«Eccomi, la mamma è qui, stai tranquillo, piccolo.» Lo abbracciò forte. «Non ti preoccupare, è solo l’allarme della casa. Ti ricordi cosa dobbiamo fare quando sentiamo questo suono?» «Vuoi giocare adesso, mamma?» chiese confuso. «Perché, c’è un momento giusto per giocare?» Sapeva di dover agIre in fretta, non avrebbero avuto ancora molto tempo. «Prendi il tuo zainetto e andiamo, forza.»
Il bambino scese dal letto, recuperò il suo zaino, infilò le ciabattine e aspettò in piedi come un soldatino il prossimo comando da eseguire. «Bravo, velocissimo.» Gli diede un bacio. Lo prese per mano e si precipitò giù dalle scale. Il suo cuore stava correndo veloce assieme a loro due. «Ehi, aspetta, ho dimenticato il mio gattino.» Le lasciò la mano e corse verso il tavolo per recuperare il vasetto a forma di gatto che utilizzava come tazza per il latte. Lo aveva fatto con la sua mamma. Era il suo oggetto preferito e lei sapeva che non avrebbe potuto farne a meno.
«Ok, tesoro, ma ora dobbiamo proprio andare» gli disse aiutandolo a infilare la tazza nello zaino.Uscirono dalla porta sul retro e corsero verso la fine del giardino, dove una struttura di legno che conteneva alcuni bidoni della spazzatura segnava il confine con la casa dei vicini. «Mamma, ma non puoi venire con me questa volta?» «No, amore, non posso. Lo sai quali sono le regole del gioco. Tu ti nascondi qui, in silenzio, fin quando papà non riesce a trovarti, d’accordo?» Le lacrime le scesero sulle guance. «Perché piangi, mamma? Puoi venire con me se vuoi, se mi stringo ci stiamo tutti e due.» Le sorrise con quello sguardo così dolce che sapeva farle sciogliere il cuore e al quale non riusciva mai a dire di no.«No, non posso.» La voce le si incrinò. «Lo sai che è un viaggio solo per uno!» Cercò di sorridere e nascondere la sofferenza che stava invadendo tutto il suo corpo e trattenere le lacrime. «Non ti preoccupare, ci vedremo presto.»«Va bene, ma fai presto presto, prima della favola della buonanotte, papà non sa fare le voci come le fai tu!» «Fai il bravo, amore mio. Mi raccomando. Addio.»
Lo abbracciò intensamente per poi chiudere il coperchio del bidone. Era andato, ora doveva pensare a lei e a mettersi in salvo. Camminava ormai da una decina di minuti e iniziava a sentire dolorose fitte sotto i piedi. Tagli e ferite le stavano lacerando le piante dei piedi nudi e, solamente quando le rocce appuntite del sentiero lasciavano spazio all’erba bagnata dalla rugiada, riusciva a provare qualche secondo di fugace sollievo. Aveva abbandonato la casa in fretta e non aveva fatto in tempo nemmeno a indossare un paio di sandali. Il dolore fisico era qualcosa che poteva sopportare, doveva allontanarsi il più possibile e trovare riparo prima che lui trovasse lei. Il sentiero montano che portava al loro rifugio, dove lei e suo figlio si erano ritirati per sfuggire alla minaccia del nemico giusto qualche mese prima, era stato compromesso. A nulla erano servite le difese poste all’ingresso e tutti i tentativi di depistare i loro nemici. La copertura era saltata, a quanto pare qualcuno li aveva traditi. Per fortuna aveva mandato suo figlio dal padre, separarsi da lui era stato come lacerare una parte della sua anima, ma sapeva che era stata una decisione inevitabile ed era certa che sarebbe stato al sicuro con lui.
