Appena mi vide mi si fece subito incontro, e quando mi raggiunse la prima cosa che fece fu risistemarsi la gonna, che, a causa di quelle aderenze e del voluminoso sedere, tendeva e risalirle un po’ troppo sopra il ginocchio.
«Ciao, come stai? Ah, non ho più l’abitudine di mettermi dei vestiti così! E poi questo, in particolare, non mi va quasi più. Sono un po’ beauf come vedi!» Rise con un’euforia trascinante. Io non sapevo cosa volesse dire beauf e lì per lì pensai alla carne di manzo, letteral- mente boeuf – perché in francese le due parole si pronunciano allo stesso modo –, senza però avere la più pallida idea di quale potesse essere il legame fra il suo modo di vestire e la carne di manzo. Ma comunque le sorrisi, anche se non capivo. Le sorrisi perché era im- possibile non sorriderle.
Andammo a farci un bicchiere in un pub lì vicino. Le chiesi cosa voleva, mentre per me ordinai una birra. C’erano birre molto buone in quel locale. Lei mi rispose che non beveva mai birra o vino.
«Io bevo solo superalcolici!» mi disse con un sorriso incantevole.
Mi raccontò tante cose personali, senza alcun imbarazzo. Era tanto spontanea quanto spigliata e sorridente, nonostante la durezza dei temi trattati. Sembrava non voler nascondere né filtrare nulla, anzi. E io mi sentii subito come di fronte a una vecchia amica, piuttosto che al primo appuntamento tra due sconosciuti, come eravamo allora. Mi raccontò della sorella tetraplegica, immobilizzata su una sedia a rotelle. E della madre, che aveva dedicato la seconda metà della sua vita a quella povera ragazza, mentre la prima l’aveva spesa occupandosi di sua madre, vedova e malata. Mi parlò anche del padre, musicista jazz con un suo proprio studio di registrazione, in casa della madre di lui.
Non traspariva dolore dalle sue parole. A volte del risentimento, quello sì; contro il destino avverso e contro una società poco generosa con chi, come sua madre, aveva sacrificato il lavoro per assistere giorno e notte una persona non autosufficiente, così mi disse. E anche in quel caso lo fece senza perdere quell’energia positiva che non smetteva un solo istante di emanare.
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