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Efemenide

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L’Impero di Feundor è caduto sotto le offensive dei bruoriani e l’anarchia regna sovrana a Sofiel. Bregar, generale imperiale creduto morto, esce allo scoperto per salvare una fanciulla rapita e resa schiava dai bruoriani. Il Cacciatore, un soldato desideroso di misurarsi con un avversario alla propria altezza, si getta subito al suo inseguimento. Bregar, insieme alla compagna Silena, intraprende un lungo viaggio verso sud, nel tentativo di scomparire nuovamente, temendo il giorno in cui sarà chiamato di nuovo a combattere per sconfiggere sia nemici in carne e ossa sia i fantasmi che porta dentro di sé da troppo tempo.

Prologo

L’animo del guerriero era calmo come non lo era stato da lungo tempo. La mano con cui portò il bicchiere di Catlii alla bocca era ferma e stabile. Ogni ansia e ogni dubbio erano svaniti dalla sua mente. La prospettiva della battaglia che stava per affrontare quella sera lo stava aiutando a ritrovare la pacifica determinazione che ormai sapeva essere tipica delle ore precedenti ogni scontro. Naturalmente non era assente una piccola dose di paura; tuttavia, più che per se stesso e per la sua vita, temeva per il possibile fallimento del piano che aveva escogitato.

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Ingoiò un altro sorso di Catlii, assaporando l’asprezza del liquore raschiargli la gola; quindi inspirò profondamente godendosi quel momento, uno dei pochi attimi in cui ancora riusciva a sentirsi vivo. Continuò a bere il bicchiere con calma; del resto era in anticipo e poteva concedersi ancora qualche minuto.

Un eume si sedette accanto a lui, posando sul bancone due Feun, le monete dell’Impero ormai dissolto, e ordinò un bicchiere di Catlii. Lunghi capelli corvini gli scivolavano sulle spalle, contornando un volto dai lineamenti morbidi. Aveva un fisico solido e slanciato, simile alla corporatura del guerriero, che tuttavia aveva capelli biondo scuro, quasi ramati, e la barba incolta. Mentre attendeva di essere servito, iniziò a giocare distrattamente con il suo anello d’oro, l’unico ornamento che aveva addosso: di particolare aveva soltanto, intarsiate nel metallo, due mani strette tra loro in un saluto.

Il guerriero riconobbe subito quel gioiello: veniva donato tradizionalmente ai membri delle antiche casate nobiliari di Ourìndol non appena raggiungevano la maggiore età. Ne erano rimaste poche di tali famiglie e, che lui sapesse, soltanto una persona aveva abbandonato le terre di Ourìndol per recarsi nel Finteliar: quell’eume doveva essere il Cacciatore, uno tra i più abili combattenti emersi dopo il crollo dell’Impero.

«Ne ho assaggiati di migliori, ma anche questo se la cava» esordì il Cacciatore dopo aver bevuto un sorso di Catlii, rivolgendosi al guerriero nel tentativo di avviare una conversazione. Questi, però, si limitò a un cenno di assenso con la testa.

Il Cacciatore parve intuire che il guerriero non era propenso a parlare. Stava per lasciare cadere la discussione, quando improvvisamente notò l’elsa della spada del suo interlocutore. Era l’evidente prodotto di un abile fabbro: il pomolo era leggermente rigonfio, segno che doveva essere cavo; sull’impugnatura erano cesellate delle rocce, che si spaccavano a mano a mano che salivano lungo l’elsa, frantumandosi completamente a tre quarti, per aprirsi in una vampata infuocata che dilagava fino alla guardia, un semplice disco piatto. Oltre all’eterna giovinezza comune a tutta la specie, ogni eume possedeva delle abilità particolari, tra cui la capacità di controllare un elemento naturale. Alcuni guerrieri commissionavano delle spade che avevano il pomolo e l’elsa vuoti, per poi inserirvi l’elemento che controllavano, qualora la conservazione all’interno del metallo fosse praticabile: mantenere del fuoco all’interno dell’elsa sarebbe stato impossibile senza renderla ustionante. L’elemento diventava così il mezzo tramite cui muovere l’arma con la propria mente. Osservando la spada non era difficile intuire le abilità del suo possessore.