Ripensò a quando lei e il suo bambino avevano passato una stupenda giornata assieme e avevano realizzato il vaso a forma di gatto, il loro animale preferito. L’aveva intenerita notare la sua creatività e libertà nell’usare quel vasetto come se fosse la tazza della colazione. Al pensiero di non poterlo più rivedere, le scesero sulle guance le lacrime, ma, per quanto le mancasse, la sicurezza di un figlio doveva essere la priorità per una madre, veniva prima di tutto. Si stava facendo giorno e doveva togliersi dal sentiero per non essere visibile, decise di abbandonarlo e infilarsi nel fitto del bosco e sfruttare la parte di natura incontaminata. Sentì i rovi graffiarle le gambe e i rami bassi degli alberi ferirle le braccia e il collo. Il sangue le colava sul corpo e il dolore era intenso, ma non poteva fermarsi, non ora.I pensieri nella sua testa scorrevano veloci, avrebbe potuto trovare una via di fuga e salvarsi, pensando solo a se stessa, ma in quel momento sapeva che doveva proteggere gli altri membri del suo gruppo, che erano come figli per lei. Doveva agire secondo il piano, anche se la terrorizzava portarlo a termine. L’Incappucciato non l’avrebbe avuta vinta.Sentì un’esplosione in lontananza, segnale che il nemico era arrivato al rifugio e le trappole che aveva preparato per lui avevano funzionato, o per lo meno erano scattate.
Uscita dal fitto del bosco, si infilò in un sentiero meno alla luce del sole, raccolse i lunghi e folti capelli rossi in uno chignon, tamponò le ferite sul collo e si lanciò in una corsa contro il tempo. Il cuore le batteva forte nel petto e il respiro andava di pari passo, doveva agire al di sotto del radar dell’Incappucciato, una sola mossa sbagliata e lui l’avrebbe intercettata. Il suo obiettivo era arrivare sulla cima del monte dove aveva prepara-to la trappola perfetta per catturarlo. Il punto non era poi così lontano. Si voltò di scatto, le sembrò di vedere un’ombra, ma nessuno la stava seguendo. L’ansia che provava in quel momento stava prendendo il sopravvento sulla sua grande capacità di concentrarsi. Riprese a correre quando si bloccò all’improvviso. L’Incappucciato era apparso lì davanti a lei.
Si chiese come avesse fatto a trovarla e come potesse riuscire ad anticipare tutte le sue mosse. «Non puoi sfuggirmi.» Le parole risuonarono sibilanti in tutto il bosco. Provò a difendersi e a fuggire, ma fu troppo lenta. Il coltello lanciato dall’Incappucciato fu più veloce dei suoi riflessi e, senza pietà, raggiunse l’obiettivo. Il cuore della donna. La colpì in pieno petto e lei si accasciò. «Maledetto! Un giorno sarai punito per questo. L’ho visto.» Sorrise compiaciuta.«Anche io ho visto questo momento, e finiva esattamente come sta accadendo: con la tua morte» rispose con superiorità. Un filo di disprezzo lo percorse lungo tutto il corpo. Era stupito e al contempo infastidito di quella forza e arroganza che tutte mostravano stoicamente, anche sul punto di morte. La donna cadde su un fianco e lui la sentì emettere gli ultimi rantoli prima di lasciare il suo corpo.
Fece per avvicinarsi, quando emerse dal terreno un fiero cavallo nero che, impennandosi, lo scacciò via per poi scappare e sparire nel bosco. Accanto al viso esangue della donna notò sul terreno una croce disegnata con il sangue che terminava nella scritta: “Sta arrivando”. Riconobbe il tentativo di avvisare e dar tempo alle altre sorelle streghe di prepararsi. «L’ultimo gesto disperato di una facile preda» commentò sorridendo e si inginocchiò accanto al suo corpo. Tirò fuori dalla tasca una fialetta per poter racchiudere l’essenza magica della strega che uscì dalle sue labbra in quel momento. «Una dopo l’altra, il vostro potere sarà mio.» L’Incappucciato svanì abbandonando il corpo della strega esanime, spento, in quel luogo solitario.
Sabrina Sophiae Demichele
Se cercate un viaggio per i vicoli di Torino, senza che sia qualcosa di “noioso” e semplicemente basato sulla tipografia, eccoci qui, siete al capolinea della ricerca. Nelle pagine di questo libro, Torino è viva e non è nemmeno la vera protagonista della storia. È solo un sottofondo magico a una canzone quale la storia dei protagonisti e della loro ricerca di verità e di salvezza. È un’avventura che merita di essere letta da chiunque, da qualsiasi età, quindi l’unico mio personale consiglio è proprio quello di lasciarvi trasportare in queste vite che vi insegneranno il potere dell’essere empath e della magia, in cui si crede sempre, a ogni generazione. Vi auguro una buona lettura e ci auguro presto prestissimo un seguito.
