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I discorsi del distributore

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Che mondo sarebbe senza un luogo sicuro dove potersi rifugiare dalle insofferenze della quotidianità?

Magari un posto al di là del tempo e dello spazio, che resiste agli scossoni della vita. Ritrovo insospettabile tra vecchi amici e speciale occasione per seconde possibilità. Un palcoscenico improvvisato di performance artistiche che diventa il teatro di nuovi incontri, scherzi irriverenti e infuocati dibattiti sul futuro e su quelle verità che non vorremmo mai ammettere.

Tutto questo e molto di più succede al distributore di benzina alla prima periferia della città di Az: pochi amici sinceri, tante storie diverse, uno strano antagonista mascherato da Cavaliere.

Benzina Burp

Prima che si chiamassero Burp, quelle stazioni di servizio erano solite prendere nome dalle iniziali del proprietario del marchio, il petroliere Massimo Beroide. La benzina MB era conosciuta in tutto il Paese e aveva pompe un po’ ovunque. Ogni stazione di servizio era corredata da: lavaggio auto; vano per il cambio d’olio e lavoretti di meccanica; macchinette automatiche che erogavano bevande e chicchi per automobilisti affamati. I loro gestori dovevano avere alcune nozioni di meccanica, così da assistere, all’occorrenza, le macchine in panne. 

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Anacleto era uno di questi. Aveva il distributore alla prima periferia della città di Az, nella frazione di Strozzafagiani, un paesino che da sempre viveva di vita propria completamente distaccato dalla città. Dopo il boom economico, però, in breve tempo fu assorbito dal cemento e inghiottito da nuove strade. Il primo cambiamento che la stazione subì fu il nome del marchio. Venne in mente proprio al petroliere, proprietario della marca di carburanti: spinto forse da qualche creativo del suo staff, lo trasformò in “Burp” per il semplice fatto che, non appena si versava quella benzina nel serbatoio di una macchina, si sentiva un ruttino, specialmente se il serbatoio era quasi vuoto. Lo stesso verso di un neonato dopo aver preso il latte.

Così tutte le insegne del marchio si trasformarono da MB in Burp, conservando i colori originali che erano il bianco, il rosso e il blu. Ad Anacleto il nuovo nome non andò mai a genio, ma dovette accettarlo e basta. Così come dovette fare buon viso a cattivo gioco, quando l’ispettore della compagnia petrolifera, il dottor Mambrucchi, gli impose di ergere ai lati del piazzale della stazione di servizio due vere e proprie gigantografie pubblicitarie che reclamizzavano il prodotto. Una, dove campeggiava un neonato con le gote rosse – bello pasciuto e contento di aver bevuto dal suo biberon –, che faceva un ruttino; e l’altra, con un’automobile costosa che, sul cofano, aveva sdraiata una ficona, mezza nuda, con uno sguardo voglioso e accattivante. 

In tutti e due i manifesti, c’era lo stesso slogan: “Metti Burp nel motore e la tua macchina starà meglio!”.

Al di là di questo, Anacleto svolgeva il suo lavoro diligentemente, ma spesso diceva: “La vita non è fatta di solo lavoro: fortuna che ci sono altre cose, sennò ci sarebbe da andare al manicomio”.

Dopotutto, i voleri della compagnia non poteva che subirli, ma odiava dover dire sempre di sì a quel prepotente e nevrotico ispettore che, una volta al mese, lo andava a trovare e, come ci teneva a precisare, “solo per rompere i coglioni”. Di tutta risposta, Anacleto si dimostrava calmo e spesso accondiscendente, con lui e con tutti. Sì, con tutti. Sicuramente tranquillità, almeno apparente, e moderazione facevano parte del suo carattere. Agli inizi degli anni Alfa, aveva circa trent’anni, di altezza media, molto magro e proporzionato, con i capelli già brizzolati e gli occhi di un celeste sbiadito. La sua figura aveva un tono di signorilità. Il traffico aumentava e, naturalmente, anche il lavoro per Anacleto – ai tempi, unico gestore di quella stazione di servizio –, che fu costretto a cercare un socio. 

La ricerca si rivelò abbastanza facile: dopo aver fatto la proposta a una persona che conosceva bene, ebbe risposta affermativa. 

Si chiamava Baccini, che ben presto divenne Baccio: così lo chiamavano tutti. Alla soglia dei cinquant’anni, era basso, grassottello, quasi calvo e con una voglia costante e incontenibile di topa. Gran lavoratore, esperto in meccanica molto più di Anacleto, Baccio era stato licenziato da poco da una grande fabbrica. Quando non c’era da rifornire automobili, fare cambi d’olio o aggiustare qualcosa, si vedeva con la granata in mano a spazzare il piazzale. Questo rendeva Anacleto felice, perché gli confermava l’appropriatezza della sua scelta. In quanto al darsi da fare, in verità, Anacleto non era da meno e, ben presto, i due diventarono una coppia affiatata e di veri amici. E alla stazione gli amici non mancavano di certo. Anzi, in molti si presentavano per fare benzina e, a volte, semplicemente per fare due chiacchiere. 

