicinanze della roccia piantata nel terreno a cui ho accennato. Se desiderate vederla vi indicherò la strada, sono poche centinaia di passi.

Un compagno d’armi britanno, in seguito, mi raccontò che quel genere di manufatti viene chiamato menhir, pare che dalle sue parti ve ne siano di altissimi. Ci avevano insegnato che avvicinarglisi troppo, figuriamoci toccarlo, portava sfortuna. Aveva qualche rapporto con la religione (quella degli antichi, non dei Romani, né la cristiana di cui già si sentiva parlare). Comunque, io non nutrivo alcun interesse per la pietra, prediligevo quel luogo perché da lassù si poteva vedere tutto ciò che il sole fa da quando sorge a quando tramonta, vivificando con il suo calore colline, boschi, campi, pascoli, montagne, animali, uomini e il mare lontano. Avevo l’impressione di abbracciare con uno sguardo il mondo intero, che giudicavo perfetto e bellissimo. E trovavo misteriose conferme di tale bellezza nel volo degli uccelli.

La mattina di cui vi voglio parlare, una grande aquila si posò sulla pietra sacra e iniziò a fissarmi, a lungo. Pareva mi conoscesse, che si aspettasse qualcosa da me. Io ricambiai lo sguardo, un po’ intimorito. Avevo paura che potesse succederle qualcosa di brutto, visto che ignorava o aveva trascurato il divieto ancestrale.

Come dicevo, il menhir, anche se non era niente di eccezionale (largo due o tre piedi, alto da terra sei o sette e per di più inclinato), incuteva una certa soggezione. La leggenda voleva che la parte sepolta fosse molto più lunga di quella emersa, si parlava di decine di cubiti. Una costola della Terra, forse la spada di un antico gigante. La mia gente amava le storie, ne rammento una, non so quanto veridica ma certamente insolita.

2023-11-25

Aggiornamento

È stata raggiunta la quota pubblicazione!!! Grazie a Tutti!!! La campagna continua...

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Ambientato nel 1812 a Triora, antico borgo ligure dell’ imperiese conosciuto come il paese delle streghe, Di pietra e di sogno racconta le vicissitudini del gendarme imperiale (e non solo le sue!) Paul Moreau il quale, suo malgrado, si trova coinvolto in un’ indagine a dir poco avventurosa, dove realtà e finzione si mescolano a superstizione, arti oscure, suggestione, seduzione spietata, ferocia, incanto. Dopo l’iniziale presentazione di luoghi e personaggi posizionati su piani temporali differenti, l’autore, Luciano Villa, trascina letteralmente il lettore all’ interno della vicenda, nella mente e nell’ animo dei protagonisti, con dovizia di dettagli, curiosità e colpi di scena coinvolgenti, talmente ben descritti da sembrare d’essere in quei luoghi, di vivere quei momenti, a tratti pare di percepire luci, colori, oscurità, odori, voci, presenze, struggimento, inquietudini e dissidio dei personaggi. Personaggi leali ingenui e gioviali, ma anche ambigui, gretti, ammalianti, malvagi, diabolici… personaggi decisamente intensi.
    E i luoghi. Antico, arcano, aspro, magico entroterra ligure.
    Il tutto narrato con una scrittura chiara, ricercata, elegante e raffinata.
    Una lettura ricca di suspence e tensione, fino alla fine, affascinante e intrigante…merita…500 pagine attraenti e magnetiche…una piacevole scoperta… assolutamente da leggere!