Stefano Piva (proprietario verificato)
Miche e i suoi amici partono all’avventura alla ricerca delle 9 perle… La protagonista? La magia.
Ogam sta per vincere…tutti i Reggenti contro di lui basteranno?
WOW! Leggendo questo libro mi sono divertito, mi sono rattristato, rallegrato, impaurito e impressionato.
GRANDE ZIO! Hai scritto un libro molto emozionante e pieno d’avventura. Lo consiglio a tutti! E’ talmente bello, che è la seconda volta che lo leggo!
Fabio (9 anni)
lucagallo94p (proprietario verificato)
Era da tempo che non leggevo qualcosa dell’abito fantasy/urban fantasy e devo dire che è stata una piacevole scoperta.
Muoversi per Torino assieme ai protagonisti, e lungo il loro percorso di crescita all’interno della storia, mi ha fatto scaturire un feeling profondo. Al punto che, più di una volta, ho incrociato una ragazza dai lunghi capelli che mi ha fatto pensare a Stella, o una voce che mi ha richiamato nella testa l’immagine che mi sono fatto di Miche.
Il potenziale del protagonista, a lui nascosto, si rivela essere anche una buona metafora per il nostro personale agire quotidiano. Dentro di noi abbiamo capacità che possiamo usare verso il bene ma anche verso il male, come nasciamo non determina il lato della storia che decidiamo di abitare. Indubbiamente alcuni devono lottare più di altri per non cadere sul percorso del male, non siamo chi nasciamo ma chi decidiamo di diventare.
E questo libro lo narra, in rapide successioni di scorci torinesi, della Torino di oggi, del passato, del futuro; in una corsa difficile ma anche esaltante come l’adolescenza può essere.
Lo consiglio decisamente.
È uno di quei libri che ti prende e che vorresti non finisse.
Spero il secondo non si faccia aspettare troppo
Laura (proprietario verificato)
Una caccia al tesoro dai ritmi serrati, infarcita di dettagli magici.
Una Torino misteriosa che, come un abile prestigiatore, rivela la sua magia poco per volta, facendo da sfondo alle vicende dei protagonisti.
Un ragazzino catapultato in un’avventura più grande di lui – o forse è solo proporzionata a tutto quello che ha dentro e che pian piano imparerà a conoscere.
A rendere Empath così interessante non è solo la trama urban fantasy “giocata in casa”, che permette di fantasticare sui lati più mistici di una città italiana, ma è anche il percorso di crescita di Miche: un viaggio in cui magia ed emozioni si contendono la tribuna d’onore, come due risvolti della stessa medaglia.
Sono davvero curiosa di scoprire come si evolverà questa storia e, a giudicare da quello che ho già letto, sono certa che non mi deluderà!
Giulia Famiglio (proprietario verificato)
Empath è un romanzo che ti appassiona. Le avventure di un ragazzo ambientate in una città magica come Torino. Ti dà la possibilità di vedere la città con occhi nuovi e di scoprire storie e chicche davvero interessanti! Sono contenta di aver dato fiducia e appoggio a uno scrittore emergente brillante come Alessandro Ventrice! E non vedo l’ora di avere il libro cartaceo tra le mani!
Paola Roglio (proprietario verificato)
Un libro che ricorda la saghe di una volta dove il protagonista Miche cresce, impara, cambia e diventa uomo, infarcita di elementi magici e riti che ti accompagna in un mondo che è simile al nostro ma con qualcosa in più, dove la magia la fa da padrone, e che ti fa tornare a viaggiare con la fantasia.
Un romanzo che è solo il principio di un universo magico ancora da scoprire.
Nadia Bertoli (proprietario verificato)
La curiosità di leggere un fantasy scritto dalla “penna” di un amico mi ha spinto attraverso le pagine! Affezionarsi a questi giovani ragazzi protagonisti è stato il passo successivo!! E l’emozione di discutere i fatti salienti del racconto direttamente con l’autore non ha prezzo!!!
Detto questo credo sia una bella sfida dare fiducia a questa storia perché io, sinceramente, sono curiosa di sapere cosa succederà dopo.. perché Miche è solo all’inizio del suo cammino… proprio come il suo autore!