“DUE SETTIMANE” è un tempo in cui una eventualità può diventare possibile o in cui una possibilità può perdersi.
Non realizzandosi.
In due settimane può sbocciare un fiore di gelsomino, puoi assaporare la bellezza dei primi risultati attesi , o può anche manifestarsi il rimpianto, il rimorso o il senso di colpa verso quello che perdi.
In due settimane trovi il coraggio di accettare e finalmente comprendere che quel percorso intrapreso con entusiasmo deve cambiare: devi cambiare rotta anche se dispiace.
E servono due settimane per capire che a volte serve lasciare e andare.
Marco “trova il tempo” di iniziare il suo viaggio in Due Settimane, con una certezza: nessuna strada nota, nessun punto di supporto se non sé stesso.
Anna lascia al tempo la possibilità di innescare la svolta: sono Due Settimane, e non ci si guarda più indietro.
Mai.
Solo dando valore alla presenza – dolce, profonda e anche lenta – di chi resta o di chi trovi nel tuo viaggio si riesce finalmente a lasciare andare.
Perché ho scritto questo libro?
In “Due Settimane” si concentra la voglia di dare valore al tempo.
Quello ben speso, il tempo della riscoperta: quello che racconta la possibilità di una ripartenza anche in solitaria.
Si chiama voglia di rimettersi in gioco: ed è quella che sperimenta il Marco del romanzo.
La sua rinascita è quella a cui tutti noi aspiriamo, dove il miglior compagno d’avventura rimane l’istinto di sopravvivenza.
Forse ci vorranno più di DUE SETTIMANE: ma quello che ci è destinato arriva.
Sempre.
ANTEPRIMA NON EDITATA
A Marco piaceva sentire la sofferenza, attraversare il dolore.
Nel ricordo di un amore.
Il ricordo di Anna.
Per questo guardava sempre con curiosità chi chi passa da una storia a un’altra e utilizza il copione della fuga come modalità di vita.
Sono persone che lasciano “per professione”, con leggerezza; soffrono quando si sentono bloccate nella relazione e trovano mille ragioni per la fine di ogni storia.
Hanno bisogno di andarsene per ritrovarsi e riescono a vivere solo rapporti leggeri e veloci. Sembrano dei cavalli al galoppo che non riescono a fermarsi mai.
Anna era forse diventata un cavallo alla ricerca di cosa.
C’è sempre l’abitudine di illudersi, che ci sia meglio, che ci sia d più.
Altrove, dove?
C’è chi investe poco in amori mai paritari, mettendo in piedi relazioni tirchie, scarne, che partono grandiose e perdono troppo presto.
Forse neanche raggiungono le due settimane.
Si entra in storie molto passionali, per poi andarsene accusando l’altro di non essere riuscito a trattenerli.
Ci si accontentano di dosi minime di cura.
Quando forse serve solo la cura per andare avanti.
C’è chi non resiste al sorriso di una nuova possibile conquista e anziché andare a vedere con discrezione, mette tutto in discussione e va via, sperando che la porta resti aperta e che sia possibile tornare se l’esplorazione non porta alla perfezione che si sperava di raggiungere, se l’idealizzazione viene nuovamente delusa.
L’imbarazzo della scelta.
Eppure Marco soffre per amore.
Quel profumo abita nella sua testa.
Nel suo cuore del ricordo.
Tra l’altro la sorella di Anna si ostinava a fotografare fiori di gelsomino e a condividerli nei suoi account social: quasi un accanimento.
Voleva dimenticarla, voleva perderla,
Anzi superarla.
Ma, si soffre ancora per amore, e non è vero che siamo immunizzati : Marco lo sentiva il desiderio di legarsi e la voglia di sentirsi libero, nella costruzione.
La sua.
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