In un mondo post-apocalittico dominato da dittature emergenti e diviso dalla corsa infinita di Uhor Orso, il Cavallo della Guerra che galoppa lungo l’Equatore, Bigmouth, ex proiezionista ossessionato dai “B-movie“, ha perso metà della sua anima a causa di un Vampiro Psichico. Insieme a personaggi improbabili, intraprende una missione surreale: recuperare la porzione di anima perduta.
Tra battaglie contro creature mutanti, visioni allucinatorie e riferimenti continui al cinema di serie B, il gruppo affronta una spedizione impossibile che culmina in una rivelazione scioccante e inaspettata.
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La botta e la conseguente fitta lancinante lo svegliarono di soprassalto, tenendosi per mano. In terra, con la testa e il ginocchio destro doloranti, si ritrovò a piangere come un bambino. Ormai gli capitava tutte le notti, anche più di una volta nella stessa notte. Aveva più ecchimosi in testa che dita, fra poco. Da mesi non riusciva più a dormire con regolarità e, ogni volta che si sedeva sul letto per alzarsi, le droghe che assumeva per dormire lo facevano crollare all’istante, lasciandolo poi cadere a peso morto sullo spigolo dell’armadio di massello che aveva accanto al letto. Il legno sa essere molto poco malleabile, se lo colpisci di testa a peso morto. Tenere dei cicli di sonno di più di un’ora era diventato impossibile, e riuscire a riposare con cicli di sonno al di sotto dell’ora era altrettanto improbabile. Per questo la notte cadeva sempre dal letto, a peso morto, con la testa contro l’armadio.
Da quando il cinema aveva deciso di passare al digitale e abbandonare il trentacinque millimetri, si era rifiutato di continuare a fare il suo mestiere, come fecero tanti attori del periodo del muto quando si impose il cinema sonoro. No, Bigmouth non avrebbe mai schiacciato un pulsante su un device con il touchscreen per avviare la proiezione. Era un affronto alla sua professionalità, questo sicuro, ma anche alla sua etica personale e finanche alla sua filosofia di vita.
Avrebbe potuto scrivere dei saggi sui montaggi creativi e sugli slittamenti percettivi che il jump-cut di sette fotogrammi, ogni sette minuti, ripetuti a intervalli speculari su pellicole di chiara fama, avevano sul pubblico nei diversi giorni della settimana. A volte, le reazioni durante i matinée erano estremamente più violente e lusinghiere di quelle di tutti gli altri spettacoli della programmazione, tanto che amava proiettare film in matinée, perché per quello spettacolo poteva dare il meglio di sé. Fu proprio durante un matinée, in cui proiettava Orizzonti di Gloria, che ebbe la visione. Spezzettati in tante ellissi saturabili, i piani sequenza di Stanley Kubrick restituivano senso alla rivoluzione per posticipato controllo. Ogni spettatore, che assisteva ai monologhi nella stanza del potere tra Kirk Douglas e lo spettro della guerra, per delega di senso si faceva carico della responsabilità di troncare la catena di comando e di mandare a morte quei maiali dei generali, in impeto di furore agit-prop come in un manifesto in bicromia di altri tempi.
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Una mattina il cinema fu dato alle fiamme, per un cortocircuito di senso e significato, che innescò le cortine di velluto blu poste tra la terza e la quarta dimensione. Da quel momento in poi tutti guardarono in macchina durante un primo piano e la storia del cinema cambiò direzione, verso un terreno incolto di rarefatta insignificanza, poca azione e, in sostanza, nessun interesse per chi, come Bigmouth, era sempre stato un partigiano della visione, anche di quella dinamitarda alla Vamos a matar, compañeros!.
Fu durante l’incendio del cinema che vide sollevarsi in cielo la scritta “A Republic Pictures Release”, seguita da “Starring: Bigmouth, Kebab Machine-Gun, Resuscitation Joe. Guest Star: The Humanoid Kraken”, altre didascalie tecniche fino all’inequivocabile richiamo alla lotta, nei due cartelli finali, che sentenziarono: “Screenplay by Edward L. Cahn” e “Directed by Edgard G. Ulmer”. A quella visione, Bigmouth trasalì e cominciò a prepararsi a quello che ancora non sapeva cosa fosse, ma che sarebbe accaduto sicuramente di lì a poco e lo avrebbe visto protagonista. Nessuno può vedere in cielo il suo nome tra i protagonisti di una pellicola scritta da Edward L. Cahn e diretta da Edgar G. Ulmer senza sentirsi addosso il peso di una missione quantomeno vitale, se non epocale. Tutti i lasciti della Poverty Row sembravano averlo eletto a depositario del loro buon nome, quello degli outsider del periodo d’oro del cinema, la strada dei minori, quella che correva parallela alle Stelle, buia e costellata di tutte le possibili deviazioni. Qualcosa che, anche se ancora non si poteva capire, sarebbe stato l’evento che avrebbe definitivamente cambiato il corso della storia, almeno di quella accettata per verosimile dai millantatori di verità in salsa occidentale.
La vampata di responsabilità inattesa ridusse Bigmouth a poco più che uno straccio, per un numero non precisato di giorni. Giorni in cui fu preda di visioni sempre più definite, fino a che giunse l’apocalittica immagine del Calamaro in 4K, su fondo di crema di ceci, proiettato all’orizzonte, con Venere a fare da bruciatura di sigaretta.