  2. (proprietario verificato)

    “di pietra e di sogno” è un libro che non ti consente ti prenderti una pausa. Dopo i primi capitoli che intessono i diversi piani narrativi non si riesce più a lasciare la lettura. L’autore intreccia piani diversi in un equilibrio difficile ma ben orchestrato tra la realtà storica e la fantasia, tra il realismo della terra ligure (il libro è ambientato a Triora “il paese delle streghe”) ed il fantasy di certi ‘luoghi’ pagani, sovrapponendo piani narrativi, plasmando personaggi ognuno con un ruolo ben individuato, cambiando i punti di vista e rendendo così un montaggio quasi cinematografico.
    Tra le tante cose che ci sono nel libro, diverse tra loro, a volte opposte, e che lo rendono molto ricco di ‘risonanze’, quella che più mi ha colpito è la tensione, nella stessa persona, tra l’etica ed il senso del bene quasi militare e l’attrazione magnetica del male che può risucchiarti in un vortice rapidamente senza ritorno, a cui si cede anche quando è così chiaro cosa sarebbe ‘il giusto’.
    Letto tutto d’un fiato, è stata una bella scoperta e un bel regalo, speriamo il primo di una serie.

  3. Carlo Gianuzzi

    (proprietario verificato)

    Un libro che ho molto amato, ricchissimo sia per la trama (dietro alla quale si può solo immaginare una ricerca davvero importante) sia per lo stile, lirico, ricco e molto curato. Un bellissimo omaggio a un paesino affascinante e misterioso dell’entroterra ligure, Triora, dove alla fine del XVI secolo si tenne un famigerato processo di stregoneria, tanto da essere ancora noto come il borgo delle streghe. Un luogo magico e ricco di storia (si è ricordato pochi giorni fa l’80° anniversario del rogo nazista, nei duri mesi della Resistenza al fascismo, descritto nel romanzo) che l’autore conosce bene, insieme alle cime e alle valli circostanti, protagonisti a loro volta di questo bel romanzo.

  4. (proprietario verificato)

    “Di pietra e di sogno” è un libro che mescola sapientemente storia e fantastico, offrendo al lettore una ricostruzione accurata e documentata del contesto storico e sociale in cui si svolgono i fatti, e al tempo stesso una trama avventurosa e coinvolgente, ricca di colpi di scena e di suspense. E’ un romanzo che non delude le aspettative, e che tiene il lettore incollato alle pagine fino all’ultimo capitolo.

  5. (proprietario verificato)

    Un libro dalla scrittura limpida e aulica, impreziosita da minuziosi attributi e aggettivi come tante piccole gemme preziose. I tanti dettagli descrittivi, degni solo di un grande osservatore, trasportano nella storia completamente, sentendosi legati ai personaggi e alla storia, coinvolti nelle loro vicissitudini e in quel pizzico di suspense dovuto al gradito elemento superstizioso. Non vedo l’ora di avere tra le mani il cartaceo, spero prima della data prevista.

  6. Ginevra Bellini

    (proprietario verificato)

    Triora, il famoso borgo delle streghe, raccontata (finalmente) in una nuova prospettiva, in un’epoca forse da pochi conosciuta, intessuta da una trama intrigante e appassionante. Scorre una lettura tra il reale e l’immaginario perdendosi tra il borgo antico e le nostre ricche valli.

  7. (proprietario verificato)

    Un viaggio nel tempo nel borgo più ricco di storia dell’ alta valle Argentina , immersi nel suo mistero e circondati da una natura evocativa di un passato inconfessabile. La trama , avvincente, spinge ad una lettura appassionata. Una passione sollecitata dall’ entusiasmo dell’ autore che emerge da pagine scritte con linguaggio attento e rigoroso. Da non perdere!

  8. (proprietario verificato)

    Finalmente una storia al contempo avvincente e strettamente legata al nostro territorio. La dovizia di riferimenti geografici storici e culturali sono un valore aggiunto ad un romanzo che da subito intriga e ti catapulta in momenti storici così lontani tra loro ma legati con sapienza da una affascinante trama.

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Luciano Villa
È nato a Bordighera e abita a Sanremo. È laureato in Lettere e ha sempre operato in ambito educativo, sia nella formazione professionale sia nella scuola secondaria di primo grado, dove insegna tuttora. Ha tenuto corsi e conferenze sul linguaggio cinematografico e sulla psicologia della comunicazione e condotto laboratori video-teatrali per ragazzi.
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