Già dagli anni Alfa, quindi, il distributore era diventato un luogo di ritrovo spontaneo, un po’ fuori dall’ordinario, e Anacleto e Baccio ne erano contenti. 

A essere scontento, invece, era l’ispettore Mambrucchi, quando al distributore si creava un certo assembramento di persone. Motivo per cui Anacleto, quando si presentava, faceva capire agli astanti che era il caso di andare via. Tutti presero l’esimio dottore sulle palle e, a torto o a ragione, quando l’ispettore arrivava, c’era sempre qualcuno che ruttava di nascosto a mo’ di saluto. 

Anacleto storceva il naso. 

«Che vuoi che sia! Se la benzina si chiama Burp, non è colpa nostra!» diceva Baccio, divertito. 

Fatto sta che, ogni volta, solo per fare piacere ad Anacleto, i presenti se ne andavano. Erano anni che Anacleto se lo vedeva arrivare tutti i mesi. Di almeno una sessantina d’anni, Mambrucchi era alto e gobbo – molto gobbo –, portatore di occhiali e, come diceva Anacleto, “di rogne”. Aveva inevitabilmente da ridire su qualcosa, c’era sempre un particolare che non gli andava bene. Sembrava che non fosse mai contento del suo operato. Anacleto, d’altra parte, cercava di capire. 

«È pur sempre il suo lavoro: deve stimolare a vendere e presentare il prodotto nel miglior modo possibile. Il suo compito è quindi… quello di rompere le palle. È pagato per questo. Devo portare pazienza! In fin dei conti, fa anche il nostro interesse.»

Spesso Baccio non era del suo stesso avviso e allora replicava: «Sì, capisco tutto, ma per me è troppo pignolo. L’ultima volta ha trovato da ridire persino sulla mia divisa: ha visto una macchiolina sulla camicia e addio… E che cazzo! Non avevo fatto altro che cambiare olio per tutto il giorno! Perché non va a farsi fottere?! Ispettore dei miei stivali, non stiamo mica qui a prendere aria».

Dopotutto, almeno negli anni Alfa, l’ispettore avrebbe dovuto essere contento degli affari al distributore. Le cose andavano bene e continuarono ad andare bene anche dopo la sostituzione del marchio, nonostante Mambrucchi avesse dovuto imporlo ad Anacleto. Olio motore, candele, liquido per radiatori, spazzole tergicristallo, panni asciuga vetri e altri accessori dovevano riportare il nuovo logo. Fino ad allora, Anacleto aveva tenuto prodotti di marca varia e, ovviamente, ne aveva ancora alcuni del vecchio marchio. L’ispettore aveva ordinato che tutto cambiasse, dettando nuove regole: i prodotti con marchio MB sarebbero stati ritirati e dispose che si mettessero ai saldi quelli rimasti di marca diversa. Così fu.

In breve, la stazione di servizio acquistò nuova immagine. Tutto il distributore fu ritinteggiato. Sopra le pompe fu messo un tetto gigante. Ovunque, in appositi espositori, troneggiavano i prodotti con il nuovo marchio. Anacleto, alla fine dei conti, ne andava quasi fiero. Chi non era del tutto convinto, come al solito, era Baccio che spesso criticava le idee dell’ispettore e le strategie della compagnia. Anacleto non ci faceva più caso e, ogni tanto, lo liquidava rimproverandogli che amava fin troppo fare il bastian contrario. Comunque, i rapporti tra i due soci restarono sempre piuttosto buoni, anche quando, dopo la grande operazione di restyling, irruppe al distributore Armando, vecchio amico di Anacleto fin dalla prima elementare.

2022-04-15

Aggiornamento

Salve a tutti. Credo che entro la fine del mese uscirà il mio terzo romanzo. Grazie a tutti quelli che lo hanno pre-ordinato e a quelli che lo faranno. Buona primavera e Buona Pasqua.
2022-04-15

Aggiornamento

nn
2021-09-30

Aggiornamento

Ringrazio tutte le mie sostenitrici e tutti i miei sostenitori per avermi fatto raggiungere l'obiettivo delle 200 copie pre-ordinate.

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Alemanno Franchi
è nato a Lucca, dove vive. Fin da giovanissimo scrive poesie tenendo poi alcuni reading pubblici. Esordisce nella narrativa con il romanzo "Bar Irio" pubblicato nel 2004 da Mauro Baroni editore (Viareggio-Lucca) e riedito nel 2018 da Marco Del Bucchia editore (Massarosa-Lucca). Nel 2012 la casa editrice Del Bucchia pubblica il suo secondo romanzo, "Viaggio in Europa in 500".
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