Di fronte a quell’opera d’arte la curiosità del Cacciatore si ravvivò, e i tentativi di avviare una distratta conversazione si trasformarono in un vero e proprio interrogatorio.

«Avete una spada davvero stupenda. Quale elemento contiene?»

Lo sguardo del guerriero si accese per un istante, per poi spegnersi, mentre ammetteva la propria ignoranza, biascicando per la prima volta delle parole.

«Ne deduco che non è stata forgiata per voi. Un’eredità?» chiese il Cacciatore.

«No. L’ho presa a un cadavere» grugnì il guerriero, mentendo nella speranza che ciò ponesse fine alla discussione.

Ottenne invece l’effetto opposto: il nobile di Ourìndol fu invaso da un visibile sentimento di sdegno.

«Perché l’avete presa?» domandò il Cacciatore quasi sputando le parole, riuscendo a stento a controllare la rabbia.

«Perché non avevo una lama che si potesse chiamare spada. Ero soltanto un normale soldato» rispose l’altro pacatamente.

«Ora che siete diventato un guerriero, cosa fate della vostra vita?» domandò il nobile, senza più nascondere il proprio disprezzo nel pronunciare la parola “guerriero”.

«Il mercenario: l’unico modo per guadagnarsi da vivere di questi tempi» rispose l’altro con tranquillità, senza raccogliere la provocazione.

«Io non potrei mai farlo. Non riuscirei a fare il cane da guardia di qualcun altro.»

«Perché no?»

«È una vita troppo tranquilla. Io ho bisogno di azione, di cacciare…»

«Voi cercate una sfida, un duello, un rivale alla vostra altezza» concluse il guerriero per lui.

La perspicacia del suo interlocutore rinnovò l’interesse del Cacciatore, dissolvendo la sua rabbia. Dopo un breve silenzio, annuì con il capo, per poi domandare: «Avete capito chi sono?».

«L’anello vi tradisce.»

«Pochi mercenari nel Finteliar saprebbero riconoscere questo stemma.»

«Ho compiuto molti viaggi prima di arrivare qui; sono stato anche a Ourìndol.»

Il guerriero non sapeva perché si fosse lasciato sfuggire quelle informazioni; avrebbe dovuto lasciare che il Cacciatore lo disprezzasse. Le sue affermazioni avevano ravvivato ulteriormente l’interesse del nobile, il quale, con tutta probabilità, iniziava a intuire che il guerriero non era stato un mero soldato imperiale.

«Non vi pesa una vita del genere? Questo continuo tirare a campare, intendo. Dover lottare per quattro soldi, quando tutto sembra privo di senso» chiese il Cacciatore dopo un sorso di Catlii.

«Sì, ogni giorno.»

«Allora perché non cambiate mestiere?»

«Tutto ciò a cui ero legato è morto e scomparso. Qualsiasi altro modo di vivere sarebbe ugualmente un tirare a campare. È per questo motivo che voi siete un cacciatore di taglie? Per sentirvi vivo?»

Il Cacciatore annuì, tornando a bere il liquore.

«Io non riuscirei a farlo» continuò il guerriero.

«È la morale a bloccarvi?» domandò il nobile, ottenendo un assenso. «Io ho messo a tacere la mia molto tempo fa. Cacciare è l’unica cosa in grado di farmi dimenticare la futilità dell’esistenza.»

I due condivisero qualche istante di silenzio e di tranquillità in quella caotica locanda. Infine, il guerriero si alzò.

«Perdonatemi, domattina mi devo svegliare presto, per cui è il caso che mi ritiri.»

«È stato un piacere.»

Si allontanò dal bancone, per poi uscire dalla locanda sperando che il Cacciatore non avesse intuito la sua identità.

