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Il dottor Nabokov e la bicicletta alata

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A Jean Paul Sartre, filosofo tormentato, viene recapitato un oggetto misterioso. Nel tentativo di scoprire di cosa si tratta, si rivolge al dottor Benjamin Nabokov, professore e inventore di cui ha sentito parlare. I due, insieme a Nina, una studentessa del professore con il dono straordinario di vedere le cose del “mondo invisibile”, iniziano a indagare, consapevoli di dover andare oltre la realtà per capire da dove viene l’oggetto misterioso e cosa significano le visioni di Nina. E se la scienza non si limitasse a spiegare i fenomeni visibili? E se la filosofia riuscisse a ergersi oltre le cose del mondo? Il dottor Nabokov, Sartre e Nina uniranno le loro forze per scoprire che quell’universo misterioso esiste davvero, oltre l’essere, oltre il nulla.

San Pietroburgo splende

San Pietroburgo splende. Non è uno splendore riconducibile
alla luminosità quanto piuttosto all’olfatto, agli odori
che avvolgono le strade, i palazzi, le panchine. È uno
splendore che fa quasi male. Tutto è bianco. Il dottor Benjamin
Nabokov passeggia sulla Prospettiva Nevskij con aria pensosa;
fa scivolare lo sguardo sulla città al mattino e se ne innamora:
immagina se stesso al termine della sua vita, tra quelle
strade e quei palazzi antichi. Supera velocemente piazza del
Palazzo e si sofferma a guardare il fiume Neva ghiacciato.
D’un tratto si perde nel cielo bianco e raggiunge posti
lontani: la meraviglia lo travolge mentre vola oltre il possibile
e stravolge l’ordine delle cose. Finisce di fantasticare,
riprende a camminare e attraversa il canale Griboedov. Maestosa,
la cattedrale di Kazan lo saluta allargando l’imponente
arcata in un sorriso.Continua a leggere
Continua a leggere

