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EL UAYEB – Un viaggio iniziatico per conoscere se stessi attraverso l’amore di Sole e Luna

EL UAYEB - Un viaggio iniziatico per conoscere se stessi attraverso l'amore di Sole e Luna
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Consegna prevista Novembre 2023
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Maya e Runi, figli rispettivamente di Luna e Sole, arrivano sulla Terra per un viaggio iniziatico che si svolgerà durante i “5 giorni fuori dal tempo” del Uayeb Maya, in un luogo imprecisato i cui colori e odori disegnano una cornice che riporta inequivocabilmente al Sud America.
Dopo avergli fatto conoscere la realtà terrena, la loro guida spirituale li accompagnerà attraverso prove fisiche e rituali ancestrali utilizzati ancora oggi nelle culture indigene. Grazie a queste esperienze, dure ma altrettanto sorprendenti, i protagonisti riusciranno ad esplorare le profondità del proprio essere, risvegliare la parte sacra e far brillare il diamante che è nascosto in ognuno di noi. Durante il viaggio i giovani – e con loro il lettore – scopriranno le proprie virtù, le debolezze e conosceranno anche il sentimento dell’Amore Incondizionato: quello di una coppia destinata a perdersi non appena formata e quello di genitori amorosi disposti praticamente a tutto per aiutare i propri figli.

Perché ho scritto questo libro?

Plasmare sul foglio, nero su bianco, le esperienze al limite della razionalità che ho vissuto in questo lungo cammino, mi aiutava a renderle più tangibili, concrete. Proprio come i luoghi e le persone che ho incontrato, tutti un po’ presenti nel romanzo che ne è nato e che ho deciso di condividere ora per rendere omaggio alla mia guida, Cristobal. Ma soprattutto agli insegnamenti che ho appreso, rielaborato e condiviso qui: Sii il tuo vero Sé; Fai quello che ami; Fa’ brillare il tuo io luminoso.

ANTEPRIMA NON EDITATA

PROLOGO

In un giorno lontano, perso nell’aurora dei tempi, quando la materia regnava nell’immensità del vuoto e il tempo e la vita non appartenevano ancora a questo mondo, il Creatore, stanco dell’oscurità che dominava su tutto, disse: «Sia fatta la luce sopra la Terra e gli astri. E siano il Sole e la Luna a governare la luce durante il giorno e la notte.»

Così Sole e Luna sorsero simultaneamente per dissipare le tenebre e un giorno, allo stesso modo, quasi contemporaneamente, ebbero dei figli.

Una bimba meravigliosa sorse dalla Luna e un bambino sempre sorridente nacque dal Sole.

Questa storia è il racconto delle loro avventure, della nascita del loro amore attraverso il risveglio della spiritualità, perché lo Spirito è Amore e Amore è Spirito. Ma è anche il racconto della prima eclissi mai avvenuta e la descrizione di un viaggio. Un viaggio molto speciale, un viaggio magico.

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CAPITOLO I

LA PARTENZA

La pelle di Maya, luminosa e diafana, sembrava emanare luce. La figlia della Luna aveva lunghi capelli argentati che le carezzavano la schiena come schizzi d’acqua fresca; gli occhi, di un verde quasi trasparente, brillavano come diamanti e le labbra rosse dai contorni perfetti, erano petali mossi da un vento profumato. Il corpo piccolo era perfettamente proporzionato: giovani seni rotondi e turgidi, vita sottile e fianchi da donna che aprivano la strada a gambe lunghe e dritte, con caviglie affusolate e piedi minuti.

Maya sembrava uscita dalla tela di un pittore intento a raccontare storie di ninfe che si muovono con disinvoltura, nuotando fra pesci di mille forme e colori o ballando felici sulle rive dei corsi d’acqua di cui la Luna abbondava.

Le piaceva muoversi libera, saltare, piroettare lanciando in aria le braccia e la testa, accompagnandosi con melodie improvvisate che a volte cantava a voce alta e a volte lasciava risuonare all’interno, ascoltando nella sua testa una musica che non esisteva per nessun’altro. Poi un giorno, quasi per gioco, provò a ballare nell’acqua, ripetendo quegli stessi movimenti che effettuava sulla terraferma e che, stando immersa nel liquido azzurro, venivano ancora meglio perché l’acqua, che si faceva carico di un po’ del suo peso, la faceva sentire leggera come una piuma, permettendole di muoversi senza ostacoli, senza interruzioni, avvitandosi su se stessa e contorcendosi. Grazie alla padronanza del proprio corpo, la sua abilità nel nuoto e la capacità di orientamento, riusciva a creare in acqua magiche figure acrobatiche.