La scelta era stata fatta, ma ancora la sceneggiatura era in fase di soggetto, anzi, nemmeno un canovaccio troppo dettagliato. Ma c’era già pronto il titolo e il manifesto per la pubblicità ammiccante e pruriginosa da mandare negli stati del sud. La macchina era stata avviata e Bigmouth era stato tirato su, come in un vecchio rapimento dei servizi segreti, di quelli fatti bene, senza testimoni, né tantomeno moventi manifesti, tutto soltanto per creare quella cortina di fumo necessaria a rendere visibile (o tangibile, per i materialisti da discount) il fascio di proiezione.
Il dolciastro del suo sangue lo svegliò di nuovo. Stavolta era rimasto in terra, a dormire mezzo nudo sul pavimento, con la fronte che continuava a perdere sangue, in rivoli sottili ed elegantemente rossi. Rivide la immagini in rapida sequenza e la sensazione d’insieme non gli piacque per niente. Non c’era un movente, né tantomeno l’arma del delitto, per non parlare di un plot non dico lineare, ma almeno che mettesse in fila delle scene anche in montaggio alternato o addirittura parallelo in discontinuità. Niente, non c’era niente, se non un paio di visioni allucinate di quello che poteva essere il resoconto di un viaggio ossessivo all’interno del famigerato mondo dell’intrattenimento a basso costo, dove la moneta di scambio è sempre legata al sentimento popolare del momento e i capricci della starlette di turno rischiano di far saltare i nervi al produttore, con tutti i rischi del caso. Ancora oggi è noto l’aneddoto del produttore che, in un impeto di golosità per la fama adatta anche a un pubblico di nicchia, si fece tassidermizzare sul set, durante uno degli ultimi ciak del film, in cui aveva fatto dare il ruolo di protagonista alla sua fidanzatina, che gli aveva dichiarato riconoscenza, promettendogli amore eterno davanti all’obiettivo, ma senza specificare se la promessa fosse da ritenersi valida anche fuori dal set. Mai lasciare niente di sottinteso, perché troverai sempre qualcuno disposto a prenderti alla lettera. Bigmouth era un maestro della sospensione del senso, ma solo perché sperava sempre di essere compreso, ma non del tutto. Il finale aperto lo aveva sempre affascinato, non avrebbe mai imposto il suo punto di vista, non senza dare almeno un paio di scelte possibili, qualche volta ne lasciava perfino tre, ma solo nei momenti di grande generosità.
Andrea Ciucci
Grazie Sara!
Sara Bendinelli (proprietario verificato)
Dopo il primo libro “Ninna Nanna per ubriaconi” e vari altri racconti dell’autore, Electronic Bloody Novel non fa che confermare l’abilità di Andrea Ciucci come scrittore e la qualità delle sue opere.
Parole che si trasformano in immagini nella mente, di una potenza dirompente, personaggi iconici che lasciano il segno, un ritmo serrato che accompagna il lettore in un viaggio grottesco e lo trasporta in un vortice di visioni ed emozioni.
Sostenete questo romanzo, non rimarrete delusi! Buona lettura!
Andrea Ciucci
Grazie Alessio!
Alessio Franchi (proprietario verificato)
Dopo Ninna Nanna..e meglio di Ninna Nanna!!
Lo stile inconfondibile di Andrea Ciucci ci porta alla scoperta della parte più intima e fragile di uno personaggi principali del suo primo romanzo.
La storia come al solito assai visionaria in questa occasione riesce ad essere ancora più avvincente e ci accompagna con struggente emozione verso un finale tutt’altro che scontato.
P.S. Ho avuto la fortuna di leggere i primi manoscritti di questo autore e lo vedo crescere ad ogni opera che ci propone. In attesa della prossima uscita auguro a tutti buona lettura !
Andrea Ciucci
Grazie Francesco e grazie Silvia!
Silvia MARIOTTI (proprietario verificato)
Lo stile unico di Andrea Ciucci mi ha conquistato fin dal suo primo romanzo, Ninna Nanna per ubriaconi. Un modo di scrivere inconfondibile e profondo. Dalle primissime righe l’autore riesce a catturare il ritmo del cuore che inizia a battere all’unisono con il romanzo: le parole si susseguono ad un ritmo ora tetico, ora anacrusico, ora acefalo. Pensieri, illusioni, emozioni contrastanti si sprigionano dal sapiente uso della lingua, usata tanto come uno spartito che come una pellicola. Consigliato!
Francesco Tramonti
Dopo l’ottimo esordio, Ninna Nanna per Ubriaconi, visionario eppure così capace di trasmettere immagini e sentimenti così realisticamente vivi, il secondo romanzo di Andrea Ciucci non deluderà chi sa cosa aspettarsi, né chi invece si accosterà alla sua lettura per la prima volta. Prendetevi tempo per leggere e sostenere questo romanzo. Non ve ne pentirete e sosterrete una buona causa, quella della buona scrittura, sempre più difficile da trovare in un mondo editoriale che oggi più che mai ama così poco il rischio, inonda il mercato di prodotti rassicuranti e lascia ai margini tutto ciò che invece può accendere una miccia e, con essa, un fuoco di passione, curiosità e scoperta. Perché è spesso nelle pieghe della più ispirata visionarietà che si coglie davvero il “reale”.
Andrea Ciucci
Grazie Erica!
Erica Nencini
Solo un’anticonformista come il visionario Andrea Ciucci poteva farci viaggiare così lontano con la fantasia . Se avete voglia di evadere, di allontanarvi dalle costrizioni del conformismo scegliete Andrea e il suo ultimo libro . Vi divertirete un sacco ! Buona lettura !