19 dicembre 2019

Aggiornamento

Efemenide è ambientato nella terra di Sofiel, terra abitata dagli eumi. Gli eumi sono creature antropomorfe dotate di particolari caratteristiche. Innanzitutto sono eternamente giovani, per cui possono morire soltanto di morte violenta. Inoltre, hanno abilità che li rendono in simbiosi con la natura. Ad esempio Bregar è in grado di controllare il fuoco e la terra, riuscendo a creare attacchi devastanti, mostrati anche durante il racconto. Silena, invece, è un abile telepate e telecinetica. Efemenide mappa terra di sofiel
20 novembre 2019

Aggiornamento

«Io non potrei mai farlo», il mercenario. «Non riuscirei a fare il cane da guardia di qualcun altro. […] È una vita troppo tranquilla. Io ho bisogno di azione, di cacciare…» queste sono tra le prime parole pronunciate dal Cacciatore in Efemenide, completate subito da Bregar: «Voi cercate una sfida, un duello, un rivale alla vostra altezza.» Bregar e il Cacciatore. Due personaggi simmetrici e complementari. Due modi diversi di reagire all’insensatezza dell’esistenza. Due personalità che si inseguono, cercando il confronto risolutivo. Se vuoi conoscere la storia del Cacciatore, puoi farlo preacquistando Efemenide. Bregar e il Cacciatore
12 novembre 2019

Aggiornamento

Cresciuta nel piccolo villaggio rurale di Reveur, Silena è stata testimone del saccheggio della sua casa, ha assistito alla morte della famiglia e degli amici e ha rischiato di finire in schiavitù. Bregar, dopo averla salvata dagli schiavisti, ne riconosce la determinazione e il desiderio di costruire un futuro, che lo provoca e lo ridesta dalla sua apatia. Se vuoi conoscere la sua storia e capire il rapporto che la lega a Bregar, puoi farlo preacquistando Efemenide. Silena
04 novembre 2019

Aggiornamento

«A Trandail stavi per vincere. Tu ce la potresti fare a batterlo, vero?» questa è l’angosciata domanda che Antelio pone a Bregar. La risposta lo lascia nello sconforto: «Solitamente i Gorad non sono troppo rapidi nei movimenti; lì sta la loro debolezza che compensa la loro stazza e l'invulnerabilità garantita dalle scaglie. Barun è l’eccezione: è veloce, colossale ed estremamente potente. Hai una vaga idea contro cosa mi stai chiedendo di combattere?» Barun. Un nome che diventa un grido di guerra. Un nome in grado di gettare un’intera città nello sconforto e nel terrore. L’ombra di un passato che Bregar vorrebbe dimenticare, ma che si impone come ostacolo da affrontare per ritrovare speranza verso il futuro. Leggendo questi passaggi ripenso a tutti gli ostacoli e alle paure che mi bloccano quotidianamente. Un nome che diventa un grido di guerra
29 ottobre 2019

Aggiornamento

«Al termine degli scalini, sulla pedana rialzata di solida roccia bianca, vi era un leone dal muso distrutto e deturpato. Il corpo grigio retto sulle quattro zampe, faceva la guardia a Verbrun, il palazzo imperiale.» Il leone è il simbolo dell’impero feundoriano, la cui storia è coincisa con la II Era. La sorte finale dell’Impero è decisa sulla piana di Fetri, vicino al paese di Trandail. «Lì il Lupo bruoriano aveva affrontato il Leone imperiale, aveva prevalso e si era aperto la strada per Feundor, cuore dell’Impero.» Infine, il 24 Criglio dell’anno 394.873 della II Era, «in una calda notte d’estate, Feundor era bruciata insieme a Peleniom, 83° Imperatore di Sofiel. Dopo di lui, nessuno aveva osato rivendicare il titolo imperiale.» Bregar è stato testimone e protagonista di questi eventi, qui riassunti in poche aride parole. Cosa avrà significato per lui il crollo dell’Impero per cui aveva lottato la sua intera vita? Cosa si prova a veder crollare il proprio mondo? Seguimi su Instagram e Facebook per vedere subito i successivi aggiornamenti, ma soprattutto, se vuoi leggere la storia di Bregar, puoi farlo contribuendo alla campagna di crowdfunding.   libro idiomi
23 ottobre 2019