Maya trascorreva così gran parte del suo tempo, giocando fra le onde e gli schizzi oppure passeggiando sulla riva, dove raccoglieva conchiglie colorate e pietre dai bordi ormai lisci e levigati che nascondeva dentro un sacchettino di stoffa viola. Poi si sedeva in cima ad un grande scoglio e cominciava a tirar fuori i suoi tesori uno ad uno. Con uno strumento appuntito che aveva trovato in mezzo alle pietre praticava dei piccoli fori nelle conchiglie, poi prendeva un filo ricavato dalle piante acquatiche e cominciava a farvi cadere dentro, una dopo l’altra, le conchiglie, alternandole fino a formare delle graziose collane o dei braccialetti che indossava civettando da sola o con le piccole sirene che ogni tanto venivano a trovarla sullo scoglio. A Maya piaceva regalare anche a loro le sue creazioni, finché queste se ne andavano via felici e sorridenti, tuffandosi rapidamente nell’acqua per mostrare alle sorelle il loro nuovo tesoro.

Maya era felice nel suo mondo, un mondo tutto al femminile in cui le creature che la circondavano avevano le sue stesse forme: donne dai capelli lunghi, di colori diversi, che scendevano su colli delicati e spalle piccole; seni al vento sui ventri piatti e braccia sottili con mani lunghe e affusolate. Certo, le sirene avevano grosse code di pesce al posto delle gambe, ma questa era soltanto una differenza necessaria perché loro vivevano tutto il tempo nell’acqua mentre lei, ad un certo punto, doveva correre a casa da sua madre che l’aspettava per il racconto e il bacio della buonanotte, per questo gambe forti e piedi piccoli ma veloci risultavano indispensabili.   

Ogni sera infatti, prima di addormentarsi, madre Luna le raccontava qualche storia e lo faceva con tanta passione e trasporto, immedesimandosi e partecipando nelle avventure dei protagonisti a tal punto che Maya si chiedeva se non lo facesse solo per piacere personale. Qualunque fosse la risposta, le storie che le raccontava in quel rituale di tutta una vita erano comunque sempre interessantissime, ricche di informazioni e cariche di insegnamenti perchè parlavano di gente e culture diverse, delle abitudini di persone che popolavano pianeti lontani e vivevano spesso in strani gruppi chiamati famiglie.

Maya ascoltava quei racconti con attenzione e spesso si addormentava sognando queste persone straniere: sapeva che la forma dei loro corpi era simile alla sua, ma chissà qual era il colore della loro pelle. Pensava a cosa mangiavano, come passavamo il tempo e si chiedeva come fossero davvero i padri, quelle figure che in molte specie erano considerate fondamentali per la creazione dei figli, nati dall’unione amorosa fra un uomo e una donna. Ma cosa significava esattamente tutto questo? Perché né lei né sua madre ne avevano uno? Com’erano state create allora? E c’era forse qualcun altro, in tutto l’universo che, come loro, era nato senza avere due genitori?

Era incuriosita da questi mondi sconosciuti e particolarmente attratta da quei sentimenti così belli e potenti che riempivano pagine e pagine di versi, ma che lei probabilmente non avrebbe mai potuto provare.    

Runi, il figlio del Sole, racchiudeva in sé una bellezza mai vista uguale in un ragazzo. La sua pelle nera come la cenere vulcanica era lucente e gli occhi, altrettanto scuri, erano profondi come l’immensità dello spazio. Una ricca cascata di riccioli stretti cadeva sul suo collo come gocce di miele dorato. Alto e robusto, spalle larghe e muscoli scolpiti che parevano voler uscire dalla carne, aveva un corpo agile e flessuoso. Portava una leggera barba anch’essa color dell’oro che, tutto intorno alla bocca carnosa, rendeva ancora più affascinante il suo bianco sorriso.

Se Maya era una creatura d’acqua, Runi invece era un vero figlio della terra, gli piaceva appoggiare i piedi ben piantati al suolo e sentire il calore forte che brucia la pelle.

Anche lui però amava la musica e si era costruito dei tamburi di legno con pelli ben tirate su cui batteva forte il palmo della mano, sentendo la vibrazione che dal polso percorreva tutto il suo corpo e il suono che si propagava forte rimbalzando fra le rocce lontane. Spesso accompagnava il movimento delle braccia con quello dei piedi, che battevano a terra il ritmo prescelto.