Il dottor Nabokov ha sessantacinque anni e ha dedicato la
sua vita alla ricerca della verità, che considera una domanda
pulsante di vita nascosta tra le cose. La casa in cui abita, gli
alberi che osserva, le strade che percorre gli sfuggono senza
sosta, è tutto mescolato insieme, i fenomeni, le interazioni,
le casualità. Continua a camminare attraverso scorciatoie a
lui familiari, simili ai corridoi della sua mente. Tra lui e il
mondo, la lente di un microscopio: non può essere tutto lì,
nel negozio di antiquariato sulla sinistra, nel fiocco di neve
che gli cade sul colbacco, nelle risate di quelle ragazze che
camminano di fronte. Guarda l’orologio e si rende conto di
essere in ritardo, perciò accelera il passo. Arriva all’università,
supera l’ingresso e quando entra in aula gli studenti lo
salutano alzandosi in piedi. Prima di parlare si schiarisce la
voce e posa su di loro uno sguardo buono e paziente.
«Buongiorno a tutti. Il mio nome è Benjamin Nabokov e
sarò il vostro insegnante di fisica teorica e matematica.
Molti di voi probabilmente non hanno mai frequentato i miei
corsi, e a quelli che invece lo hanno fatto vorrei dire che sono
molto felice di riaverli alle mie lezioni.» Si ravvia i capelli
con la mano, gesto che fa spesso e in maniera inconsapevole.
«Per prima cosa tengo a dirvi che il mio non è un corso tradizionale.
Non pretendo che compriate i miei libri e che li studiate a casa: quello
che voglio davvero è che veniate qui alle
mie lezioni e che impariate a pensare, percorrendo sentieri
nuovi e inesplorati.» Nota gli sguardi interrogativi che si disegnano
sui loro volti. «Desidero che vi concentriate sull’attività del pensare,
che è il dono più prezioso che avete. Non
esiste alcun luogo che non possiate raggiungere con la vostra
mente, poiché esiste un ponte che si allunga di un mattone
ogni qualvolta indirizzate il pensiero sulla strada giusta.»
L’aula è silenziosa eppure si sente un rumore di sottofondo,
simile al ramo di un albero che sbatte contro una finestra. Il
dottor Nabokov è abituato alla perplessità iniziale degli studenti
che per tutta la vita ha cercato di portare dietro la sua lente.
Uno studente alza la mano. «Mi hanno detto che durante
il corso costruiremo degli oggetti. È così?»
Il dottor Nabokov annuisce. «L’informazione che le è stata
data è corretta. Costruiremo degli oggetti insieme, ma per
fare questo ci vorrà tempo.»
«È vero» incalza un altro ragazzo seduto tra le prime file
«che possiede un laboratorio segreto?»
Nabokov risponde divertito: «Possiedo un laboratorio
che non è altro che lo scantinato di casa mia, e non è segreto,
chiunque può venire a visitarlo».
È in quel momento che la vede. Come se qualcuno la
stesse disegnando davanti ai suoi occhi, una ragazza seduta
in fondo all’aula cattura la sua attenzione; avverte la
sensazione di conoscerla, come un déjà-vu. La ragazza sta guardando
qualcosa fuori dalla finestra con aria disincantata.
Sembra non ascoltare la lezione, assorta in qualche tipo di
ragionamento. Ha la pelle chiara e lunghi capelli ricci e
scuri che le decorano il viso; cela in sé qualcosa di malinconico,
come un profumo che riporta alla mente ricordi di un
passato sbiadito.
«Scusi, signorina!» esclama il dottor Nabokov, e aggiunge
indicandola: «Sì, proprio lei laggiù, in fondo».
La ragazza trasalisce.
«Come si chiama?»
«Nina Čechov, professore» risponde chinando la testa.
«Ciao, Nina, piacere di conoscerti. Il mio non era un rimprovero.
È solo che ti ho visto così assorta che ero curioso di
sapere a cosa stessi pensando.»
Nina lo guarda sorpresa. «Non pensavo a nulla di importante, davvero.»
«Sono sicuro che tu non stia dicendo la verità, ma forse
non vuoi condividere i tuoi pensieri con un’aula intera.»
Lei annuisce e incrocia le braccia.
«Ti piace la scienza?»
La ragazza cambia posizione e si sporge in avanti, come
un animale ferito che si alza a fatica. «Certo, professore,
altrimenti non sarei qui.»
«E dimmi: che cos’è la scienza per te?»
Nina osserva brevemente la sua mano destra, come per
raccogliere le idee. «Credo che la scienza sia l’unico modo che
abbiamo per cercare di comprendere e spiegare le cose che vediamo:
gli occhiali che indossiamo per studiare la realtà.»
Il dottor Nabokov sorride, provando la sensazione che
quella ragazza stia nuotando nel suo stesso mare: immenso,
profondo, imperscrutabile. Il mare che lo ha sempre tenuto a
galla tra le cose del mondo.

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Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Ho trovato questo romanzo assolutamente ben scritto, con delle descrizioni molto interessanti di paesaggi, città e visioni, nonostante i dialoghi sembrino in alcuni punti troppo artificiosi, ma dato che si parla di un mondo, anzi due mondi paralleli, “iperuranii” ci può anche stare. Il ritmo è in crescendo, un interrogarsi all’inizio che forse accelera troppo verso la parte finale. Molto belle anche le nominazioni dei capitoli, avrei solo voluto esplorare di più questo universo parallelo, e sapere di più sulla sua storia.

  2. Claudia Perfetti

    (proprietario verificato)

    Grazie, Marco. Sono davvero contenta che ti sia piaciuto. A breve comprerò il tuo romanzo e ti dirò le mie impressioni.
    Grazie di cuore

  3. Marco Tempestini

    (proprietario verificato)

    Non posseggo il lumine e non sono un veggente, ma riconosco la stoffa dei veri scrittori. La Bicicletta alata ti porterà in alto, pedala più forte e varcherai la soglia dell’altro mondo, quello dove scorrono limpide le parole sagge della filosofia.

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Claudia Perfetti
Claudia Perfetti, nata a Cosenza nel 1985, è laureata in Filosofia e Scienze Umane e specializzata in Teorie della Prassi Comunicativa e Cognitiva. Attualmente lavora in un’azienda che gestisce impianti di distribuzione di carburante in tutto il territorio italiano. Il dottor Nabokov e la bicicletta alata è la sua prima opera narrativa.
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