CITTÀ VECCHIA
“Sono successe molte cose, a Gerusalemme. La città è stata distrutta, ricostruita, distrutta e di nuovo ricostruita. Un conquistatore dopo l’altro èarrivato a Gerusalemme, ha governato per un poco, lasciandosi dietro qualche mura, qualche torre, qualche spaccatura nella pietra con un pugno di cocci e documenti, prima di sparire. Dissolto come il vapore dell’alba, lungo i colli. Gerusalemme è una vecchia ninfomane che spreme sino allo spasimo, prima di scrollarsi via di dosso con uno sbadiglio un amante dopo l’altro, è una mantide che sbrana chi la monta, mentre è ancora dentro di lei.” (Amos Oz, Una storia di amore e di tenebra, Feltrinelli, Milano 2018, p. 35)
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A metà tra una grande città e un paese dimenticato da Dio. A metà tra l’essere curata e l’essere una discarica. A metà tra l’essere una città sacra e l’essere una città militarizzata. A metà tra due popoli. I soldati circondano completamente la Città Vecchia, l’antico nucleo di Gerusalemme, irta di vicoli, negozi, case, odori. Davanti alla Porta di Damasco ce ne sono sempre cinque o sei, parlano fra loro in ebraico, quelli che ho incontrato non parlano inglese o fanno finta di non capirlo, così è impossibile per un turista chiedere a loro delle informazioni. I fucili sono in bella vista e incutono soggezione. Ci sono altri presidi: sulla rotonda poco più a destra della Porta di Damasco, verso Gerusalemme est, davanti al Municipio, di fronte al Menachem Begin Heritage Center, sulla strada che va verso Betlemme. Gerusalemme Ovest comincia con Jaffa Street, la via dello shopping. Negozi, bar, ristoranti, uffici si susseguono tra uomini con la kippahe i vestiti tradizionali e le donne con il capo e il corpo coperto. I musulmani in quest’area sono pochissimi. Non c’è sporcizia, ci sono grandi condomini e un parco immenso e bellissimo circonda la Knesset, il Parlamento ebraico.Gerusalemme Est è caotica, i vicoli stretti dai quali passano a fatica gli autobus sono costellati da immondizia. Non ci sono ebrei in questa parte di città. Si vedono donne coperte dal velo che portano la spesa a casa, bambini che corrono tra le auto in movimento schivando la sporcizia per strada. Ai turisti si sconsiglia di frequentare la zona la sera. Alcuni taxi nemmeno la raggiungono. L’amministrazione e i servizi pubblici dipendono dall’autorità municipale israeliana (che spende circa il 20% del budget comunale per i palestinesi) nonostante l’ONU abbia stabilito un regime separato, in virtù del piano di spartizione della Palestina. I servizi erogati sono complessivamente scadenti, gli indici di sviluppo economico sono estremamente bassi, l’analfabetismo è più elevato rispetto alla zona ovest. Molte strade sono prive dei servizi di raccolta dei rifiuti e di pulizia urbana.
In una città divisa come Gerusalemme l’unico luogo dove ebrei e arabi sono vicini è la Città Vecchia. È grande poco meno di un chilometro quadrato ed è divisa in quattro quartieri, che rappresentano i quattro gruppi religiosi principali: cristiani, musulmani, ebrei e armeni. Il quartiere armeno è il più piccolo e anche il più curato. Nella Città Vecchia, fianco a fianco, vivono, lavorano e pregano palestinesi e israeliani. La spianata delle moschee si trova proprio dietro il Muro del pianto, musulmani e ebrei si mescolano sulle strade interrotte dai posti di controllo israeliani, ai quali si devono mostrare i documenti e si è ispezionati. I soldati presidiano l’interno della Città Vecchia e alcuni di loro sostano di fronte alle case arabe. La vita all’interno di quel chilometro quadrato è, se mai possibile, ancora più tesa rispetto all’intera città di Gerusalemme. Lo stretto contatto tra israeliani e arabi è spesso fonte di liti e contrasti, talvolta sedatidalla polizia.
Dovevo intervistare una signora palestinese che vive nel quartiere di Betania, separato dal muro da Gerusalemme Est. È un’amica di una delle suore che vivono alla Casa Mater Misericordiae. Non ci riuscirò. Prima dirà di essere malata e poiammetterà che il marito non era d’accordo. Sono rare in questa città le donne che si ribellano ai mariti o ai padri o ai fratelli e, se lo fanno, subiscono enormi pressioni. Non importa che siano cristiane o musulmane: sfatiamo un mito. È questione di cultura, non di religione. La donna in molte zone (Gerusalemme compresa e, come si vedrà, anche Betlemme) è considerata poco intelligente. Spesso è la donna stessa a non ritenersi in grado di parlare di politica o terrorismo o economia. A volte, nei casi piùestremi, non le è permesso parlare con uomini, o in loro presenza, che siano al di fuori della sua cerchia familiare. La donna è in questo modo relegata a custode della casa e educatrice dei figli, senza prospettive lavorative (non si osa nemmeno parlare di carriera) o di studio. Le donne che frequentano l’università sono rare e quasi nessuna va all’estero. Ovviamente si sta parlando in generale, ci sono anche casi di donne con un carattere molto forte che riescono a imporsi.
Gianni Donati (proprietario verificato)
Già la lettura dell’anteprima e dell’estratto accrescono il desiderio di leggere il libro per intero. La parola-chiave è “libertà”, un concetto che la stessa Autrice ritiene complicato per una zona che dovrebbe essere centro mondiale di spiritualità ed, invece, si configura da decenni un condensato di cattiverie, egoismi e oscurantismo nei confronti delle donne. L’efficacissima tecnica di scrittura ne eleva ancor più l’ interesse storico, geo-politico e morale.
Francesca Santinello (proprietario verificato)
Sulla situazione storica e politica tra Israele e Palestina mi sto ancora informando ed è un processo in costante evoluzione. Già dalle premesse questo libro promette di aggiungere nuove informazioni e nuovi punti di vista; ogni testimonianza (proveniente da entrambe le parti) può essere utile per capire cosa sta succedendo in quei posti e la mentalità delle persone che vi abitano. E fa anche capire cosa deve aspettarsi e come deve prepararsi un/a giornalista che vuole fare informazione su quei luoghi.
È un libro che va comprato e letto già dalle premesse.
Sara Moranduzzo (proprietario verificato)
Un libro che ti apre gli occhi su una realtà conosciuta, ma che volutamente rifiutiamo di approfondire per paura di quello che potremmo scoprire. Non parla solo di donne, ma anche di un popolo condizionato dalla guerra e dal gioco crudele delle superpotenze.
Volete leggere una vera inchiesta giornalistica? L’avete trovata!