Gli piaceva correre; percorreva lunghe distanze senza mai stancarsi e se all’improvviso si trovava di fronte una delle grandi rocce di cui la sua terra era piena, invece di fermarsi cominciava ad arrampicarsi con le mani grandi e forti fino a raggiungerne la vetta, per poi scendere a passo sicuro con i piedi nudi e, una volta arrivato dall’altra parte, riprendeva la sua corsa ininterrotta.

Runi era un tipo estremamente curioso, per questo amava nascondersi nell’immensa biblioteca del Padre per immergersi in quei grandi libri che parlavano di culture lontane, raccontavano storie di persone che vivevano muovendosi da un posto all’altro, coprendo i loro corpi con quelli che chiamavano vestiti, sperimentando sensazioni e sentimenti distinti a seconda dell’essere con cui si trovavano in contatto. Grazie a queste storie aveva imparato molto ma nemmeno lui, come Maya, aveva mai avuto la possibilità di sperimentare sulla propria pelle quelle emozioni narrate con parole poetiche e frasi ad effetto.

Alcuni di questi libri erano anche arricchiti da immagini colorate che mostravano le differenze fra vari esseri catalogati come “uomini” e “donne”; poi c’erano gli “animali”, i “minerali” e le “piante”. E proprio queste ultime si erano convertite da anni nella sua grande passione: seguendo le istruzioni indicate sui manuali, Runi aveva cominciato a curare le piante robuste e spinose che crescevano sulla sua terra, resistenti al calore e alla siccità e che, diventando grandi, facevano sbocciare anche qualche fiore. Allora quelle mani possenti che scuotevano i tamburi e scalavano le montagne, d’improvviso si trasformavano e diventavano estremità delicate, mani sapienti e pazienti capaci di comprendere i misteri della natura, i misteri della vita. Coltivare quelle piante grasse lo faceva sentire importante: era responsabile per il benessere di quelle creature e si impegnava a trattarle meglio che poteva, nella speranza che il numero dei loro fiori aumentasse, perché vederli sbocciare gli procurava un’immensa gioia, nonostante la loro breve vita.

Questa sua passione non solo svelava il lato poetico di un carattere apparentemente duro, ma rappresentava anche la porta d’ingresso al suo mondo spirituale, un universo

da risvegliare per raggiungere il giusto equilibrio che caratterizza una persona totalmente cosciente e piena.

I due giovani erano al corrente dell’esistenza di uno e dell’altra ma naturalmente non si conoscevano perché Sole e Luna, che si alternavano nel lavoro di allontanare l’oscurità quasi inseguendosi, non potevano incontrarsi. Così, quando uno dei due andava a dormire l’altro si era appena svegliato e chissà se, da lontano, ogni tanto cercavano di scambiarsi uno sguardo. Perché loro sì, conoscevano bene il proprio compagno e collega, anche se ormai da troppo tempo non si incontravano.

Per i ragazzi sarebbe stato quindi praticamente impossibile vedersi nella vita quotidiana, eppure era scritto che anche loro, un giorno, avrebbero fatto conoscenza e avrebbero condiviso un viaggio, un viaggio iniziatico stabilito prima ancora della loro nascita.

«Quando i vostri figli compiranno 21 anni terrestri» aveva detto agli Astri la vecchia guida saggia che controlla tutti gli universi, «li porterò con me sul pianeta Terra e li aprirò alle verità del cosmo, del tempo e dello spazio, che è Uno e Tutto. Esattamente come ho fatto con voi quando eravate ancora giovani.»

All’ascoltare quelle parole, un brivido pieno di ricordi scosse i due genitori; gli occhi della Luna si riempirono di lacrime nostalgiche e il cuore del Sole si spalancò in un sospiro pieno d’amore e tristezza al tempo stesso.

Ventun anni sembrano lunghi per un essere umano, ma con i tempi stellari quel giorno arrivò in un batter d’occhio. I due giovani erano molto vicini alla data del loro compleanno quando Celso (era questo il nome della guida e Maestro), si presentò al cospetto del Sole e disse:

«Tutto è pronto. Il momento è propizio. Come sapete, ogni 52 anni terreni gli uomini si prendono una pausa per fare le debite correzioni del tempo e allora tutto si ferma. Rimane uno spazio vuoto, un periodo di tempo che non viene calcolato e risulta inesistente. Sarà proprio durante questo periodo che scenderò sulla Terra con i vostri figli e lì porteremo a termine tutte le esperienze necessarie. Abbiamo cinque giorni a disposizione e molte cose da fare. Preparateli. Si parte domani.»