Aggiornamento

Chi è Bregar Garalide, la Furia infuocata del Rametzy? Insieme a Silena, sua compagna di viaggio, mi sono posto questa domanda diverse volte. «Era il braccio destro dell’Imperatore, un abilissimo guerriero e un astuto generale; probabilmente senza di lui Peleniom non avrebbe mai conquistato il trono imperiale. È Bregar che ha domato la rivolta di Elesia, assediando una città dopo l’altra; è lui che ha condotto diecimila soldati attraverso i Monti Carnoliani, non Peleniom. Nell’arte della guerra Bregar era persino più abile dell’Imperatore, tanto che molti si sono chiesti come mai non cercò di prendere il trono per sé. Se avesse affrontato l’Imperatore, lo avrebbe quasi sicuramente sconfitto: le sue truppe lo amavano più di quanto amassero Peleniom, lo avrebbero seguito fino alle porte dell’inferno. Avrebbe potuto fondare una nuova dinastia, e forse le cose sarebbero andate diversamente. Eppure, non lo tradì mai.» All’inizio del racconto nessuno crede che sia ancora vivo. «Dopo il disastro di Trandail, scappò a Feundor, dove difese l’Imperatore fino all’ultimo. Probabilmente è morto nel rogo della città.» Riconosco subito Bregar tra i ritratti presenti nel manoscritto, per la tristezza che traspare dal suo sguardo. Osservandolo e ripensando alla sua vicenda, tante domande sorgono spontanee. Dal suo caso, le riflessioni diventano personali. I miei successi definiscono la persona che sono? Allora come risollevarsi dai fallimenti? Fino a che punto le mie azioni definiscono chi sono? Io sono soltanto la somma delle mie azioni? Seguimi su Instagram e Facebook per vedere subito i successivi aggiornamenti, ma soprattutto, se vuoi leggere la storia di Bregar, puoi farlo contribuendo alla campagna di crowdfunding Bregar Garalide
16 ottobre 2019

Aggiornamento

«Caro sconosciuto, se stai leggendo la presente, significa che lui non ha trovato questa scatola. Vorrei spiegarmi meglio, ma non ho tempo. Sta arrivando.» Sono le prime parole della lettera datata 22 Agosto 1946, trovata insieme all’indecifrabile manoscritto. Parla di due amanti in fuga e del motivo per cui abbiano deciso di tradurre il manoscritto. Sono parole che sollevano più quesiti di quante risposte diano. La lettera integrale: «22 Agosto 1946 Caro sconosciuto, se stai leggendo la presente significa che lui non ha trovato questa scatola. Vorrei spiegarmi meglio, ma non ho tempo. Sta arrivando. Vuole prendersi la mia vita e non sono in grado di impedirglielo. All'inizio ha provato a convincerci a parole, sostenendo che la rivelazione del segreto porterebbe a una guerra totale. Io e Camael non ci siamo smossi, perché sapevamo di essere nel giusto, sapevamo che le persone non vogliono iniziare l'ennesima guerra, non dopo il conflitto che si è appena concluso. Tale risolutezza ha portato alla nostra condanna; ne eravamo consapevoli; sapevamo che sarebbe tornato; sapevamo che non avevamo le forze per opporci a lui, che non avevamo nessun posto in cui scappare, nessuno a cui chiedere aiuto. Camael l'ha affrontato, lasciandomi il tempo di scappare; si è sacrificata affinché io potessi nascondere questa scatola che tu, caro sconosciuto, hai trovato. Non mi resta che togliermi la vita così da impedirgli di scoprire dove sto per nasconderla. Non essere in pena per la mia sorte, perché morendo raggiungo la mia Camael. In questa scatola ho riposto il prodotto di mesi di lavoro e di amorevole fatica. Si tratta di un racconto che Camael mi ha fatto conoscere, una storia molto nota tra i suoi simili, che assieme abbiamo tradotto affinché anche gli esseri umani potessero leggerla. Se tu dovessi decidere di divulgare questo racconto, presto o tardi Senesio verrà a cercarti; a quel punto sarai condannato: è inarrestabile e instancabile, determinato ad eliminare chiunque metta a rischio il segreto dell'esistenza degli eumi, compito a cui ha dedicato gli ultimi diecimila anni della sua esistenza. Nessuno potrà aiutarti, nessuno potrà difenderti. Ti domando perdono se ho fatto ricadere su di te tale fardello. La Divina Provvidenza ha stabilito che tu trovassi questa scatola; ora spetta a te scegliere cosa farne. Ti prego di non rendere vano il nostro sacrificio. G. M.» Caro sconosciuto

Commenti

  1. Sara Alaimo

    (proprietario verificato)

    Preso… Solidarietà tra autori!! Era proprio un peccato arrivati a questo punto.

