Spesso noi donne ci lamentiamo di come gli uomini vivono l’idea del matrimonio, dalla lunga attesa della dichiarazione ai preparativi che per loro si potrebbero sbrigare in un paio d’ore, mentre noi abbiamo bisogno di un’equipe che ci assista per un anno intero. Ma ad essere sincere, forse loro non hanno tutti i torti o magari siamo semplicemente esseri diversi e forse è proprio questa diversità che ci attrae così tanto, non pensate?
Con un po’ di ironia è più divertente mettere a confronto i due punti di vista e perché no, ci aiuta anche a prenderci un po’ in giro.
Perché ho scritto questo libro?
Ad essere sinceri non lo so, è dalla mia adolescenza che scrivo per esorcizzare, chiarire e calmare qualcosa che ho dentro, ma in questo caso forse sono solo successe talmente tante cose buffe che non potevano non essere raccontate.
ANTEPRIMA NON EDITATA
“C’era una volta, in un paese lontano lontano, una bella e dolce fanciulla che, dopo varie complicate vicende, fate e folletti, streghe e matrigne, incontrò il principe azzurro, si sposarono e vissero per sempre felici e contenti”.
Fin da piccoli ci hanno raccontato la “favola del matrimonio” e noi siamo cresciuti con la convinzione che fosse il sogno che tutte le donne potevano realizzare senza nessun particolare impegno o fatica perché sarebbe stato il destino felice a correre verso di noi; e anche se non saremmo andate via sul cavallo bianco o sulla zucca-carrozza, tutte avremmo potuto incontrare il nostro principe azzurro che ci avrebbe reso felici per il resto della nostra vita.
Poi passano gli anni e appena cominci a crescere e purtroppo a maturare, ti rendi conto che quelle favole appartenevano alla tua infanzia e ora, le cose sono leggermente cambiate; ma ti piace portarti ancora dietro quel sogno, non te ne vuoi liberare e soprattutto nei momenti di difficoltà, una crisi, un insuccesso, una delusione, pensi che potrai superare tutto perché prima o poi arriverà anche per te il “grande giorno”.
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Ho conosciuto Marco all’età di ventidue anni, quando ho deciso di iscrivermi in piscina per frequentare un corso di subacquea; il mio ragazzo di allora aveva già conseguito il primo brevetto e i miei genitori avevano fatto tante immersioni insieme quando erano giovani (bellissime foto ne erano una testimonianza), così mi sono decisa a provare questo sport.
Eravamo un bel gruppo di amici, si passava molto tempo insieme, durante l’anno in piscina e in primavera nei week end al mare e tra un’immersione e l’altra è nata con Marco una bella e forte amicizia. Si è creato da subito un buon rapporto d’intesa, parlavamo tranquillamente di tutto ed eravamo sempre presenti l’uno per l’altro, nei momenti difficili e importanti della vita per i bisogni reciproci. Mi ricordo la sera prima della discussione della mia tesi: ero agitata e, pur essendo andata a nuotare per cercare di calmarmi e pensare ad altro, non ero riuscita nell’intento; solo dopo aver passato un po’ di tempo con Marco, mi ero ritrovata a ridere e scherzare, come se fosse stato un giorno come un altro.
Passavano gli anni, ma entrambi portavamo avanti tra alti e bassi le nostre storie; poi un giorno quelle relazioni si sono complicate fino ad arrivare a delle crisi più gravi e noi, quasi per gioco abbiamo cominciato a cercarci, ma più passava il tempo e più ci rendevamo conto che eravamo fatti l’uno per l’altra e non desideravamo altro che rimanere insieme. È strano scoprirsi innamorata di una persona per cui prima provavi solo affetto, la guardi con occhi diversi e scopri aspetti di lei che prima erano per te ignoti.
In quel momento cominci a pensare che la tua favola forse inizia a prendere forma, qualcuno la sta raccontando per te e tu sei davvero la protagonista.
E qui compaiono le prime diversità tra uomini e donne: noi (che non siamo oche come spesso a loro piace descriverci, ma che gli lasciamo solo credere di essere superiori perché in realtà siamo avanti cent’anni) capiamo subito quali sono i nostri sentimenti e cosa desideriamo dalla persona amata. Loro che, a causa dei due neuroni che non sempre s’incontrano, preferiscono “vivere la giornata”, fanno fatica a cimentarsi in grandi riflessioni su argomenti importanti e arrivano quindi molto più tardi al “per sempre” o “e vissero felici e contenti”. La natura ci ha fatto proprio diversi, perché anche a loro, quando erano bambini, sono state raccontate le stesse favole, ma è evidente che stavano attenti solo nel momento del combattimento con il drago o quando il cavaliere scalava la torre per salvare la principessa e poco importava cosa ci facessero dopo con questa, fondamentale era solo essere acclamato eroe! Noi donne siamo proprio sognatrici, ci piace fantasticare sul futuro, immaginare l’abito bianco, gli amici che ci fanno festa, la commozione dei genitori …
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