Celso si allontanò senza attendere la risposta e si recò immediatamente dalla Luna, a cui ripeté lo stesso messaggio.

I due ragazzi sapevano dell’evento già da tempo e aspettavano con ansia il momento in cui avrebbero potuto finalmente uscire dal loro piccolo mondo e conoscere l’universo sconfinato, altri luoghi, altre persone con usanze e pensieri completamente diversi dai loro, simili a quelli che avevano scoperto nelle loro storie o forse ancora più inimmaginabili. Così, quando finalmente furono chiamati a colloquio con i rispettivi genitori, il fermento e la frenesia che li pervasero fecero dimenticare subito qualsiasi dubbio o paura, lasciando spazio solo all’emozione per quello che li aspettava.

Entrambi sapevano perfettamente che lo scopo ultimo di ogni essere – umano o soprannaturale – è “conoscere se stesso” ma tale cammino conduce anche alla Conoscenza del Mondo che è “altro da sé”, quindi quel viaggio iniziatico era per loro una possibilità dall’importanza unica. Immergendosi in una realtà completamente sconosciuta ed esaminando le proprie reazioni, infatti, avrebbero potuto conoscere meglio la propria mente; scoprire se erano guidati da condizionamenti culturali e pregiudizi; conoscersi senza filtri e arrivare a comprendere davvero la spiritualità perché, come recitava l’oracolo al pellegrino, se conosci te stesso, conoscerai l’universo e gli dei. 

Così si prepararono immediatamente per la partenza e quella notte nessuno riuscì a chiudere occhio a causa della grande agitazione. Sarebbe stata la prima volta in cui entrambi potevano avere cinque lunghi giorni per andare finalmente lontano e stare veramente da soli: cinque giorni interi con le loro notti, assolutamente indipendenti dai genitori e completamente liberi.

Maya e Runi non conoscevano la loro guida, ma sapevano che sarebbe stato un ottimo maestro per loro come lo era stato per i propri genitori. Non chiesero niente neppure riguardo al rispettivo compagno di viaggio, nonostante la curiosità che li divorava dentro, perché erano completamente concentrati sul proprio cammino personale.

Era scritto da qualche parte che tutto sarebbe andato per il meglio e loro erano desiderosi di arricchirsi, imparare quanto più possibile per diventare ancora migliori e godere al massimo dell’esperienza unica che li aspettava.

Partirono separatamente, con le poche cose indispensabili raccolte in uno zaino di stoffa caricato sulle spalle.

Il viaggio fu lungo, ma a nessuno dei due parve tale perché l’eccitazione era davvero troppo grande.

2023-03-01

Aggiornamento

Buongiorno! Grazie a tutti voi la campagna di preordini del mio romanzo ha già superato il 50%, così ho pensato di ringraziarvi con un pensierino che arriverà direttamente nelle vostre caselle di posta elettronica. Assicuratevi solo di lasciarmi il vostro indirizzo scrivendo: "IO SONO CON TE" in un'email inviata a: unoceanoperculla@gmail.com A presto! E continuate a spargere la voce che... più siamo, meglio è! Grazie!

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Valentina Russo
Ha radici toscane e uno spirito nomade che la porta ovunque dietro alle sue passioni: teatro e sciamanesimo. Laurea in DAMS, dal 2003 studia Tarocchi Terapeutici e Psicosciamanesimo con Alejandro e Cristobal Jodorowsky. Dopo un lavoro al Festival di Teatro di Bogotà si trasferisce a New York con il Living Theatre; qui diventa insegnante di lingue, Master Reiki e parte con Cristobal per un viaggio sciamanico in Messico e Chiapas. Nel 2008 arriva in Perù, volontaria alla scuola dello scrittore, curandero H.H.Mamani e vi resta per 10 anni, durante i quali traduce i suoi libri, lo accompagna in viaggi studio fino all'Amazzonia, insegna lingue e tarocchi, canalizza i Registri Akashici, diventa mamma, apre un blog e pubblica la sua prima fiaba. Nel 2018 rientra in Italia, partecipa a un libro sulla vita da expat, studia il metodo Psicofiaba, pubblica un libro di storie e lavora come insegnante
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