  2. (proprietario verificato)

    La bozza non editata promette molto bene. C’è un buon equilibrio tra lotta interiore e battaglie “esteriori” e questo mi ha colpito. Spero vivamente raggiunga lo step successivo perché per me merita 🤙🏻

  3. Stile evocativo, armonioso e delicato. La trama è ben organizzata e sono presenti flashback, digressioni e momenti descrittivi toccanti, intervallati da discorsi diretti in cui vengono narrate le vicende dei personaggi. La geografia del territorio è ben delineata e si riesce, con facilità, a seguire gli spostamenti dei personaggi.
    Le emozioni, i sentimenti e la consapevolezza delle proprie esperienze giocano un ruolo preponderante nelle dinamiche che intercorrono tra i personaggi principali; oltre alla parte emozionale e interpersonale è da sottolineare il sentimento disinteressato dell’accoglienza che combatte il disgregamento portato dall’anarchia bruoriana. Altri elementi da evidenziare sono la magia naturale, legata all’essenza degli eumi e le volontà dei personaggi; sono ben delineate e combattono sia con la percezione del mondo interno, il proprio io, che con la percezione del mondo esterno, un noi caotico e in apparenza. L’anarchia ha distrutto non solo l’Impero, ma le persone stesse sono state crepate, distrutte e ferite irrimediabilmente dalla perdita della stabilità sociale, questo pone un grande interrogativo: i protagonisti riusciranno nei loro intenti?
    La bellezza dell’opera risiede nelle dinamiche di governo che intersecano e sono inseparabili dalle vicende individuali; l’anarchia bruoriana è formata da ogni singolo componente, l’Impero di Feundor era formato da ogni cittadino, soldato, persona. Quando i due mondi, i bruoriani, brutali e nomadi e l’Impero stabile e legato alla tradizione e all’evoluzione, l’esplosione è stata doppia: interna in ogni persona ed esterna con la distruzione di istituzioni, città e legami tra le persone. Per gli uni è una perdita, per gli altri una conquista. Il continuo scontro di modi di vita, di naturalità intesa come ciò che dalle due parti è ritenuto come proprio dell’essere, e della società a cui si appartiene.
    Consigliatissimo! Per la recensione completa, visitate il blog The Melted Soul 🙂

  4. Premettendo che non sono un appassionato del genere, ho letto la bozza e devo dire che la trama scorre assai piacevolmente, passando da momenti di analisi introspettiva dei personaggi ad altri di azione e battaglie: un mix giocato bene che mi ha trascinato fino alla fine del racconto con interesse. Consigliato!

  5. Vanessa Federico

    (proprietario verificato)

    Letta la bozza tutta d’un fiato in una giornata piovosa. Mi è piaciuto molto, mi sono sentita trasportata in un viaggio alla ricerca di senso, mentre tutto sembra perduto. È un «fantasy esistenzialista»… si può dire?
    Super-consigliato 💯

  6. (proprietario verificato)

    Letta la bozza ed è un bel racconto se vi piace il fantasy. Niente eroi contro cattivone di turno per salvare il mondo ma una storia personale. Mi è piaciuta l’evoluzione del rapporto fra il protagonista e la ragazza. Ci vorrebbe un seguito che espanda la storia.

  7. (proprietario verificato)

    Fin dalle prime pagine la storia scorre bene, entrando da subito nel vivo dell’azione. Le descrizioni sono ben dettagliate senza risultare troppo prolisse: è facile immedesimarsi nei protagonisti condividendo paure ed emozioni. Mentre leggevo mi sembrava di essere lì in prima persona, a volte nei panni del protagonista dell’azione e altre volte come spettatore.
    Lo consiglio sicuramente agli amanti del genere fantasy.

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Tommaso Gallo
classe 1989, è cresciuto a Saronno interessandosi di storia classica, libri e manga. Dopo il liceo scientifico, ha conseguito la laurea in Scienze Storiche all’Università Statale di Milano. Efemenide è il suo romanzo d’esordio.
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